Pubblichiamo una interessante analisi di Gianni Rinaldini, ex segretario generale FIOM, sulla attuale situazione politica e sindacale.
Con l'onestà e la chiarezza che lo contraddistinguono, Rinaldini critica la sua organizzazione sindacale, la CGIL, partendo dall'ultimo congresso che, dice, "serve solo per fornire una parvenza di democraticità alla elezione dei gruppi dirigenti."
La CGIL, continua Rinaldini, "non è un'organizzazione democratica" e le regole che si da sono "un insieme di meccanismi che non rendono scalabile democraticamente il gruppo dirigente."
Negli ultimi anni la degenerazione si è spinta fino ad avere "negoziati clandestini dove due o tre dirigenti siglano accordi in nome e per conto delle lavoratrici e dei lavoratori."
Di fronte all'avanzare del capitalismo finanziario e ad un passaggio epocale che ha visto l'affermazione di "una idea di società fondata sulla concorrenza tra lavoratori, gli uni contro gli altri", la CGIL ha reagito "come se non fosse successo nulla e il problema prioritario è sempre stato quello di ritagliarsi un ruolo negoziale, un riconoscimento istituzionale."
"Sul piano politico la subalternità, sul piano sociale la logica senza fine del meno peggio in attesa di tempi migliori".
"Il vuoto strategico è totale, così come la subordinazione politica."
"Si arriva perfino a spiegare che, come dimostrano gli scioperi in Grecia, con il conflitto non si ottiene nulla, non è possibile ottenere risultati senza una sponda politica."
"Gli scioperi generali finti, senza piattaforme e obiettivi, come pura testimonianza sono un fallimento perchè non sono credibili e i lavoratori e le lavoratrici percepiscono che ormai le Organizzazioni Sindacali, compresa la CGIL, sono una pura e semplice articolazione del teatrino politico."
"In questo schema si colloca la costruzione per tappe successive del Testo Unico sulla Rappresentanza".
"Le organizzazioni di rappresentanza sociali definiscono per se e per gli altri le regole per accedere ai tavoli negoziali e alle elezioni delle RSU, regole a cui si devono attenere i delegati previa la sanzionabilità dei comportamenti non conformi a quanto definito. Tutto ciò avviene senza che i diretti interessati iscritti (che sono una minoranza) e non iscritti, possano decidere sul futuro del loro contratto."
"Una concezione proprietaria della democrazia, dove i lavoratori non sono soggetti, ma oggetti relegati nella condizione di spettatori. Si configura in questo modo un modello sindacale di aziendalizzazione con un Contratto Nazionale svuotato di significato che serve soltanto a regolare il traffico".
"Per fare questo la CGIL ha dovuto calpestare ogni parvenza di democrazia interna, con una successione di colpi di mano."
"In questo modo si è pensato di fare i conti con la FIOM, perchè rispetto a questo percorso, a questa deriva, la FIOM non è più stata considerata l'espressione di una dialettica interna, ma un problema che in quanto tale è da risolvere, non coinvolgendola nei passaggi più delicati ma mettendola sempre di fronte ad atti compiuti, ad accordi già definiti".
Leggi il documento completo su:
http://www.lacgilchevogliamo.it/node/333
Giusto. Peccato che la Fiom abbia reagito a questa deriva autoritaria con troppa debolezza, sperando in qualche modo di rientrare nel gioco sporco del gruppo dirigente Cgil. Si tratta di incapacità o opportunismo?
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