premetto che non considero i parlamentari che hanno votato per la nipote di Mubarak dei cretini, tutti al soldo del padrone e tanto meno non in grado di intendere e di volere.
Sarebbe troppo semplice, viceversa penso che siano l'espressione della deriva di un percorso politico.
Non è un giudizio morale ma un giudizio politico.
In realtà abbiamo un giudizio diverso non riconducibile soltanto a questo o quell'altro accordo sindacale, ma sullo stato della Cgil, sulla vita democratica interna ed esterna della nostra Organizzazione.
Per quanto mi riguarda mi ritengo offeso rispetto al ruolo che dovrei svolgere come componente dell'Organismo dirigente della Cgil, esautorato da questo ruolo e chiamato ripetutamente nel corso di questi anni a ratificare ciò che l'organo esecutivo – Segretario Generale o Segreteria - ha già deciso e sottoscritto.
Questo come atto conclusivo di confronti negoziali che avvengono in assenza di una delegazione trattante e senza alcuna forma di coinvolgimento delle categorie e delle strutture interessate sullo stato di avanzamento dei testi contrattuali.
Capisco le difficoltà che in questo modo si determinano per ognuno di noi quando siamo chiamati a pronunciarci, sempre con un voto di fiducia sulla segretaria generale.
Nello stesso tempo nella mia esperienza decennale – circa 25 anni – di componente del Comitato Direttivo Nazionale, non ho mai vissuto una tale pratica della Confederalità, anche perché i dirigenti della Cgil non lo avrebbero tollerato al di là delle diverse posizioni.
Tutto ciò è avvenuto nel corso di questi ultimi anni, dalla modifica sostanziale dell'art.18 agli accordi sulla rappresentanza.
Sul rapporto democratico con le lavoratrici ed i lavoratori, non voglio dilungarmi perché è sufficiente ricordare la consultazione sull'accordo del 28 giugno 2011.
Una consultazione fantasiosa, fondata sull'immaginario di cui non si conoscono i dati disaggregati per azienda e territorio, perché, cosi mi è stato risposto, “ ….sono stati trasmessi telefonicamente in modo aggregato”. Lo sapete tutti cosa è stata quella consultazione.
Per rispetto nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori non sono più disponibile “per senso di responsabilità” a sottacere le modalità di svolgimento delle consultazioni e dei congressi della nostra Organizzazione.
Adesso siamo all'inverosimile di un gruppo dirigente chiamato a discutere se il “Testo Unico sulla Rappresentanza” è un accordo, oppure un regolamento attuativo.
Siamo al ridicolo a fronte di un testo che richiama ripetutamente “l'accordo del 10 gennaio 2014”.
La Segretaria Generale della nostra Organizzazione ha compiuto un atto gravissimo nei confronti del Segretario Generale della Fiom-Cgil.
Credo e spero che a nessuno sfugga il significato di questo atto, il ricorso al Collegio Statutario per acquisire il giudizio che Maurizio Landini è sanzionabile compiendo in questo modo un puro atto intimidatorio, e voi mi dite “.... atti politici che contribuiscono a ristabilire in Cgil le condizioni per un confronto improntato alla civiltà dei toni e del rispetto delle persone e delle posizioni”.
Non prendiamoci in giro, c'è un limite anche alla ipocrisia.
Non saprei più dire se esiste o meno un sentire comune sulla possibile deriva della nostra Organizzazione, sul come veniamo percepiti dalle persone che vogliamo rappresentare.
Storicamente, molto spesso le grandi organizzazioni, le grandi burocrazie tendono ad implodere perché reagiscono illusoriamente alle evidenti difficoltà con l'autoconservazione, la chiusura autoritaria.
Sono parte di questa burocrazia, ne conosco i meccanismi e temo che stiamo arrivando al punto di non ritorno, sulla democrazia che considero essenziale, decisivo per un Sindacato che guarda al presente e al futuro.
Cordiali saluti.
Gianni Rinaldini
Li, 14 febbraio 2014"
http://www.lacgilchevogliamo.it/sites/default/files/allegati/Lettera%20a%20Rinaldini%20gruppo%20di%20Segretari%20del%2011%20febbraio%202014_0.pdf
fonte:
Rinaldini è sempre stato corretto. Ed ora è pure esplicito: la Cgil non esiste più.
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