Se non faccio quello che mi dicono di fare divento un "esubero"
“Il lavoro da fare è pericoloso. Se carico troppo materiale vedo poco, il percorso non ha segnaletica, corro sempre al massimo”.
Questa dichiarazione potrebbe essere di un qualsiasi “carrellista” di uno stabilimento qualsiasi. Ma perché è pericoloso lavorare? Forse perché gli operai sono distratti? Oppure perché vogliono fare tutto di fretta? No. Il problema è che sono costretti a lavorare così.
Chi non fa andare le mani diventa un lavativo, uno che non vuole lavorare, quello che crea problemi.
Chi viene catalogato così rischia il posto di lavoro.
E il primo a essere messo fuori: in cassa integrazione, in cds, in mobilità.
La maggiore libertà che i governi hanno dato ai padroni di licenziare è diventata un'arma di ricatto micidiale in mano alle direzioni aziendali.
Chi si ribella alle condizioni di lavoro pericolose; chi non tollera i ritmi di lavoro impossibili; chi non riesce a sopportare ore e ore di consumo fisico e mentale sulle postazioni con poche brevi pause e senza neppure la sosta mensa per tirare il fiato, è un “esubero” per l'azienda, e rischia.
Gli operai sanno che la realtà è questa. Le chiacchiere fatte nei comizi del 1° maggio dai sindacalisti borghesi, che prima hanno accettato il Jobs Act e ora denunciano gli infortuni sul lavoro, sanno che sono una presa in giro. Come una presa in giro sono gli RLS, rappresentanti sindacali per la sicurezza, perché se non sono ricattabili riescono a fare ben poco. Le denunce all'ASL rimangono sistematicamente senza conseguenze.
L'unica possibilità che abbiamo di difendere la nostra vita in fabbrica e organizzarci come massa. Contro i licenziamenti individualmente siamo zero, insieme siamo una forza.
Unità e lotta degli operai contro i licenziamenti e contro i ritmi che ci consumano velocemente e ci uccidono.
Prima richiesta degli operai organizzati alla FIAT: far sparire il display all'ingresso che continua a comunicare zero incidenti.
sezione di napoli DELL'ASSOCIAZIONE PER LA LIBERAZIONE DEGLI OPERAI
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