01 settembre 2016 ore 19.06 - Sindacati e
Confindustria firmano la proposta comune. Due i modelli: ricollocazione in
presenza di esuberi e, nei casi in cui esistono possibilità di rilancio,
correttivi agli ammortizzatori sociali. Camusso: ora il governo metta a
disposizione le risorse.
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Testo accordo: http://files.rassegna.it/userdata/sites/rassegnait/attach/2016/09/proposte-per-le-politiche-del-lavoro-roma-1-settembre-2016-2_4206.pdf
Il punto di vista dell'area "Il Sindacato è un'altra
cosa:
Il documento sottoscritto
l’1 settembre tra Confindustria, Cgil Cisl e Uil non ci pare affatto “un
modello innovativo di gestione delle crisi e delle ristrutturazioni aziendali”
come si presenta, quanto piuttosto la capitolazione del sindacato di fronte
alle crisi industriali e ai licenziamenti.
Consideriamo sbagliata la firma della Cgil su un accordo che si richiama alla “responsabilità”, che come spesso accade è sinonimo di accettazione delle esigenze delle aziende.La Cgil
non dovrebbe rivendicare una partecipazione alla gestione delle crisi aziendali
quanto piuttosto opporsi ad esse, mobilitando i lavoratori e le lavoratrici a
difesa dei posti di lavoro e dello stesso sistema industriale italiano.
La ricollocazione, la formazione e l’outplacement, in questi anni largamente inefficaci, rischiano di essere soltanto strumenti di accettazione dei licenziamenti e di depotenziamento del conflitto e delle vie legali. Ancora più pericoloso e sbagliato in questo senso, la definizione dell’offerta conciliativa e la sua relativa defiscalizzazione. Così come l’attribuzione agli Enti Bilaterali di funzioni sostitutive nel sistema degli ammortizzatori sociali.
Di fronte a una situazione di crisi prolungata come quella che stiamo attraversando, la cosa peggiore che può fare il sindacato è rassegnarsi a gestire il meno peggio.
Il documento peraltro è soltanto una proposta comune al Governo, il che lascia presagire scenari persino peggiori, soprattutto in tema di ammortizzatori sociali.
E’ grave in ogni modo che la posizione della Cgil non sia mai stata discussa nel direttivo nazionale.La Cgil
dovrebbe pertanto ritirare la firma dal documento e avviare una discussione al
proprio interno.
Consideriamo sbagliata la firma della Cgil su un accordo che si richiama alla “responsabilità”, che come spesso accade è sinonimo di accettazione delle esigenze delle aziende.
La ricollocazione, la formazione e l’outplacement, in questi anni largamente inefficaci, rischiano di essere soltanto strumenti di accettazione dei licenziamenti e di depotenziamento del conflitto e delle vie legali. Ancora più pericoloso e sbagliato in questo senso, la definizione dell’offerta conciliativa e la sua relativa defiscalizzazione. Così come l’attribuzione agli Enti Bilaterali di funzioni sostitutive nel sistema degli ammortizzatori sociali.
Di fronte a una situazione di crisi prolungata come quella che stiamo attraversando, la cosa peggiore che può fare il sindacato è rassegnarsi a gestire il meno peggio.
Il documento peraltro è soltanto una proposta comune al Governo, il che lascia presagire scenari persino peggiori, soprattutto in tema di ammortizzatori sociali.
E’ grave in ogni modo che la posizione della Cgil non sia mai stata discussa nel direttivo nazionale.
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