La legge di bilancio ha iniziato il suo iter parlamentare e ancora una volta mantiene un chiaro contenuto di classe così sintetizzabile: soldi ai padroni.
Nel triennio 2019/21 è previsto un innalzamento del 3% dell’Iva il cui impatto più grande ricadrebbe proprio nel 2019. Nel contempo si introduce una riduzione del 50% dei contributi per 3 anni per tutte le assunzioni fino ai 29 anni di età. Per il 2018 questo bel regalo riguarderà anche i neoassunti fino ai 35 anni di età. È previsto un nuovo credito d’imposta al 40% per le spese sulla formazione per l’Industria 4.0 oltre allo stanziamento di ulteriori fondi di circa 300 milioni. Sono 4 miliardi complessivi in forma di sconti e agevolazioni ad imprese e banche.
Per gli oltre 3 milioni di lavoratori pubblici e della scuola, invece, dopo 8 anni di blocco contrattuale sono stanziati 2,6 miliardi che non riusciranno nemmeno a garantire gli 85 euro previsti dall’intesa dello scorso novembre per il periodo contrattuale 2016/18. Una mancia dopo che i lavoratori hanno perso circa 2mila euro all’anno di potere d’acquisto a causa dei mancati rinnovi. Nessuna indicazione su percorsi di stabilizzazione dei circa 300mila precari nel pubblico e scuola.
Nulla, inoltre, sugli ammortizzatori sociali e il dramma dei tanti lavoratori che sono sottoposti a licenziamenti per crisi aziendali.
Nessuna modifica alla legge Fornero promessa un anno fa dal governo. L’anticipazione Pensionistica (APE Social), che tanto aveva entusiasmato i sindacati, rivolta ai lavoratori in difficoltà, ai disoccupati, alle mansioni usuranti, ai precoci, a chi ha problemi di salute e chi ha familiari disabili viene drasticamente ridotta. Su circa 66mila domande presentate ne sono state accolte meno di 21mila.
Nemmeno il bassissimo profilo della nuova piattaforma unitaria dei Sindacati Confederali ha convinto il governo a concedere qualcosa. Nessuno stop allo scatto automatico dell’aumento dell’età pensionabile previsto per il primo gennaio 2019, meccanismo infernale che la Fornero ha collegato all’aspettativa di vita. Per cui dall’inizio del 2019 si andrà in pensione a oltre 67 anni.
La Cgil ha dichiarato la propria contrarietà sulla legge di bilancio ma, in buona sostanza, decide di non fare nulla. Questa è, di fatto, la decisione dei vertici di Cgil Cisl Uil, con la Cisl che si ritiene soddisfatta, in particolare sui regali ai padroni con gli sgravi sulle assunzioni.
Tutto quello che “unitariamente” sono riusciti a concordare è una campagna di assemblee nei luoghi di lavoro da concludersi entro il 17 novembre per ascoltare i lavoratori. I lavoratori quel che pensano l’hanno detto e ridetto migliaia di volte, vogliono poter godersi gli ultimi anni di vita con una pensione dignitosa e non rischiare di morire sul lavoro perché non ce la fanno più. Vogliono vedere i propri figli avere un posto di lavoro dignitoso, sono stanchi di essere presi in giro. La favola che dobbiamo stare buoni perché finalmente l’economia sta crescendo non attacca, questo è il momento di pretendere il dovuto e oltre, i sacrifici li facciano loro. Il sindacato deve riprendere l’iniziativa, la pazienza è finita!
Per gli oltre 3 milioni di lavoratori pubblici e della scuola, invece, dopo 8 anni di blocco contrattuale sono stanziati 2,6 miliardi che non riusciranno nemmeno a garantire gli 85 euro previsti dall’intesa dello scorso novembre per il periodo contrattuale 2016/18. Una mancia dopo che i lavoratori hanno perso circa 2mila euro all’anno di potere d’acquisto a causa dei mancati rinnovi. Nessuna indicazione su percorsi di stabilizzazione dei circa 300mila precari nel pubblico e scuola.
Nulla, inoltre, sugli ammortizzatori sociali e il dramma dei tanti lavoratori che sono sottoposti a licenziamenti per crisi aziendali.
Nessuna modifica alla legge Fornero promessa un anno fa dal governo. L’anticipazione Pensionistica (APE Social), che tanto aveva entusiasmato i sindacati, rivolta ai lavoratori in difficoltà, ai disoccupati, alle mansioni usuranti, ai precoci, a chi ha problemi di salute e chi ha familiari disabili viene drasticamente ridotta. Su circa 66mila domande presentate ne sono state accolte meno di 21mila.
Nemmeno il bassissimo profilo della nuova piattaforma unitaria dei Sindacati Confederali ha convinto il governo a concedere qualcosa. Nessuno stop allo scatto automatico dell’aumento dell’età pensionabile previsto per il primo gennaio 2019, meccanismo infernale che la Fornero ha collegato all’aspettativa di vita. Per cui dall’inizio del 2019 si andrà in pensione a oltre 67 anni.
La Cgil ha dichiarato la propria contrarietà sulla legge di bilancio ma, in buona sostanza, decide di non fare nulla. Questa è, di fatto, la decisione dei vertici di Cgil Cisl Uil, con la Cisl che si ritiene soddisfatta, in particolare sui regali ai padroni con gli sgravi sulle assunzioni.
Tutto quello che “unitariamente” sono riusciti a concordare è una campagna di assemblee nei luoghi di lavoro da concludersi entro il 17 novembre per ascoltare i lavoratori. I lavoratori quel che pensano l’hanno detto e ridetto migliaia di volte, vogliono poter godersi gli ultimi anni di vita con una pensione dignitosa e non rischiare di morire sul lavoro perché non ce la fanno più. Vogliono vedere i propri figli avere un posto di lavoro dignitoso, sono stanchi di essere presi in giro. La favola che dobbiamo stare buoni perché finalmente l’economia sta crescendo non attacca, questo è il momento di pretendere il dovuto e oltre, i sacrifici li facciano loro. Il sindacato deve riprendere l’iniziativa, la pazienza è finita!
Mario Iavazzi
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