Giorgio Cremaschi: "Noi
che nel congresso CGIl sosteniamo il documento alternativo "Il
sindacato è un'altra cosa"non abbiamo partecipato al voto nel direttivo
convocato per approvare l'accordo sulla rappresentanza. Abbiamo
fatto questa scelta perché consideriamo quell'accordo una violazione
dello statuto della CGIL. Per questo, come abbiamo dichiarato in quella
sede, ricorreremo alle vie formali: né la segreteria né il direttivo
hanno il potere di non rispettare o di cambiare nei fatti lo statuto
dell'organizzazione. (...)
Siamo stati accusati e diffidati perché abbiamo
detto che quell'accordo è incostituzionale. Ma la sostanza è che con la
sentenza di luglio la Corte Costituzionale ha affermato che non si
possono condizionare la rappresentanza e i diritti sindacali all'obbligo
della firma degli accordi. E ancora di più che i lavoratori hanno
diritto a scegliere liberamente chi li deve rappresentare. L'accordo
sulla rappresentanza nega queste principi, come definirlo se non
incostituzionale?
Ma non solo per questo motivo
si viola lo statuto della CGIL. Le procedure di decisione e arbitrato
sull'attività sindacale, le sanzioni anche pecuniarie per le strutture e
i lavoratori che fanno i delegati, le regole e lo spirito dell'intesa
sulla rappresentanza violano lo spirito e le norme della costituzione
democratica della CGIL.
Si costituisce un
sistema sindacale aziendalista e al tempo stesso centralizzato in forma
autoritaria, le autonomie delle categorie e i diritti democratici degli
iscritti sono tutti sottoposti al controllo di conformità all'accordo.
La CGIL, se applica l'accordo, deve non rispettare il proprio statuto.
Per questo contestiamo la legittimità di tutte le decisioni prese e
andremo fino in fondo nel farlo.
L'intesa del
10 gennaio ha provocato l'esplosione della maggioranza che da poco si
era presentata assieme nel congresso. Ricordiamo la retorica con cui si
era presentato il congresso come "unitario", noi sola opposizione
eravamo troppo pochi e senza potere per essere semplicemente presi in
considerazione
Poi l'11 gennaio puf... tutto questo non c'è più stato.
Nel
direttivo nazionale Susanna Camusso e Maurizio Landini si sono
affrontati con una durezza rara. E con accuse che se portate avanti
coerentemente non possono che mettere reciprocamente in discussione il
ruolo e la persona.
Landini è arrivato ad
affermare che non rispetterà le decisioni del direttivo e siamo
d'accordo, abbiamo subito sostenuto che a questa intesa si
disobbedisce, che nostro primo compito è farla saltare rendendola
inapplicabile. Tuttavia non possiamo non cogliere due grandi
contraddizioni nella posizione del segretario della FIOM.
La
prima, sulla quale ha giocato Susanna Camusso, è che l'intesa del 10
gennaio applica quella del 31 maggio scorso. Certo la applica nel modo
più brutale, ma la applica. Se qualcuno ha voglia di andare a leggere
ciò che scrivevamo allora per dire no, troverà gli stessi giudizi che
usa Landini per l'accordo di oggi. Eravamo veggenti, Cassandre? No,
quelli erano principi negativi già chiari e ora si son tradotti in
regole capestro. Forse Landini pensava di condizionare la trasformazione
di quei principi in regole, ma non ci è riuscito ed è incomprensibile e
insostenibile che continui ad affermare che il 31 maggio era buono e il
10 gennaio no. È una posizione che non sta in piedi.
La
seconda contraddizione è che non si può dire che non si accettano le
decisioni del direttivo, giustamente lo ripetiamo, e poi continuare a
far parte della maggioranza.
La FIOM nazionale
ha sospeso i congressi e svolgerà assemblee di delegati. Poi pare che
Landini e la sua area abbiano intenzione di presentare emendamenti
contro l'accordo, emendamenti al documento firmato da Susanna Camusso.
Ma scherziamo?
Si afferma, giustamente, che è
in discussione la democrazia in CGIL e poi tutto questo si traduce in
una nuova postilla al documento Camusso?
Non
chiediamo a Landini di venire nel documento alternativo, anche se non
siamo degli appestati. Rompa lui con il documento che in premessa esalta
l'accordo del 31 maggio e passi lui, nei suoi modi, all'opposizione in
CGIL. Faccia questa scelta e noi troveremo il modo di fare una battaglia
comune, passando sopra a tutte le cattiverie che abbiamo subito. Ma
rompa sul serio e prima di tutto ritiri la firma dal documento Camusso.
Presentare ora agli iscritti il documento
di maggioranza come se niente fosse, mentre i leader di quella
maggioranza si dividono e scontrano sulla natura stessa della CGIL, non
sarebbe solo un intollerabile inganno, ma una scelta poco seria.
Per
quanto ci riguarda, il consenso superiore a qualsiasi previsione che
sta raccogliendo il nostro documento ci fa dire che abbiamo imbroccato
la strada giusta. E andremo avanti ad organizzarci e a lottare."
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