lunedì 29 dicembre 2014

Dir. Cgil – Intervento di Sergio Bellavita

Sintesi dell’intervento di Sergio Bellavita al direttivo Cgil del 17 dicembre
Voglio dire subito che considero gravissimo che il direttivo che doveva discutere e decidere dopo lo sciopero generale la continuità delle iniziative anziché discutere due giorni si riduca ad un paio d’ore e si svolga in un clima prefestivo. Metà della sala si è svuotata dopo la relazione di Susanna Camusso. Trovo tutto ciò poco dignitoso e rispettoso se si considera la gravità della situazione e la pesantezza dei provvedimenti del governo. Dalla relazione emerge con nettezza la scelta di smobilitare il fronte che si era costruito contro il jobs act.  È’ inaccettabile, scandaloso che si possa cantare vittoria per un incontro convocato da Renzi per tutto il gruppone delle parti sociali. Il governo prepara due decreti attuativi per Natale e noi in tutta risposta demandiamo al rapporto con la Uil e alla riconquista di quello con la cisl. Non vi è nessuna proposta di continuità con le lotte, nessuna scelta di contestare davvero le politiche del governo. Così facendo si dimostra la vera natura della fase di mobilitazione cgil, testimoniare la propria esistenza, forza. La cosiddetta guerriglia contrattuale lanciata da Barbi, vedo qui molto ridimensionata, si poggia su un ipocrisia inaccettabile. Dovremmo chiedere a lavoratori e lavoratrici di lottare nei luoghi di lavoro per impedire o attenuare l’applicazione del jobs Act. Proprio mentre noi decidiamo la smobilitazione chiediamo, in pieno regime accordo dieci gennaio,  ai lavoratori di sobbarcarsi quello che il sindacato non fa. Oltretutto senza spiegare bene come è su quali presupposti concreti si poggi questa contrattazione diffusa. La mia impressione è che sia semplicemente fumo a manovella per coprire la fine della parabola e la sconfitta cgil verso il governo. State sottovalutando le conseguenze delle scelte del governo sulla condizione di lavoro e sullo stesso sistema sociale e politico. Questo direttivo è appunto la rappresentazione plastica di questa sottovalutazione e descrive bene la crisi della Cgil, la sua profondità. Sono francamente indignato di questo modo di discutere, o meglio di non discutere. Siamo precipitando e fingiamo di non sentire nulla. Così non va compagni, non basteranno più le altisonanti parole, i toni accorati a salvare questa organizzazione.
22 DICEMBRE 2014

sabato 27 dicembre 2014

Spese militari, nel 2015 niente tagli alla Difesa. E 5 miliardi per nuovi armamenti

Spese militari, nel 2015 niente tagli alla Difesa. E 5 miliardi per nuovi armamenti



Il budget previsto nella legge di Stabilità - circa 18 miliardi - è sostanzialmente lo stesso del 2014. I soldi verranno stanziati anche per nuovi aerei, elicotteri, navi e carri blindati. Finanziamenti minori per le forze terrestri e i satelliti spia. Per avere dettagli sul piano F35, invece, bisogna aspettare marzo.

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mercoledì 24 dicembre 2014

Riunione su Contratti di Solidarietà 2015

Si è svolto ieri nel pomeriggio l'incontro tra la RSU e l'Azienda in merito al nuovo ricorso ai CDS previsto per il prossimo 2015.

Come già preannunciato nell'incontro all'UNI di Pisa, l'Azienda ha confermato di voler ricorrere ai CDS (solo per i lavoratori diretti e per quelli collegati alla produzione) per tutto il prossimo anno e di aver la necessità di arrivare ad un accordo in tempi brevi.

Non c'è stato nessun approfondimento sui dati e sui volumi, nessun dettaglio rispetto alle motivazioni che inducono l'esubero di personale ma solo una presa d'atto su quanto comunicato dall'Azienda.
Si è trattato in sostanza di un incontro interlocutorio durante il quale le parti hanno individuato scadenze e modalità con cui procedere da qui in avanti.

Sono comunque stati denunciati alcuni problemi riguardanti la "malagestione" dei CDS nel 2014, dalle disparità di trattamento (a parità di reparto e mansione) che si sono verificate nell'applicazione delle giornate di "sospensione" dal lavoro alla questione legata ai centri di costo.

Assemblee dei lavoratori sono previste al rientro (dal 7 gennaio prossimo) mentre non sappiamo ancora se, per il prossimo anno, saranno confermate le questioni economiche (percentuali di integrazioni Stato e Regioni sui CDS) percepite nel 2014.


sabato 20 dicembre 2014

Cgil, la rovescia dello sciopero

di Sergio Bellavita
E’ finita in poco più di due ore la discussione del direttivo nazionale Cgil convocato dopo lo sciopero generale dello scorso 12 dicembre. Si doveva decidere come dare continuità alla battaglia contro il Jobs Act, di come rispondere a quella disponibilità preziosa alla mobilitazione che ha attraversato in tante forme questo autunno di lotte sociali. Nulla di tutto ciò.
Mentre la coppia Renzi Poletti ha messo sotto l’albero di natale i primi decreti attuativi del Jobs Act,  la Cgil ha deciso invece la smobilitazione generale, demandando ad una irrealistica, velleitaria e sbagliata contrattazione diffusa nei luoghi di lavoro il compito di attenuare l’impatto dei provvedimenti del governo. Un modo come un altro per chiudere quella partita. E’ stato evidente sin da subito che questo gruppo dirigente si è ritrovato costretto ad una linea di scontro ed ad una radicalità di cui non è più capace, solo dalle intemperanze di Renzi, non certo da un riposizionamento strategico. Lo testimoniano i colpevoli ritardi con cui sono state costruite le scadenze, dal 25 ottobre al 12 dicembre, senza nessuna strategia per impedire l’approvazione parlamentare del provvedimento. Così come lo testimonia il valore che in Cgil viene dato alla convocazione a palazzo Chigi, del gruppone delle cosiddette parti sociali, elogiata come segno della riconquistata legittimazione dell’organizzazione. Una nuova celebrazione, vuota e inutile, che Renzi concede, forte dell’approvazione del Jobs Act, ad uso e consumo dei tanti soggetti  sempre più in crisi. In questo quadro è forte il rischio che la partita sul Jobs Act sia perduta. Certo non è chiusa la partita più generale della ricostruzione dell’opposizione sociale in questo paese contro le politiche d’austerità, la precarietà e bisogna velocemente lavorare ad una nuova iniziativa generale ma non si possono sottacere le pesanti responsabilità del gruppo dirigente della Cgil nell’aver consentito una tranquilla approvazione del Jobs Act mettendo in campo lo sciopero generale a babbo morto. Oggi questo gruppo dirigente sembra più preoccupato di chiudere la breve stagione dell’alterità a Renzi e al Pd che a rispondere ai bisogni di chi lavora. La frase: “Il mestiere del sindacato è contrattare” ieri è nuovamente risuonata nella sala del direttivo, a significare la distanza siderale da ogni antagonismo sociale. Quello che resterebbe è solo il sindacalismo della miseria appunto, quello confinato nel modello del 10 gennaio che consente ovunque di ridurre salari e diritti ai lavoratori. Si riapre così la crisi della Cgil, per qualche mese solo nascosta dietro la ripresa dell’iniziativa. Una crisi di risultati, di credibilità, di prospettiva. Se non ci si misura davvero con l’incompatibilità dell’iniziativa sindacale  in questa fase dell’economia capitalista, con la durezza dello scontro che ti è imposto e con l’irrilevanza a cui sei confinato e si continua a camminare in avanti con la testa rivolta indietro a guardare il palazzo e la concertazione allora si finisce certamente nel burrone.
Ci spinge all’ironia (amara) una delle cose che la Cgil mette in campo a copertura della fine della mobilitazione, lo sciopero alla rovescia. Nel passato strumento nobile di lotta per obbligare alle assunzioni ed ai lavori pubblici.
Più che lo sciopero alla rovescia ci sembra che la Cgil abbia deciso esattamente la rovescia dello sciopero, delle sue ragioni, del sacrificio di chi lo ha fatto, delle domande senza risposta.
Il sindacato è davvero un’altra cosa.

giovedì 18 dicembre 2014

RIUNIONE SU CHIUSURE E SOLIDARIETÀ

Si è svolto oggi pomeriggio l'incontro tra RSU e Azienda su chiusure natalizie e solidarietà.

L'Azienda ha sostanzialmente confermato quanto anticipato nella precedente riunione; le giornate del 2 e del 5 gennaio prossimo saranno considerate FERIE.
L'Azienda si è anche assunta l'impegno a considerare quelle stesse giornate come facenti parte del piano di chiusura aziendale che sarà previsto per l'anno 2015.
Nel corso della riunione sono stati forniti anche alcuni dati in merito alla solidarietà applicata durante tutto questo anno.

mercoledì 17 dicembre 2014

SULL’ACCORDO DI MOBILITA’ IN CONTINENTAL

Il 15 dicembre l’Azienda e la RSU si sono incontrate presso la sede dell’Unione Industriali di Pisa.
La riunione è stata una pura e semplice formalità: l’Azienda aveva già pronto il verbale di accordo per avviare la procedura di mobilità per i 49 esuberi dichiarati. La RSU e le segreterie hanno firmato senza battere ciglio, nonostante la  totale assenza  di dati precisi  sulla situazione occupazionale e i volumi della produzione.

Non abbiamo firmato l’accordo  sia per una ragione  di metodo (sulle questioni aperte si deve aprire  una discussione ed un confronto a partire dagli interessi dei lavoratori, e  i delegati non sono semplici firmatari di richieste aziendali) sia per ragioni di contenuto: 

1.    L'accordo parla di "figure dichiarate in esubero" senza esplicitare  di quali figure professionali si tratti e soprattutto in quali reparti si trovino.

2.     Non c'è mai stato “quell’esame congiunto" tra RSU e azienda, scritto nell'accordo,  in cui sia stata illustrata la situazione dei volumi e dell’occupazione per il 2015.  Il Direttore di stabilimento sta “facendo le assemblee" ai lavoratori e,  prima di dare il panettone, da i numeri sui volumi dell'anno prossimo e anticipa che verranno attivati i contratti di solidarietà anche per il 2015. La RSU non ha voluto pretendere prima  quei dati e discuterne con i lavoratori, lasciando che fosse il Direttore di stabilimento a darne comunicazione. Ricordiamo che il 5 dicembre  il  coordinatore unico della RSU ha detto in assemblea: “l'Azienda non ha mai fornito alla RSU un aggiornamento sui volumi e sulla situazione occupazionale perché nemmeno l’azienda ha quei dati”. E’ molto grave dire queste cose  e poi firmare un accordo che dichiara un  numero consistente di esuberi, annuncia la mobilità, anche se volontaria, e pre-annuncia i contratti di solidarietà per il 2015.

3.    Sull’accordo c’è scritto che il 3 dicembre l'Azienda ha inviato alle segreterie un documento in cui ha "dettagliatamente illustrato i motivi che danno luogo alla eccedenza di personale". Se quanto sottoscritto è vero, allora il segretario provinciale FIOM  era ed è tenuto a rendere pubblico tale documento e a dire il motivo per cui ha deciso di prendere "per buono" il numero degli esuberi dichiarato dall'Azienda.

Riteniamo grave l’atteggiamento del resto della RSU che firma con leggerezza, con la motivazione che si tratta di “uscite volontarie” di lavoratori già vicini alla pensione. Riteniamo grave l’atteggiamento di chi  continua a ”vendere” il ricorso agli ammortizzatori sociali come un’opportunità per il lavoratore quando invece è esclusivamente un’opportunità per l’Azienda.
Da più di un anno abbiamo denunciato una politica organizzativa dell'azienda impostata sulla "creazione degli esuberi". I carichi di lavoro in aumento e il tentativo di peggiorare gli orari di lavoro erano mirati a riorganizzare le produzioni sempre con meno personale, in vista di un 2015 che, abbiamo detto, sarebbe partito con i volumi in aumento anche rispetto al 2013 e la cosa è stata confermata anche dai dati forniti in questi giorni dal direttore durante le sue "assemblee".
In questo anno di "prove tecniche di creazione degli esuberi" l'azienda ha potuto fare tutto liberamente senza nessun controllo e senza nessun contrasto. Nessuna verifica mensile sull'andamento della solidarietà e dei volumi, nessuna verifica dei carichi di lavoro, mano libera totale sulla riduzione del numero di operatori in occasione del cambio dei turni.
L'accordo appena firmato non e` altro che la conseguenza e la ratifica di questa politica dell'azienda.

Noi continueremo a rifiutare e contrastare con tutti i mezzi una pratica sindacale che la accetta e la asseconda.

17 dicembre 2014
G. Garzella RSU
S. Cini RSU

lunedì 15 dicembre 2014

Incontro RSU - azienda presso l'unione industriali

Siamo venuti a conoscenza del fatto che oggi la RSU si incontrerà con l'azienda presso l'Unione Industriale Pisana.

Ci aspettavamo, per una semplice questione di trasparenza nei confronti dei lavoratori, che sarebbe stato affisso nelle bacheche sindacali il fax di convocazione spedito dalla UIP alla RSU e alla Segreteria, in modo da rendere pubblici la data dell'incontro e l'ordine del giorno esatto. Invece come al solito abbiamo saputo che l'incontro si teneva oggi dalle voci di corridoio...

domenica 14 dicembre 2014

Bilancio di un anno disastroso in Continental e ancora nessuna trattativa sul Premio

Alla fine di questo anno di solidarietà pensiamo sia necessario provare a fare un'analisi e un bilancio di ciò che è stato in azienda.

Noi del Foglio Bianco siamo partiti denunciando che i numeri degli esuberi dichiarati a novembre del 2013 non concordavano con il calo dei volumi dichiarati dall'azienda per il 2014. Per questo motivo abbiamo insistito sulla necessità di verificare in modo serio i numeri dati dall'azienda, reparto per reparto, lavorazione per lavorazione. Abbiamo espresso la nostra contrarietà ad accettare quel numero e di conseguenza la riduzione di orario di lavoro per reparto stabilita dall'azienda perché dietro quel numero, secondo noi, si celava l'ennesimo tentativo di riorganizzare i turni ancora con meno operatori, aumentando di conseguenza ulteriormente i carichi di lavoro.

Abbiamo denunciato una politica organizzativa dell'azienda impostata sulla "creazione degli esuberi". Abbiamo detto che i carichi di lavoro in aumento e il tentativo di peggiorare gli orari di lavoro erano mirati a riorganizzare le produzioni sempre con meno personale in vista di un 2015 che, abbiamo detto, sarebbe partito con i volumi in aumento anche rispetto al 2013.

Dopo un anno di solidarietà non possiamo far altro che constatare che le nostre previsioni erano fondate. La gestione degli accordi di solidarietà è stata lasciata completamente in mano all'azienda. Rispetto alla cassa integrazione, la solidarietà sarebbe dovuto essere lo strumento di tutela per tutti, lo strumento che non avrebbe favorito o penalizzato nessuno, invece, lasciato completamente in mano all'azienda, ha creato ancora più disparità e alcuni lavoratori sono stati a casa molto più di altri, anche a parità di mansione e di reparto.

Per non parlare dell'assurdità della storia del "centro di costo" per cui diversi lavoratori, senza chiarezza sull'appartenenza ad un centro di costo anziché ad un altro, si son visti applicare una riduzione di orario di lavoro molto maggiore rispetto agli altri colleghi dello stesso reparto e della stessa mansione.
E le rotazioni assurde e incomprensibili che dovevano servire a far fare a tutti le stesse ore di solidarietà sono di fatto state usate per creare ancora più disparità.

In questo scenario i carichi di lavoro sono effettivamente aumentati grazie a continui cambi turno in cui ogni volta a sorpresa veniva ridotto il numero degli operatori.

In questo anno di "prove tecniche di creazione degli esuberi" l'azienda ha potuto fare tutto liberamente senza nessun controllo e senza nessun contrasto. Nessuna verifica mensile sull'andamento della solidarietà e dei volumi. Nessuna verifica dei carichi di lavoro.

Unica pretesa della RSU nei confronti dell'azienda è stata quella di avere informazioni preventivamente sui cambi turno secondo noi solo per una questione di pura rappresentanza: il lavoratore non può essere informato prima della RSU!
Di fatto questa pretesa non è servita a nulla perché, a fronte dei numerosi cambi turno, spesso comunicati sia alla RSU che ai lavoratori senza rispettare i tempi di preavviso, non è seguito alcun intervento della RSU, nessuna richiesta di chiarimenti e di discussione sulle motivazioni dei cali e degli aumenti. Quindi ad ogni cambio turno l'azienda ha "assolto" al suo dovere limitandosi a spedire una e-mail informativa alla RSU, quasi sempre senza specificare i motivi del cambio organizzativo, e la RSU soddisfatta non si è mai preoccupata di pretendere incontri per approfondire le questioni. Tutto lecito, tutto tacitamente accettato.

Siamo arrivati alla fine dell'anno e, mentre l'azienda avanza e riorganizza per sfruttare sempre di più il nostro lavoro, noi non abbiamo neanche provato a chiedere quello che ci spetta per legge, il rinnovo del premio aziendale!
Tante parole in assemblea ma fatti niente. Il prossimo maggio saremo nella stessa situazione di quest'anno e la piattaforma per il rinnovo del premio che, per quanto detto in assemblea, andava presentata entro la fine del 2014, prima cioè dell'uscita dei dati di bilancio, non esiste ancora, anzi la nuova RSU non si è mai riunita per discuterne.

Chi ha deciso ancora una volta che l'argomento PREMIO debba essere messo da parte?

L'anno sta per finire e ci chiediamo cosa avrà in mente la direzione per il prossimo anno. L'azienda ha organizzato il meeting per parlare coi lavoratori ma la RSU non si è preoccupata di pretendere un incontro per avere un quadro chiaro e più dettagliato sul prossimo anno, sia a livello di volumi che di occupazione.
Al meeting il direttore ha confermato l'aumento dei volumi per il 2015 ma forse anche per quest'anno dobbiamo aspettarci una comunicazione di esuberi fatta all'ultimo minuto e nuovamente senza nessuna verifica dei carichi di lavoro e senza nessuna discussione preventiva coi lavoratori anche solo per fare un bilancio di quello che, secondo noi, è stato un anno disastroso in cui l'azienda ha fatto ciò che ha voluto e continuerà a farlo.

Noi continueremo a contrastare con tutti i mezzi a nostra disposizione la pratica sindacale di accettazione passiva che sta permettendo all'azienda di avanzare a nostro discapito.

venerdì 12 dicembre 2014

RIUNIONE SU CHIUSURE NATALIZIE


Riceviamo e pubblichiamo:


Si è svolto ieri pomeriggio l'incontro tra RSU e Azienda in merito alla imminente chiusura natalizia e al rientro a gennaio. L'Azienda ha comunicato e confermato reparto per reparto i seguenti periodi di chiusura :

REPARTO COMPONENTI  
PDI e componenti XL3 : chiusura delle attività confermata con il 19 dicembre, riprende il lavoro il 2 gennaio.
Bassa pressione : chiusura confermata con il 19 dic., riprende il lavoro il 7 gennaio tranne coloro che attualmente lavorano a 4 turni che invece riprendono il lavoro il 2 gennaio.
DEKA 1 : chiusura confermata con il 19 dic., riprende il lavoro il 7 gennaio .
DEKA 2 : stesso periodo di chiusura del DK1, non si sa ancora quando riprenderà il lavoro, ripartenza alternata col DK1.
XL2 :
L1: Lavora fino al 19 notte e rientra il 7 gennaio a 3 turni.
L2: Lavora fino al 18 notte e rientra il 7 gennaio a 2 turni.
L3: Lavora fino al 18 e rientra il 7 gennaio (previste attività di rerun e rework).
EDM: Lavora fino al 17 e rientra il 2 gennaio (possibilità non ancora confermata di rientro a ciclo continuo).
FR GM XL2:
Lavora fino al 19 e rientra il 7 gennaio a 2 turni.
FR Mercedes XL2:
Lavora fino al 19 e rientra il 7 gennaio a turno centrale.
PIEZO:
Si prevede di lavorare su tutto il reparto fino al 22 e 23 dicembre compresi (su disponibilità del personale) e si rientra il 7 gennaio a 2 turni.
TC PIEZO:
Lavora fino al 17 dicembre e rientra il 2 gennaio a 4 turni.
LAVAGGIO S.PIERO:
Lavora fino al 19 e riprende il 2 gennaio a 3 turni.
DEKA 4:
Lavora fino al 19 e rientra il 7 gennaio a 3 turni.
DEKA 7:
Entrambe le CR lavorano fino al 19 e rientrano il 7 gennaio.
SUB. DK 7:
Chiusura confermata per il 19, rientra il 5 gennaio su 4 turni.
RDU:
Lavora fino al 19 e rientra il 7 gennaio sempre a turno centrale.
O. DISK:
Lavora fino al 19 e riprende il 7 gennaio.
FR BASSA PRESSIONE:
Lavora fino al 19 e riprende il 7 gennaio a 3 turni.
XL3:
Lavora fino al 16, per il 17 si prevedono solo attività di rerun e/o rework, riprende l'attività il 7 gennaio.
EDM XL3:
Chiusura confermata dal 19, ancora non si conosce la data del rientro (si prevede il 2 o il 3 gennaio), riprende il lavoro a ciclo continuo.
FR XL3:
Chiusura confermata dal 19, rientra il 7 gennaio a 2 turni.
XL3 laser grilling:
Chiusura confermata dal 19, rientra il 5 gennaio su turno centrale.


Risultano ancora mancanti i calendari delle chiusure previste per laboratori, Lavaggio Fauglia ed impiegati.
L'azienda ha comunicato inoltre che nei gg 22 e 23 dicembre causa lavori di rifacimento pavimenti mensa (lato cucine) a San. Piero non potranno essere disponibili pasti caldi, si provvederà a distribuire pasti preconfezionati.
La riunione non si è chiusa definitivamente, l'Azienda ha infatti dichiarato che farà ricorso ai CDS per i giorni che, in alcuni casi, anticipano la chiusura (precedentemente prevista e ufficializzata da mesi per il 20 dicembre) ma non ha ancora chiarito come intende considerare le giornate “di chiusura” del 2 e del 5 gennaio 2015.

Condanniamo questo metodo ormai consolidato di far sapere le cose ai lavoratori sempre all'ultimo minuto, con comunicazioni parziali che oltretutto non vengono definite del tutto.

Non condividiamo come il resto della RSU ha voluto gestire la questione non pretendendo prima di oggi un incontro RSU- Azienda e una discussione preventiva tra i delegati, nonostante noi l’avessimo richiesta sin dal 1° dicembre.




12 Dicembre 2014
Giada Garzella RSU


giovedì 11 dicembre 2014

12 DICEMBRE SCIOPERO GENERALE E MANIFESTAZIONE: Imparare dagli errori - Far valere gli interessi della classe lavoratrice


L’abolizione dell’art.18, come i manganelli sugli operai della Thyssen,  sono solo gli ultimi atti con cui  il governo e il PD si sono schierati rispetto alle classi sociali. Alla politica degli insulti al movimento operaio segue la negazione dei diritti e l'uso dei manganelli, al servizio della Confindustria e di tutta la classe padronale.
Se ne impara che per il governo i lavoratori sono solo un problema sociale da contenere, un costo da ridurre al minimo. Soprattutto una forza da eliminare dalla scena politica, un obiettivo storico dei padroni.

CISL e UIL  assecondano da anni questo attacco, firmando contratti nazionali e aziendali compiacenti, e la CGIL ha in sostanza seguito la stessa linea, con la motivazione che contrattare  cedimenti limitati ne avrebbe evitati di più gravi.
Una illusione e un disastro per i lavoratori. La politica di cedimento continuo ha aumentato gli appetiti dei padroni e ha indebolito i lavoratori, generando passività e sfiducia. Ha reso più difficile ogni iniziativa di difesa sindacale in tutti i posti di lavoro e ha ridotto al minimo la credibilità della CGIL, che oggi non è infatti in grado di contrastare né le manovre contro il lavoro né la riduzione dei servizi pubblici essenziali, né gli sperperi di soldi pubblici a favore delle classi parassitarie.

Non ne ha la forza dopo 20 anni di concertazione all’insegna della subordinazione degli interessi dei lavoratori a quelli delle imprese, che hanno abbassato i salari, prodotto centinaia di migliaia di licenziamenti, dopo aver accettato e addirittura sostenuto ogni forma di flessibilità,  promosso i contratti di lavoro atipici, firmato accordi in perdita e così via. Tanto più quando l’orizzonte di chi la dirige resta sempre e solo quello della concertazione.

In tanti lavoratori è ormai maturata la consapevolezza che quella linea di passività non può continuare. Ma, per  non prendere altre bastonate, bisogna uscire dal vicolo cieco di aspettare soluzioni o mediazioni proprio da chi ha portato i lavoratori nella condizione di oggi.  E’ necessario essere ben coscienti che gli interessi dei lavoratori sono contrapposti a quelli dei padroni e si possono affermare solo con lo scontro. Bisogna che i governi e i padroni si trovino di fronte a una classe sociale che si mobilita, che ha ben chiari i suoi interessi fondamentali e la forza che viene dal suo ruolo produttivo e sociale. Bisogna contare sulle nostre capacità, che sono molte e sono ovunque nei posti di lavoro.

Perciò partecipiamo a questa mobilitazione con il programma del rifiuto di qualsiasi mediazione sui diritti dei lavoratori, dell’abrogazione della riforma Fornero delle pensioni, del ripristino dell’art.18 e di impedire ogni ritorno alle disastrose politiche concertative degli ultimi 20 anni.


Lavoratori e delegati FIOM Piaggio e Continental

CONTINENTAL: SUGLI STRAORDINARI IN CDS

Riceviamo e pubblichiamo:

Riteniamo indispensabile che la RSU prenda pubblicamente una posizione chiara e seria di contrarietà rispetto al fatto che l'azienda continua a ricorrere agli straordinari senza sentirsi in obbligo di dare motivazioni preventive dettagliate e valide ai lavoratori, in un reparto dove da inizio anno si lavora con i CDS e con alte percentuali di riduzione di lavoro dichiarate.

In particolare sullo straordinario richiesto ed effettuato il 6 dicembre scorso all'XL2 da parte dell'azienda ci risulta solo il seguente messaggio inviato alla RSU:
" Si. Forse mi son dimenticato di mandare la mail. Causa fermo stazione piantaggio Linea 1 siamo in ritardo con Porsche. Abbiamo cercato volontari per questa mattina".

La mancanza di una presa di posizione decisa da parte della RSU significherebbe legittimare il ricorso allo straordinario anche se non sono state "comprovate dall’impresa sopravvenute e straordinarie esigenze collegate all’attività produttiva" (fonte: INPS).

10 dicembre 2014
S. Cini RSU
G. Garzella RSU

mercoledì 10 dicembre 2014

Quando si chiude per Natale? Quando si rientra?

Siamo al 10 dicembre e ancora, come ogni anno, non c'è certezza sui calendari delle chiusure natalizie e della ripartenza a gennaio.

In assemblea è stato detto:
- bisogna prendere a riferimento solo il calendario pubblicato ufficialmente all'inizio dell'anno
- a quel calendario non sono ammesse variazioni perchè non è stato concordato altro con la RSU.

A dispetto di questo diversi responsabili continuano a divulgare le "voci" che si chiude il 17 dicembre e si torna il 7 gennaio.

Questo è un altro esempio della confusione che regna in azienda e di cui la RSU è responsabile perchè non pretende dall'azienda chiarezza e preavvisi ragionevoli.

martedì 9 dicembre 2014

CONTINENTAL: "Aggiornamenti in merito alla situazione produttiva ed occupazionale"

Tra i punti all'ordine del giorno delle assemblee sindacali della scorsa settimana c'era anche questo:

"Aggiornamenti in merito alla situazione produttiva ed occupazionale".


Verso la fine di un'assemblea a S. Piero è stato fatto notare che, nonostante fosse un argomento importante, nessun aveva ancora introdotto il punto. Qualcuno ha allora cominciato ad insistere perchè fossero dati gli "aggiornamenti" così come scritto sull'ordine del giorno ma, presa la parola il coordinatore unico ha continuato a glissare sull'argomento. Al quinto sollecito finalmente è arrivata la risposta:

"su quel punto non possiamo riferire niente perchè l'azienda non ci ha ancora detto niente, secondo me perchè nemmeno l'azienda ancora sa niente!".

In sala mensa a questa risposta è seguito un boato e qualcuno ha fatto notare che scrivere sull'ordine del giorno di dare "gli aggiornamenti" quando questi non ci sono è una chiara presa per i fondelli nei confronti dei lavoratori. Ma soprattutto, se le cose stanno in questo modo, essere d'accordo con l'azienda sull'avvio della mobilità volontaria entro il mese di dicembre per fare uscire qualche lavoratore vicino alla pensione è grave e da irresponsabili. Infatti per poter avviare una procedura di mobilità occorre dichiarare gli ESUBERI residui dopo un anno di solidarietà e non si capisce come ciò possa essere fatto e accettato visto che non si hanno ancora informazioni!
Gli esuberi sono posti di lavoro che si perdono ed è grave se legittimati da una RSU complice che nemmeno pretende informazioni. Sono posti di lavoro che si perdono e che non saranno mai più reintegrati e, senza una valutazione seria fatta coi dati alla mano, la conseguenza potrebbe essere quella di un aumento ulteriore dei carichi di lavoro su chi rimane.

Di fronte a queste osservazioni la RSU ha continuato a pubblicizzare l'imminente accordo sulla mobilità volontaria come una cosa positiva...

Siamo molto preoccupati e contrariati per questo modo di affrontare le cose. Tra l'altro la questione risulta ancora più grave se si considerano le seguenti cose:

- il direttore agli ultimi meeting aziendali ha confermato per il 2015 un aumento dei volumi;
- in un anno intero di solidarietà la RSU non si è mai preoccupata di verificare l'andamento dell'accordo e soprattutto come sono variati i carichi di lavoro conseguentemente alla riduzione degli orari e agli innumerevoli e continui cambi nell'organizzazione del lavoro.

domenica 7 dicembre 2014

PIAGGIO - Ecco perché la RSU FIOM non ha firmato il contratto di solidarietà

L’incontro che è avvenuto ieri all’unione industriali può essere qualificato in molti modi, tranne che come una trattativa sindacale. Come al solito, l’azienda ha imposto gli argomenti, si doveva parlare solamente del contratto di solidarietà esprimendo un si o un no. 
Come RSU FIOM abbiamo chiesto di aprire una trattativa, a cominciare dalla perdita di salario per la cig e dalle scelte produttive e occupazionali dell'azienda. In particolare abbiamo chiesto
  • la maturazione del premio e dei ratei mensili durante la cig
  • l'apertura da subito di una trattativa su veicoli/componentistica prodotta all’estero per limitare i danni occupazionali in piaggio e nell’indotto

Nessuna risposta da parte dell'azienda, nessun interesse da parte degli altri sindacati. Erano tutti interessati solo a aggirare i vincoli di legge sugli ammortizzatori sociali, cosa su cui l’azienda aveva pronto un documento da far firmare, e tenere segreto per nascondere l’uso non eccezionale ma stagionale e sistematico di tali strumenti.
Noi respingiamo del tutto questa impostazione e questi metodi. Non abbiamo firmato e non firmeremo niente finche l’azienda rifiuta di aprire una trattativa sulle nostre richieste. Di fronte a questi incontri, come RSU, ma anzitutto come lavoratori, sentiamo solo il bisogno di rovesciare questa farsa e riprenderci al più presto la nostra dignità e la nostra forza. Per questo continueremo a dire no fino a quando sarà la Piaggio a dettare le condizioni e i lavoratori a subirne le conseguenze.
Con la loro firma, FIM e UILM permettono alla Piaggio di aggiungere un altro tassello alla sua strategia per ridurre i costi e far felici gli azionisti:

  • ricorso massiccio ai soldi dell'INPS, cioe` dei lavoratori, attraverso gli “ammortizzatori sociali”, ormai un abuso vero e proprio su cui le istituzioni di controllo non possono continuare a fingere di non vedere
  • continuo e costante disimpegno produttivo che porta alla chiusura di reparti e officine all’interno e all’esterno della Piaggio.

Noi non vogliamo essere complici di questo disegno ricattatorio e banditesco, continueremo a lavorare per gli obiettivi della nostra piattaforma, consapevoli che c’è un'unica forza in grado di ottenerli, quella dei lavoratori, e che si tratta solo di farla valere senza esitazioni quando il momento e le condizioni sono favorevoli.

 RSU FIOM Piaggio

La vittoria dei lavoratori e delle lavoratrici COOPLAT

I lavoratori e le lavoratrici della Cooplat hanno raggiunto un obiettivo concreto: la revoca del vecchio bando di gara e un nuovo bando che dovrà prevedere il contratto nazionale FISE e la clausola di salvaguardia! Si sono quindi poste le basi minime per una possibile soluzione che non comporti alcun licenziamento e/o riduzione di salario. Ovviamente tutto è ancora da definire e quindi i lavoratori e le lavoratrici devono mantenere viva l’attenzione e sempre alto il livello di mobilitazione tenendo conto che i rischi per i 78 dipendenti sono ancora reali.
Nondimeno dobbiamo sottolineare che hanno ottenuto questo risultato, minimo ma positivo, contro i luoghi comuni del tipo: ” lo dice la legge non si può fare altro!”, leitmotiv di giunte comunali (sia PD che M5stelle); hanno vinto grazie alla loro determinazione ad andare avanti e a non fermarsi di fronte al muro dell’altro luogo comune: “non c’è niente da fare dobbiamo accettare il meno peggio!”; hanno vinto contro un altro stereotipo: “il sindacato fa un po di fumo, ma poi ,come succede sempre, ci lascia soli!”.

L’insegnamento di questa vertenza è stato invece un altro. Si può fare ed ottenere tutto se le lavoratrici e i lavoratori sono determinati e si può evitare di accontentarsi del meno peggio se c’è un Sindacato degno di questo nome, come in questo caso.
Qualcuno paventa, in questi giorni, motivazioni che vedono nella crisi dell’AAMPS e nei rapporti finanziari di questa azienda e quindi del Comune con la Cooplat, il motivo della marcia indietro rispetto al bando. Tutto questo può essere vero, d’altronde questo tipo di dinamiche sono presenti in tutte le vertenze sindacali, in tutte le categorie e a tutti i livelli.
Le vertenze sindacali spesso si vincono anche inserendosi e sfruttando le contraddizioni delle controparti e le loro debolezze. Ma, senza la radicalità del conflitto che ha caratterizzato questo scontro sindacale, oggi l’azienda avrebbe avuto via libera a ridurre occupazione, salari e imporre minori diritti e più sfruttamento, senza una pur minima ricaduta sulla condizione finanziaria generale dell’AAMPS e sulla qualità del sevizio.

La lotta delle lavoratrici e del lavoratori della Cooplat ha creato fratture laceranti all’interno del M5S che ne ha dovuto tener conto dimostrando tutta la sua incapacità a governare e la sua subordinazione a culture e ideologie che, dietro a pseudo valori astratti come “efficienza”, “legalità”, “merito”, in realtà nascondono politiche sociali liberiste non molto difformi da quelle dei suoi precedessori.

Possiamo anche dire che la Cooplat appartiene a quel vasto “mondo” delle cooperative, vicine al PD, che sono state, e sono funzionali alle privatizzazioni e alle liberalizzazioni, a scapito dei diritti dei lavoratori/trici e della qualità dei servizi e quindi di tutti i cittadini, ma questo solo per porre fine a queste logiche che alimentano spesso pratiche di natura clientelare, e imporre invece l’ internalizzazione dei dipendenti e la ripubblicizzazione dei servizi. Non possiamo al contrario chiedere controlli più rigidi rispetto ad appalti assegnati in base alla sola logica del minimo ribasso perché questo aumenterebbe la lesione dei diritti e lo sfruttamento dei lavoratori/trici.

Quindi i lavoratori e le lavoratrici della Cooplat e i sindacati che li hanno sostenuti dovranno vigilare perché qualsiasi soluzione penalizzante derivante dal nuovo bando non sia una scusa utilizzata dalla dirigenza della cooperativa per licenziare e che comunque sia garantito il reimpiego a parità di salario e di diritti in altre attività gestite dalla cooperativa.
Infine deve essente aperta, partendo proprio da questa vertenza, una campagna cittadina contro ogni privatizzazione o esternalizzazione dei servizi pubblici, e per la ripubblicizzazione e reinternalizzazione dei settori che già hanno subito tale sorte, in modo particolare di quelli sociali: nelle scuole, nella sanità, nell’assistenza ecc.
Dopo questa battaglia minima di civiltà e di difesa dei diritti di lavoratori e lavoratrici oggi tutte le parti, in modo particolare AAMPS e Comune, devono informare immediatamente i cittadini/e sull’attuale stato finanziario dell’AAMPS per poter mettere in campo tutte le misure necessarie per evitare il collasso dell’Azienda e dei servizi.
Chiediamo perciò all’Amministrazione un Audit pubblico, volto a far comprendere ai cittadini le responsabilità politiche ed economiche dell’attuale stato di crisi.
E questo, oggi, potrà avvenire solo con la partecipazione diretta e il controllo dei lavoratori e delle lavoratrici dell’AAMPS e della Cooplat.
La dura battaglia dei lavoratori/trici Cooplat ha determinato un piccolo passo in avanti nelle fiducia verso le possibilità di resistenza, grazie anche a tutte le forze che si sono adoperate per non lasciare soli i lavoratori/trici. Tra queste il Coordinamento Lavoratori/trici Livornesi che in questi mesi, nella vertenza Cooplat come in altre, ha messo la solidarietà di classe al primo posto contro la cultura della concorrenza fra lavoratori/trici.
Si può vincere! Questo è ciò che ha dimostrato questa lotta.

IL SINDACATO È UN’ALTRA COSA – OPPOSIZIONE CGIL IN FUNZIONE PUBBLICA LIVORNO

giovedì 4 dicembre 2014

SULLE ASSEMBLEE DI DICEMBRE

Riceviamo e pubblichiamo: 

Manifestiamo tutta la nostra contrarietà rispetto alle modalità con cui sono state organizzate le assemblee retribuite di oggi e domani per i seguenti motivi:

1)   Solo un punto riportato in quell'ordine del giorno è stato affrontato in RSU il 24 Novembre scorso senza però essere stato definito, gli altri punti non sono stati mai oggetto di discussione.

2)   Non si capisce come possa essere fatta una discussione seria coi lavoratori sul punto "Aggiornamenti in merito alla situazione produttiva ed occupazionale", visto che ad oggi non è mai stato fatto un incontro ufficiale con l'azienda.

3)   I calendari delle assemblee sono stati resi pubblici all’ultimo minuto senza rispettare i regolari tempi di preavviso necessari per garantire ai lavoratori di poter avviare una discussione seria.


Per questi motivi prendiamo le distanze da questo modo di fare, da un metodo fatto di informazioni volutamente parziali e comunicate all'ultimo minuto, da argomenti liquidati in due battute su whatsapp e da discussioni fatte nei corridoi o per telefono.



4 Dicembre 2014
S. Cini RSU
G. Garzella RSU

Ristori: sei mesi di contratto di solidarietà ma, per ora, niente anticipo dello stipendio del mese di novembre

SANTA MARIA A MONTE Sei mesi di contratto di solidarietà ma, per ora, niente anticipo dello stipendio del mese di novembre. Sono questi i fatti salienti emersi dall'incontro tra sindacati ed esponenti di Officine Ristori dopo la visita al Ministero del lavoro per fare chiarezza su quali ammortizzatori sociali usare per la gestione del calo di produzione dell'azienda di Montecalvoli. Intanto, però, il direttivo provinciale Fiom Cgil ha votato e bocciato un ordine del giorno avverso all'accordo siglato il 5 novembre tra imprsa e rappresentanti dei lavoratori, tra i quali anche gli stessi esponenti di Fiom.

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http://iltirreno.gelocal.it/pontedera/cronaca/2014/11/25/news/ristori-sei-mesi-di-contratto-di-solidarieta-ma-per-ora-niente-anticipo-dello-stipendio-del-mese-di-novembre-1.10377004

La Trw chiuderà a fine anno

Livorno, tutti i dettagli del tavolo al ministero del lavoro. L'azienda cesserebbe la produzione a fine anno, per poi prendersi quattro mesi per smantellare la fabbrica (la data proposta per la chiusura definitiva è il 30 aprile). Trattativa frenetica sugli incentivi alle uscite volontarie prima di fine anno: offerti meno di 50mila euro netti ad ogni lavoratore equivalenti a circa due anni di mensilità, ma i sindacati ne chiedono tre. Rsu durissime col governo.

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http://iltirreno.gelocal.it/livorno/cronaca/2014/12/03/news/la-trw-chiudera-il-31-dicembre-1.10426797

mercoledì 3 dicembre 2014

Riunione Azienda-RLS del 2 Dicembre


Riceviamo e pubblichiamo:

Nel pomeriggio di ieri si è svolto l’incontro tra RLS e Azienda con i seguenti punti all’ordine del giorno:
- Formazione dei manutentori. 
- Obbligatorietà DPI in alcune aree produttive di Fauglia.


In seguito alla segnalazione all’ASL, rispetto al primo punto, l’Azienda ha provveduto ad effettuare i corsi formativi, che, a quanto ci ha comunicato l’RSPP risultano terminati.

Queste le richieste fatte all’RSPP sull’argomento:
- Da ora in poi a tutti, manutentori e responsabili, dovrà essere comunicato chi può far cosa,chi è abilitato a far cosa, per evitare che si mettano in atto comportamenti a rischio. Per questo è stato chiesto all’Azienda di consegnare quanto prima ai manutentori il certificato riportante l’abilitazione conseguita in seguito al corso in modo che ciascuno di loro possa verificare la sua condizione.
- Nessun manutentore meccanico dovrà essere chiamato ad intervenire e operare su macchine e/o apparecchi sotto tensione.
Sull’altro punto all’odg l’RSPP ha riferito la necessità di introdurre l’obbligo degli occhiali antinfortunistici per l’area dei componenti bassa pressione. Per le macchine presenti in quell’area, secondo quanto comunicato dall’RSPP, esiste un vincolo imposto dal costruttore che impone l’utilizzo degli occhiali per uso e manutenzione delle stesse.

Su questo punto la discussione si è chiusa con l’impegno dell’Azienda ad un riaggiornamento previsto per i primi di gennaio e la disponibilità a definire con i lavoratori l’occhiale più adatto per l’uso.


3 Dicembre 2014                 Giada Garzella RLS                   

Roma, corteo contro Jobs act: scontri in centro tra manifestanti e polizia

PIAGGIO: All’incontro con la Regione Toscana per discutere dei problemi produttivi della Piaggio e del suo indotto, non è ammessa la presenza dei lavoratori

Come rappresentanti dei lavoratori Piaggio, abbiamo chiesto al nostro segretario provinciale FIOM di poter partecipare all'incontro con una nostra delegazione, ma ci è stato risposto di no perché tra le oo. Ss. era stato stabilito che non partecipassero i rappresentanti dei lavoratori di fabbrica.

Come RSU non capiamo e non condividiamo tale scelta, e riteniamo veramente dannoso per i lavoratori continuare una pratica sindacale che privilegia i rapporti tra le strutture sindacali e politiche, esclude i rappresentanti eletti in fabbrica, subordina gli interessi dei lavoratori agli interessi dell’azienda e chiude ogni possibilità di una vera alternativa, mettendo i lavoratori stessi sempre e solo di fronte a decisioni già prese in altra sede. In queste condizioni anche una consultazione dei lavoratori si svuota di significato e serve solamente a ratificare tali decisioni

Da molti anni , ogni volta che è stato ratificato un accordo è andata più o meno così, alla Piaggio come alla Ristori, così come accadrà tra qualche giorno per la firma sulla solidarietà in Piaggio, senza nessuna trattativa sui veri problemi che riguardano i lavoratori, tra cui il disimpegno produttivo da parte di Piaggio, fatto a spese dei lavoratori e con i soldi pubblici, che è la principale causa dei fermi produttivi nello stabilimento di Pontedera e del ridimensionamento occupazionale dell’indotto. 

Venti anni di questa politica, oltre ad aver impoverito un intero territorio, hanno portato i lavoratori alle disastrose condizioni attuali e li ha resi più deboli e ricattabili. Come lavoratori dobbiamo però iniziare a far capire con forza e determinazione a chi, in questi anni è stato protagonista delle scelte politiche e sindacali che gli stessi schemi non sono più proponibili, perché non siamo più disposti a subire passivamente il continuo arretramento delle nostre condizioni di lavoro. 


RSU FIOM PIAGGIO
 

martedì 2 dicembre 2014

Accerchiamo il Senato

L’area “Sindacato altra cosa-opposizione Cgil” aderisce alla manifestazione del 3 dicembre davanti al Senato a Roma contro l’approvazione del Jobs Act e invita le delegate e i delegati, i militanti alla massima partecipazione. Dopo le tante mobilitazioni di questi mesi e la riuscita esperienza dello sciopero sociale bisogna dare continuità all’iniziativa e alzare il livello dello scontro. Lo sciopero generale della Cgil del 12 dicembre giunge in colpevole  ritardo rispetto al contrasto al Jobs Act ma deve essere l’avvio di una nuova stagione di conflitto sociale in questo paese. Contro ogni illusione concertativa, contro ogni complicità sindacale, per il salario e il reddito, per la difesa del patrimonio industriale.
Esecutivo nazionale

lunedì 1 dicembre 2014

Continental: richiesta di incontro con l'azienda

Riceviamo e pubblichiamo il documento inviato alla RSU Continental e alla struttura provinciale FIOM per sollecitare un incontro con l'azienda:

Riteniamo sia necessario affrontare al più presto con l'azienda le seguenti questioni:

- Come si rientra dopo la chiusura natalizia, visto anche che l'anno nuovo comincia con 2 possibili ponti, quello del 2 e del 5 gennaio;

- Bilancio e punto della situazione dopo circa un anno di solidarietà.
  
Ricordiamo che il Direttore negli ultimi suoi meeting aziendali ha parlato di volumi e sospensione della solidarietà entro il mese di novembre per diversi lavoratori. Crediamo sia doveroso per una RSU pretendere spiegazioni in merito e informazioni dettagliate dall'azienda.
Crediamo anche sia necessario verificare quanta riduzione di orario di lavoro è stata effettivamente fatta, reparto per reparto, durante questo anno di solidarietà, capire quanti lavoratori e in che misura sono stati coinvolti e come sono dimensionati i turni rispetto ad un anno fa.


1 Dicembre 2014
Giada Garzella RSU
Silvia Cini RSU

sabato 29 novembre 2014

Per tutti coloro che ancora muoiono di lavoro...

Gli ex cgil votano contro lo Statuto

Articolo di Giorgio Cremaschi
Ci sono comportamenti che non possono essere ascritti alle diversità di ruoli e funzioni. La Cgil chiederà a milioni di lavoratori il 12 dicembre di fare a meno di 8 ore di prezioso salario per scioperare contro il jobact. Tutti gli ex dirigenti della Cgil eletti con il PD han votato a favore di quella legge contro la quale i loro ex rappresentati scenderanno in lotta. Guglielmo Epifani è stato il predecessore e anche colui che ha costruito l’elezione di Susanna Camusso, Cesare Damiano é stato vice segretario della Fiom, Valeria Fedeli, vice presidente del senato, è stata segretaria generale dei tessili. Assieme a loro molti altri dirigenti di categorie e strutture confederali meno conosciuti, in qualità di parlamentari del PD oggi votano il Jobact. È un fatto politico rilevante, un danno enorme per la Cgil, altro che lobby dei sindacalisti in parlamento. Nella tradizione laburista britannica i dirigenti sindacali  che diventano deputati portano nelle istituzioni gli interessi della loro organizzazione. Da noi i parlamentari di provenienza Cgil non fanno neanche obiezione di coscienza di fronte ad un provvedimento che provoca dolore e rabbia nei loro ex rappresentati. Cioè coloro, per essere ancora più chiari, a cui qualcosa dovrebbero, visto che stanno dove stanno proprio in virtù delle lunga carriera sindacale.
E proprio qui sta il punto. Il comportamento di Epifani e di  tutti gli altri porta acqua al mulino di chi associa il sindacato alla casta e alla degenerazione della politica. In questo essi sono perfettamente e utilmente renziani. Nell’ultimo congresso della Cgil la nostra piccola minoranza aveva chiesto che si ponesse una regola al conflitto d’interessi nelle carriere dei dirigenti sindacali. Avevamo chiesto che non si potesse passare immediatamente da un importante ruolo nell’organizzazione ad un altro nelle istituzioni. E a maggior ragione che ai dirigenti Cgil non fosse permesso, pena risarcimenti verso gli iscritti, di saltare la scrivania delle trattative sindacali diventando manager aziendali. Chi viaggia in treno e parla con qualche ferroviere sa quanto abbia nuociuto alla credibilità stessa della Cgil, il fatto che Mauro Moretti sia passato direttamente dalla segretaria del sindacato trasporti alla direzione delle ferrovie. Bisognava pensarci e capire che nell’Italia di oggi, che non é certo quella di DiVittorio, lo sbocco politico e aziendale delle carriere sindacali avrebbe fatto danno. Invece queste nostre richieste sul conflitto di interessi son state respinte con sufficienza e fastidio, con quella stessa chiusura ottusa che si è opposta al nostro avviso di prepararsi in tempo allo scontro con Renzi. Contro cui ora la Cgil è costretta a fare lo sciopero generale, mentre i suoi ex dirigenti stanno dall’altra parte.
No, non se la cava Susanna Camusso ignorando il voto in parlamento di colui che chiamava capo quando era in Cgil. E neppure può risolverla dicendo che adesso Epifani fa un altro mestiere. Perché nell’Italia di oggi non sarebbero pochi quelli che penserebbero che chi proclama gli scioperi oggi, li tradirà domani quando troverà una collocazione migliore.
No, far finta di niente aggrava solo un danno che il gruppo dirigente attuale della Cgil ha una sola via per contenere. L’attuale segreteria deve dichiarare la rottura politica e morale con gli ex che han votato il jobact e fare di questo atto un momento di una più profonda ricollocazione della Cgil. Una ricollocazione in una posizione indipendente dagli schieramenti elettorali e  contro il Pd renziano. Altrimenti già il 13 dicembre la Cgil  inizierà una rovinosa ritirata.