Al termine dei lavori
dell’Assemblea nazionale sono stati presentati due documenti che sono stati
votati in contrapposizione. Il documento presentato dalla Segreteria nazionale
della Fiom, è stato approvato con 484 voti a favore, quello presentato da Sergio
Bellavita primo firmatario è stato respinto con 38 voti a favore. Un delegato
si è astenuto.
Documento presentato dalla segreteria FIOM:
http://www.fiom-cgil.it/web/assemblee-nazionali/1718-assemblea-nazionale-fiom-il-documento-conclusivo
Documento presentato da Sergio Bellavita (primo firmatario):
http://www.fiom-cgil.it/web/assemblee-nazionali/1718-assemblea-nazionale-fiom-il-documento-conclusivo
Documento presentato da Sergio Bellavita (primo firmatario):
L'approvazione del Jobs Act
apre uno scenario inedito e drammatico che è destinato ad avere conseguenze
pesantissime sulla condizione delle lavoratrici e dei lavoratori,
sull'effettivo esercizio delle libertà sindacali e politiche. Se nel 1970 con
lo statuto la costituzione entrava nelle fabbriche oggi la stessa, dopo la
prima pesante manomissione della Fornero nel 2012, è stata definitivamente
cacciata con il Jobs act. Sul terreno contrattuale il modello Marchionne si è
imposto come modello generale per tutto il mondo del lavoro. Per la Cgil tutto ciò rappresenta
una dura sconfitta. Non era scontato finisse cosi. La maggioranza del gruppo
dirigente della Cgil nazionale porta responsabilità enormi nel non aver dato la
continuità necessaria alla lotta d'autunno che aveva incrociato una grande
disponibilità di vasti settori di lavoratori e lavoratrici. Lo sciopero
generale del 12 dicembre è stato costruito per chiudere la mobilitazione non
per avviarla. Cosi il governo Renzi ha potuto emanare i primi due decreti
attuativi sotto natale, peggiorandone persino i contenuti, e senza alcuna
opposizione sociale. Il direttivo nazionale cgil del 18 febbraio ha certificato
a la fine della mobilitazione generale. La consultazione dei lavoratori per
decidere se sostenere o meno una campagna referendaria per l'abrogazione del
jobs act, che scarica cosi sui lavoratori quelle responsabilità che il gruppo
dirigente non ha voluto prendersi, e la raccolta firme per una legge su un
nuovo statuto dei diritti dei lavoratori , da avanzare allo stesso parlamento
che ha appena deciso di cancellarlo, non rappresentano la continuità delle
lotte. La campagna referendaria puo' essere utile se si aggiunge il tema
dell'abrogazione della legge Fornero sulle pensioni, ma senza un conflitto generale
che ne sostanzi socialmente il valore e' destinata ad un pesante Federazione
Impiegati Operai Metallurgici nazionale.
Questo
gruppo dirigente ha pertanto dimostrato di non essere più adeguato. La crisi
della Cgil appare profonda, difficilmente risolvibile senza una presa d'atto
della realtà e scelte nette, radicali, coerenti. È necessaria una fase
straordinaria nella vita dell'organizzazione. Ridefinire una nuova
progettualità, nuove strategie contrattuali, nuove pratiche rivendicative. Non
e' il tempo degli scioperi di testimonianza e delle manifestazioni rituali che
non producono risultati concreti. Occorre una piattaforma generale del mondo
del lavoro stabile e precario, unificante e mobilitante, che risponda alla
necessità di ricostruire e riconquistare quel quadro di diritti e tutele che
sono stati cancellati. Occorre definire una linea contrattuale che con rigore
rifiuti di sottoscrivere le deroghe ai Ccnl, i licenziamenti e gli accordi che
tagliano diritti, salari ed incrementano carichi e ritmi di lavoro, come troppo
spesso avviene anche con la firma della Fiom. Cosi come rispetto al percorso
per il rinnovo del Ccnl non si puo' costruire una piattaforma unitaria che
accetti il sistema derogatorio introdotto dall'accordo separato del 2009. La
costruzione di una coalizione di soggetti sociali non può cancellare o
sostituire la necessità di agire in primo luogo il conflitto sia nei luoghi di
lavoro che sul piano generale contro il governo Renzi. È un errore grave aver
deciso di non proclamare più scioperi contro le comandate agli straordinari in alcuni
stabilimenti ex Fiat lasciando cosi soli i lavoratori a contrastare il
supersfruttamento del modello Marchionne. La bocciatura dei lavoratori della
Sata di Melfi dell'accordo sui 20 turni firmato dai sindacati complici
testimonia che coerenza e radicalità pagano. Nei grandi gruppi industriali
Finmeccanica, Fincantieri siamo davanti a processi di pesante ristrutturazione
e aggressione ai diritti dei lavoratori. Sono a rischio soprattutto gli
insediamenti produttivi del mezzogiorno,i livelli occupazionali ed interi
settori industriali del nostro paese. Serve una strategia per la difesa
dell'occupazione, delle produzioni e insieme dell'ambiente e della salute delle
popolazioni. Occorre che la Fiom
promuova un vasto fronte sociale unitario per rilanciare l'opposizione alle
politiche d'austerita' ed in solidarietà con il popolo greco, con il suo
difficile tentativo di uscire dalla tenaglia delle politiche criminali della
troika. Il prossimo 18 marzo ci sarà una giornata di mobilitazione europea
contro l'austerita' e di contestazione del vertice della Bce a Francoforte, una
giornata che la Fiom
e tutto il mondo del lavoro dovrebbero assumere come una importante scadenza. I
movimenti sociali, tante realtà di base e sindacali stanno costruendo una
grande giornata di protesta per il primo maggio a Milano contro Expo 2015 il
suo carico di sfruttamento del lavoro, di cementificazione e saccheggio del
territorio. Una giornata a cui aderire. Per tutte queste ragioni l'assemblea
nazionale dei delegati Fiom esprime la sua netta contrarietà alla linea
approvata dalla Cgil nel direttivo nazionale dello scorso 18 febbraio.
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