ODG presentato al Coordinamento nazionale del 14 giugno a Bologna
In Francia la lotta dura e lunga delle lavoratrici e dei lavoratori contro la loi du travail sta provocando sudori freddi nella classe dominante e nel governo. Lo sciopero generale di oggi, 14 giugno, sta confermando la forza della classe lavoratrice.
La pressione della lotta, che ha coinvolto da subito vastissimi settori giovanili, ha trascinato i Sindacati francesi, in primo luogo la Cgt, a sostenere posizioni avanzate come la rivendicazione del ritiro puro e semplice della legge senza incancrenirsi in posizioni emendative e minimaliste come in più occasioni è stato fatto in Italia.
I grandi mezzi di comunicazione si cimentano a qualunque falsità per screditare la lotta accusandola di essere violenta, di prendere in ostaggio il paese con la chiusura dei distributori di carburante attraverso il blocco totale delle raffinerie.
Nonostante tutto ciò, il sostegno della popolazione francese alla lotta è altissimo, la maggioranza di essa ha dichiarato di considerare legittimi e necessari gli scioperi e i blocchi.
L’effetto contagio comincia a vedersi anche in altri paesi, il movimento in Belgio comincia a far scorgere la necessità di generalizzare lo scontro, in una lotta vera più generale contro le politiche di austerity dell’UE su base continentale.
Questa è una delle ragioni per cui riteniamo completamente sbagliata, oltre che fuori da ogni razionalità e realtà, la dichiarazione della Camusso che ha di fatto criticato ciò che sta succedendo in Francia in quanto la lotta radicale ridurrebbe il consenso. Il movimento in Francia la pensa esattamente all’opposto per fortuna ed è deciso ad alzare il livello dello scontro, all’altezza dell’attacco ricevuto.
La lettera della Segreteria nazionale della Cgil di ieri ai sindacati e ai lavoratori francesi è solo un piccolissimo segnale di controtendenza ma assolutamente insufficiente. Anche perché dal gruppo dirigente del principale sindacato d’Europa ci si aspetterebbe non una sterile, seppur importante, comunicazione di solidarietà, ma un bilancio franco e rigoroso degli errori del Cgil, della sconfitta subita contro il Jobs Act in Italia a causa della non volontà di sviluppare una lotta vera, proprio come in Francia e, appunto, una svolta radicale della propria linea.
Dalla Francia si lancia un messaggio molto chiaro, per vincere bisogna bloccare il paese, mettere in ginocchio governo e padronato e lottare in maniera determinata, fino in fondo. Il gruppo dirigente della Cgil che continua, nel nostro paese, a reclamare tavoli col governo con l’aspettativa di convincerlo a cambiare i provvedimenti è fuori dalla realtà. Per tutte queste ragioni, anche in Italia, è più urgente che mai fare come in Francia e prepararne le condizioni.
In Francia la lotta dura e lunga delle lavoratrici e dei lavoratori contro la loi du travail sta provocando sudori freddi nella classe dominante e nel governo. Lo sciopero generale di oggi, 14 giugno, sta confermando la forza della classe lavoratrice.
La pressione della lotta, che ha coinvolto da subito vastissimi settori giovanili, ha trascinato i Sindacati francesi, in primo luogo la Cgt, a sostenere posizioni avanzate come la rivendicazione del ritiro puro e semplice della legge senza incancrenirsi in posizioni emendative e minimaliste come in più occasioni è stato fatto in Italia.
I grandi mezzi di comunicazione si cimentano a qualunque falsità per screditare la lotta accusandola di essere violenta, di prendere in ostaggio il paese con la chiusura dei distributori di carburante attraverso il blocco totale delle raffinerie.
Nonostante tutto ciò, il sostegno della popolazione francese alla lotta è altissimo, la maggioranza di essa ha dichiarato di considerare legittimi e necessari gli scioperi e i blocchi.
L’effetto contagio comincia a vedersi anche in altri paesi, il movimento in Belgio comincia a far scorgere la necessità di generalizzare lo scontro, in una lotta vera più generale contro le politiche di austerity dell’UE su base continentale.
Questa è una delle ragioni per cui riteniamo completamente sbagliata, oltre che fuori da ogni razionalità e realtà, la dichiarazione della Camusso che ha di fatto criticato ciò che sta succedendo in Francia in quanto la lotta radicale ridurrebbe il consenso. Il movimento in Francia la pensa esattamente all’opposto per fortuna ed è deciso ad alzare il livello dello scontro, all’altezza dell’attacco ricevuto.
La lettera della Segreteria nazionale della Cgil di ieri ai sindacati e ai lavoratori francesi è solo un piccolissimo segnale di controtendenza ma assolutamente insufficiente. Anche perché dal gruppo dirigente del principale sindacato d’Europa ci si aspetterebbe non una sterile, seppur importante, comunicazione di solidarietà, ma un bilancio franco e rigoroso degli errori del Cgil, della sconfitta subita contro il Jobs Act in Italia a causa della non volontà di sviluppare una lotta vera, proprio come in Francia e, appunto, una svolta radicale della propria linea.
Dalla Francia si lancia un messaggio molto chiaro, per vincere bisogna bloccare il paese, mettere in ginocchio governo e padronato e lottare in maniera determinata, fino in fondo. Il gruppo dirigente della Cgil che continua, nel nostro paese, a reclamare tavoli col governo con l’aspettativa di convincerlo a cambiare i provvedimenti è fuori dalla realtà. Per tutte queste ragioni, anche in Italia, è più urgente che mai fare come in Francia e prepararne le condizioni.
Approvato all’unanimità dal Coordinamento nazionale sindacatoaltracosa, 14 giugno – Bologna
https://sindacatounaltracosa.org/2016/06/15/cgil-la-solidarieta-allo-sciopero-in-francia-non-basta/
https://sindacatounaltracosa.org/2016/06/15/cgil-la-solidarieta-allo-sciopero-in-francia-non-basta/
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