di Sergio Bellavita –
L’ordine del giorno del direttivo nazionale dello scorso 20 aprile parlava
dell’attuazione delle scelte compiute il 18 febbraio per il contrasto al Jobs
Act.
Odg surreale se si considera lo stato di paralisi totale dell’iniziativa di mobilitazione e i recenti accordi del contratto nazionale del terziario e dei bancari che hanno accolto la filosofia di fondo del provvedimento del governo Renzi. In aggiunta a ciò le tensioni scatenate dalla coalizione sociale di Landini erano palpabili. La maggioranza Landini Camusso che ha rettola Cgil negli ultimi due anni
scricchiola tuttavia sotto i colpi della ingloriosa ritirata sul Jobs Act. La
relazione della Camusso è stata una difesa senza se e senza ma delle scelte
compiute, peraltro in accordo con Landini come ha tenuto a precisare, lo scorso
18 febbraio sul Jobs act, compresi i contratti firmati dalla Filcams e dalla
Fisac. Landini ha innanzitutto denunciato che nei giorni scorsi si
sarebbe tenuta una riunione ufficiale di tutto il gotha della Cgil nazionale in
un albergo romano (nostra aggiunta) ad esclusione dello stesso Landini, che
aveva per oggetto proprio la Fiom
e la sua coalizione sociale.
Per proseguire poi con criticare il fatto che sul referendum e sulla contrattazione non si starebbe facendo quanto deciso lo scorso 18 febbraio. Infine, giustamente, Landini ha criticato duramentela Camusso per non aver
minimamente citato l’ulteriore pesante evoluzione del modello Marchionne che
cancellando gli aumenti strutturali dei minimi contrattuali inaugura la nuova
era della totale flessibilizzazione del salario. Una nuova era subito condivisa
dal sindacalismo cortigiano presente in Fiat. Il nostro intervento ha sottolineato
come invece proprio le scelte del 18 febbraio fossero già la mesta ritirata
dopo il conflitto dell’autunno. La politica contrattuale che si sta affermando
è esattamente figlia della scelta di praticare il Jobs Act, di applicarlo. Un
intervento di denuncia delle pesanti responsabilità di questo gruppo dirigente
nell’aver tradito, termine assolutamente corretto, le aspettative del movimento
di lotta contro il governo Renzi. Clamoroso poi il fatto che la nostra denuncia
dell’accordo che ha consentito il lavoro gratuito all’expo di Milano depositato
in esplicito riferimento all’articolo 8 della legge Sacconi sulle deroghe non
abbia avuto alcuna risposta. Per queste ragioni il direttivo è stato surreale. La Cgil è a un passaggio
strettissimo, non vuole affrontare la sua crisi perché ha deciso di adeguarsi
al nuovo modello tuttavia Landini non può permettersi questa empasse clamorosa
ma neanche rompere la maggioranza e tutto il dedalo intricato di rapporti che
si è costruito nell’ultimo congresso. L’uscita sulla coalizione sociale, mentre
non è chiaro se e quale strada voglia prendere il segretario Fiom, è stata per la Camusso un regalo
inaspettato che gli ha consentito di ricompattare la quasi totalità del gruppo
dirigente contro Landini e la
Fiom. La conferenza d’organizzazione è alle porte. Il
progetto di progressiva cislizzazione della Cgil conoscerà un’accelerazione
poderosa con le proposte del documento della conferenza. Tutto ruota
sull’adeguamento della Cgil, delle sue strutture e categorie al modello
corporativo del testo unico del 10 gennaio accentrando risorse e decisioni nei
livelli nazionali e confederali. Questa conferenza è inutile e dannosa e va
fatta saltare. Un appello che tutti coloro che vogliono impedire la
trasformazione definitiva della Cgil in un sindacato dei servizi e
istituzionale dovrebbero raccogliere. La tempesta perfetta che dobbiamo
impedire, per il bene dei lavoratori appunto, non per il nostro.
Sergio Bellavita
Odg surreale se si considera lo stato di paralisi totale dell’iniziativa di mobilitazione e i recenti accordi del contratto nazionale del terziario e dei bancari che hanno accolto la filosofia di fondo del provvedimento del governo Renzi. In aggiunta a ciò le tensioni scatenate dalla coalizione sociale di Landini erano palpabili. La maggioranza Landini Camusso che ha retto
Per proseguire poi con criticare il fatto che sul referendum e sulla contrattazione non si starebbe facendo quanto deciso lo scorso 18 febbraio. Infine, giustamente, Landini ha criticato duramente
Sergio Bellavita
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