martedì 22 marzo 2016

Seminario a Bellaria de "il Sindacato è un'altra cosa": documento conclusivo


La guerra permanente e asimmetrica è la misura della profondità e gravità della crisi capitalistica a livello globale. Il 12 marzo si è palesato in Italia un embrione di movimento contro la guerra che si preannuncia su larga scala alle porte del nostro paese. Siamo certo lontani dal poter impedire una nuova sciagurata guerra italiana in Libia ma è necessario mantenere, rafforzare e estendere il movimento contro guerra,austerità e terrore, tutte intimamente legate tra loro. Qualcosa si muove.
Il movimento che nei giorni scorsi ha invaso le strade di Parigi contro il “jobs Act” del governo socialista di Valls rompe finalmente il muro di apatia e passività sociale di questi ultimi anni e si contrappone al tentativo di sospendere le garanzie costituzionali con il pretesto del terrorismo. Mobilitazione che si inserisce in un quadro di profonda instabilità politica e istituzionale. Dal Portogallo alla Spagna davanti alla durezza delle politiche d’austerità che erode sempre più consenso alle forze di governo, si manifestano importanti forme di resistenza. Positiva, sebbene ancora non paragonabile alla dinamica in altri in altri paesi, la mobilitazione di larga parte del sindacalismo di base nello sciopero del 18 marzo in Italia. La capitolazione di Tsipras alla Troika, sebbene in Grecia i movimenti siano finalmente riapparsi sulla scena sociale, ha reso evidente l’impossibilita di un’uscita istituzionale dalla morsa delle politiche d’austerità. La rottura dei limiti imposti dai trattati Eu e dal mercato e’ quindi condizione indispensabile per difendere e riconquistare un sistema di diritti e di tutele. Una rottura necessaria sul piano politico e sul piano sociale. Il quadro di permanente instabilità politica non risparmia il governo Renzi che ha visto perdere gran parte del consenso a causa del peggiorare della condizione concreta del paese. Tuttavia alla debolezza del governo Renzi corrisponde la fase più prolungata di passività sociale della storia della repubblica.
L’assenza di una opposizione alle politiche del governo consente allo stesso di proseguire indisturbato l’attacco al sistema sociale del nostro paese, mentre le diverse lotte che si esprimono in questa fase subiscono il peso drammatico dell’isolamento, della mancata unificazione, dell’assenza di un’iniziativa generale del sindacato che metta la centro la resistenza al processo di spoliazione di diritti, tutele e salario. La resa della Cgil sul Jobs Act, e la sua sempre più manifesta crisi, continua a produrre frutti amari. La condivisione con Cisl e UIL di una proposta unitaria sul modello contrattuale sancisce la fine dello scontro decennale, tutto interno al sindacalismo confederale, su ruolo e funzioni del contratto nazionale, sulla bilateralità, sul welfare contrattuale, sulla partecipazione dei lavoratori all’impresa e sulla democrazia sindacale.
Lo testimonia bene la stagione dei rinnovi contrattuali, tutti chiusi all’insegna di mediazioni che hanno sancito ulteriori compromissioni dell’autonomia rivendicativa salariale nei due livelli, peggioramenti normativi ed il recepimento di parti del jobs act. La stessa ritrovata unità della Fiom con Fim e Uilm sulla vertenza dei metalmeccanici, ben più che un’unita’ d’azione, è parte integrante della fine di ogni contenzioso dentro il sindacalismo confederale. Mentre nel passato l’iniziativa della Fiom era parte del contrasto alla deriva della Cgil oggi il rischio è che sia proprio la fiom la protagonista di un nuovo grande patto sociale con i nuovi vertici di confindustria su sistema contrattuale, rappresentanza e diritto di sciopero, intorno al sistema corporativo e autoritario del Testo Unico del 10 gennaio 2014. Non è un caso che la sia proprio la fiom ad aver chiesto ed ottenuto la delibera del collegio statutario Cgil sull’incompatibilità dei delegati Fca.
Il voto del comitato centrale che ha assunto la delibera sull’incompatibilità, tra la libera iniziativa sociale e l’appartenenza alla Cgil, e’ un atto di rottura violenta della storia plurale, democratica, conflittuale del sindacato più grande del nostro paese. L’assemblea delle delegate e dei delegati del sindacatoaltracosa-opposizione cgil denuncia la gravità senza precedenti della scelta della fiom di colpire i delegati e le delegate Fca che scioperano contro i sabati comandati e i carichi di lavoro. La campagna contro le espulsioni e/o la rimozione dei delegati Fca e’ la priorità nell’iniziativa della nostra area nelle prossime settimane. Una battaglia per riaffermare la centralità del protagonismo operaio, della democrazia sindacale, del diritto ad organizzare e praticare l’opposizione dentro e fuori i luoghi di lavoro, dentro e fuori l’organizzazione sindacale di appartenenza. E’ la nostra stessa esperienza collettiva di pratica del dissenso a essere pertanto messa in discussione con l’incompatibilità assurta a ordinamento nella vita della confederazione. Il vasto consenso intorno all’appello “siamo tutti incompatibili” testimonia la consapevolezza della necessità di esprimere nella forma più radicale e solidale la complicità con le lotte alla Fca, con tutti coloro che vogliono difendersi nei luoghi di lavoro e che spesso trovano il sindacato lontano e persino avverso. Le tante testimonianze di contrarietà alle sanzioni disciplinari vanno ben oltre la nostra stessa area. Nei prossimi giorni emergeranno prese di posizione collettive di intellettuali, mondo accademico e giuslavoristi. Una campagna che per noi dovrà attraversare ogni riunione degli organismi dirigenti e ogni sede di discussione dell’organizzazione nel paese. L’assemblea nazionale chiede a tutti i compagni e le compagne dell’area di promuovere attivi e assemblee in ogni territorio a sostegno della campagna. Tutto ciò dovrebbe indurre Camusso e Landini a non andare oltre. Nel direttivo nazionale Cgil di lunedì 21 marzo porteremo la radicalita’ delle ragioni di questa battaglia. Non può accadere che proprio mentre vara la sua carta dei diritti dei lavoratori la Cgil assoggetta con un tratto di penna il diritto di sciopero al gradimento dell’organizzazione.
approvato con 11 astensioni

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