di Sergio Bellavita
Il manifesto di oggi dedica
ampio spazio alla possibile ricucitura del rapporto unitario della Fiom con Fim
e Uilm sul contratto nazionale. La partecipazione dei tre segretari generali
dei metalmeccanici alla presentazione di un libro ha dato loro l’occasione di
confrontarsi sul rinnovo del contratto nazionale, attualmente separato, in
scadenza il prossimo dicembre. Con grande enfasi mediatica viene posto
l’accento sul cambio di strategia della Uilm che avrebbe posto la necessità di
riportare la Fiom
dentro il contratto, con disappunto della Fim Cisl. Il riavvicinamento tra i
tre è talmente avanzato che si discute già della forma con cui si potrebbe
sancire la nuova unità. O con una piattaforma unitaria, ipotesi più difficile
per motivazioni di carattere formale, siglare un’unica piattaforma
significherebbe per la Fiom
riconoscere l’accordo in rinnovo che, in questo caso, è separato. Oppure su tre
piattaforme simili che poi, sotto il preannunciato attacco di Federmeccanica,
si ricongiungerebbero in un’unica vertenza. A significare la reale volontà
della Fiom a rientrare nel contratto si sottolinea, da parte di Landini, la
piena disponibilità a concedere il lavoro di sabato e domenica in cambio di una
riduzione dell’orario di lavoro. Plaude la platea Uilm ma si cancellano
quindici anni di contrasto all’aggressione al contratto da parte di padroni e
Federmeccanica in complicità con Fim e Uilm, proprio sugli orari di lavoro e
sulla flessibilità. Un altro segno di quanto sia profonda la crisi della Cgil e
della Fiom. Tra le nebbie mediatiche della coalizione sociale ormai si discute
di contrattazione come di qualcosa che riguarda solo la salvaguardia
dell’organizzazione, non certo dei bisogni dei lavoratori e delle lavoratrici.
Se così fosse non si aprirebbe al lavoro domenicale. Accettare il massimo
sfruttamento degli impianti significa accettare il massimo sfruttamento del
lavoro umano, riduzione d’orario di lavoro o meno. Le imprese hanno sempre
spinto per il lavoro sette giorni su sette, solo avevano un limite invalicabile,
se non in casi straordinari e comprovati, nella contrattazione. Oggi nel mondo
della ricattabilità del lavoro, ed in piena crisi, conviene far lavorare di più
che investire. Concedere il sabato e la domenica quali normali giorni
lavorativi significa condividere la guerra del capitale che si gioca sulla
condizione di chi lavora. Ciò spiega bene le ragioni per cui in Fiat la Fiom ha deciso di revocare
gli scioperi contro le comandate di sabato, ben consapevole di rischiare così
una rottura con i lavoratori e con buona parte dei delegati che hanno retto lo
scontro al modello Marchionne in questi anni. Non sbagliavamo a denunciare la
svolta contrattuale decisa dalla segreteria nazionale a Cervia. Se la
coalizione sociale si fonda sull’unità con Fim e Uilm, sulla flessibilità del
lavoro e sull’accettazione del sistema derogatorio del testo unico del 10
gennaio 2014 davvero ai lavoratori ed alle lavoratrici non serve a nulla.
-10...9...8... Pronti. Via!
RispondiEliminaEcco a voi il sondaggio pre-elettorale su Lansini & compagni. Evuala'...
http://m.huffpost.com/it/entry/6918082
Giacomo