martedì 15 dicembre 2015
Piattaforma sulle pensioni
Lavoratori e Lavoratrici, pensionate e pensionati
Le pensioni sono di nuovo sotto attacco, è indispensabile reagire per impedire la cancellazione definitiva dei diritti sanciti dalla Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza.
La pensione è “una retribuzione differita” e non sono “ soldi per un consumo differito” come vorrebbe il nuovo presidente dell’INPS.
La pensione“deve essere proporzionata alla quantità e alla qualità del lavoro svolto” in modo da “garantire una vita libera e dignitosa al lavoratore ed alla propria famiglia” ( art.36 della Costituzione).
Dopo ben 8 “riforme” e centinaia e centinaia di miliardi tolti al mondo del lavoro, vogliono distruggere la pensione pubblica come diritto costituzionale e trasformarla in costo come vuole l’Europa. Ricordiamole in sintesi le cosiddette riforme:
1992 riforma AMATO : innalzamento a 20 anni della contribuzione minima per avere una pensione di vecchiaia, colpite in particolare le donne. Modifica del meccanismo di perequazione automatica delle pensioni al costo della vita sganciato dalla variazione dei salari. L’adeguamento da semestrale diventa annuale e viene introdotto il massimale pensionabile. Il periodo di riferimento per il calcolo della retribuzione media pensionabile passa da 5 a 10 anni.
1995 riforma DINI : quella più pesante che ha distrutto l’unità del modo del lavoro con l’obiettivo della tenuta del sistema fino al 2040 e oltre. Calcolo contributivo invece che retributivo per chi entra nel mondo del lavoro nel 1996. I giovani e gli anziani avranno sistemi diversi con la stessa contribuzione. Il calcolo della pensione viene legato all’aspettativa di vita. Cancellate pensioni d’anzianità a 35 anni senza vincolo di età. Vengono introdotte le finestre e cioè, conseguito il diritto all’uscita bisognerà attendere tre mesi. Istituzione della Gestione Separata per i Parasubordinati. Riduzione delle nuove pensioni ai superstiti quando il coniuge superstite possiede altri redditi. Nascono le pensioni private integrative gestite da aziende e sindacati.
1997 riforma PRODI: accelerazione alla gradualità della riforma Dini. La rivalutazione annuale avviene al 100% dell’aumento dei prezzi per pensioni fino a due volte il trattamento minimo ( oggi circa mille euro), 90% tra 2 e 3 volte, 75% tra 3 e 5 volte, 30% tra 5 e 8 volte e oltre una cifra fissa.
2004 riforma MARONI : dal 1° gennaio 2008 le pensioni di anzianità si otterranno con 35 anni di contributi e 60 anni di età e 61 per gli autonomi, sia per gli uomini che per le donne. dal 2010, 61 per gli uomini e 62 per gli autonomi. Le donne potranno andare ancora con 57 anni di età, ma tutta la pensione verrà calcolata con il sistema contributivo. le finestre passano da 4 a 2.
2007 riforma DAMIANO: dallo scalone agli scalini. le finestre vengono inserite anche per le pensioni di vecchiaia; così aumenta l’età pensionabile e viene scardinato il principio che la pensione spetta dal mese successivo al compimento dell’età di vecchiaia. Vengono ridefiniti i coefficienti di trasformazione del sistema contributivo.
2009 riforma SACCONI – BRUNETTA: Prevede l’indicizzazione della età pensionabile in rapporto all’innalzamento della aspettativa di vita a decorrere dal 2015.
2010 riforma TREMONTI: una sola finestra mobile 12 mesi dopo la maturazione dei requisiti per i lavoratori dipendenti e 18 mesi per gli autonomi. Aumento dell’età pensionabile in base alla aspettativa di vita con cadenza triennale anzichè ogni 5 anni. I coefficienti di trasformazione saranno aggiornati ogni tre anni. Tali disposizioni entrano in vigore dall’anno 2011.
2011 riforma FORNERO – MONTI : il disastro più recente, saltano i 40 anni di contributi per la pensione. Innalzamento dell’età pensionabile fino a 67 anni e oltre, con il dramma degli esodati e le numerose ingiustizie riconosciute dallo stesso Parlamento ma che non hanno prodotto alcun cambiamento ma perpetrato il disastro.
ORA SI RICOMINCIA A PARLARE DI RIFORMA DELLE PENSIONI, COME SEMPRE SI ANNUNCIA CHE SI DEVONO AIUTARE I GIOVANI, MA IN REALTÀ SI VOGLIONO FARE ALTRI TAGLI ALLE PENSIONI PUBBLICHE PER FAVORIRE QUELLE PRIVATE, NON SOLO QUELLE CONTRATTUALI MA ANCHE QUELLE DELLE ASSICURAZIONI.
Negli ultimi 15 anni le pensioni hanno perduto il 42% del loro valore rispetto al costo della vita. Si è già verificato quel “ rilevante scostamento” fra salari e pensioni per il quale la Corte Costituzionale ha più volte sollecitato “ l’intervento correttivo del legislatore”.
SIAMO STANCHI DI FARE DA BANCOMAT A TUTTI I GOVERNI!
Vogliono metterci contro i giovani rompendo il patto generazionale tra padri e figli, ma non fanno nulla per impedire il lavoro gratuito, la precarietà e la disoccupazione, continuano a sponsorizzare i “fondi pensione” (che sono molto utilizzati per investimenti all’estero) e mantenere il calcolo contributivo che, con salari da fame, consegneranno ai giovani pensioni da miseria anziché intervenire sul fisco che in Italia, sulle pensioni, è il più alto in Europa.
La timida piattaforma di CGIL-CISL-UIL farà la stessa fine della piattaforma sul fisco sulla quale si erano svolte persino le assemblee nei luoghi di lavoro? il risultato dei cosiddetti tavoli parla a tutte e tutti, basta infingimenti e ammiccamenti utili per cancellare ogni forma di sindacato autonomo da partiti, Governi e da Confindustria.
Noi vogliamo l’unità di interessi con le giovani generazioni:
– non è più rinviabile la separazione tra assistenza e previdenza
(chi non ha pagato è giusto che sia aiutato dalla fiscalità generale, sono i comuni, adeguatamente finanziati dallo Stato che devono aiutare i poveri o chi ha versato poco )
– la pensione deve essere soltanto pubblica, i vari fondi privati e contrattuali perdono capitale e non saranno e non possono essere il futuro,
– No al lavoro gratuito e alla precarietà, facciamo posto ai giovani con la riduzione dell’orario di lavoro,
– ripristinare le pensioni di vecchiaia a 60 anni, quelle di anzianità a 40 anni di lavoro, prima ancora per i lavori faticosi,
– bisogna tornare al calcolo della pensione con il sistema retributivo a ripartizione, altrimenti consegniamo alla miseria intere generazioni di giovani. Bisogna intervenire con la riduzione del fisco sulle pensioni medie e basse,
– un sistema automatico di recupero dell’inflazione per le pensioni che non superano i 5000 euro lordi.
Lavoratori e lavoratrici, pensionate e pensionati non accettiamo che con la solita frase: “ lo vuole l’Europa, ce lo chiede l’Europa” continuino a toglierci i nostri soldi per favorire la Banche e le Imprese come hanno fatto con il Jobs act, in nome del mercato.
È ora di avere proposte chiare e precise, per una campagna chiarificatrice e una vera vertenza che impedisca di realizzare le imposizioni della Troika.
CON 8 CONTRORIFORME DELLE PENSIONI IN 25 ANNI HANNO DISTRUTTO IL SISTEMA PUBBLICO E I DIRITTI COSTITUZIONALI, ORA VOGLIAMO UNA RIFORMA CHE RESTUTUISCA I LORO DIRITTI AI GIOVANI E AGLI ANZIANI, A CHI LAVORA E A CHI È GIÀ IN PENSIONE
Sindacato è un'altra cosa - SPI
http://sindacatounaltracosa.org/2015/12/13/piattaforma-sulle-pensioni/
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