giovedì 23 aprile 2015

Cgil. Un direttivo surreale in attesa della tempesta perfetta



di Sergio Bellavita – L’ordine del giorno del direttivo nazionale dello scorso 20 aprile parlava dell’attuazione delle scelte compiute il 18 febbraio per il contrasto al Jobs Act.
Odg surreale se si considera lo stato di paralisi totale dell’iniziativa di mobilitazione e  i recenti accordi del contratto nazionale del terziario e dei bancari che hanno accolto la filosofia di fondo del provvedimento del governo Renzi. In aggiunta a ciò le tensioni scatenate dalla coalizione sociale di Landini erano palpabili. La maggioranza Landini Camusso che ha retto la Cgil negli ultimi due anni scricchiola tuttavia sotto i colpi della ingloriosa ritirata sul Jobs Act. La relazione della Camusso è stata una difesa senza se e senza ma delle scelte compiute, peraltro in accordo con Landini come ha tenuto a precisare, lo scorso 18 febbraio sul Jobs act, compresi i contratti firmati dalla Filcams e dalla Fisac.  Landini ha innanzitutto denunciato che nei giorni scorsi si sarebbe tenuta una riunione ufficiale di tutto il gotha della Cgil nazionale in un albergo romano (nostra aggiunta) ad esclusione dello stesso Landini, che aveva per oggetto proprio la Fiom  e la sua coalizione sociale.
Per proseguire poi con criticare il fatto che sul referendum e sulla contrattazione non si starebbe facendo quanto deciso lo scorso 18 febbraio. Infine, giustamente, Landini ha criticato duramente la Camusso per non aver minimamente citato l’ulteriore pesante evoluzione del modello Marchionne che cancellando gli aumenti strutturali dei minimi contrattuali inaugura la nuova era della totale flessibilizzazione del salario. Una nuova era subito condivisa dal sindacalismo cortigiano presente in Fiat. Il nostro intervento ha sottolineato come invece proprio le scelte del 18 febbraio fossero già la mesta ritirata dopo il conflitto dell’autunno. La politica contrattuale che si sta affermando è esattamente figlia della scelta di praticare il Jobs Act, di applicarlo. Un intervento di denuncia delle pesanti responsabilità di questo gruppo dirigente nell’aver tradito, termine assolutamente corretto, le aspettative del movimento di lotta contro il governo Renzi. Clamoroso poi il fatto che la nostra denuncia dell’accordo che ha consentito il lavoro gratuito all’expo di Milano depositato in esplicito riferimento all’articolo 8 della legge Sacconi sulle deroghe non abbia avuto alcuna risposta. Per queste ragioni il direttivo è stato surreale. La Cgil è a un passaggio strettissimo, non vuole affrontare la sua crisi perché ha deciso di adeguarsi al nuovo modello tuttavia Landini non può permettersi questa empasse clamorosa ma neanche rompere la maggioranza e tutto il dedalo intricato di rapporti che si è costruito nell’ultimo congresso. L’uscita sulla coalizione sociale, mentre non è chiaro se e quale strada voglia prendere il segretario Fiom, è stata per la Camusso un regalo inaspettato che gli ha consentito di ricompattare la quasi totalità del gruppo dirigente contro Landini e la Fiom. La conferenza d’organizzazione è alle porte. Il progetto di progressiva cislizzazione della Cgil conoscerà un’accelerazione poderosa con le proposte del documento della conferenza. Tutto ruota sull’adeguamento della Cgil, delle sue strutture e categorie al modello corporativo del testo unico del 10 gennaio accentrando risorse e decisioni nei livelli nazionali e confederali. Questa conferenza è inutile e dannosa e va fatta saltare. Un appello che tutti coloro che vogliono impedire la trasformazione definitiva della Cgil in un sindacato dei servizi  e istituzionale dovrebbero raccogliere. La tempesta perfetta che dobbiamo impedire, per il bene dei lavoratori appunto, non per il nostro.
Sergio Bellavita

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