venerdì 30 gennaio 2015

La RSU Continental convince i lavoratori con la minaccia della cassa integrazione e i licenziamenti collettivi

Dopo aver spiegato ai lavoratori in assemblea che "il male minore" è accettare la dichiarazione di esuberi fatta dall'azienda e quindi rassegnarsi ai contratti di solidarietà, pena il rischio di cassa integrazione e licenziamenti collettivi del Jobs Act, la RSU Continental questa mattina si è recata all'UIP per firmare l'accordo di solidarietà. 

Rendiamo pubblico il documento a firma RSU, distribuito ai lavoratori in assemblea, che non fa che confermare una per una le nostre denunce:
- la produzione è destinata ad aumentare;
- le previsioni vengono "aggiustate" alla meglio, in sede di accordo, solo per aprire una Solidarietà che non avrebbe ragione di essere;
- il numero di 253 esuberi è falso e infondato e serve solo a dare mano libera all'azienda su organizzazione del lavoro e flessibilità. 

Per di più il documento chiarisce che, per la maggioranza della RSU, questo uso degli "esuberi" (che ricordiamolo, significano per il futuro possibili licenziamenti) è normale e positivo. Come poi sia possibile fare accordi che consentono "l'utilizzo di minor manodopera" "senza compromettere la salvaguardia dei posti di lavoro" ce lo faremo spiegare la prossima volta....




mercoledì 28 gennaio 2015

Le assemblee sulla solidarietà in Continental...

La strategia di questa delegazione sindacale è sempre la stessa:

- relazione introduttiva di più di tre quarti d'ora in modo da rincoglionire totalmente con discorsi e numeri invece di aprire alla discussione vera;

- mistificazione della realtà riportando le percentuali di riduzione di orario CONCORDATE reparto per reparto senza dire in base a quale criterio siano state stabilite e soprattutto senza chiarire e mettere in evidenza che non si tratta dei dati relativi ai cali dei volumi su ciascun reparto;

- azione di terrorismo prospettando catastrofi nel caso non si firmi l'accordo;

- attacco violento contro chi prova ad esprimere una posizione diversa, facendo precipitare tutto nella confusione.

Fra i tanti discorsi cominciano però a venir fuori affermazioni interessanti:

- "l'accordo di solidarietà è necessario nel caso le produzioni calino veramente"....

- "se si continua così è molto probabile che fra qualche anno qualcuno rimarrà a casa".

Noi continuiamo a confidare nella capacità di senso critico dei lavoratori.


martedì 27 gennaio 2015

Continental: assemblee retribuite

Partono da questa notte le assemblee retribuite col seguente ordine del giorno:

1) Illustrazione dell'ipotesi di accordo sui Contratti di Solidarietà
2) Varie ed evantuali

lunedì 26 gennaio 2015

PIAGGIO e CONTINENTAL: NO ALL’USO DEI SOLDI DEI LAVORATORI PER AUMENTARE RITMI DI LAVORO, FLESSIBILITA’ E LICENZIAMENTI.


Alla Continental sta per essere firmato un nuovo accordo sulla Solidarietà. L’azienda denuncia uno stato di crisi, dichiarando l'esubero di 253 lavoratori, cioè un dipendente su quattro, nel momento in cui prevede per il 2015 un aumento della produzione del 15 per cento rispetto al 2014 e del 10 per cento rispetto al 2012 e al 2013.
Il ricorso alla Solidarietà e alla dichiarazione di esuberi è perciò chiaramente infondato e pretestuoso. Invitiamo l’INPS e l’Ufficio Provinciale del Lavoro ad una verifica attenta e puntuale dell’esistenza dei presupposti per l’applicazione della Solidarietà e come delegati Continental siamo a disposizione per ogni chiarimento che venga ritenuto necessario.
Quello che l’azienda si propone di ottenere con questo accordo è di aumentare molto i ritmi di lavoro, ottenere, attraverso lo strumento della solidarietà, il massimo di flessibilità di orario e risparmiare un quarto del costo del lavoro a spese dell’INPS, con il 10 per cento di produzione in più. Il risultato sarà entro qualche anno, matematicamente, il licenziamento di almeno un lavoratore su quattro.

Anche alla Piaggio da qualche anno ci battiamo contro la firma di contratti di solidarietà che servono solo a coprire il progressivo trasferimento all’estero delle lavorazioni, l’aumento dei ritmi di lavoro e una flessibilità che significa il completo asservimento dei lavoratori all’arbitrio delle decisioni dell’azienda su tutti gli aspetti del rapporto di lavoro. Questo uso arbitrario e pretestuoso dei Contratti di Solidarietà non solo sperpera i soldi dell’INPS, ma mette i lavoratori nelle fabbriche in una condizione di debolezza e di ricattabilità.

Per tutte queste ragioni chiediamo che la RSU FIOM della Continental e la FIOM provinciale non firmino l’accordo della Continental.



Membri del direttivo provinciale e delegati FIOM Continental e Piaggio

domenica 25 gennaio 2015

Contratti di Solidarietà in Continental - LA NAZIONE


La Nazione - Pisa e Pontedera - Domenica 25 gennaio 2015

in evidenza il commento di un lavoratore

è vero che c'è la lista di NOMINATI? chi sono questi 50? rendete pubblici i nomi tanto sìè capito che son quelli che l'azienda cercherà di far fuori per primi!!!!! Se avete il coraggio tirate fuori quei nomi. Vogliamo sapere!!!Non avete nessun diritto di tenerci nascosti i nomi. Non siamo solo lavoratori siamo anche famiglie!!!!

http://ilfoglio-bianco.blogspot.it/2015/01/riunione-sindacale-sui-contratti-di.html#comment-form

Ci dispiace ma NOI non possiamo divulgare la lista coi nomi (allegato della bozza di accordo di solidarietà) per ovvie ragioni. Come già comunicato dalla RSU nel suo verbale, è vero che in quella lista ci sono una cinquantina di lavoratori che l'azienda, per tutto il 2015, vorrebbe tenere a casa più degli altri (17 giorni al mese anziché 10 giorni al mese). Su questo possiamo confermare soltanto che si tratta in maggioranza di donne e lavoratori con problemi di salute. Evidentemente l'azienda vorrebbe usare i contratti di "solidarietà" in modo discriminatorio per tenere a casa quelli che, dal suo punto di vista, sono lavoratori "improduttivi". 

Solo chi sta portando avanti la discussione dei contratti di solidarietà su questo livello può darvi conto dei nomi. E noi crediamo che la RSU debba farsi carico di dirvi quali sono i lavoratori che l'azienda intende discriminare!

venerdì 23 gennaio 2015

Riunione sindacale sui contratti di solidarietà

Siamo venuti a sapere che si è svolta oggi la riunione tra la RSU, la segreteria provinciale FIOM e l'azienda sui contratti di solidarietà.
I punti oggetto di discussione sono stati i seguenti:

Anticipo delle indennità si solidarietà
Il punto è stato chiarito e l'azienda si è impegnata ad inserire sulla bozza dell'accordo di solidarietà l'articolo che prevede l'anticipo.

Trattamento differenziato sulla riduzione di orario di lavoro per circa cinquanta dipendenti
Rimane la condizione discriminatoria per quei lavoratori e la discussione tra l'azienda e il sindacato riprenderà lunedì prossimo.

Dk2
L'azienda ha dichiarato la necessità di sospendere l'attività lavorativa per circa 3 settimane e per questo motivo ha chiesto disponibilità ai lavoratori di astenersi dal lavoro col proprio monte ore di ferie e PAR. Non sono stati forniti dettagli sui volumi che permettano di valutare la necessità di tale scelta.

Sulle questioni riguardanti i contratti di solidarietà le delegate Cini e Garzella hanno riconfermato la posizione, già espressa e resa pubblica nelle bacheche sindacali, di infondatezza della dichiarazione degli esuberi (vedi http://ilfoglio-bianco.blogspot.it/2015/01/sulla-riunione-rsu-del-20-gennaio-2015.html).

Sulla questione del Dk2 le delegate, esprimendo una posizione diversa dal resto della RSU, hanno manifestato all'azienda l'impossibilità di accordare quella soluzione in assenza di dati sui volumi.

PIAGGIO: UN TENTATIVO DI INTIMIDAZIONE

A un quarantina di lavoratori la Piaggio ha inviato lettere che in pratica minacciano il licenziamento se non ridurranno il numero delle loro assenze per malattia. Ai lavoratori non viene imputata alcuna violazione contrattuale, né vengono contestate le motivazioni delle singole assenza. Semplicemente, la Piaggio dichiara la sua determinazione a licenziare chi non si adegui a criteri di produttività  e a rapporti di “affidabilità” decisi dall’azienda.
L’obiettivo della Piaggio non può certo essere quello di recuperare qualche giornata lavorativa da poche decine di dipendenti. Lo scopo reale delle minacce dell’azienda è di intimidire non quaranta, ma noi tutti tremila lavoratori Piaggio. Toglierci le certezze contrattuali, farci sentire alla mercé del potere dell’azienda, indebolire la capacità di resistenza e di contrasto che abbiamo mostrato in questi anni.

L’attacco della Piaggio va capito in tutta la sua gravità.
- Vengono messi in discussione diritti regolati contrattualmente, e con questo  la base stessa di qualsiasi rapporto e conquista sindacale, in piena continuità  con le politiche di tutto il padronato e facendo forza sugli interventi degli ultimi governi, ultimo il “Job Act”
- In particolare viene contestato uno dei diritti contrattuali decisivi per la vita di tutti i giorni, e cioè quello relativo alle assenze per malattia
- Questo avviene in un quadro di diffusione crescente, tra i lavoratori Piaggio, delle patologie generate dagli aumenti dei ritmi di lavoro negli ultimi anni.

Un attacco che continua la politica di forza della Piaggio, favorita dalle complicità sindacali e delle istituzioni locali: azzeramento del premio di produzione,  chiusura totale sulla nostra Piattaforma aziendale, uso arbitrario e indiscriminato della CIG e della Solidarietà,  progressivo smantellamento delle Officine Meccaniche.
La politica sindacale dei compromessi e dei cedimenti si è rivelata un disastro per i lavoratori. Ogni cedimento ne produce un altro, senza fine. Agli attacchi del padronato si deve rispondere con la lotta, nel momento e nei modi più favorevoli.

Come RSU FIOM, chiameremo i lavoratori a dare una prima risposta al rientro in fabbrica.

                                                                                           RSU FIOM Piaggio

testo della lettera: http://ilfoglio-bianco.blogspot.it/2015/01/la-piaggio-intima-il-jobs-act-la.html 

giovedì 22 gennaio 2015

Sulla dichiarazione degli esuberi

Informiamo tutti i lavoratori che è stato affisso in bacheca sindacale a S. Piero il documento dedicato alla questione degli esuberi contenete i dettagli sui volumi produttivi di cui si parla nel comunicato:
http://ilfoglio-bianco.blogspot.it/2015/01/sulla-riunione-rsu-del-20-gennaio-2015.html

Nel documento trovate spiegato dettagliatamente quali sono i motivi per cui non è possibile parlare di esuberi nella sede pisana della Continental.

Il documento sarà affisso domattina anche nella bacheca sindacale di Fauglia.


mercoledì 21 gennaio 2015

Sulla riunione RSU del 20 gennaio 2015 - CINI, GARZELLA

Riceviamo e pubblichiamo:

 
Sulle questioni discusse durante la RSU del 20 gennaio abbiamo espresso posizioni diverse rispetto al resto della delegazione:

1)  Bozza accordo di solidarietà
Per noi la questione non è quella di chiarire alcuni punti con l’azienda (anticipo indennità ed elevata riduzione oraria per 50 lavoratori) per giungere ad un accordo condiviso sui contratti di solidarietà. Per noi la questione è che non sussistono ad oggi le condizioni per ricorrere ai contratti di solidarietà perché non ci sono elementi che dimostrino l’esistenza degli esuberi. Sulla bozza di accordo presentata dall’azienda sono dichiarati 253 esuberi ma tale numero non è giustificato ed è in contraddizione coi dati forniti a dicembre dal direttore. Svilupperemo i dettagli in un documento dedicato che divulgheremo in azienda.

2)  Assemblee retribuite
Secondo noi le assemblee non devono essere rimandate perché l’azienda ha dichiarato di già 253 esuberi. La RSU non ha alcun mandato per cercare un accordo condiviso con l’azienda sui contratti di solidarietà finché non chiarisce coi lavoratori se questi 253 esuberi esistono veramente o no. La nostra posizione quindi è che esistono ora più che mai i presupposti per discutere coi lavoratori in assemblea.

3)  Straordinari su FR XL2 e riorganizzazione turni L2 XL2
Non sono note ad oggi le motivazioni per cui si renda necessario lo straordinario per i lavoratori del FR. La Rsu ad oggi non si è presa carico né di approfondire la questione del FR, né tantomeno di approfondire e valutare la situazione derivante dalla riorganizzazione che l'azienda ha operato sulla L2 dell'XL2. Su entrambe le questioni continuiamo a insistere che sia urgente e doveroso che la Rsu chieda conto all'Azienda.
Pensiamo che scaricare sui lavoratori tutta la responsabilità di quanto sta avvenendo in quei reparti serva solo a mascherare la volontà di una Rsu che decide di lasciar correre non prendendo posizione e di fatto accetta gli aumenti di carico di lavoro decisi dall’azienda.

21 gennaio 2014
G. Garzella RSU
S. Cini RSU

lunedì 19 gennaio 2015

Linea 2 - XL2: accettazione passiva della riduzione di personale

Da oggi si parte coi nuovi turni con riduzione di personale su linea 2 dell'XL2 ma non ci risulta ancora che i coordinatori della RSU abbiano chiesto la riunione urgente all'azienda.
Siamo di fronte ancora una volta all'assoluto immobilismo di questa delegazione sindacale che evidentemente accetta passivamente le decisioni dell'azienda e non costruisce alcuna azione per impedire l'ennesimo ridimensionamento dei turni.
Siamo a constatare ancora una volta l'assoluta "non-curanza" di questa delegazione sindacale rispetto alle questioni dei lavoratori.

domenica 18 gennaio 2015

La Cgil davanti alla sua crisi

camusso-landini2

di Sergio Bellavita

Il 9 e 10 gennaio l’esecutivo nazionale Cgil si è riunito in una due giorni potenzialmente ambiziosa. Il tema era il rapporto tra il PD, la Cgil e il contesto sociale e politico che le scelte di Renzi hanno definito. Susanna Camusso ha introdotto la discussione sottolineando il carattere strutturale della rottura con il PD, oltre lo stesso Renzi, la scomparsa cioè di un partito di riferimento per la Cgil e quindi il delinearsi, insieme alle implicazioni pesanti del Jobs Act, di una situazione del tutto inedita.

Ha lamentato il fatto che non tutti i quadri dell’organizzazione hanno compreso la necessità di elaborare il lutto di questa rottura. Ha criticato il dualismo esistente nell’organizzazione tra la rottura profonda di vertice Cgil PD e i buoni rapporti che a livello locale continuano determinando un dualismo non più sostenibile.  Si è quindi interrogata su quale possa essere il rapporto tra la politica e il sindacato anche e soprattutto alla luce delle aspettative di massa che la Cgil ha raccolto intorno a se con la manifestazione del 25 ottobre. No ad una Cgil area di minoranza del PD, no a costruire nuovo partito. La Cgil non può divenire il sindacato della nostalgia, minoritario e che raccoglie la fiaccola della resistenza ma deve assumere un ruolo da protagonista nella sfida posta. Proprio perché vogliono collocare il sindacato confederale tra le cose inutili. Innovare quindi perché indietro non si torna, è sinteticamente la riflessione di Camusso. Da qui ha introdotto il tema del rapporto tra le aspettative che le piazze delle mobilitazioni hanno posto e le risposte possibili. Ha chiuso a nuovi scioperi generali a breve, il direttivo Cgil è infatti convocato per il 18 febbraio dopo un passaggio con la Uil e il tentativo di ricucire con la Cisl, affermando che  la partita non si giocherebbe nelle piazze ma nella contrattazione, nel radicamento nei luoghi di lavoro e infine non si scapperebbe dalla indispensabile unità sindacale. Si è interrogata quindi su quale profilo si debba assumere in quanto nessuno, nemmeno la Cgil, sarebbe immune dai condizionamenti dei processi in corso. Rappresentanza e contrattazione devono divenire il luogo entro cui, secondo Camusso, si ricostruisce radicamento sindacale. Non si deve cadere nella pratica dell’art.8 di Sacconi, bisogna decidere se stare o meno dentro le commissioni di conciliazione del nuovo sistema. Infine secondo Susanna Camusso non si deve cedere al leaderismo in questa fase, cosa che riguarda tutti i corpi di rappresentanza, mentre bisognerebbe che i dirigenti Cgil facessero un passo indietro cedendo un po’ di potere verso il basso, a quadri e iscritti, riconoscendo cosi il valore delle persone e dei processi decisionali collettivi.  La discussione che si è aperta ha rappresentato bene il disorientamento e la crisi della Cgil. Tra chi vorrebbe ricostruire il rapporto con il PD o non lo ha mai interrotto a chi pensa che il sindacato debba costruire un nuovo soggetto o almeno essere parte di esso. Sul terreno della contrattazione insediamento e rapporto con il nuovo contesto sono emerse le due spinte di fondo che esistono dentro l’organizzazione, una in sostanza dice che nel nuovo contesto bisogna starci adattando il modello e le pratiche contrattuali e l’altra che chiede un riposizionamento strategico con la riscrittura del programma fondamentale della Cgil. Una dice che nella stagione della deflazione bisogna accettare la chiusura delle politiche salariali e lavorare a quella di filiera, di sito. L’altra dice che bisogna riunificare i contratti per rafforzare la nostra capacità contrattuale perché la contrattazione nazionale è finita per come originariamente è nata. Landini ha chiesto di coinvolgere gli iscritti, anche con consultazioni ad hoc per decidere insieme a loro come proseguire la battaglia contro le politiche del governo Renzi e sulle scelte organizzative Cgil. Rinaldini ha lamentato l’eccessivo ritardo di un direttivo nazionale al 18 febbraio ed ha chiesto alla Camusso di anticiparlo.

Susanna Camusso nelle sue conclusioni ha risposto che la discussione è solo avviata e che proseguirà nella due giorni sulla conferenza di organizzazione. Il mio giudizio è che l’unica cosa vera che alla fine di questa due giorni si può dire sia stata definita è la rottura con il PD. Cosa che di per se non produce nulla ovviamente e che se non vedrà una ridefinizione della linea e delle pratiche rischia di vanificarsi in un processo inesorabile di  sussunzione dentro il PD di tutta la Cgil.  Per il resto la montagna di una discussione importante ha partorito il topolino. Si conferma la centralità dell’unità con Cisl e Uil, e del sistema definito dal Testo Unico del 10 gennaio. Cioè esattamente la continuità deleteria e devastante con le pratiche di questi anni. Il No ad anticipare il direttivo nazionale Cgil sta a certificare la fine della parabola di mobilitazione di questi mesi contro il Jobs Act.

La Cgil appare davvero in gravissima difficoltà ad immaginare una via d’uscita da questa sua drammatica crisi di risultati concreti. O meglio, quella parte che la drammaticità non la coglie perché si considera già parte del nuovo modello sociale questa crisi non la percepisce, mentre Landini – che sa bene quali devastanti implicazioni conoscerà l’iniziativa sindacale senza lo statuto dei diritti dei lavoratori – non riesce a dire l’unica cosa che oggi la Cgil deve fare se davvero volesse ricostruire un argine all’aggressione che governo e padronato perseguono contro il mondo del lavoro: rompere con il  modello del 10 gennaio, disdettare formalmente l’accordo che accetta la totale derogabilità dei contratti e della legge. 

Senza quella rottura ogni discussione su come ricostruisci una contrattazione che risponda ai bisogni dei lavoratori è finta. Il Jobs Act e l’accordo del 10 gennaio sono complementari. Il regime della totale ricattabilità del lavoro funziona solo se si regge su un modello che alimenta e autorizza la contrattazione di ricatto ed espelle il sindacalismo conflittuale e viceversa. Il 10 gennaio, bisognerà riconoscerlo prima o poi , ha rappresentato l’estensione a tutti i lavoratori del modello Marchionne. Il sindacato ai tempi di Renzi, ma non è solo un processo italiano, è destinato a scomparire nella sua funzione originaria. L’unico spazio che gli viene concesso è quello aziendale per la contrattazione di scambio, aziendalista. Quella parte della Cgil che vuole davvero contrastare questa deriva deve ora rompere ogni ambiguità, ogni attendismo. Lo diciamo a Landini che legittimamente ambisce a divenire segretario della Cgil.  Bisogna imporre con urgenza alla Cgil scelte nette, inequivoche, rimettendo in campo la forza della Fiom: altrimenti la fine di questa discussione senza scelte è già segnata. La Cgil ha più volte dimostrato di non aver alcuna capacità di autoriforma. 

Senza una rottura con la destra interna, quella che per capirci  reclama la normalizzazione totale, non può esserci alcuna svolta. Non ci può essere alcun riposizionamento strategico che tenga insieme chi fa i contratti svendendo diritti e salario e chi pensa di aumentarli. Non abbiamo molto tempo per impedire che sia la linea della normalizzazione ad imporsi in maniera strisciante. Dobbiamo muoverci subito altrimenti sarà la Cgil a conquistare Landini e non viceversa.

14 Gennaio 2015

CREMASCHI: La resa del Sindacato prepara il Medio Evo

Intervista a Giorgio Cremaschi e Eliana Como a margine della presentazione del libro a Roma
guarda il video dell'intervista su: 

Il 15 gennaio a Roma, presso la Casa della Pace in via di Monte Testaccio 22 dalle ore 17.00, il movimento politico Ross@ organizza la presentazione del libro di Giorgio Cremaschi “Lavoratori come farfalle. La resa del più forte sindacato d’Europa”, recentemente pubblicato per i tipi di Jaca Book.
Nel libro Cremaschi analizza il terribile peggioramento della condizione dei lavoratori italiani, avvenuta negli ultimi decenni, in relazione alla globalizzazione economica e al trionfo dell’ideologia liberista, alla storia della Cgil ed alla sua scelta di accettare i vincoli imposti dall’Europa e fatti propri dai governi italiani, interrogandosi sulla prospettiva di una ripresa del conflitto che non potrà che avvenire in forme nuove.

venerdì 16 gennaio 2015

La Piaggio intima il Jobs act: la lettera dell'azienda ai lavoratori

Il testo della lettera che pubblichiamo avendo cancellato le generalità:  

“Caro lavoratore”, 
Dalle verifiche effettuate, a fronte di un tasso di assenteismo complessivo rilevato nel sito di Pontedera significativamente più elevato rispetto a quello riscontrabile presso gli altri siti produttivi del Gruppo Piaggio in Italia e, in generale, tra le aziende del settore, e’ emersa un sua presenza al lavoro del tutto discontinua, caratterizzata da ripetute assenze di breve periodo, imputate a titoli diversi, potenzialmente tali da determinare un oggettivo impedimento alla possibilità di un utile impiego della sua prestazione lavorativa. Più specificatamente, nel corso del periodo analizzato (dal xx/xx/xxxx al xx/xx/xxxx) Ella e’ stata assente dal lavoro per un totale di xx giorni lavorativi, maturati in xx episodi di assenza per causali diverse, con una media dunque di x,x giorni a episodio. Il difficile contesto economico che caratterizza i mercati in cui opera la nostra azienda impone l’adozione di adeguate misure di correzione degli abusi di istituti (di per se’ legittimi), ove si trasformino in periodi di assenza abnormi: la discontinuità della sua prestazione lavorativa, come sopra dettagliata, rappresenta un elemento di vanificazione dell’impegno posto in essere dalla collettività dei nostri dipendenti per superare le difficoltà dell’attuale momento. Alla luce di ciò, desideriamo pertanto raccomandarle per il futuro un attivo impegno per assicurare una maggiore assiduità della prestazione lavorativa. Le segnaliamo altresì che, laddove non constatassimo cambiamenti, fermo il diritto della nostra società di verificare l’effettiva giustificazione di ciascuna sua assenza, ci vedremo costretti a trarre tutte le conseguenze derivanti dalla mancanza di utilità e/o interesse per una prestazione caratterizzata da modalità siffatte. 
Distinti saluti Piaggio & C. s.p.a 

Il regime della ricattabilità totale del lavoro, che si sta affermando sulle macerie del modello sociale costruito nella lunga stagione di lotte del movimento operaio e dei movimenti, comincia a mostrare tutta la brutalità del suo volto. Con una lettera dall’esplicito carattere intimidatorio, inquisitorio, autoritario la direzione aziendale della Piaggio di Pontedera ha “avvisato” diversi lavoratori del rischio che corrono se perseguono a mantenere un livello di assenteismo considerato incompatibile, nella sfida globale del mercato, al punto da rendere impossibile utilizzare proficuamente quei lavoratori, accusati tra le altre cose di vanificare gli sforzi dei colleghi… La conclusione a cui giunge la direzione è netta: o si riduce il numero delle malattie o si prenderanno “tutte”, scritto in grassetto e sottolineato, le misure necessarie rispetto ad un rapporto di lavoro di più nessuna utilità. È un preavviso di licenziamento a tutti gli effetti. Eppure non solo non c’è assolutamente quell’abnorme ricorso alla malattia che Piaggio denuncia (dalla lettera che pubblichiamo abbiamo tolto ogni possibile riferimento utile a individuare il destinatario per ragioni facili da comprendere) ma lo stesso diritto alla malattia è stato progressivamente leso dai peggioramenti contrattuali e dalle sempre più rigide normative. Qual è allora la ragione che spinge un’azienda annoverata tra quelle illuminate a minacciare di licenziamento lavoratori che non hanno infranto alcuna regola come la stessa direzione è costretta ad ammettere nella lettera? È il risultato concreto della demolizione sostanziale dello Statuto dei diritti dei lavoratori ultimata con il Jobs Act. Esce la legge 300 dai luoghi di lavoro ed entra la barbarie del dominio padronale. Tutto deve essere subordinato ai voleri del mercato e dell’impresa. I diritti, che pure restano, saranno sempre più difficilmente praticabili perché quando cancelli le tutele dal licenziamento, quando entri nel vero regime della ricattabilita’ l’unica legge è quella del padrone. Renzi e Marino attaccano i vigili urbani di Roma, falsificando i termini della vicenda, allo scopo di estendere il regime della licenziabilità a tutto il pubblico impiego e Piaggio li segue subito senza neanche attendere l’effettiva entrata in vigore dei decreti attuativi del Jobs Act, a dimostrazione del clima che la costante aggressione ai diritti dei lavoratori sta alimentando. Quello che accade alla Piaggio è di una gravità inaudita ed è solo la punta dell’iceberg sotto al quale prolifera ulteriore barbarie. Bisogna mobilitarsi subito, denunciare la Piaggio per intimidazione, pretendere che la direzione ritiri quelle lettere. Questo modello non può e non deve passare. 

Sergio Bellavita 

giovedì 15 gennaio 2015

Cambio Turni XL2

Esprimendo la nostra contrarietà riguardo alla decisione aziendale di modificare i turni del reparto XL2 con riduzione del personale per tutti i turni di linea 2, comunichiamo che il coordinatore RSU di S. Piero ha preso l'impegno di richiedere un incontro urgente all'azienda per avere chiarimenti in merito.

Nessun esubero....Nessuna solidarietà!!

Ci risulta che sui CDS previsti per quest'anno tutto sia in sospeso perchè l'Azienda non ha ancora consegnato alla RSU la bozza del nuovo accordo.
La suddetta bozza dovrà essere prima discussa in RSU e in seguito portata all'attenzione dei lavoratori nelle assemblee.

Invitiamo la RSU a valutare approfonditamente la situazione prima di dare il suo consenso all'accordo.
Non ci sono ad oggi le condizioni per "permettere" l'utilizzo dei CDS e non risultano esuberi per quest'anno.

sabato 10 gennaio 2015

Straordinari al FR dell'XL2?

Siamo venuti a conoscenza del fatto che l'azienda abbia chiesto la disponibilità al lavoro straordinario durante il fine settimana nel reparto FR dell'XL2.

Di fronte a tale richiesta non possiamo fare a meno di porci le seguenti domande:

- come mai i lavoratori sono stati lasciati a casa il 2 e il 5 gennaio, anticipando le ferie del 2015,  visto che al rientro c'era tanto da fare?

- qual'è il motivo di tale richiesta? Aumento di volumi o recupero?

Ci risulta anche che i lavoratori, negando la disponibilità allo straordinario, abbiano suggerito al proprio responsabile di ricorrere alla turnazione successiva ma pare che la risposta sia stata negativa e con la motivazione: "non abbiamo personale".
Una risposta del genere ci sembra per lo meno assurda visto che l'azienda ha appena dichiarato un esubero di 49 persone e, per quanto ci risulta, sta chiedendo di attivare i contratti di solidarietà anche per il 2015.

Di fronte a questo scenario crediamo sia obbligatorio che la delegazione sindacale pretenda chiarimenti dall'azienda.

giovedì 8 gennaio 2015

Quanto abbiamo raccolto per le aziende in difficoltà?

Il 10 dicembre scorso è stata chiusa in Contienetal la raccolta dei fondi per le aziende in difficoltà.
Essendo trascorso quasi un mese da quella data, per una semplice questione di trasparenza e di correttezza nei confronti dei lavoratori che hanno contribuito, chiediamo alla RSU di rendere pubblico al più presto, tramite le bacheche sindacali, l'ammontare dei fondi raccolti e la data dei versamenti fatti per ciascuna azienda.


martedì 6 gennaio 2015

G.Cremaschi – Sul Jobs act


Era lecito domandarsi a che servisse togliere la tutela dell’articolo 18 a tutti i nuovi assunti, quando non si creano nuovi posti di lavoro e la disoccupazione aumenta.

Il decreto natalizio del governo Renzi supera questa contraddizione. Senza  che se ne fosse minimamente accennato nella discussione parlamentare sulla legge delega, il testo sfrutta al massimo l’incostituzionale mandato in bianco imposto col voto di fiducia e estende la franchigia anche al mancato rispetto delle regole sui licenziamenti collettivi. La legge 223 infatti, recependo principi e regole in vigore in tutti i paesi industriali più avanzati e sostenute con forza da tutte le organizzazioni internazionali, Onu in testa, da oltre venti anni disciplina i licenziamenti collettivi per crisi, stabilendo criteri e regole nel loro esercizio. Ad esempio essa applica un concetto principe del diritto del lavoro degli USA, la “seniority list ” . Se proprio si deve licenziare si parte dagli ultimi arrivati , dai più giovani, da coloro che non hanno carichi familiari e si risale verso le madri e gli anziani capi di famiglia. In vetta a quella lista, nelle aziende Usa sindacalizzate, stanno addirittura  i rappresentanti dei lavoratori. In Italia non siamo così rigidi, ma il senso della regola è lo stesso. La 223 stabilisce che solo con un accordo sindacale controfirmato da una pubblica autorità si possa derogare ai criteri dell’anzianità e dei carichi familiari. Così son state definite con le aziende, da ultimo con Meridiana, le uscite dei più anziani, in grado di raggiungere la pensione con la indennità di mobilità. 

Se un’azienda prima del decreto Renzi avesse voluto fare licenziamenti indiscriminati di massa , avrebbe subìto un doppio danno. Avrebbe dovuto pagare consistenti penali e avrebbe rischiato la reintegra da parte di un giudice di tutti i dipendenti licenziati senza il rispetto di regole e procedure. Questo vincolo ha frenato i licenziamenti di massa, anche in una crisi senza precedenti come quella attuale. Ora viene tolto e le aziende potranno liberamente sbarazzarsi, per crisi e ragioni economiche, di lavoratrici e lavoratori che hanno l’articolo 18 e sostituirli con dipendenti precari a vita, pagati molto meno e per la cui assunzione riceveranno anche un consistente finanziamento pubblico.

La portata reazionaria di questo decreto mostra tutta la malafede di un governo che sa perfettamente che la liberalizzazione dei licenziamenti non ha mai prodotto, né mai produrrà un solo posto di lavoro aggiuntivo a quelli esistenti. Nessuno assume in più se non ha lavoro in più da far fare. Ma se viene offerta la possibilità di realizzare, a condizioni più che favorevoli, quello che le imprese chiamano il ricambio organico del personale, perché rifiutarla? Questo è lo scopo vero del  Jobact : un gigantesco scambio di manodopera tra chi ha più e chi ha meno diritti e salario. Come più di cento anni fa, quando i braccianti venivano cacciati dalla terra che avevano coltivato, perché agrari e baroni reclutavano gente più povera disposta a subire condizioni peggiori. Non solo il Jobact non fa nulla contro la disoccupazione, ma anzi proprio per funzionare ha bisogno di una massa ricattabile di senza lavoro, senza i quali le sue norme resterebbero lettera morta. Alla fine l’ occupazione complessiva sarà ancora minore, come già sapientemente prevede la Confindustria, ma quella rimasta somiglierà molto di più a quella che lavora oggi in Cina rispetto a quella che aveva conquistato diritti e dignità in Italia. Le imprese rimaste festeggeranno per i maggiori profitti, mentre il lavoro sarà sottoposto alla schiavitù di un Medio Evo tecnologico.

A questo punto non serve aggiungere altre parole. Ogni atto del governo Renzi rappresenta una coerente azione di restaurazione sociale. Non si colpisce solo il lavoro, ma la scuola, la sanità. i servizi pubblici, mentre si rafforzano le spese militari. Quando si interviene, come all’Ilva, lo si fa per permettere alle multinazionali cui verrà ceduta di risparmiare i costi del risanamento e degli investimenti. Tutte le riforme politiche proposte stravolgono principi e libertà costituzionali.

Ma a questo punto continuare a rimproverare a Renzi e a Giorgio Napolitano, che ne è il primo sostegno, di fare quello che dichiarano di voler fare non serve a niente. Il governo Renzi è la personalizzazione della distruzione della Costituzione Repubblicana, è nato e opera per questo. Rappresenta una classe dirigente italiana che ha deciso che il sistema sociale e democratico del dopoguerra non possa più essere mantenuto, di fronte ai vincoli della Troika e della finanza globale. O si contestano quei vincoli, euro compreso, o si insegue il modello del capitalismo selvaggio senza vincoli. Renzi e Napolitano hanno scelto di essere fino in fondo fedeli esecutori di quei vincoli, per questo oggi son avversari di tutto ciò che nella storia italiana ha significato progresso sociale e democratico. Renzi e Napolitano hanno scelto e chi si oppone a questa loro scelta deve essere altrettanto intransigente e rigoroso. Altrimenti la coerenza reazionaria del governo sarà la sola devastante forza in campo .


Giorgio Cremaschi

venerdì 2 gennaio 2015

Cosa ci aspetta in azienda per il nuovo anno?

Ed ora, finiti i festeggiamenti, proviamo a concentrarci di nuovo sulla realtà e su quello che ci aspetta in azienda per il nuovo anno.

Nonostante i volumi previsti per il 2015 siano più alti di quelli del 2013, la nostra RSU ha permesso all'azienda di dichiarare per il nuovo anno circa 50 esuberi e sta per concedere un altro anno di contratti di solidarietà.

Ma dove sono questi esuberi? Che verifica è stata fatta in merito? Se queste sono le premesse possiamo aspettarci ulteriori aumenti dei carichi di lavoro e una gestione dei contratti a senso unico e discriminatoria come la precedente.

Prima della firma dei nuovi contratti di solidarietà sarà fatto un giro di assemblee "pro-forma". E' necessario pretendere chiarezza dai nostri delegati e soprattutto impedire che la nostra vita lavorativa sia gestita con tale superficialità e completa accettazione delle condizioni dell'azienda.

Buon anno a tutti!