Durante il suo ultimo meeting con i lavoratori nel quale, tra le altre cose, è stato comunicato che alcuni nostri volumi di iniettori sono stati trasferiti in Cina, l’azienda ha espresso la necessità di aumentare di quasi la metà un indice che chiama "profittabilità" agendo sull'efficienza produttiva delle sedi di Pisa.
La prima azione da portare a termine in questa direzione, ha affermato, è la riduzione delle pause per gli operai in produzione. Nessun ostacolo, ha detto, sarà ammesso. La Dirigenza ha anche affermato che le teorie per cui lo sviluppo nei nostri stabilimenti sarebbe fermo, sono false. Anzi, a suo dire, a Pisa si starebbe sviluppando nuova tecnologia nel settore “dell’elettrico".
Vogliamo essere realistici. Aumentare di circa la metà l'indice di profittabilità vuol dire indirettamente aumentare il profitto che deriva dagli iniettori venduti. Gli elementi che possono incidere significativamente in questo senso sono solo due: i salari e il numero di operai necessari per produrre un certo volume di iniettori. Tutto il resto ha effetto quasi nullo in quanto molte delle voci di spesa sono relative ai cosiddetti costi fissi.
Se, come dichiarato dall’azienda stessa, non c’è intenzione di dimezzare i salari (cosa difficile non essendo in Cina) allora è chiaro che, a parità di volumi, questo voglia dire aumentare la produttività e cioè probabilmente lavorare con un operatore laddove prima si lavorava con due.
Bisogna essere tutti coscienti che siamo di fronte alla fredda logica di una multinazionale per cui non vale nient’altro che il profitto. Non esistono diritti, tutte le azioni che d'ora in poi deciderà di fare l'azienda, a partire dalla probabile riduzione delle pause, avranno l'obiettivo di diminuire il numero degli operai necessari alla produzione.
In questo quadro tutti siamo coinvolti, operai e impiegati, e deve essere chiaro che nessun “sacrificio” potrà dare la garanzia del posto di lavoro. L'unica certezza è che accettare ulteriori peggioramenti delle nostre condizioni di lavoro, non potendo competere con paesi come la Cina, servirà solo a diventare in troppi, e quindi non più necessari, in un tempo minore.
Questa ipotesi unita all'affermazione purtroppo senza fondamento, che gli stabilimenti di Pisa siano attualmente impegnati nello sviluppo “dell’elettrico”, sono per noi motivo di forte preoccupazione per cui non si può rimanere passivi. Il fatto che non vi sia alcuna evidenza concreta di un piano di investimenti e di riqualificazione del personale tecnico nel settore non fa che confermare questa nostra ipotesi.
Per queste ragioni riteniamo fondamentale restare uniti come lavoratori, non cedere ai ricatti e organizzarci per difendere con le unghie e con i denti il valore del nostro lavoro con una risposta sindacale chiara e decisa. Nei prossimi giorni valuteremo e vi proporremo percorsi di lotta adeguati.
08 luglio 2019
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