domenica 31 maggio 2015

Assemblee: LE REGOLE

Accordo unitario di regolamentazione sulla costituzione e il funzionamento delle rappresentanze sindacali unitarie e la democrazia nei luoghi di lavoro

Art. 13 - Consultazione dei lavoratori

La consultazione dei lavoratori, iscritti e non iscritti, tramite le assemblee costituisce lo strumento essenziale di partecipazione alla formazione delle decisioni. Tali consultazioni debbono perciò svolgersi con modalità che consentono la più ampia possibilità di espressione e di confronto democratico delle opinioni dei lavoratori.

Art. 14 - Assemblee

Le assemblee sono di norma convocate dalla Rsu o dalle organizzazioni sindacali che ne hanno titolo, secondo le disposizioni di legge, contratto nazionale, di gruppo o aziendale.

Le assemblee devono essere preannunciate ai lavoratori di norma almeno 48 ore prima dell'effettuazione, indicando con precisione l'ordine del giorno.

In apertura, l'assemblea elegge la Presidenza che ha il compito di garantire il corretto svolgimento e l'osservanza delle regole del presente regolamento.

La Presidenza stabilisce la durata degli interventi garantendo che al dibattito venga riservata la metà del tempo disponibile.

http://archivio.fiom.cgil.it/rsu/normativa/acc_regolamentazione.pdf

venerdì 29 maggio 2015

Sui carichi di lavoro


Riceviamo e pubblichiamo:




Da: RSU
a: RSU
Cc: Silvia Cini, Giada Garzella
Data: 29 maggio 2015 12:59

Oggetto: Sui carichi di lavoro



Per conoscenza ai lavoratori,


- Esiste un problema di carichi di lavoro e di organico ridotto sul reparto Piezo?

- Esiste un problema di carichi di lavoro e di organici ridotti anche su altri reparti?

Partendo dal fatto che, se questi problemi esistono, una delegazione sindacale
seria non può non farsene carico, chiediamo al resto dei delegati :

- Quale percorso e quali azioni si intendono portare avanti nell'arco delle
prossime settimane?

In attesa di una vostra risposta.
Saluti.

G.Garzella RSU
S.Cini RSU

mercoledì 27 maggio 2015

Ancora assemblee di pesanti contestazioni alla RSU nella sede di S. Piero

I lavoratori hanno fortemente contestato la maggioranza della RSU durante le assemblee della sede di S. Piero in particolare per la questione degli aumenti dei carichi di lavoro nei reparti.
La maggioranza della RSU ha tentato invano di svilire e sminuire lo sciopero indetto lunedì scorso sul reparto Piezo dalle delegate Cini e Garzella riportando una posizione di difesa nei confronti dell'azienda secondo la quale l'azienda non avrebbe "pronunciato un no secco" all'aumento di organico sul reparto e avrebbe mostrato un'apertura per un ulteriore incontro di cui però non risulta alcuna traccia.

La differenza di atteggiamento di alcuni membri della RSU nei confronti dei lavoratori è stata netta: le delegate Cini e Garzella sono rimaste sul merito degli argomenti mentre il resto della RSU ha portato la discussione sulla polemica, sugli attacchi diretti nei confronti dei lavoratori e delle delegate, senza rispetto per la diversità di posizioni e per le critiche mosse dai lavoratori, alzando il livello dello scontro. Il nervosismo mostrato dalla maggioranza della RSU denota una chiara difficoltà di fronte alle questioni di merito.

Riportiamo il discorso della delegata Giada Garzella e di seguito il documento di chiara posizione di difesa del resto della RSU che è stato distribuito in assemblea.

Intervento Giada Garzella

Non ci interessa la polemica ma la sostanza delle cose. La discussione deve andare avanti sui problemi dei lavoratori.
Questa è la sede nella quale bisogna discutere dei problemi concreti sia degli iscritti alla FIOM che dei non iscritti. La questione non è cosa stanno facendo la Cini e la Garzella ma COSA STIAMO FACENDO tutti noi COME RSU. E la risposta dal punto di vista sindacale è niente:

- Abbiamo impedito all'azienda di aumentare i carichi di lavoro nei reparti? NO, i carichi sono aumentati in tutti i reparti rispetto al passato, XL2, Piezo, Deka..

- Abbiamo contrastato la pretesa di massima flessibilità da parte dell'azienda? NO, di fatto il preavviso sul cambio turno è scomparso, abbiamo dichiarato una finta solidarietà a fronte di una finta crisi e il mercato dell'auto in Europa in forte aumento da quasi 2 anni. Abbiamo dichiarato 253 esuberi nonostante si sapesse che i volumi erano in forte aumento rispetto al passato.

- Abbiamo denunciato un organico insufficiente per i volumi previsti per il 2015? NO

- Abbiamo rivendicato l'assunzione dei lavoratori interinali? NO perchè abbiamo dichiarato una falsa crisi.

- Abbiamo rinnovato l'accordo sul premio? NO, anzi a maggio prenderemo di premio risultato meno di quanto l'azienda elargirà di sua iniziativa col Conti Bonus! 

Questo è quello che contestiamo dell'operato della RSU. Contestiamo il metodo di una RSU che di fatto riceve le informazioni dall'azienda e si limita a riportarle ai lavoratori. Contestiamo una pratica sindacale che non ha autonomia e si fa dettare l'agenda dall'azienda.

Ad esempio non è corretto che la RSU auto-referenziandosi decida per conto suo di non presentare la piattaforma rivendicativa sul premio, non va bene che decida di rinunciare a rivendicare condizioni migliori per i lavoratori senza parlarne coi lavoratori.
Questo metodo non va bene perchè sta portando peggioramenti per i lavoratori quindi va abbandonato.
Su quale sia il metodo migliore per i prossimi anni possiamo parlarne e confrontarci ma questo SICURAMENTE non va bene.
E' arrivato il momento di rivendicare quelli che sono i nostri bisogni e se l'azienda s'incazza vuol dire che abbiamo trovato la strada giusta.

Infine sul Comitato degli Iscritti. Si tratta di un organismo interno alla FIOM e come tale deve rispondere e rispettare lo Statuto FIOM che l'ha previsto. Le regole vanno rispettate. Qui invece mi sembra si stia facendo confusione. La discussione su questo argomento va portata nell'Assemblea degli Iscritti che è l'unica sede di confronto prevista dallo statuto, non nell'assemblea di tutti i lavoratori o su whatsup!
Sulla questione del regolamento stiamo andando avanti così come abbiamo detto nella lettera agli iscritti.

Documento diffuso a firma RSU:





 


lunedì 25 maggio 2015

SCIOPERO AL REPARTO PIEZO

Nel reparto Piezo, come d'altronde anche negli altri reparti, l'organico è stato ridotto e di conseguenza i carichi di lavoro aumentati.
Nell'ultima riunione l'azienda ha confermato l'intenzione e la volontà di mantenere su questo reparto un organico ristretto.

Per contrastare la decisione aziendale che da anni a questa parte va nella direzione di imporre carichi di lavoro sempre più elevati, oggi le delegate Cini e Garzella hanno indetto un'ora di sciopero a fine turno per tutti gli addetti al reparto.

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domenica 24 maggio 2015

"Straordinario? Neanche un minuto in più"

Rsu Fiom sul piede di guerra contro la Piaggio: "Usano soldi pubblici e ci fanno fare ore in più. Se alle istituzioni va bene, a noi no"
PONTEDERA — “Usano i soldi pubblici, fanno fare straordinari, accumulano produzione e poi parcheggiano gli operai a casa con l’Inps, a spese di tutti i lavoratori e con il 15 per cento messo dalla Regione Toscana. Se le istituzioni avvallano questa gestione da parte della Piaggio, i lavoratori no!”...
continua a leggere su:

venerdì 22 maggio 2015

La Piaggio usa la crisi a spese dei lavoratori e dei cittadini

La Piaggio ha annunciato da tempo uno stato di crisi e utilizza il contratto di solidarietà e i permessi dei lavoratori per fermate produttive di intere settimane, in contemporanea spinge i lavoratori a svolgere lavoro straordinario in vari reparti. Lo scorso sabato circa 200 persone erano in straordinario, nell’officina PM01 addirittura di sabato pomeriggio e domenica notte.
I ritmi di lavoro, soprattutto sulle catene di montaggio sono in costante aumento e di conseguenza aumentano i problemi di salute per chi ci lavora, con ormai moltissimi operai a cui è stata riconosciuta dal medico una ridotta capacità lavorativa. Prima accumulano produzione e poi “parcheggiano” gli operai a casa con l’INPS, a spese di tutti i lavoratori e con il 15% messo dalla Regione Toscana. Se le istituzioni avvallano questa gestione da parte della Piaggio, i lavoratori no!
Ed è per questo che la RSU FIOM ha dichiarato lo sciopero di un’ ora e dello straordinario. Perché in questa situazione venire a straordinario è il miglior incentivo per quest’azienda a continuare a tenerci in una situazione di bisogno e di ricatto, perché un’azienda non può usare soldi dei lavoratori e dei cittadini e contemporaneamente fare lavoro straordinario.


http://manifestino.blogspot.it/2015/05/la-piaggio-usa-la-crisi-spese-dei.html

giovedì 21 maggio 2015

Facchini: quando è il sindacato a caricare…


Lo scorso martedì ai cancelli della Sda di Roma c’è stata una vera e propria aggressione squadrista  al picchetto dei facchini organizzati dal Si Cobas. Lavoratori di aziende in appalto, che scioperavano in solidarietà con i loro colleghi di Bologna in lotta anch’essi contro i licenziamenti, sono stati aggrediti da altri lavoratori che con caschi in testa e armati di spranghe si sono gettati contro il picchetto con l’obbiettivo di rompere il blocco delle merci e entrare al lavoro. Non sarebbe stata la prima volta che lavoratori devono difendersi da squadracce e polizia. È tuttavia la prima volta che a dar manforte alle cariche ci sia un altro sindacato. I vertici dei sindacati di categoria trasporti di Cgil Cisl Uil Roma con una nota diramata oggi 21 maggio  non solo giustificano l’aggressione fascista dettata da quella che hanno definito “un’esasperante situazione” ma dichiarano candidamente che loro iscritti hanno partecipato all’aggressione. Un fatto di una gravità inaudita che non può essere in alcun modo tollerato o peggio taciuto. Ci sono due ordini di problemi. Il primo riguarda gli iscritti che hanno partecipato all’azione. Chi aggredisce lavoratori in lotta è un fascista e va estromesso dal sindacato. L’altra questione riguarda i vertici sindacali. Per la Cgil giustificare  e difendere la violenza contro altri lavoratori in lotta è un reato contro i valori costituenti di un sindacato che ha nel suo statuto il vincolo alla solidarietà, che ha o dovrebbe avere  come obbiettivo generale l’interesse di classe. Un dirigente sindacale che legittima la lotta tra lavoratori parteggia in fondo sempre per i padroni e i loro lacchè. Un episodio questo che testimonia l’imbarbarimento in cui è precipitato il sindacalismo complice che ha accettato l’interesse particolare, corporativo e aziendalista contro l’interesse generale dei lavoratori. Per queste ragioni abbiamo chiesto alla presidenza del direttivo nazionale Cgil di esprimersi con urgenza. Esprimiamo solidarietà e vicinanza ai lavoratori malmenati, alle loro lotte, al loro sindacato Si Cobas. Noi siamo un’altra cosa.
Sergio Bellavita portavoce area Opposizione Cgil
Squadrismo sindacale: lettera alla presidenza del direttivo nazionale Cgil
All’ ufficio di presidenza del direttivo nazionale cgil
Portiamo alla vostra conoscenza i contenuti di una nota a firma Fit-Uilt-Filt di Roma in merito all’aggressione squadrista ai danni di lavoratori in sciopero contro Sda roma. In tale nota le segreterie rivendicano nella sostanza l’aggressione agli scioperanti dichiarando in esplicito la diretta partecipazione all’azione di loro iscritti armati di mazze, bastoni e caschi di protezione. La Filt Cgil di Rm si pone così in totale rottura ed estraneità con i valori etici e politici di appartenenza alla nostra organizzazione. Chiediamo pertanto che al prossimo direttivo nazionale si assuma una posizione di netta condanna.
Sergio Bellavita
Portavoce nazionale opposizione Cgil

mercoledì 20 maggio 2015

SULLA RIUNIONE DEL 19 MAGGIO

Riceviamo e pubblichiamo:

Durante la riunione che ha avuto luogo ieri con l’azienda sulla questione degli interinali abbiamo espresso nuovamente la nostra posizione:
  1. Tutti i lavoratori che hanno già prestato la propria opera in azienda devono essere richiamati e per noi è inaccettabile che attualmente su 44 lavoratori entrati solo 19 siano quelli che hanno già lavorato in Continental. La questione dei commenti su fb è secondo noi solo un pretesto per avere mano libera su chi scegliere.
  2. Il picco produttivo è inesistente, gli aumenti dei volumi sono quelli già previsti, in diversi reparti esiste un problema di organico insufficiente e lo stato di crisi non ha motivo di esistere. Per queste ragioni ad oggi esistono le condizioni per poter stabilizzare un numero significativo di lavoratori che hanno già lavorato in Continental.
La RSU ha tenuto a precisare che questa non è assolutamente la posizione degli altri delegati.  


20 Maggio 2015

Giada Garzella RSU
Silvia Cini RSU

martedì 19 maggio 2015

Come si difendono gli interessi dei lavoratori oggi in Piaggio

Sulla situazione produttiva alla Piaggio vengono fatte circolare informazioni parziali, strumentali per scoraggiare l’iniziativa sindacale. L’interesse dei lavoratori è di mettere in chiaro come stanno realmente le cose.

In cosa consiste la crisi della Piaggio?
Il fatturato totale è stato di circa 1200 milioni di euro nel 2014, ed è diminuito di 500 milioni dall’inizio della crisi nel 2008. La diminuzione è interamente dovuta al crollo del mercato in Europa e soprattutto in Italia, specialmente degli scooter. Solo in Italia, gli scooter venduti da tutte le marche sono stati 126.000 nel 2014, contro i 405.000 del 2007, e i ricavi Piaggio dalle vendite in Italia sono diminuiti, nello stesso periodo, di 415 milioni, corrispondenti quasi all’intero calo del fatturato.
Il parco circolante delle due ruote in Italia è di 8 milioni ed è costante da quindici anni. Questo dice che l’uso delle due ruote non è in discussione, e perciò prima o poi i mezzi dovranno essere rinnovati. D’altra parte, un simile calo delle immatricolazioni è avvenuto diverse volte in passato ed è sempre stato solo temporaneo. In più, il calo dell’euro sta rendendo più competitivi, rispetto ai concorrenti giapponesi, i prodotti Piaggio sul mercato europeo.

E’ vero che solo la produzione e le vendite in Estremo Oriente permettono alla Piaggio di mantenere la produzione in Italia?
NO: Nel 2014 le vendite in Europa e Nord Africa sono state di 700 milioni, contro 500 tra India ed Estremo Oriente. I dipendenti sono 3750 in Italia e 3500 in Asia. Anche considerando i semilavorati prodotti in Asia, la produttività del lavoro in Italia risulta non inferiore a quella in Asia.
I profitti, cioè la differenza tra ricavi e costi, sono circa 210 milioni in Europa e150 in Asia.

Quali sono le prospettive della produzione in Italia?
DI RIPRESA: L’andamento della produzione e delle vendite, della Piaggio come dei produttori asiatici, dimostra che il mercato europeo e quello dell’Asia sono sostanzialmente separati e diversi per dimensioni delle vendite e caratteristiche dei prodotti. Inoltre, negli ultimi quattro anni, sia i dipendenti che le vendite Piaggio in Asia sono rimasti pressoché costanti, nonostante l’incremento del mercato asiatico. Il mercato europeo, a cui è rivolta la produzione italiana, rimane perciò in prospettiva il più grosso per la Piaggio e non può essere coperto dalla produzione in Asia. Nei prossimi anni è prevedibile una sua forte espansione, a cui si aggiungeranno i mercati del Nord Africa e del Medio Oriente. La Piaggio lo sa bene e aspetta solo la ripresa del mercato; nel frattempo tiene i lavoratori in Cassa Integrazione e in Solidarietà e usa le attuali condizioni di ricattabilità per incassare il massimo su flessibilità, ritmi e orari di lavoro.

La Piaggio ha i margini per pagare il premio di produzione e per aumenti salariali?
AMPIAMENTE: Negli ultimi tre anni, nonostante la sua “crisi”, i profitti dichiarati in bilancio dalla Piaggio (Margine lordo) sono tra i 350 e i 400 milioni di euro.
Il premio annuale non pagato, 1200 euro, ammonta a 3,5 milioni annui per l’intero stabilimento di Pontedera. Negli ultimi tre anni, sono stati invece distribuiti agli azionisti dividendi per 60 milioni. E tra interessi bancari (sui soldi con cui Colaninno ha comprato la Piaggio), spese legali e pubblicità la Piaggio spende ogni anno tra gli 80 e i 90 milioni.

Quali sono stati in definitiva gli effetti della crisi e delle scelte della Piaggio?
- La quota del profitto rispetto al fatturato è rimasta sempre costante, intorno al 30 per cento
- Gli azionisti hanno continuato a ricevere i loro dividendi e i dirigenti i loro lauti compensi
- Le banche hanno avuto i loro interessi, anche crescenti
- I lavoratori Piaggio hanno subito la riduzione dei salari e dell’occupazione e l’aumento della ricattabilità, dei ritmi, della flessibilità, delle malattie professionali
- Per i lavoratori dell’indotto in Valdera solo licenziamenti
- Sull’INPS, e perciò su tutti i lavoratori, sono ricaduti i costi della CIG e della Solidarietà

Gli interessi dei lavoratori sono stati tutelati dalla politica sindacale?
Gli ultimi contratti aziendali sono stati firmati nel 2004 e nel 2009. Nel 2004 le vendite erano in aumento e la situazione favorevole ai lavoratori; ma, per compiacere il nuovo padrone Colaninno, il contratto prevedeva aumenti salariali ridicoli (a nove anni dal contratto precedente) e impegni sull’occupazione generici in cambio della mano libera all’azienda su ritmi di lavoro e flessibilità. Nel 2009, a crisi già iniziata, il premio di produzione è stato vincolato ad aumenti produttivi decisi dall’azienda e di fatto impossibili nella situazione di crisi. Risultato: premio dimezzato negli ultimi tre anni. Gli stessi che hanno firmato quei contratti hanno invece boicottato in tutti i modi la piattaforma approvata dai lavoratori nel Referendum del 2012, che finalmente “pretendeva” di aprire con l’azienda una vertenza a partire dagli interessi dei lavoratori.
Subordinare gli interessi dei lavoratori alle esigenze e alle scelte dell’azienda ha perciò poco a che vedere con la crisi, ed e` piuttosto una costante della politica della maggioranza sindacale in Piaggio. Sono anzi i risultati di questa politica che costringono oggi i lavoratori a scontrarsi da una parte con ritmi di lavoro insostenibili, dall’altra con lunghi periodi di CIG e di Solidarietà.

Che fare?
Prima di tutto aver chiaro che, anche per tutte le concessioni ottenute in passato, alla Piaggio restano ampi margini economici per ridurre i ritmi di lavoro, pagare l’intero premio di produzione e stabilizzare i PTV.
La seconda cosa da avere chiara è che per riprendere il terreno perduto, noi lavoratori dobbiamo scontrarci direttamente con la Piaggio e perciò colpire con gli scioperi la produzione.
Nell’immediato, occorre contrastare, linea per linea, ogni ulteriore arbitrio su ritmi di lavoro, straordinari, flessibilità e condizioni di sicurezza, come hanno fatto i lavoratori della linea 6 alla 2R, che sono stati capaci di scioperare per tre settimane.
Appena le condizioni saranno più favorevoli, bisogna aprire uno scontro in tutta la fabbrica sugli obiettivi generali della nostra Piattaforma.


RSU FIOM PIAGGIO

lunedì 18 maggio 2015

Primi dati nazionali: la Fiom al 60%


Qual è lo stato di salute della rappresentanza sindacale? Quanto “valgono” in termini di iscritti e delegati i sindacati italiani? A giugno l'Inps dovrebbe mettere dei punti fermi su una materia sempre più oggetto di polemiche dai contenuti estremamente volubili. Perché la crescente crisi della democrazia (e dei “corpi intermedi” che la dovrebbero incarnare nelle nostre società basate sulla “delega”) mette in gioco equilibri e assetti consolidatisi nel tempo che fu. E perché – nello specifico – la rappresentatività dei sindacati italiani non ha mai contato sul supporto di una legge e la sua misura – che pesa su contratti e accordi – è sempre stata delegata all'autocertificazione delle divese organizzazioni; non particolarmente scientifica, insomma.....

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venerdì 15 maggio 2015

SULLA RIUNIONE PIEZO DEL 14 MAGGIO


Riceviamo e pubblichiamo:


La riunione di ieri tra Azienda ed Rsu in merito alla situazione presente sul reparto Piezo non ha portato condizioni migliori per i lavoratori.

L'azienda ritiene di non dover inserire altro personale sul reparto e ha dato risposte parziali sulle questioni tecniche e manutentive.

Ribadiamo il nostro punto di vista e confermiamo le criticità espresse nel precedente comunicato.
Per noi infatti, anche se si riuscisse a risolvere il problema del raggiungimento dei target produttivi, rimarrebbe la questione dell'organico insufficiente.

Ci riteniamo pertanto insoddisfatte dall'esito dell'incontro e valuteremo insieme ai lavoratori le eventuali azioni da sostenere.



15 Maggio 2015
S.Cini RSU
G.Garzella RSU

Giacomo Romboli nuovo dirigente sindacale FIOM per l'area di opposizione "Il Sindacato è un'altra cosa"

Questa mattina il comitato direttivo FIOM di Pisa ha approvato l'ingresso di Giacomo Romboli quale membro del direttivo.
Nel dare il benvenuto a Giacomo, comunichiamo a tutti i lavoratori che da oggi, in particolare su Fauglia che è la sua sede di lavoro, possono far riferimento anche a lui per l'area di opposizione in CGIL.

S. Cini
G. Garzella
M. Ruffa 

mercoledì 13 maggio 2015

in evidenza un commento di Michela Ruffa

Io penso che sia necessario cercare di inquadrare le cose per come stanno.
L’azienda in sede ufficiale ha dichiarato di non voler richiamare alcuni lavoratori per la questione delle “offese” su fb. La storia delle "offese" è sicuramente un pretesto usato dall’azienda per nascondere il fatto che intenda escludere alcuni lavoratori, esattamente i più "anziani". Infatti non sta richiamando giusto quelli che sono più vicini ad aver maturato i requisiti per essere assunti.
Una delegazione sindacale che si rispetti avrebbe dovuto riportare la discussione su un piano di criteri seri e condivisi e innanzitutto pretendere il rispetto degli accordi. Il fatto che solo Giada e Silvia abbiano invitato l’azienda ad abbandonare quel terreno di discussione contrapponendo ai discorsi sulle "offese" unicamente il criterio dell'anzianità di servizio, ha un significato solo: il resto della RSU sta permettendo all’azienda di adottare un altro criterio di selezione (non più l’appartenenza al primo bacino) e copre la verità di fronte ai lavoratori interessati supportando la tesi delle offese.

E’ chiaro a questo punto che l’impegno preso con l’accordo del 2012 non ha più alcun valore. La RSU dopo aver accettato di dichiarare un falso stato di crisi ora, di fronte all'evidenza dei volumi, ne ha permesso la semplice sospensione anziché l’annullamento adottando la falsa tesi del picco produttivo. Ha quindi accettato anche che nessun lavoratore entri fisso.
La storia delle offese come motivazione valida per non essere richiamati è quindi solo una bugia usata anche dalla RSU che non vuole perdere la faccia dopo aver detto che i 25 più anziani sarebbero stati stabilizzati grazie all’accordo del 2012.
La stessa bugia sarà usata per gli altri lavoratori che saranno chiamati a lavorare solo per pochissimo tempo rispetto ad altri nuovi che invece "rinnoveranno" il bacino del personale interinale e contribuiranno ad "azzerare" una volta per tutte la questione dell'anzianità e di conseguenza le pretese di precedenza e ogni aspettativa di essere assunti fissi.
Lo scenario del futuro sarà quindi interinali freschi, ricattabili e senza aspettative alternati a periodi di solidarietà, finti picchi alternati a finti periodi di crisi. L'azienda ha ottenuto tutto questo senza niente in cambio? Voci da Fauglia dicono che qualcuno con questo giochetto ha ottenuto un bel trofeo da esibire all'interno della struttura sindacale....

Michela Ruffa

http://ilfoglio-bianco.blogspot.it/2015/05/sulle-assunzioni-di-maggio.html

martedì 12 maggio 2015

SULLE ASSUNZIONI DI MAGGIO


Riceviamo e pubblichiamo:

Si è svolta ieri la riunione tra Azienda ed Rsu in merito alle questioni riguardanti gli interinali.

Ribadiamo la nostra posizione sull'argomento: 

Bisogna innanzitutto richiamare in azienda tutte le persone che hanno già lavorato in Continental, in particolare per noi devono avere la precedenza TUTTI quei lavoratori che risultavano appartenere per anzianità di servizio al cosiddetto “primo bacino di riferimento”. 

Il fatto che l'azienda riporti di commenti scritti su fb da qualcuno di questi ragazzi contro di essa ci sembra a dir poco strumentale ed è ciò che abbiamo affermato durante la discussione. Si tratta di un pretesto bello e buono usato dall'azienda per motivare il fatto che su quei lavoratori vuol avere mano libera.
Nessuna discussione può essere accettata se portata su questo livello! 

L'azienda non si è resa disponibile rispetto alla nostra richiesta di avere una lista che riporti le posizioni di coloro che avevano maturato i requisiti di anzianità. 

L’azienda non ha voluto chiarire come sarà in futuro la distribuzione dell’organico nei vari reparti. Ha dato solo un’informazione sul totale dei lavoratori interinali che entreranno in azienda e che saranno circa 60 entro la fine del mese.
I prossimi ingressi, circa 20 persone dalla settimana prossima, saranno collocati sui reparti che prevedono aumenti di turnazioni ma in maniera generica ha affermato che saranno possibili anche spostamenti di personale. 

Sull'argomento e' previsto un nuovo aggiornamento verso la fine della settimana.  

12 Maggio 2015

G.Garzella RSU
S.Cini RSU

La crisi non c'é: chi ha deciso di non rinnovare il PREMIO?

La RSU in Continental da un pò di tempo a questa parte si è mossa solo per far passare tra i lavoratori le pretese dell'azienda e ha permesso l'aumento dei carichi di lavoro e la possibilità di gestire il personale con la massima flessibilità. Nell'ultimo periodo ha accettato che venisse dichiarato un FALSO STATO DI CRISI e per questo ha messo da parte qualsiasi rivendicazione.

Tanto per fare un esempio la RSU, senza nemmeno discuterne coi lavoratori in assemblea e su un presupposto di crisi inesistente, ha deciso ancora una volta di non presentare alcuna piattaforma rivendicativa per il rinnovo del PREMIO DI MAGGIO cosicché anche quest'anno ci dovremo accontentare del premio secondo i vecchi parametri, sicuramente più basso di quello che avremmo potuto ottenere.

Ora più che mai abbiamo la conferma che la pratica sindacale portata avanti fino ad ora sia SBAGLIATA e porti vantaggi solo per l'azienda. E' arrivato il momento di cominciare a gettare le basi per una politica sindacale nuova e soprattutto rivendicativa.



Il Foglio Bianco

lunedì 11 maggio 2015

SULLA RIUNIONE PIEZO


Riceviamo e pubblichiamo:



La riunione di venerdì scorso tra Azienda ed Rsu sulle questioni riguardanti il Piezo è durata meno di un'ora per impegni personali del Responsabile di reparto.
Nel poco tempo a disposizione l'azienda ha dato alla Rsu una informativa generale sulla situazione tecnica e organizzativa del Piezo confermando la stabilità del trend produttivo che addirittura si presenta "..leggermente in ripresa" dichiarando però che ci sono stati problemi tecnici ma anche difficoltà nel gestire le persone presenti in reparto a causa dell'alto tasso di assenteismo.
Da parte nostra abbiamo denunciato che si vive sul reparto una situazione caotica e in costante affanno per via dei seguenti fattori:
1-  Numerosi e prolungati fermi macchina, causati da guasti tecnici che la NUOVA ORGANIZZAZIONE della Manutenzione non riesce a gestire e a risolvere in tempi brevi. I Manutentori si trovano spesso a dover operare su moduli che non conoscono nello specifico e sono state tolte dalle linee le figure tecniche di supporto alla Manutenzione che prima erano previste su ciascuna macchina.

2- Carenza di organico che ha portato e porta a lavorare fuori procedura, dal problema dei connettori rotti  alle operazioni di controllo visivo che a volte vengono bypassate per far prima, tutto per sopperire alla necessità di confermare i target giornalieri di produzione nonostante i turni risicati.
Nello specifico abbiamo evidenziato all'Azienda il fatto che sull'organigramma dei turni non è individuata e riconosciuta la postazione del Visivo Final nonostante occupi stabilmente un operatore per tutti e 3 i turni; abbiamo denunciato anche che la squadra B in caso di turnazione notturna è sprovvista dell'operatore del Visivo TL e che alcuni operatori con lunghe malattie, qualcuna ancora in corso, non vengono volutamente sostituiti.
E' chiara la responsabilità dell'azienda sui ritardi produttivi causati dai fermi e dal mantenimento di un organico volutamente ristretto. Ci preoccupa inoltre il fatto che, nonostante tutti i nostri solleciti, si continui ad autorizzare il lavoro fuori procedura! Da parte nostra non c'è disponibilità a coprire le "falle" dell'azienda e non siamo disposti ad accettare il ricorso allo straordinario produttivo sui fine settimana per sopperire ad un problema di carenza di organico. 



A margine della riunione infine è stato richiesto all'azienda di conoscere l'ammontare del Premio di Risultato e del Premio Feriale.
Sul Premio di Risultato l'azienda non sa dare ancora informazioni perché sostiene non esserci stata ancora la conferma di chiusura del bilancio. 
Ha preso invece l'impegno di inviare al più presto la comunicazione riguardante il premio feriale del quale si conosce già l'importo.



11 Maggio 2015
G.Garzella RSU
S.Cini RSU

venerdì 8 maggio 2015

Sospensione della Solidarietà in Continental

Riceviamo e pubblichiamo:

Da:    Rsu
Per:   mfranchi, mbraccini 
Cc:    Rsu
Data:  08/05/2015 12:28
Oggetto:  Sospensione della Solidarietà in Continental


Per conoscenza ai lavoratori,


Durante la riunione del 3 aprile l'azienda ha annunciato alla RSU che procederà con la sospensione dei Contratti di Solidarietà.
Chiediamo alla Segreteria Provinciale FIOM di rendere pubblica per i lavoratori della Continental tutta la documentazione inerente alla sospensione dell'accordo sui Contratti di Solidarietà siglato a gennaio 2015.


Saluti.

Giada Garzella RSU
Silvia Cini RSU

giovedì 7 maggio 2015

Smith, Fiom Toscana: licenziamenti ingiustificati - Rassegna.it

Smith, Fiom Toscana: licenziamenti ingiustificati - Rassegna.it

Padroni estorsori - Squinzi vuole la barbarie sociale. Cisl Uil applaudono, la Cgil tace



di Sergio Bellavita

Il presidente di confindustria Squinzi va all’incasso. Forte dell’approvazione del Jobs Act che ha sancito il nuovo regime della piena ricattabilità del lavoro dal palco dell’assemblea privata degli industriali di confindustria chiede la cancellazione formale del contratto nazionale di lavoro. In sostanza rivendica la fine di un livello contrattuale per lasciare libertà all’impresa di decidere se applicare il contratto nazionale, ovviamente sterilizzato e ridotto a cornice vuota, oppure costruirsi un contratto su misura della singola azienda in cui orari, salari, turni, tutto risulti piegato agli obbiettivi ed alle compatibilità aziendali. Il caro vecchio sogno del padronato nostrano è a un passo dall’essere raggiunto e non solo perché Cisl e Uil non hanno nemmeno atteso che Squinzi terminasse una sola frase per alzarsi in una ridicola e vergognosa standing ovation. Le arroganti pretese di Squinzi appaiono il coronamento di una lunga serie di manomissioni del contratto nazionale e del salario. Nel 2010 Marchionne impose la rottura del contratto nazionale usando Fiat come grimaldello, peraltro il contratto nazionale era già stato largamente svalorizzato grazie agli accordi Cgil Cisl Uil del luglio ’93 che avevano accettato la cancellazione dell’autonomia rivendicativa del sindacato e la subordinazione delle richieste salariali all’inflazione programmata. Marchionne fece scuola, e con il pretesto di arginare il suo modello lo si estese a tutto il mondo del lavoro con l’accordo del 28 giugno del 2011. Cgil Cisl Uil firmarono, per la prima volta a livello confederale, la possibilità di derogare in peggio al contratto nazionale a livello aziendale. Quella fu la resa della Cgil rispetto alla difesa del contratto nazionale. I successivi accordi, 31 maggio 2013 e 10 gennaio 2014 non sono altro che passaggi di sistematizzazione e consolidamento di un modello contrattuale che serve solo ed esclusivamente a praticare la riduzione dei salari e dei diritti dei lavoratori, l’austerità in salsa contrattuale. Se un contratto nazionale può non essere applicato, in tutto o anche solo in parte, vengono meno ruolo e funzioni di quello che è stato lo strumento più importante dell’unità di classe dei lavoratori. La cancellazione formale è solo il passaggio successivo e conseguente. Senza la copertura del contratto nazionale il mondo del lavoro diventerebbe ancora più frantumato e diviso di quanto già lo sia oggi. Si produrrebbe una diversificazione infinita di salari, orari, turni, diritti con il risultato di trascinare al ribasso tutta la condizione del lavoro nel nostro paese. Squinzi e tutto il palazzo sindacale stanno lavorando da mesi ad una ipotesi di moratoria di tutti i rinnovi contrattuali prossimi. Per creare il clima adatto ad una nuova e più drammatica resa sindacale il padronato chimico ha chiesto la restituzione ai lavoratori di 79 euro del loro salario e si vocifera che quelli metalmeccanici si apprestano a chiederne 76 indietro. Il pretesto è la deflazione. Padroni estorsori quindi, pronti ad un ricatto senza precedenti nei confronti di sindacati bisognosi di legittimazione e soprattutto di risorse che non arrivano più dagli iscritti. Senza la sottoscrizione di contratti nazionali che portano scandalosamente cifre enormi nelle casse dei sindacati firmatari sotto forma di quote di servizio, buona parte delle categorie di Cgil Cisl Uil andrebbe rapidamente alla bancarotta. La salvezza delle strutture in cambio del passaggio alla barbarie contrattuale secondo il modello anglosassone, questa è la partita che rischia di accadere. Un sindacato che volesse resistere a questo modello e che avesse davvero al centro della sua iniziativa la condizione del lavoro ha quindi materiale a sufficienza per indignarsi ed organizzare una linea di difesa del contratto nazionale. La Cgil si gioca l’ultima possibilità di smentire la sua progressiva adesione al modello della barbarie disdettando formalmente il Testo Unico del 10 gennaio 2014 che legittima le aspirazioni di Squinzi. Ogni sindacalista, ogni dirigente e militante lo sa. Dietro la pomposa retorica padronale e dei servi sciocchi sindacali su competitività e produttività si cela un nuovo e durissimo attacco alla condizione di milioni di uomini e di donne che lavorano, di intere generazioni che aspirano ad una vita dignitosa. Padroni estorsori che vanno fermati.

martedì 5 maggio 2015

Sulle elezioni del Comitato degli Iscritti FIOM - messaggio di un lavoratore

Riceviamo e pubblichiamo un cartello inviatoci da un lavoratore che preferisce rimanere anonimo.

Comprendiamo le motivazioni per cui si evita di firmare commenti, opinioni o affermazioni che si fanno ma  ci rammarichiamo del fatto che ci sia ancora paura ad esprimersi a volto scoperto.


lunedì 4 maggio 2015

SULLA RIUNIONE DEL 29 APRILE

Riceviamo e pubblichiamo:

La riunione del 29 Aprile tra azienda e RSU non ha nemmeno affrontato le questioni che interessano i lavoratori. 

L'Azienda non ha fornito nessuno dei dati che avevamo richiesto (dal 3 Aprile) sulla nuova situazione produttiva. Come se niente fosse, ha solo “confermato la previsione” sui 25 milioni di iniettori per l'anno 2015. Niente di niente sugli aumenti produttivi che invece  continua a richiedere, niente nemmeno per sostenere che si tratti di aumenti "temporanei". 

Ma allora perché  dichiara che assumerà da lunedì prossimo 9 interinali al reparto  Componenti? Perché  parla di “qualche altra decina” di lavoratori da assumere, sempre come interinali? 

E` chiaro che, tra le esigenze produttive di cui non vuole parlare, e la sua politica degli straordinari e delle assunzioni di interinali c'e` di mezzo solo il rifiuto dell'azienda

di accettare qualsiasi discussione su assunzioni, flessibilità, organizzazione del lavoro. 

Evidentemente, l'azienda ritiene di potersi permettere di tenere insieme interinali  e Contratti di Solidarietà, mantenendo un falso stato di crisi per ricattare TUTTI i lavoratori e avere mano libera sui turni e sugli straordinari, così come nella scelta dei lavoratori da assumere. 

Se lo può fare e` solo perché  c'e` abituata, da una politica sindacale che mai mette in discussione le decisioni dell'azienda e che neppure cerca di condizionare le sue continue richieste a precisi interessi dei lavoratori. 

Anche oggi la RSU continua ad accettare lo stato di crisi inesistente e la favola dei picchi produttivi,  non intende contrastare le pretese dell’azienda e non e` in grado neppure di pretendere il rispetto dei vecchi accordi. 

La questione vera all'ordine del giorno e` quella di cogliere l’occasione delle necessità produttive dell'azienda per incominciare a riconquistare tutto il terreno perduto negli ultimi anni su turni, carichi di lavoro e gestione dell’orario e del personale.


Oggi perciò rifiutiamo la politica delle assunzioni degli interinali. Chiediamo che si chiuda la Solidarietà che gli aumenti produttivi siano coperti con assunzioni a tempo indeterminato e che si metta fine all'uso arbitrario della flessibilità. Bisogna  smettere di accettare e coprire ogni abuso dell'azienda. 

Manteniamo per questo intanto fermo lo sciopero dello straordinario.  

3 Maggio 2015
G.Garzella RSU
S.Cini RSU

venerdì 1 maggio 2015

Primo Maggio, giornata di lotta contro il lavoro

La chiamano Festa del Lavoro, eppure la storia del Primo Maggio affonda le sue radici nella lotta contro il lavoro. Quel giorno, nel 1886, furono centinaia di migliaia i lavoratori che a Chicago e in tutti gli Stati Uniti scioperarono per la riduzione della giornata lavorativa. In una lotta senza frontiere non si appellavano a costituzioni solenni o a codici scritti, rivendicavano 8 ore di lavoro e migliori condizioni di vita.

Oggi questa storia sembra dimenticata. L'approvazione dei decreti attuativi del Jobs Act provoca patetiche raccolte di firme per un nuovo Statuto dei Lavoratori. O, ancor peggio, appelli per la difesa di quello in via di cancellazione: un capolavoro d'ipocrisia parlamentare infarcito d'interclassismo e di riverenza verso i principi astratti della democrazia borghese, che è stato per decenni uno strumento di controllo sindacale dell'iniziativa operaia. Non ne piangeremo di certo la fine, e nemmeno grideremo all'offensiva padronale perchè, da quando è nato, il capitalismo è sempre all'attacco.

E' ormai chiaro che la borghesia, non sapendo più che pesci pigliare, si dedica al completo scorticamento del proletariato, riuscendo a togliergli tutte quelle garanzie che sono fonte di corruzione politica e opportunismo. In tal modo, paradossalmente ma non troppo, la borghesia stessa elimina quegli istituti che sono impedimento al libero manifestarsi della lotta rivendicativa. Via dunque i contratti di categoria a scadenza fissa, via le leggi di tutela, via persino la contrattazione locale ormai sostituita dal ricatto basato sulla religione del lavoro.
La crisi di sovrapproduzione mina alla base il sistema del lavoro salariato e fa vacillare le sovrastrutture che su di esso si fondano. Questo modo di produzione è oramai un contenitore che non corrisponde più al suo contenuto: macchine, computer e robot sostituiscono l'uomo nelle fabbriche (la cinese Foxconn ha annunciato che introdurrà 1.000.000 di robot nel suo apparato produttivo). In questo contesto rivendicare il "diritto al lavoro" in luogo del salario ai disoccupati è fuori da ogni logica, oltre che controproducente.
Con l'Expo di Milano capitalisti e sindacati non si sono lasciati sfuggire l'occasione, in nome della salvaguardia dell'economia nazionale, di legittimare la moderna schiavitù: il lavoro gratuito a norma di legge. Anche la Cgil ha firmato il protocollo che ne disciplina l'impiego durante i sei mesi dell'esposizione universale, dimostrandosi così del tutto incapace a comprendere che questo livello di passività mette in discussione la sua stessa esistenza. Al suo interno, l'opposizione di sinistra si indigna e fa appello alla Costituzione per contrastare la "piena ricattabilità del lavoro", alimentando rinnovate illusioni sull'imparzialità dello Stato nel conflitto tra le classi.
La battaglia contro il corporativismo è tale solo se rifiuta la concezione avvocatesca della lotta di classe. Movimentisti e sindacalisti si ostinano invece a basare la loro azione sulla politica dei diritti, e non fanno che rimpiangere il capitalismo rampante del passato, che ancora non aveva esaurito le sue possibilità di sviluppo e poteva concedere ai salariati garanzie come il posto di lavoro "fisso", la pensione, ecc.
L'unica alternativa all'accettazione passiva della deriva aziendalista del sindacato, è la rottura con la logica delle compatibilità e la riscoperta dei principi e dei metodi della lotta di classe. Chi se li fosse scordati, può vederli all'opera nelle lotte dei facchini della logistica, dove gli scioperi, senza preavviso e limiti di tempo, bloccano davvero produzione e distribuzione.
Oggi le relazioni tra gli uomini si dispongono a rete e la diffusione di Internet impone dei cambiamenti a livello organizzativo. Gruppi di lavoratori stanchi di farsi rubare la vita si organizzano in coordinamenti di lotta, aprono blog e siti, condividono informazioni sui social network, puntando più su reti di contatti che non su specifiche rivendicazioni. Con il sito Chicago86 cerchiamo di sostenere e diffondere tutte le esperienze di autorganizzazione di cui veniamo a conoscenza, dando risalto, dove il sindacalismo odierno esalta specificità e particolarità, all'unità di classe al di sopra delle nazionalità, delle categorie e di ogni divisione tra lavoratori. Per questo motivo campeggia in grande nella nostra home page lo slogan "Proletari di tutto il mondo, unitevi!"
L'esigenza di un organismo di lotta che sappia unire tutti i lavoratori - sindacalizzati e non, precari, disoccupati e sfruttati di ogni genere - sullo stile di Occupy Wall Street, è sempre più diffusa. Come è accaduto a fine '800 con le società di mutuo soccorso, cominciano a prendere piede comunità in lotta per la sopravvivenza. Ma c'è una differenza sostanziale tra le strutture sorte nell'epoca della manifattura e quelle che emergono al tempo di Internet: mentre le prime nascevano per sopperire alla mancanza di Welfare State, le odierne comunità di senza riserve nascono come reazione alla sua dissoluzione. E se fino a qualche tempo fa le burocrazie sindacali monopolizzavano il flusso delle informazioni in arrivo dalla base decidendo chi doveva sapere cosa, oggi ci sono le reti sociali e il flusso è orizzontale, fatto di nodi, legami forti e legami deboli.
In Italia il movimento per lo "sciopero sociale" ha cercato di riprodurre sul territorio la modalità Occupy. Per adesso è mancato il coraggio di sperimentare percorsi di lotta veramente inclusivi, radicali e leaderless. Pensiamo che tali incertezze siano dovute ad una sottovalutazione della crisi sistemica del capitalismo e delle sue conseguenze, dovuta allo scarto tra la realtà delle cose e la percezione che si ha di essa. Eppure i dati che arrivano dagli istituti di ricerca non lasciano dubbi: l'ultima indagine della Caritas conta in Italia sei milioni di poveri assoluti e un milione circa di affamati, mentre nel rapporto "Grandi disuguaglianze crescono" di Oxfam si stima che nel 2016 più della metà della ricchezza globale sarà in mano all'1% della popolazione.
La crisi in corso non è di tipo congiunturale, le condizioni di vita non faranno che peggiorare. Da questa situazione si uscirà solo se i salariati saranno in grado di ricomporre la loro rete di classe, che oggi più che mai non può essere per mestiere o per luoghi di lavoro ma territoriale. Per semplice appartenenza a una classe mondiale, la stessa che a Chicago nel 1886 lottava orgogliosamente contro il sistema del lavoro salariato.
Ch86


Primo Maggio, giornata di lotta contro il lavoro