mercoledì 20 dicembre 2017

Manifestazioni e scontri a Buenos Aires contro la riforma delle pensioni

Duri scontri ieri a Buenos Aires, in Argentina, tra la polizia e i manifestanti scesi in piazza per protestare contro la riforma pensionistica. Il disegno di legge proposto dal governo del presidente Mauricio Macri punta a tagliare le pensioni, modificandone l'aumento semestrale legato all'inflazione, al fine di ridurre il deficit fiscale. L'Osservatorio sul debito sociale dell'Università Cattolica di Buenos Aires ha diffuso nei giorni scorsi dati allarmanti: i poveri sono il 31,4% della popolazione e il 48,4% dei minori di 14 anni vive in famiglie povere. Praticamente un terzo della popolazione argentina si trova in condizione di povertà strutturale e l'ennesima misura di austerity non farà altro che peggiorarne la situazione.
Da giorni i principali sindacati del Paese avevano chiamato i lavoratori allo sciopero e alla mobilitazione contro il governo che, per la seconda volta, cercava di approvare il provvedimento sulle pensioni (il primo tentativo era stato interrotto a causa delle violente proteste del 14 dicembre). Nel primo pomeriggio di ieri, lunedì 18, i manifestanti hanno cominciato a radunarsi nella piazza del Congresso, vicino al Parlamento, lanciando pietre contro la polizia. Gli agenti hanno risposto con gas lacrimogeni, cannoni ad acqua e proiettili di gomma. A fine giornata i feriti erano più di 150 (80 tra le forze dell'ordine) e gli arrestati una sessantina; per le strade numerose le barricate, le auto bruciate e i vetri delle finestre infrante di diversi locali. Durante la notte le mobilitazioni sono continuate con marce di protesta durante le quali i manifestanti hanno battuto con forza i coperchi su pentole e casseruole. Le iniziative, molto rumorose, si sono svolte in diversi quartieri della capitale e sono state coordinate via social network con l'hashtag #Cacerolazo.
Dopo l'intervento della polizia la discussione della legge al Congresso è stata sospesa, ma questa mattina la Camera bassa ne ha approvato il testo (già passato al Senato) con 128 voti a favore, 116 contrari e 2 astenuti. I sindacati hanno organizzato nuove manifestazioni e assemblee.
Da notare la differenza con il principale sindacato nostrano, la Cgil, che alla riforma delle pensioni voluta dal governo Gentiloni ha risposto non andando oltre una serie di innocue manifestazioni "articolate sul territorio" (3-4 città) lo scorso sabato 2 dicembre.

Pubblicato da "Chicago86":
Manifestazioni e scontri a Buenos Aires contro la riforma delle pensioni

Medici ospedalieri verso uno sciopero di due giorni a febbraio - ControLaCrisi.org

Medici ospedalieri verso uno sciopero di due giorni a febbraio - ControLaCrisi.org

giovedì 14 dicembre 2017

Tmm, la trattativa è saltata: lacrime e rabbia al presidio

Pontedera, 12 dicembre 2017 - Quello di oggi è stato il giorno nero per Tmm dopo quattro mesi di presidio: la trattativa per salvare fabbrica di Pontedera e posti di lavoro è fallita. L'imprenditore si è torato indietro. Le speranze sono al lumincino. Rabbia e sgomento a Gello, durante l'assemblea improvvisata sotto lil tendone. (....)

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http://www.lanazione.it/pontedera/economia/tmm-rabbia-comparini-braccini-trattativa-slatata-1.3602199

lunedì 11 dicembre 2017

Grecia. Lavoratori sfondano porta Ministero. “Il diritto di sciopero non si tocca”

La notizia che il governo Syriza sta per varare delle leggi che attaccano il diritto di sciopero, ha ricevuto l’immediata risposta del movimento sindacale di classe greco. (...)

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http://contropiano.org/news/internazionale-news/2017/12/06/grecia-lavoratori-sfondano-porta-ministero-diritto-sciopero-non-si-tocca-098502

Solidarietà a Gianni. Fermiamoli subito!


Massima solidarietà al segretario della Fiom di Forlì aggredito da Forza Nuova.
È l’ennesimo grave episodio di una indisturbata violenza fascista.
Non basta però né l’indignazione né la solidarietà. Il fascismo va fermato prima! Combattendolo nelle strade, nei quartieri, nei posti di lavoro. A cominciare dal fatto che bisogna denunciare le responsabilità del governo, delle forze dell’ordine e dei mezzi di informazione nel dare agibilità e spazio a iniziative e organizzazioni neofasciste che andrebbero solo messe al bando. Subito!
Solidarietà quindi a Gianni, totale e indiscussa. Ma anche l’invito a tutta la Fiom e a tutt* i compagn* a rispondere subito e fermamente a questi episodi.
Fermiamoli prima! No pasaran!
sindacatoaltracosa – opposizione cgil

giovedì 7 dicembre 2017

Torino, strage sfiorata sul lavoro a dieci anni dalla Thyssen: due operai gravi per le ustioni. Prc: 'Orrore e indignazione' - ControLaCrisi.org

Torino, strage sfiorata sul lavoro a dieci anni dalla Thyssen: due operai gravi per le ustioni. Prc: 'Orrore e indignazione' - ControLaCrisi.org

Sciopero generale: per saldare la lotta di tutti i lavoratori, più precari che mai

Di fronte alla situazione generale dei lavoratori, che vedono il loro posto di lavoro farsi sempre più precario, malpagato e insostenibile, alcune ricorrenti misure finanziarie o legislative rappresentano solo una parte del problema reale.
I proletari hanno sempre vissuto in una condizione precaria più o meno accentuata a seconda della situazione economica. Ma oggi, con la crescente automazione e razionalizzazione, con il risparmio di una quantità enorme di manodopera, il posto di lavoro diventa più aleatorio che mai, e una parte crescente della popolazione diventa semplicemente superflua. Inoltre i prezzi delle merci, compreso quello della forza-lavoro, si confrontano direttamente sul mercato globale. Così un salario occidentale non può certo competere con uno cinese o indiano. Quindi leggi apposite (Treu, Biagi) prendono atto del cambiamento cercando di istituzionalizzare le condizioni "asiatiche" venutesi a realizzare sul territorio nazionale. Le aziende possono in tal modo mantenere un nucleo di lavoratori "fidelizzati", accedere a una "riserva indiana" poco costosa e senza vincoli, e sfruttare al massimo la concorrenza fra lavoratori che ne deriva. Insomma possono disporre di una forza-lavoro-usa-e-getta.
L'avere o meno un posto di lavoro, e di che tipo, dipende dunque da parametri mondiali che nessun governo è in grado di dominare. La massa degli occupati è invariata da anni, quella dei salariati produttivi diminuisce e con essa quella del salario, ma il valore totale prodotto (PIL) cresce, seppure di poco; è evidente che questa crescita è dovuta al maggior plusvalore estratto dalla diminuita forza-lavoro produttiva. In tale contesto le leggi appositamente studiate non fanno che prendere atto di quanto è già successo. Non sono le leggi che hanno prodotto la precarizzazione, è la precarizzazione che ha prodotto le leggi.
È un processo irreversibile e ad esso non si può rispondere con la crescente, passiva divisione dei lavoratori in due mondi, fissi e precari. Certo, in situazioni locali, la lotta organizzata può strappare dei risultati parziali, ma non si può pensare che ciò risolva il problema generale. Se l’atipicità, la precarietà e il supersfruttamento sono - e lo saranno sempre di più - le condizioni normali di milioni di lavoratori, allora si impone un'organizzazione adatta a questo tipo di rapporto di lavoro e una lotta conseguente. Gli schemi sindacali corporativi sono ormai fagocitati dal sistema che li utilizza a sua esclusivo vantaggio. Anche l'organizzazione per posti di lavoro e per mestiere non ha più senso quando non ci sono più i posti di lavoro e i mestieri. Occorre pensare seriamente a un'organizzazione territoriale che abbracci tutti i lavoratori indipendentemente dal tipo di contratto e di mestiere. Tra l'altro il sindacato funzionava già così prima che negli anni '20 lo stalinismo lo stravolgesse.
Le discussioni sull'adesione a certe organizzazioni sindacali piuttosto che ad altre non hanno alcun senso: la difesa degli interessi proletari e delle condizioni di lavoro e di vita non è una questione di forme ma di forza, e la forza dipende anche da come ci si schiera in campo obbligando qualsiasi sindacato ad adeguarsi, come è sempre successo. Per lavoratori estremamente ricattabili, divisi, che lavorano insieme a quelli con posto fisso solo per periodi brevi, non ha senso l'organizzazione legata al posto di lavoro. Essi devono organizzarsi fuori, indipendentemente dal lavoro che fanno, dove e per conto di chi. Oggi come non mai questo vale per tutti i lavoratori, in una saldatura comune di interessi che impedisca la frammentazione della loro forza.
Qualche anno fa la lotta dei lavoratori ultra-precari americani della UPS, con i loro compagni assunti a tempo indeterminato, è stata un ottimo esempio, seguito da altri lavoratori in tutto il mondo. Essi per primi hanno dimostrato che la congiunzione tra coordinamento territoriale, strumenti moderni (cellulari, internet, navigatori Gps, ecc.) per i picchetti volanti e tanta solidarietà organizzata possono battere i più blindati padroni, i sindacati reazionari e persino gli Stati. Non si tratta di esaltare gli strumenti al posto della lotta, si tratta di capire che la lotta va condotta con gli strumenti e l'organizzazione adeguati sia allo scopo che alla situazione sul campo.
Novembre 2005

martedì 5 dicembre 2017

Joint venture Osram-Continental

La divisione Solid State Lighting di Osram e la divisione Body & Security di Continental che si occupa dei controlli dell'illuminazione si uniranno presto per dar vita alla joint venture Osram Continental GmbH.  
Previo via libera dell'antitrust e dei board delle due aziende, Osram Continental dovrebbe essere ufficialmente lanciata il prossimo anno ed è previsto che abbia un organico di 1.500 addetti in 17 siti.

A darne comunicazione è la stessa Continental:

https://www.continental-corporation.com/en/press/press-releases/2017-11-06-osram-102524

lunedì 4 dicembre 2017

Riposi giornalieri, ex allattamento

Ci è stato comunicato che in altre aziende metalmeccaniche si sta finalmente applicando la corretta interpretazione della normativa sui "riposi giornalieri" (ex allattamento) che prevede il riconoscimento del diritto all'utilizzo dei permessi di riposo giornaliero anche nelle giornate in cui il lavoratore si assenta per altri permessi chiesti per tutto il resto del turno ma non in coincidenza coi riposi, ad esempio il riconoscimento all’interno del turno di lavoro delle 2 ore di allattamento e 6 di PAR o di altro tipo di permesso fruibile ad ore.

Leggi anche:
https://ilfoglio-bianco.blogspot.it/2016/07/permessi-per-riposo-giornaliero-ex.html

venerdì 1 dicembre 2017

I fattorini non sono schiavi

Riportiamo dalla pagina Facebook di "Deliverance Milano":

I #7Pilastri dei "Delivery Rights" un nostro piccolo contributo politico alla lotta dei fattorini che sosteniamo e all'assemblea dei lavoratori Deliveroo Strike Raiders.

1) NON SIAMO SCHIAVI
  Ogni fattorino è un lavoratore. Un lavoratore senza diritti è uno schiavo. Uno schiavo è un lavoratore a cui non viene riconosciuto quanto gli spetta.

2) LAVORO NON SCHERZO
  I lavoretti non esistono, non importa quante ore fai. Il lavoro va garantito e tutelato. Il lavoro va pagato.

3) CONTRATTO PER CONTRATTARE
  I contratti a Deliveroo sono di Prestazione Occasionale. Sono contratti di collaborazione autonoma e poggiano sulla ritenuta d'acconto. Se sfori sopra i 5000 euro l'azienda ti costringe ad aprire la partita iva oppure ti trattiene il 30 % del guadagno mensile.
Tutti i contratti scadono il 31 dicembre.
  Noi vorremmo il riconoscimento della subordinazione del rapporto di lavoro, senza il ricatto della partita iva e la garanzia del rinnovo di tutti i contratti per l'anno prossimo.

4) MONTE ORE AKA MENO PRECARIETÀ
  E' difficile quantificare le ore totali di ognuno. La maggior parte dei corrieri fa anche altri lavori. O studia. Qualcuno però con questo lavoro ci campa.
  Dipende dalle ore che decidono di darti.E i turni che ti vengono assegnati non sono sempre gli stessi, anche se li chiedi. Cambiano di settimana in settimana o di mese in mese in base alle esigenze dell'azienda.
  Noi vorremmo almeno per ciascun lavoratore un monte ore garantito di 20 ore per avere un minimo di stabilità. Anche a livello organizzativo nelle nostre vite. Oltre che per la paga.

5) PAGA ORARIA VS COTTIMO
  Contro il cottimo l'unica alternativa è rivendicare la paga oraria. I lavoratori chiedono almeno 7,50 euro per tutti.
  Il pagamento a consegna è da escludere, perché è uno strumento che crea disparità tra i fattorini, mette i lavoratori in competizione, uno contro l'altro e li paga in base a quanto producono. Questo però non è un strumento che riconosce il merito, il pagamento a consegna è un mezzo attraverso il quale Deliveroo sfrutta sempre di più i corrieri.
  La soglia di 7,50 € è  del salario minimo europeo.

6) ASSICURAZIONE PER METTERCI AL SICURO
  Nessuno dei lavoratori è assicurato tramite l'azienda. Esiste soltanto un'assicurazione che copre i danni a terzi. Il lavoratore è scoperto. E se si fa male, affari suoi, nessuno lo ripaga!
  Non ha naturalmente nemmeno diritto a malattia o a ferie.

7) DISTANZE SENZA "ALI"
  I raggi di consegna vanno accorciati. Il sistema di assegnazione è settato in modo tale da far stare i lavoratori in movimento il più tempo possibile: con le distanze dilatate i lavoratori non hanno pausa durante il turno e quindi non tornano al punto di incontro come facevano fino a qualche mesa fa.
  I chilometri di consegna vengono conteggiati dal punto di ritiro al punto di consegna, senza considerare la distanza dal punto di partenza al ristorante. Il raggio di distanza ha come limite massimo quello dei 4 km in linea d'aria, come se i corrieri volassero. E non si tiene conto delle distanze stradali effettive, e nemmeno della segnaletica.
  In più le consegne non vengono assegnate a chi è più vicino al ristorante. Il che incide negativamente sia sulla qualità del servizio che sulla condizione di lavoro dei fattorini, che spesso sono costretti a coprire distanze siderali inutilmente.

giovedì 30 novembre 2017

Ryanair, lettera all’assistente di volo: «Vendi più profumi e gratta e vinci o non farai più i riposi previsti»

Prima l’analisi. «Non hai mai venduto cosmetici. Nel 98% dei voli non hai piazzato profumi o regali. Nell’86% hai fatto guadagnare meno di 50 euro». Poi la valutazione. «Si tratta di prestazioni inaccettabili ed è chiaro che non stai facendo il tuo lavoro a bordo». Quindi la «punizione». «Dal 1° dicembre 2017 i tuoi turni non saranno più organizzati su 5 giorni di lavoro e 3 di riposo, ma sarai a disposizione della compagnia a coprire i buchi nella tua base di riferimento». Infine la prospettiva. «Se non ci saranno miglioramenti prenderemo ulteriori provvedimenti». Perché l’obiettivo è soltanto uno: vendere il più possibile. Dai profumi ai gratta e vinci fino ai cosmetici. (....)

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mercoledì 29 novembre 2017

Ikea Milano, madre separata con figli piccoli licenziata perché non rispetta i turni. Colleghi in sciopero per solidarietà

Succede a Corsico. La donna ha due bambini di 10 e 5 anni. Il più piccolo disabile: "Per me arrivare alle 7 è impossibile". I sindacati: "Daremo battaglia. Alla faccia del welfare svedese". In serata l'azienda commenta: "Vogliamo approfondire meglio la vicenda" (...)

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http://milano.repubblica.it/cronaca/2017/11/28/news/ikea_corsico_lavoratori_sciopero_solidarieta_collega_licenziata-182396365/amp/

Metasalute: anche la FIOM ora propaganda la sanità integrativa...

Nell'ottobre del 2012 la FIOM pubblicava il volantino che trovate sotto in cui esprimeva assoluta contrarietà alla polizza di sanità integrativa che Fim e Uilm avevano inserito sul contratto nazionale. Quel contratto nazionale non è stato firmato dalla FIOM per i peggioramenti normativi e salariali rispetto al precedente contratto del 2008.
A distanza di 4 anni, nel dicembre 2016, la FIOM con la firma sul nuovo contratto nazionale, recepisce in pieno tutto quanto previsto dal ccnl del 2012, compresa Metasalute, e accetta ulteriori peggioramenti sia normativi che salariali. E persino fa le assemblee per dire ai lavoratori che Metasalute ora è la soluzione allo smantellamento della sanità pubblica..... 


DICONO DI VOLER TUTELARE LA SALUTE
poi non vogliono pagare i primi tre giorni di malattia,
propongono la sanità integrativa e non ne spiegano i rischi
In queste settimane, mentre Fim e Uilm si presentano in alcune aziende per propagandare Metasalute, molte aziende si fanno carico di distribuire a tutti i lavoratori, con la busta paga di ottobre, il foglio informativo e i moduli di iscrizione: si tratta di un Fondo sanitario integrativo su base nazionale a cui Fim, Uilm e Federmeccanica chiamano a concorrere sia le imprese aderenti che i singoli lavoratori.
I propagandisti delle altre Organizzazioni sindacali, muniti di materiale illustrativo patinato, presentano Metasalute come una opportunità e nascondono le conseguenze e i pericoli che comporta aderire a un Fondo nazionale di categoria in assenza di una discussione trasparente e con quelle caratteristiche.
Fim e Uilm non spiegano ai lavoratori che:
· un fondo sanitario di dimensione nazionale rende difficile, se non impossibile, forme di controllo dirette dei lavoratori sulle finalità e sulle prestazioni; sarebbe invece necessario sostenere i fondi sanitari territoriali e aziendali già attivi o che si potrebbero istituire;
· le imprese hanno la possibilità di aderire anche in presenza di accordi per la sanità integrativa già sottoscritti a livello aziendale, con la conseguenza che le imprese chiederanno a sindacato e lavoratori di rinunciare ai loro fondi aziendali, più trasparenti nella gestione della risorse e più soddisfacenti per la qualità delle prestazioni sanitarie integrative garantite, con il rischio concreto della loro cancellazione;
· oggi non sono chiari né l'equilibrio fra contribuzione e prestazioni né, in caso di squilibrio, se i maggiori costi si scaricheranno sui lavoratori che aderiscono;
· Metasalute è un costo contrattuale che pagano i lavoratori perché Federmeccanica e le aziende hanno già decurtato dagli irrisori aumenti contrattuali del 2009 il costo dell'avvio del fondo e decurteranno i prossimi costi dagli aumenti contrattuali futuri.
Fim e Uilm, incentivando la tendenza in atto a smantellare il sistema sanitario pubblico a favore della sanità privata, si propongono di sostituire le prestazioni sanitarie pubbliche con una prestazione privata tutta da verificare e nello stesso tempo sono disponibili a mettere in discussione un diritto contrattuale certo e in vigore come il pagamento dei primi tre giorni di malattia, oltre ad aumentare gli orari di lavoro e a non erogare a tutti i lavoratori i minimi salariali definiti dal Ccnl.
Tutto questo avviene mentre assistiamo a un utilizzo e a uno spostamento di risorse pubbliche a favore di strutture sanitarie private e a un sistema di controllo pubblico che ha mostrato inefficienza e complicità diffuse.
La Fiom non accetterà l’applicazione di un Contratto svuotato di ogni valore; invita le lavoratrici e i lavoratori a non aderire a Metasalute e a esigere, anche sul tema, chiarezza, trasparenza e confronto in assemblee unitarie sui luoghi di lavoro.
La Fiom ritiene necessario aprire vertenze per raggiungere intese aziendali e/o territoriali, sviluppando e generalizzando esperienze e accordi esistenti, dove risultino evidenti:
- la difesa del sistema sanitario pubblico e la richiesta di prestazioni sanitarie integrative,
- la definizione e l'integrazione delle prestazioni integrative con i sistemi sanitari regionali che sono tra loro diversi,
- le forme di partecipazione e di controllo da parte delle lavoratrici e dei lavoratori.     
                                                                                                                                                      
Roma, 31 ottobre 2012 www.fiom.cgil.it


martedì 28 novembre 2017

“Lavoro ad Amazon, vi dico tutto”

Estratto dell’intervista a Tommaso, operaio della Amazon di Castel San Giovanni vicino a Piacenza. Intervista  pubblicata da Adnkronos il 24/11/2017 e riproposta da "Operai Contro".
“Lavoro ad Amazon, vi dico tutto”
“Per lavorare da Amazon? Bisogna avere un ‘fisico bestiale'”. Tommaso, 35 anni, nome e età di fantasia per garantirne l’anonimato. Nello stabilimento l’età media dei dipendenti è tra i 25 e i 30 anni. Il lavoro, spiega, è organizzato su tre turni di 24 ore su 24 per 7 giorni su 7 “con uno stacco di mezz’ora per non creare ingorghi di posteggio: sono geniali in questo, non c’è che dire”. A rendere particolarmente pesante le ore allo stabilimento il cosiddetto ‘passo Amazon’ ossia che “devi fare almeno 120 pezzi in un’ora” nel reparto, dove la merce viene confezionata e spedita. “Nei pacchi multipli, invece, devi raggiungere un altro target”, ma in generale diciamo che il calcolo è semplice: due pacchi al minuto. “Siamo tutti monitorati. Chi fa i pacchi è monitorato perché loggato a un computer, mentre chi va a prenderli usa uno scanner su cui si registra con il suo nome. E, quindi, se ti scolleghi per andare in bagno per 5 minuti, poi, è tutto tempo che devi recuperare. Non esagero, ma mi sento come se avessi un braccialetto elettronico”.
Nell’hub emiliano lavorano poco meno di 4mila persone, la metà con contratto a tempo indeterminato, “tutto in regola, stipendio sui 1450 lordi, nulla da dire su questo”, e altrettanti con contratti di somministrazione con un’agenzia interinale. “I cosiddetti ‘green badge’, sono loro i più sfruttati. Qualcuno si è lamentato – fa notare Tommaso con amara ironia -, ma il caso ha voluto che a fine contratto non sia stato richiamato”. “Conosco persone che prendono antidolorifici, fanno anche punture, per i dolori alle braccia, alla schiena e alle gambe – spiega il dipendente -. Ma è normale perché chi fa i pacchi e confeziona la merce prelevata, sollecita di più quelle zone del corpo”. “Fanno fatica a trovare personale qui in zona, chi ci è già finito, non ci torna anche se ricontattato – racconta -, tanto che ci sono pullman di gente che arriva da Varese e Alessandria, navette che passano e li portano allo stabilimento”.
Dopo un po’, spiega Tommaso, sembrano incentivare l’uscita. “La durata media di un dipendente da noi è di 3 anni, dopo rendi meno e, quindi, ti aiutano ad andare via. Chi va a prelevare la merce dagli scaffali deve fare 20 chilometri al giorno in giro per le Tower di 4 piani, sembrano un bunker con soffitti di oltre 2 metri, gli altri devono avere una bella schiena muscolosa per tenere il ritmo”.

mercoledì 22 novembre 2017

Sulle pensioni la solita vergognosa sceneggiata di Cgil Cisl Uil - Articolo di Contropiano

Certo, non si può non riconoscere a CISL e UIL un’incrollabile coerenza quando arrivano addirittura a rivendicare l’ “allargamento dell’Ape social”, cioè, l’estensione ad una maggiore platea di fortunatissimi lavoratori, dei fantastici benefici della più grande truffa messa in atto contro i lavoratori negli ultimi 150 anni.
E’ il loro modo di dire hic et nunc da che parte stanno: da sempre con il governo di turno, senza se e senza ma. E la #CGIL ? Tentenna, ma giusto per distinguersi quel tanto che basta per cercare di non perdere anche quel 30% di iscritti che ancora non è andato in pensione. Ormai siamo così abituati a vederla recitare quello stanco e ripetitivo copione che quasi non ci facciamo più caso, se non fosse che il tema delle pensioni è tema altamente sensibile perché in ballo ci sono i diritti calpestati di milioni si persone che hanno lavorato una vita. Tant’è, e tuttavia la CGIL proprio non ci riesce a non recitare una parte a cui, ormai, non crede quasi più nessuno ed è così che, riguardo le proposte ridicole del governo sulle pensioni, stavolta, s’inventa un vago ed indecifrabile “giudizio di insufficienza su donne e giovani”. (.....)
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PENSIONI : LA FORNERO NON SI TOCCA LA FIOM “CHIAMA” LO SCIOPERO

Leggi l'articolo e ascolta l'intervista ad Eliana Como, Sindacatoaltracosa - area di opposizione in Cgil, su:



PENSIONI : LA FORNERO NON SI TOCCA LA FIOM “CHIAMA” LO SCIOPERO

Contromanovra: il 2 dicembre mobilitazione nazionale - dal sito FIOM nazionale

IL GOVERNO VUOLE
- imporre una pessima manovra per il lavoro e i suoi diritti.
- una previdenza che continua sulla strada della riforma Fornero, concede solo qualche deroga ma insiste sull’aumento automatico dell’età pensionabile e non apre sulle pensioni di garanzia per i giovani e i discontinui, discontinui, non dà risposte ai lavoratori precoci.
- confermare che per le aziende è più conveniente licenziare che ricorrere alla cassa integrazione.
- non affrontare il problema dell'occupazione giovanile limitandosi a decontribuzioni e incentivi che producono al massimo occupazione sostitutiva.

NOI CHIEDIAMO
- il rilancio delle politiche industriali;
- la modifica radicale della legge Fornero a partire dal blocco dell'età pensionabile;
- ammortizzatori sociali per tutti a partire dai contratti di solidarietà;
- incentivi per un'occupazione stabile e sostegno alla formazione.

Il 2 dicembre la Cgil ha indetto una giornata di mobilitazione nazionale con manifestazioni interregionali contro le decisioni del governo, a partire da quelle sulle pensioni e per premere sul Parlamento per cambiare la manovra economica.

QUESTO E SOLO L'INIZIO
INTENSIFICHIAMO GLI SCIOPERI A LIVELLO TERRITORIALE E AZIENDALE
IL 2 DICEMBRE SCIOPERO DEGLI STRAORDINARI,
DELLE FLESSIBILITÀ E DEI TURNI
a partire da venerdì notte

martedì 21 novembre 2017

Catene di montaggio, ecco gli esoscheletri potenziati. Operai come Iron man - Articolo suggerito da un lavoratore

Da Ford a Hyundai, passando per Audi e Bmw, sempre più costruttori cominciano a sperimentare con successo supporti meccanici in grado di alleviare lo sforzo fisico di chi è addetto alle linee di produzione e migliorarne il lavoro. Vi spieghiamo come funzionano (...)

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lunedì 20 novembre 2017

RIUNIONE CON PIAGGIO, DELEGATI USB NON AMMESSI

L'episodio è stato reso noto dai delegati Fiom che hanno ritenuto questa scelta inaccettabile e hanno abbandonato l'incontro (.....)


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giovedì 16 novembre 2017

Abroghiamo la Fornero! Scioperi e mobilitazioni nelle fabbriche


I delegati delle principali fabbriche che hanno partecipato all’assemblea nazionale dei metalmeccanici del sindacato è un’altra cosa, a Firenze il 13 novembre (Gkn, Same, Piaggio, Bonfiglioli, Fincantieri di Palermo, Aferpi di Piombino, Officine Vittorio Villa di Bergamo, Annovi&Reverberi di Modena, I.M.P. Pasotti di Brescia, IBM di Milano) condividono l’urgenza di mobilitarsi sul tema delle pensioni e invitano i delegati e le delegate di altre fabbriche e di altre categorie a partecipare a un percorso comune di mobilitazione. Non è accettabile proseguire un confronto unitario con il Governo su un binario morto.
La legge Fornero va abrogata! I lavoratori e le lavoratrici devono poter andare in pensione a 40 e con il vecchio sistema retributivo. Quello italiano è il peggior sistema pensionistico in Europa. Non basta bloccare lo scatto automatico previsto nel 2019, né esonerare soltanto le mansioni più gravose, né tanto meno favorire le pensioni integrative. Bisogna ripristinare il sistema delle pensioni di anzianità, rafforzare il sistema previdenziale pubblico e abbassare per tutte e tutti l’età pensionabile.
Nel 2011 sulla legge Fornero, Cgil Cisl Uil fecero soltanto tre ore di sciopero. Nel 2014, solo Cgil e Uil scioperarono contro il Jobs act ma quando ormai il Parlamento lo aveva approvato. Ora, soltanto la Cgil ha un giudizio negativo sulla Legge di stabilità, in particolare sugli interventi in tema di pensioni, ma ad oggi non ha convocato nessuno sciopero generale e l’autunno rischia di finire soltanto con una manifestazione, sabato 2 dicembre. E magari per decidere di nuovo lo sciopero in inverno, fuori tempo massimo, a futura memoria.
Questo non serve. Serve oggi una grande mobilitazione per riaprire la vertenza sulle pensioni e chiedere l’abrogazione della Fornero. Anche la Fiom, oltre a annunciare che lo sciopero sarebbe necessario, finora non ha fatto altro che dare indicazione ai territori e alle Rsu di convocare scioperi sul posto di lavoro, senza una precisa piattaforma e senza prendere in prima persona la responsabilità di proclamarli come organizzazione.
Le organizzazioni sindacali hanno una responsabilità molto forte a non organizzare la mobilitazione e a non dichiarare lo sciopero generale. Denunceremo questa mancanza di coraggio in ogni sede e modo possibile.
E non resteremo con le mani in mano. Nei prossimi giorni concorderemo iniziative di mobilitazione e sciopero comuni nelle fabbriche in cui lavoriamo, per chiedere l’abrogazione della legge Fornero, il ritorno al sistema retributivo e ai 40 anni di anzianità.

L’assemblea nazionale dei metalmeccanici del sindacatoaltracosa – opposizione cgil

martedì 14 novembre 2017

Direttivo Cgil. E.Como: sciopero generale, subito!


13 novembre, direttivo nazionale CGIL. Intervento di Eliana Como

Il direttivo di ieri notte ha poi approvato con il nostro solo voto contrario un documento che a breve pubblicheremo, che dà il mandato alla segreteria di decidere la manifestazione nazionale o cortei interregionali il 2 dicembre, senza lo sciopero generale. Segue l’intervento di Eliana Como al direttivo.
Sarò veloce, perché non credo che oggi ci sia bisogno di tanti giri di parole. Questo direttivo è chiamato stanotte a prendere una decisione. Le posizioni devono essere chiare e non occorre girarci intorno.
Il direttivo deve rispondere alle due domande che la segretaria ha posto nella introduzione. Se il perimetro che ha disegnato il Governo sulla Legge di stabilità è accettabile così come si prospetta e, se non lo è come ritiene Susanna Camusso, cosa dobbiamo fare.
Certo, questo perimetro è inaccettabile. E non soltanto per le cose che sono state dette nell’introduzione. È inaccettabile perché, fin dall’inizio, almeno da settembre, la discussione avrebbe dovuto essere sulla riduzione dell’età pensionabile e sulla abrogazione della Fornero. Piccoli ritocchi qua e là, l’esclusione di alcune mansioni più usuranti o la sola sospensione degli scatti automatici non sarebbero comunque sufficenti a dare risposte ai lavoratori e alle lavoratrici.
Questo è quello che penso fin da settembre. Ma in ogni caso, anche accettando il quadro che qui è stato delineato, le proposte del Governo sono inaccettabili. E quindi anche sul secondo punto – cosa dobbiamo fare – non ho nessun dubbio e non ho bisogno di girarci intorno. La Cgil deve dichiarare lo sciopero generale, subito, anche da sola. Anzi, tanto più da sola, visto che, stando a quello che ci è stato riferito dalla segretaria, il rischio che Cisl e Uil si preparino a un accordo separato è tutt’altro che improbabile.
Abbiamo rimandato fin troppo, insistendo anche in queste settimane con la proposta delle assemblee unitarie. Il quadro è fin troppo chiaro. Il nostro giudizio sulla Legge di bilancio non è condiviso dalle altre organizzazioni.
E se è così, se il nostro giudizio è questo, come ho sentito anche oggi, la nostra risposta non può essere soltanto la manifestazione nazionale a Roma di sabato, o peggio ancora, le manifestazioni interregionali, come ha proposto l’introduzione. Ben venga il corteo a Roma, ma in quadro in cui, da subito, la segreteria della Cgil ha il mandato per decidere lo sciopero generale, all’interno di un percorso di mobilitazione.
Uscire da questo direttivo stanotte senza aver deciso lo sciopero e eventualmente, come ho sentito anche dalla segretaria della Fiom prima di me, rimandare la discussione a dopo la manifestazione, significa al meglio fare come nel 2014, quando arrivammo allo sciopero dopo che la legge sul Jobs act era già stata votata. Questo non serve a nessuno.
Non è vero, come ha detto Susanna Camusso nell’introduzione, che non ci sono le condizioni per lo sciopero generale. Se anche non ci fossero, starebbe a noi costruirle. Questa è la responsabilità di un gruppo dirigente. Ma il punto è che le condizioni ci sono, eccome! Non è che nel paese si è tornato a discutere di pensioni, come è stato detto prima. Nel paese non si è mai smesso di discutere di pensioni! Tanto è vero che Lega e M5S possono permettersi di inseguire questo clima nel paese e giocarlo anche contro di noi. Non c’è lavoratore e lavoratrice che non pensi che non abbiamo fatto niente nel 2011 contro la legge Fornero. Se oggi non decidiamo lo sciopero, stiamo facendo ancora meno che le 3 ore di allora. Significa che stiamo mettendo la pietra tombale sulle pensioni. Così sarà letto e così sarà anche strumentalizzato da soggetti politici come la Lega, che, nemmeno su questo tema, dovrebbero permettersi di avere più credibilità di noi. Siamo noi a non doverglielo permettere.
Per questo, come ho promesso, sono stata breve: uscire da qui stanotte con una manifestazione di piazza ma senza lo sciopero generale è una scelta sbagliata che io non condivido.

lunedì 13 novembre 2017

Legge di bilancio , cosa fa il sindacato?


La legge di bilancio ha iniziato il suo iter parlamentare e ancora una volta mantiene un chiaro contenuto di classe così sintetizzabile: soldi ai padroni.
Nel triennio 2019/21 è previsto un innalzamento del 3% dell’Iva il cui impatto più grande ricadrebbe proprio nel 2019. Nel contempo si introduce una riduzione del 50% dei contributi per 3 anni per tutte le assunzioni fino ai 29 anni di età. Per il 2018 questo bel regalo riguarderà anche i neoassunti fino ai 35 anni di età. È previsto un nuovo credito d’imposta al 40% per le spese sulla formazione per l’Industria 4.0 oltre allo stanziamento di ulteriori fondi di circa 300 milioni. Sono 4 miliardi complessivi in forma di sconti e agevolazioni ad imprese e banche.
Per gli oltre 3 milioni di lavoratori pubblici e della scuola, invece, dopo 8 anni di blocco contrattuale sono stanziati 2,6 miliardi che non riusciranno nemmeno a garantire gli 85 euro previsti dall’intesa dello scorso novembre per il periodo contrattuale 2016/18. Una mancia dopo che i lavoratori hanno perso circa 2mila euro all’anno di potere d’acquisto a causa dei mancati rinnovi. Nessuna indicazione su percorsi di stabilizzazione dei circa 300mila precari nel pubblico e scuola.
Nulla, inoltre, sugli ammortizzatori sociali e il dramma dei tanti lavoratori che sono sottoposti a licenziamenti per crisi aziendali.
Nessuna modifica alla legge Fornero promessa un anno fa dal governo. L’anticipazione Pensionistica (APE Social), che tanto aveva entusiasmato i sindacati, rivolta ai lavoratori in difficoltà, ai disoccupati, alle mansioni usuranti, ai precoci, a chi ha problemi di salute e chi ha familiari disabili viene drasticamente ridotta. Su circa 66mila domande presentate ne sono state accolte meno di 21mila.
Nemmeno il bassissimo profilo della nuova piattaforma unitaria dei Sindacati Confederali ha convinto il governo a concedere qualcosa. Nessuno stop allo scatto automatico dell’aumento dell’età pensionabile previsto per il primo gennaio 2019, meccanismo infernale che la Fornero ha collegato all’aspettativa di vita. Per cui dall’inizio del 2019 si andrà in pensione a oltre 67 anni.
La Cgil ha dichiarato la propria contrarietà sulla legge di bilancio ma, in buona sostanza, decide di non fare nulla. Questa è, di fatto, la decisione dei vertici di Cgil Cisl Uil, con la Cisl che si ritiene soddisfatta, in particolare sui regali ai padroni con gli sgravi sulle assunzioni.
Tutto quello che “unitariamente” sono riusciti a concordare è una campagna di assemblee nei luoghi di lavoro da concludersi entro il 17 novembre per ascoltare i lavoratori. I lavoratori quel che pensano l’hanno detto e ridetto migliaia di volte, vogliono poter godersi gli ultimi anni di vita con una pensione dignitosa e non rischiare di morire sul lavoro perché non ce la fanno più. Vogliono vedere i propri figli avere un posto di lavoro dignitoso, sono stanchi di essere presi in giro. La favola che dobbiamo stare buoni perché finalmente l’economia sta crescendo non attacca, questo è il momento di pretendere il dovuto e oltre, i sacrifici li facciano loro. Il sindacato deve riprendere l’iniziativa, la pazienza è finita!
Mario Iavazzi

mercoledì 8 novembre 2017

SIETE RIDICOLI

Apprendiamo con piacere che I TRE DELEGATI abbiano deciso di ADERIRE allo sciopero indetto dall'USB per venerdì prossimo ma non possiamo far a meno di notare l'incongruenza rispetto a quello che dicono e fanno.

ADERIRE non significa INDIRE, infatti i tre delegati non REDIGONO un calendario per tutti i turni ma, limitandosi a dire che ritengono questo sciopero GIUSTO (condivisibili le ragioni), suggeriscono quanto sia utile partecipare alla manifestazione dei precari del CNR, rimandando al DIRITTO INDIVIDUALE di sciopero. Allo stesso tempo si auspicano che questo possa spingere la "nostra FIOM" a reagire di fronte agli arretramenti sui diritti dei lavoratori...

Ricordiamo che esattamente un anno fa, in occasione di un analogo sciopero generale indetto sempre dai sindacati di base, i tre delegati hanno sottoscritto e pubblicato il comunicato che vi riproponiamo e sono andati testa/testa dai lavoratori per cercare di convincere tutti che non si poteva aderire allo sciopero perché questo non era indetto dalla Rsu e nessuno aveva redatto i calendari.
Nel comunicato stesso si cercava  di insinuare che lo sciopero, salvo il diritto individuale (?), non si può fare se non è indetto dalla RSU a livello aziendale:




Insomma ci dite se si può ADERIRE o meno ad uno sciopero se questo non è INDETTO dalla Rsu?

Chiaramente la risposta è sempre stata si ma, a questo punto, indipendentemente da quanto siano "condivisibili" o meno le ragioni di uno sciopero, dal punto di vista del "diritto allo sciopero" di cui i tre delegati si dichiarano paladini, non possiamo fare altro che prendere atto della GROSSA BALLA  ci hanno raccontato lo scorso anno semplicemente per la necessità e la pura volontà di boicottare lo sciopero.

A questi delegati ricordiamo anche che non ha nessun senso tentare di spingere la "nostra FIOM" tramite l'adesione alle manifestazioni dei precari del CNR se poi non si contrasta coi fatti, a partire dalla propria realtà di fabbrica, la politica di cedimento che sta caratterizzando la "nostra FIOM". E in Continental i tre delegati durante tutto il precedente mandato hanno di fatto sempre condiviso, sostenuto e appoggiato le politiche di cedimento e tutte le scelte della Segreteria Provinciale FIOM sulle questioni aziendali.

Giusto per non dimenticare, riproponiamo anche ciò che ha pubblicato lo scorso anno questo blog per far fronte alle menzogne dette:

https://ilfoglio-bianco.blogspot.it/2016/10/chiarimenti-sugli-scioperi-del-21.html


https://ilfoglio-bianco.blogspot.it/2016/11/sullo-sciopero-generale-del-4-novembre.html

Venerdì 10 novembre sciopero generale indetto da USB

lunedì 6 novembre 2017

Ilva, scatta l'occupazione della fabbrica. Blocco stradale a Cornigliano e Sestri Ponente

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La battaglia è contro il piano industriale presentato dalla cordata AmInvestCo formata dal leader mondiale della siderurgia ArcelorMittal e dall'italiana Marcegaglia, che a livello nazionale taglia 4.000 posti di lavoro, dei quali 600 a Genova, ma soprattutto cancella l'accordo di programma e prevede che anche i salvati debbano passare dal licenziament e da una riassunzione senza le tutele degli accordi precedenti, con tutte le incognite del jobs act (....)

Leggi l'articolo completo su:

https://www.google.it/amp/genova.repubblica.it/cronaca/2017/11/06/news/ilva_cornigliano_occupazione_fabbrica-180374811/amp/#ampshare=http://genova.repubblica.it/cronaca/2017/11/06/news/ilva_cornigliano_occupazione_fabbrica-180374811/

mercoledì 1 novembre 2017

Piaggio e Tmm, Sgb contro i confederati

PONTEDERA — Tre i fatti su cui ruota la riflessione, che è anche una denuncia, fatta dal Sindacato generale di base di Pisa e Livorno: i profitti Piaggio, che nei primi nove mesi del 2017 hanno toccato i 25 milioni; l'accordo siglato con Piaggio da Fiom, Fim e Uim su pensionamenti anticipati e stabilizzazioni; la chiusura della Tmm, azienda dell'indotto Piaggio, che ha appena portato al licenziamento di tutti i lavoratori (....)

Continua a leggere su:
http://m.quinewsvaldera.it/pontedera-piaggio-e-tmm-sgb-contro-i-confederati-sindacati-lavoro-metalmeccanici.htm

lunedì 30 ottobre 2017

Novità pensioni: 67 anni, ecco le 11 categorie di lavoratori che potrebbero essere escluse

Novità pensioni: sempre più difficile che il governo decida anche solo di sospendere l'innalzamento ai 67 anni, ma 11 categorie di lavoratori potrebbero essere esonerate (....)

Leggi l'articolo completo su:
https://www.money.it/novita-pensioni-67-anni-11-categorie-eslcuse

martedì 24 ottobre 2017

Al di là della cronoca: lo stupro di Trecastagni ci parla delle condizioni di lavoro dei nostri medici. Cosa avviene in Lombardia - articolo di CLASH CITY WORKERS suggerito da un lavoratore

Sicurezza sul lavoro, ma anche precarietà e perfino questione di genere: il caso delle guardie mediche, di fatto lavoratori subordinati della sanità pubblica, tuttavia senza le tutele del lavoro dipendente; spesso donne, costrette a pericolose visite a domicilio in solitaria. La Lombardia, come sempre, è all'avanguardia nel tagliare risorse pubbliche e favorire lo sviluppo di servizi privati che appaiono più efficienti. A chi se li può permettere.
Nella notte fra il 18 e 19 settembre una Dottoressa, medico di Continuità Assistenziale in servizio a Trecastagni (CT), è stata sequestrata e stuprata da un uomo durante l’orario di lavoro nell’ambulatorio della ex guardia medica.  La notizia ha fatto il giro del paese, fra dichiarazioni contrastanti, fake news, accuse e campagne di sensibilizzazione.
La questione della sicurezza per i medici di Continuità Assistenziale è ripresa da diversi giornali e attraverso numerose dichiarazioni... ma chi sono questi medici? In che condizioni lavorano? Sono nuovi questi fatti di violenza?Il Servizio di Guardia Medica è attivo ogni notte dalle 20 alle 8 e nei festivi e prefestivi, come continuazione del servizio svolto in orario diurno nei giorni feriali dal medico di famiglia. Il medico di Continuità Assistenziale gestisce quindi tutte le patologie “non rimandabili al giorno successivo” e che non siano di pertinenza del pronto soccorso. Un servizio che assicura quindi continuità delle cure e assistenza sanitaria domiciliare anche in contesti sociali degradati, nonché l’assistenza a persone che non hanno il medico di base per svariate ragioni, ad esempio migranti o persone in viaggio per motivi di lavoro o turistici. In Lombardia i medici di Continuità Assistenziale lavorano a partita iva, per lo più con contratti a termine, sono obbligati a sottoscrivere a proprie spese un’assicurazione professionale privata, lavorano con mezzo proprio (il lavoro è precluso a chi non fosse patentato o automunito) e spesso le sedi di lavoro sono isolate e non adeguatamente protette. Ci sono medici che lavorano in queste condizioni da trent’anni con passione, come scelta di vita, altri per ripiego o perché costretti da norme burocratiche, ad esempio i giovani medici in specializzazione a cui è vietato lo svolgimento di qualunque lavoro eccetto questo. I fatti di violenza si susseguono da anni in tutta Italia, quasi sempre a discapito di medici donne: negli ultimi dieci anni decine di stupri e tentati stupri, rapine, aggressioni e quattro omicidi.
Ora che il tema della sicurezza è tornato in auge a causa del terribile fatto di cronaca accaduto in Sicilia, si pensa quindi di adottare misure per aumentare il livello di sicurezza nelle varie postazioni in tutta Italia? No. In Regione Lombardia il servizio viene sotto finanziato da anni e sono previsti ulteriori tagli per il 2018. La regione decide di ridurre i fondi alle ATS, che a cascata risparmiano su centralini e affitti, rendendo così il lavoro insostenibile: postazioni con medico unico, che deve gestire ambulatorio, telefonate e visite domiciliari senza più il supporto della centrale operativa creata nel 1996 proprio per migliorare l'organizzazione del servizio.
Sembra proprio il solito giochetto di smantellamento del servizio pubblico tagliando risorse, creando disservizi per poi far subentrare il privato a costi esorbitanti per i cittadini e creando disparità di accesso in base al reddito.
Sarà un caso che a Milano stanno nascendo le prime guardie mediche private?
Eppure si sono stanziati milioni per la riforma sanitaria lombarda, che subappalta al privato parte delle attuali competenze dei medici di medicina generale nell’ambito della gestione dei pazienti affetti da patologie croniche. Non contando i costi folli del referendum pagliacciata sull’autonomia lombarda... ma ovviamente soldi per la sicurezza dei medici di Continuità Assistenziale non ce ne sono!
Che servizio può rendere al cittadino il medico così oberato di lavoro e spaventato? È giusto che dei medici professionisti donna vadano a fare le visite domiciliari nel cuore della notte nel completo terrore e con lo spray al peperoncino in tasca?
La risposta si può ricavare facilmente dalle parole della dottoressa Giulia Marini, fra le fondatrici della campagna “Qui SiCura” a Grosseto: “Se le condizioni in ambulatorio sono totalmente prive di barriere, l’uscita notturna per raggiungere il paziente si trasforma in un autentico calvario durante il tragitto, con l’assillo del pensiero di chi potresti incontrare al domicilio della persona che ti ha chiamato. Questo servizio delicato, importante e sottoposto a molti possibili risvolti diventa insostenibile nell’ottica della sicurezza personale, e l’ostacolo della paura nuoce alla concentrazione e alla soluzione del caso clinico.”
Per ovviare al problema, le proposte avanzate dai medici sono molteplici: uscite a domicilio solo ed esclusivamente con accompagnatore; ambulatori presidiati da almeno due addetti e situate in contesti protetti, come le sedi della Croce Rossa; mantenimento o ripristino della centrale operativa.
Idee del tutto incompatibili con le politiche di tagli perpetrate in questi anni, che anzi richiederebbero rinnovati investimenti nella sanità pubblica. Proposte che abbiamo il dovere di sostenere e far nostre, perché la tutela dei lavoratori è e deve essere un nostro obiettivo primario. Perché senza la sicurezza dei medici non è garantito il diritto all'assistenza sanitaria per tutti.