Riceviamo e pubblichiamo:
Cosa sta accadendo in Continental? Quali sono gli
obiettivi dell'azienda?
“Diventare competitivi tagliando I costi”, si dice.
In realtà si tratta di un preciso “programma”, di una politica aziendale
finalizzata all'aumento della produttività e alla riduzione dell'occupazione.
Assistiamo già, giorno per giorno da due anni, al tentativo di realizzare la
stessa produzione con meno occupati, attraverso l'aumento dei ritmi di
lavoro, la composizione delle squadre,
la flessibilità.
Come
lavoratori, come possiamo rispondere al programma aziendale e difendere i
nostri interessi? Sono due le strade
possibili, diverse e opposte:
1)
Accettare il concetto per cui
l'azienda “e` competitiva” e rimane a Pisa solo se abbatte i costi, cioè le
condizioni di lavoro, I salari e l'occupazione. Quindi assecondare l’azienda nel
peggioramento delle condizioni di lavoro di tutti noi.
Oppure
2) Rifiutare la logica dell'azienda, che è solo la logica dei suoi
interessi e dei suoi profitti. Ogni anno le due fabbriche di Pisa producono più di venti milioni di pezzi,
per un valore totale di circa 200
milioni di euro, pari a più di duecentomila
euro per dipendente. Quanto può risparmiare la Continental sui salari
portando la produzione in altri paesi? E quanto le può costare in più in nuovi
impianti, formazione e istruzione dei lavoratori, trasporti, trasferte di
dirigenti, ecc? L'obiettivo dell'azienda
non e` andarsene, è guadagnare di più: ogni euro in meno nel salario di
ciascun dipendente sono mille euro in più nei suoi profitti, ogni dipendente in
meno, a parità di produzione, circa
40.000 euro di aumento dei profitti ogni anno. E` solo di questo che si sta
parlando.
La prima strada porta ai
licenziamenti, più o meno “concordati”. Si intende, senza ridurre la
produzione, e perciò aumentando i ritmi di lavoro. Anzi, prima l'azienda chiederà di lavorare di più e rinunciare ai
diritti, poi dirà che ci sono gli esuberi.
E` questa la strada che la segreteria provinciale FIOM e parte
della RSU ci stanno proponendo. Che cosa significa che metteranno “in piedi ogni
proposta al fine di mantenere le condizioni
economiche e produttive che consentano il mantenimento e il consolidamento
dei livelli occupazionali attuali”? Se
le “proposte” devono aumentare la produttività, per fare la produzione
basteranno meno lavoratori e arriveranno i licenziamenti. Calarsi nei panni
dell’azienda significa fare proposte che
non possono essere che a spese dei lavoratori.
Noi
invece crediamo che già i passati cedimenti siano stati un grosso errore, che ha permesso all’azienda di fare diversi passi in
avanti nella realizzazione del suo progetto. Continuare così significa darle mano libera. Da questo momento in
poi dobbiamo iniziare a mettere dei paletti all'avanzare dell'azienda, sulla
limitazione delle pause, la negazione del diritto al part time, l’aumento dei carichi di lavoro, il
trasferimento del FR, l’accorpamento S. Piero – Fauglia che comporti
licenziamenti. Anche l'uso degli
ammortizzatori sociali ha senso solo se va a vantaggio dei lavoratori, non per
scaricare sull’INPS, cioè sui contributi
dei lavoratori, i costi dell'azienda.
E`
necessario aprire una VERTENZA non per “abbattere I costi”, ma per DIFENDERE I
NOSTRI DIRITTI.
Tutti noi possiamo essere incisivi e
il nostro dovere di lavoratori è provare ad esserlo, mettendo in campo sin da
subito iniziative di contrasto. L’atteggiamento non deve essere quello della
paura di essere inseriti sulla “lista nera” di chi segue la strada del
contrasto e non accetta di subire e condividere il progetto aziendale. Non è mostrandosi compiacenti alla linea
aziendale, non e` seguendo quella parte della RSU che la sostiene, che ci si
salva.
La
logica del “mantenimento del sito produttivo” a spese del posto di lavoro di
una parte di noi e dei diritti di tutti è inaccettabile. SOLO RIFIUTANDOLA
RIUSCIREMO A RIMANERE TUTTI UNITI E A VINCERE!
S.
Cini, G. Romboli, M. Ruffa, G. Garzella,
di “Il Sindacato è un’altra cosa”
25 novembre 2015