13 novembre, direttivo nazionale CGIL. Intervento di Eliana Como
Il direttivo di ieri notte ha poi approvato con il nostro solo voto contrario un documento che a breve pubblicheremo, che dà il mandato alla segreteria di decidere la manifestazione nazionale o cortei interregionali il 2 dicembre, senza lo sciopero generale. Segue l’intervento di Eliana Como al direttivo.
Sarò veloce, perché non credo che oggi ci sia bisogno di tanti giri di parole. Questo direttivo è chiamato stanotte a prendere una decisione. Le posizioni devono essere chiare e non occorre girarci intorno.
Il direttivo deve rispondere alle due domande che la segretaria ha posto nella introduzione. Se il perimetro che ha disegnato il Governo sulla Legge di stabilità è accettabile così come si prospetta e, se non lo è come ritiene Susanna Camusso, cosa dobbiamo fare.
Certo, questo perimetro è inaccettabile. E non soltanto per le cose che sono state dette nell’introduzione. È inaccettabile perché, fin dall’inizio, almeno da settembre, la discussione avrebbe dovuto essere sulla riduzione dell’età pensionabile e sulla abrogazione della Fornero. Piccoli ritocchi qua e là, l’esclusione di alcune mansioni più usuranti o la sola sospensione degli scatti automatici non sarebbero comunque sufficenti a dare risposte ai lavoratori e alle lavoratrici.
Questo è quello che penso fin da settembre. Ma in ogni caso, anche accettando il quadro che qui è stato delineato, le proposte del Governo sono inaccettabili. E quindi anche sul secondo punto – cosa dobbiamo fare – non ho nessun dubbio e non ho bisogno di girarci intorno. La Cgil deve dichiarare lo sciopero generale, subito, anche da sola. Anzi, tanto più da sola, visto che, stando a quello che ci è stato riferito dalla segretaria, il rischio che Cisl e Uil si preparino a un accordo separato è tutt’altro che improbabile.
Abbiamo rimandato fin troppo, insistendo anche in queste settimane con la proposta delle assemblee unitarie. Il quadro è fin troppo chiaro. Il nostro giudizio sulla Legge di bilancio non è condiviso dalle altre organizzazioni.
E se è così, se il nostro giudizio è questo, come ho sentito anche oggi, la nostra risposta non può essere soltanto la manifestazione nazionale a Roma di sabato, o peggio ancora, le manifestazioni interregionali, come ha proposto l’introduzione. Ben venga il corteo a Roma, ma in quadro in cui, da subito, la segreteria della Cgil ha il mandato per decidere lo sciopero generale, all’interno di un percorso di mobilitazione.
Uscire da questo direttivo stanotte senza aver deciso lo sciopero e eventualmente, come ho sentito anche dalla segretaria della Fiom prima di me, rimandare la discussione a dopo la manifestazione, significa al meglio fare come nel 2014, quando arrivammo allo sciopero dopo che la legge sul Jobs act era già stata votata. Questo non serve a nessuno.
Non è vero, come ha detto Susanna Camusso nell’introduzione, che non ci sono le condizioni per lo sciopero generale. Se anche non ci fossero, starebbe a noi costruirle. Questa è la responsabilità di un gruppo dirigente. Ma il punto è che le condizioni ci sono, eccome! Non è che nel paese si è tornato a discutere di pensioni, come è stato detto prima. Nel paese non si è mai smesso di discutere di pensioni! Tanto è vero che Lega e M5S possono permettersi di inseguire questo clima nel paese e giocarlo anche contro di noi. Non c’è lavoratore e lavoratrice che non pensi che non abbiamo fatto niente nel 2011 contro la legge Fornero. Se oggi non decidiamo lo sciopero, stiamo facendo ancora meno che le 3 ore di allora. Significa che stiamo mettendo la pietra tombale sulle pensioni. Così sarà letto e così sarà anche strumentalizzato da soggetti politici come la Lega, che, nemmeno su questo tema, dovrebbero permettersi di avere più credibilità di noi. Siamo noi a non doverglielo permettere.
Per questo, come ho promesso, sono stata breve: uscire da qui stanotte con una manifestazione di piazza ma senza lo sciopero generale è una scelta sbagliata che io non condivido.
Il direttivo deve rispondere alle due domande che la segretaria ha posto nella introduzione. Se il perimetro che ha disegnato il Governo sulla Legge di stabilità è accettabile così come si prospetta e, se non lo è come ritiene Susanna Camusso, cosa dobbiamo fare.
Certo, questo perimetro è inaccettabile. E non soltanto per le cose che sono state dette nell’introduzione. È inaccettabile perché, fin dall’inizio, almeno da settembre, la discussione avrebbe dovuto essere sulla riduzione dell’età pensionabile e sulla abrogazione della Fornero. Piccoli ritocchi qua e là, l’esclusione di alcune mansioni più usuranti o la sola sospensione degli scatti automatici non sarebbero comunque sufficenti a dare risposte ai lavoratori e alle lavoratrici.
Questo è quello che penso fin da settembre. Ma in ogni caso, anche accettando il quadro che qui è stato delineato, le proposte del Governo sono inaccettabili. E quindi anche sul secondo punto – cosa dobbiamo fare – non ho nessun dubbio e non ho bisogno di girarci intorno. La Cgil deve dichiarare lo sciopero generale, subito, anche da sola. Anzi, tanto più da sola, visto che, stando a quello che ci è stato riferito dalla segretaria, il rischio che Cisl e Uil si preparino a un accordo separato è tutt’altro che improbabile.
Abbiamo rimandato fin troppo, insistendo anche in queste settimane con la proposta delle assemblee unitarie. Il quadro è fin troppo chiaro. Il nostro giudizio sulla Legge di bilancio non è condiviso dalle altre organizzazioni.
E se è così, se il nostro giudizio è questo, come ho sentito anche oggi, la nostra risposta non può essere soltanto la manifestazione nazionale a Roma di sabato, o peggio ancora, le manifestazioni interregionali, come ha proposto l’introduzione. Ben venga il corteo a Roma, ma in quadro in cui, da subito, la segreteria della Cgil ha il mandato per decidere lo sciopero generale, all’interno di un percorso di mobilitazione.
Uscire da questo direttivo stanotte senza aver deciso lo sciopero e eventualmente, come ho sentito anche dalla segretaria della Fiom prima di me, rimandare la discussione a dopo la manifestazione, significa al meglio fare come nel 2014, quando arrivammo allo sciopero dopo che la legge sul Jobs act era già stata votata. Questo non serve a nessuno.
Non è vero, come ha detto Susanna Camusso nell’introduzione, che non ci sono le condizioni per lo sciopero generale. Se anche non ci fossero, starebbe a noi costruirle. Questa è la responsabilità di un gruppo dirigente. Ma il punto è che le condizioni ci sono, eccome! Non è che nel paese si è tornato a discutere di pensioni, come è stato detto prima. Nel paese non si è mai smesso di discutere di pensioni! Tanto è vero che Lega e M5S possono permettersi di inseguire questo clima nel paese e giocarlo anche contro di noi. Non c’è lavoratore e lavoratrice che non pensi che non abbiamo fatto niente nel 2011 contro la legge Fornero. Se oggi non decidiamo lo sciopero, stiamo facendo ancora meno che le 3 ore di allora. Significa che stiamo mettendo la pietra tombale sulle pensioni. Così sarà letto e così sarà anche strumentalizzato da soggetti politici come la Lega, che, nemmeno su questo tema, dovrebbero permettersi di avere più credibilità di noi. Siamo noi a non doverglielo permettere.
Per questo, come ho promesso, sono stata breve: uscire da qui stanotte con una manifestazione di piazza ma senza lo sciopero generale è una scelta sbagliata che io non condivido.
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