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lunedì 30 novembre 2015

INCOMINCIARE A REAGIRE!



Riceviamo e pubblichiamo:

Cosa sta accadendo in Continental? Quali sono gli obiettivi dell'azienda?
“Diventare competitivi tagliando I costi”, si dice. In realtà si tratta di un preciso “programma”, di una politica aziendale finalizzata all'aumento della produttività e alla riduzione dell'occupazione. Assistiamo già, giorno per giorno da due anni, al tentativo di realizzare la stessa produzione con meno occupati, attraverso l'aumento dei ritmi di lavoro,  la composizione delle squadre, la flessibilità.

Come lavoratori, come possiamo rispondere al programma aziendale e difendere i nostri interessi? Sono due le strade possibili, diverse e opposte:
1)  Accettare il concetto per cui l'azienda “e` competitiva” e rimane a Pisa solo se abbatte i costi, cioè le condizioni di lavoro, I salari e l'occupazione. Quindi assecondare l’azienda nel  peggioramento delle condizioni di lavoro di tutti noi.

Oppure

2) Rifiutare la logica dell'azienda, che è solo la logica dei suoi interessi e dei suoi profitti. Ogni anno le due fabbriche di  Pisa producono più di venti milioni di pezzi, per un  valore totale di circa 200 milioni di euro, pari a più di duecentomila  euro per dipendente. Quanto può risparmiare la Continental sui salari portando la produzione in altri paesi? E quanto le può costare in più in nuovi impianti, formazione e istruzione dei lavoratori, trasporti, trasferte di dirigenti, ecc? L'obiettivo dell'azienda non e` andarsene, è guadagnare di più: ogni euro in meno nel salario di ciascun dipendente sono mille euro in più nei suoi profitti, ogni dipendente in meno, a parità di produzione,  circa 40.000 euro di aumento dei profitti ogni anno. E` solo di questo che si sta parlando.

La prima strada porta ai licenziamenti, più o meno “concordati”. Si intende, senza ridurre la produzione, e perciò aumentando i ritmi di lavoro. Anzi, prima l'azienda chiederà di lavorare di più e rinunciare ai diritti, poi dirà che ci sono gli esuberi.
E` questa la strada che la segreteria provinciale FIOM e parte della RSU ci stanno proponendo. Che cosa significa che metteranno “in piedi ogni proposta al fine di mantenere le condizioni economiche e produttive che consentano il mantenimento e il consolidamento dei livelli occupazionali attuali”? Se le “proposte” devono aumentare la produttività, per fare la produzione basteranno meno lavoratori e arriveranno i licenziamenti. Calarsi nei panni dell’azienda significa fare proposte che non possono essere che a spese dei lavoratori.

Noi invece crediamo che già i passati cedimenti siano stati un grosso errore, che ha permesso all’azienda di fare diversi passi in avanti nella realizzazione del suo progetto. Continuare così significa darle mano libera. Da questo momento in poi dobbiamo iniziare a mettere dei paletti all'avanzare dell'azienda, sulla limitazione delle pause, la negazione del diritto al part time,  l’aumento dei carichi di lavoro, il trasferimento del FR, l’accorpamento S. Piero – Fauglia che comporti licenziamenti.  Anche l'uso degli ammortizzatori sociali ha senso solo se va a vantaggio dei lavoratori, non per scaricare  sull’INPS, cioè sui contributi dei lavoratori, i costi dell'azienda.
E` necessario aprire una VERTENZA non per “abbattere I costi”, ma per DIFENDERE I NOSTRI DIRITTI.

Tutti noi possiamo essere incisivi e il nostro dovere di lavoratori è provare ad esserlo, mettendo in campo sin da subito iniziative di contrasto. L’atteggiamento non deve essere quello della paura di essere inseriti sulla “lista nera” di chi segue la strada del contrasto e non accetta di subire e condividere il progetto aziendale. Non è mostrandosi compiacenti alla linea aziendale, non e` seguendo quella parte della RSU che la sostiene, che ci si salva.
La logica del “mantenimento del sito produttivo” a spese del posto di lavoro di una parte di noi e dei diritti di tutti è inaccettabile. SOLO RIFIUTANDOLA RIUSCIREMO A RIMANERE TUTTI UNITI E A VINCERE!

S. Cini, G. Romboli, M. Ruffa, G. Garzella,  di “Il Sindacato è un’altra cosa”

25 novembre 2015

venerdì 27 novembre 2015

L'AZIENDA HA DECISO DI CHIEDERE LA FETTINA DI CxxO



Innanzitutto pubblichiamo la lettera inviata a tutti i lavoratori Continental dal Segretario provinciale FIOM:




Nella sua lettera ai dipendenti Continental il Segretario provinciale FIOM dice di essere "costretto a smentire" perché sul volantino a firma Cini, Romboli, Ruffa e Garzella gli si attribuisce la responsabilità di aver riferito di "decisioni già assunte" dall'azienda sul trasferimento di volumi e l'accorpamento delle sedi. In effetti sul volantino troviamo scritto esplicitamente che "ancora oggi la segreteria provinciale e la maggioranza della RSU sostengono che non c'è nessuna decisione di trasferimento dei FR".
Non ritenendo che l'errore provenga dall'incapacità di leggere e capire un semplice volantino, temiamo che l'espressione "decisioni già assunte" usata dal Segretario  sia piuttosto un lapsus freudiano e quindi un'ammissione su decisioni che lui sa che l'azienda intende prendere. La necessità di smentire e la fretta con cui lo fa sono poi un chiaro segno dell'intenzione di voler continuare a sminuire quanto sta accadendo. Per finire la lettera appare molto sulla difensiva e manifesta la necessità di giustificarsi soprattutto nella parte finale in cui tiene a sottolineare che "ciò che stiamo facendo e che continueremo a fare in Continental è assolutamente alla luce del sole" e a tutti i dipendenti "garantiamo che agiremo esclusivamente nel loro interesse"....

Ulteriore conferma di ciò la troviamo nel documento a firma congiunta con la RSU pubblicato il 26 novembre dopo l'incontro con l'azienda. Ancora nessuna informazione sul trasferimento dei volumi produttivi e sull'accorpamento delle due sedi ma nessuna pretesa da parte della delegazione sindacale di sciogliere il nodo. Anzi la cosa è chiaramente sfruttata per "tenere col fiato sospeso" i lavoratori non negando volutamente la eventuale mannaia di licenziamenti futuri.
L'azienda non solo non da le informazioni per cui era stato richiesto l'incontro ma guarda caso "approfitta" per esporre le sue richieste:
"recupero di efficienza produttiva" tramite "regolamentazione delle pause, taglio del secondo giorno di permesso retribuito per donazione di sangue, necessità di tornare a produrre il certificato medico in caso di indisposizione", regole da concordare sulla "questione dei part time"..... e magari una fettina di Cxxo?

E' arrivato il momento di dire basta perché altrimenti le pretese non finiranno qui e concedere oggi un altro arretramento sui diritti non vuol dire assolutamente garantirsi il posto di lavoro domani!

Leggi anche:
http://ilfoglio-bianco.blogspot.it/2015/11/rls-aggiuntivo-in-cambio-dellaccordo.html
http://ilfoglio-bianco.blogspot.it/2015/11/fermare-subito-le-decisioni-dellazienda.html

mercoledì 25 novembre 2015

SOLIDARIETA' AI COMPAGNI DELLA FCA DITERMOLI

Siamo completamente con i delegati e i lavoratori che sostengono lo sciopero alla Fiat di Termoli.
Siamo delegati  in Piaggio (5 su 9 fiom) e in Continental (2 su 10 fiom). Non abbiamo alcun dubbio a schierarci con i delegati che hanno dimostrato la loro responsabilità e il loro coraggio dichiarando lo sciopero contro i sabati a straordinario, come non abbiamo dubbi a dire che ai lavoratori non servono certi dirigenti sindacali. Un segretario provinciale della FIOM che sente il bisogno di scrivere una lettera, non per dare il suo contributo allo sciopero, ma per cercare di screditarlo, portando ovviamente acqua a tutti quelli che lavorano per spingere i lavoratori alla passività e alla sconfitta, in primis il padrone, non ha nulla da spartire con i lavoratori e con le loro lotte.

Scioperi come quello di Termoli sono invece per noi una necessità e un riferimento fondamentale. Indirli e sostenerli  significa combattere la prepotenza padronale, ma anche respingere e invertire una politica sindacale di  cedimento, di rinuncia e di incapacità che ha messo i lavoratori in una condizione di difficoltà e di impotenza, significa lavorare per riportare gli operai a contare in fabbrica e in questa società.

Per questo condividiamo le considerazioni dei compagni di Melfi. Per questo bisogna che i delegati di fabbrica si assumano la responsabilità di proporre ai lavoratori un punto di vista e una prospettiva di affermazione intransigente dei propri diritti e dei propri interessi. E bisogna che le forze che combattono questa battaglia in tante fabbriche incomincino a lavorare su obiettivi e prospettive comuni.

25/11/15 

Delegati FIOM Piaggio e Continental: Cappellini Massimo, Malventi Massimiliano, Tecce Adriana, Porticati Rossella, Guezze Giorgio, Cini Silvia, Giada Garzella

Leggi anche:

lunedì 23 novembre 2015

Fermare subito le decisioni dell'azienda



Riceviamo e pubblichiamo:

..Le produzioni future dei FR si faranno a Txxxxxx anziché in Italia; dal punto di vista dei costi non c'è gara e il FR non è il nostro business.."

Questa sarebbe la posizione dell'azienda, secondo quanto riportato alla RSU dal segretario provinciale Fiom, a seguito di una “convocazione urgente” da parte dell'azienda il 19 Novembre scorso e di  un successivo colloquio col direttore di stabilimento. 

E` da Settembre che abbiamo sollevato il problema delle reali intenzioni dell'azienda.

I segnali di una politica aziendale finalizzata al ridimensionamento degli stabilimenti  di Fauglia e San Piero  erano fin troppo evidenti: 

esuberi dichiarati anche a fronte di volumi in crescita, carichi di lavoro aumentati, linee che chiudono, macchine che vengono smontate e trasferite per un imminente accorpamento di sede. 

Che cosa bisognava aspettare per far conoscere ai lavoratori tutta la verità? Che cosa deve succedere perché si apra finalmente una vertenza che faccia capire bene alla direzione aziendale che i lavoratori non accetteranno passivamente le sue decisioni? 

Ma la segreteria FIOM e la maggioranza della RSU hanno continuato per due mesi a minimizzare, a incontrare l'azienda solo come “delegazione trattante”, tagliando fuori il resto della RSU,  “tranquillizzando” i lavoratori con un comunicato confuso e scarso di contenuti e rinviando ogni iniziativa di opposizione al progetto aziendale. Ancora oggi la segreteria provinciale e la maggioranza della RSU sostengono che non c'e` nessuna decisione  di trasferimento dei FR, come se non fosse chiaro a tutti il senso dell'ultima “convocazione urgente”. 

Forse pensano di far tornare indietro le decisioni dell'azienda offrendo qualche altro vantaggio a spese dei lavoratori e dell'INPS, come e` stato in questi anni con gli aumenti della flessibilità e il ricorso alla Solidarietà?

Oppure non hanno la volontà di contrastare le decisioni dell'azienda e ne accettano di fatto le conseguenze? 

Evitare i licenziamenti, i ricatti e il peggioramento ulteriore delle condizioni di lavoro si può fare con  una politica sindacale chiara e coerente, che come lavoratori Continental abbiamo il diritto di esigere, e portata avanti con iniziative di lotta che dobbiamo d'ora in poi prendere nelle nostre mani.  

23 novembre 2015

G.Romboli, S.Cini, M.Ruffa, G.Garzella
Area “Il Sindacato è un’altra cosa”

RLS aggiuntivo in cambio dell'accordo sulle pause?



"La scrivente Organizzazione Sindacale, in riferimento agli accordi intercorsi, comunica di aver provveduto ad eleggere il membro aggiuntivo della RLS per lo stabilimento di Fauglia nella persona di Daniele Rossi già componente della RSU."

Questo è il testo della comunicazione del segretario provinciale FIOM Marco Comparini alla direzione Continental e all'Unione Industriali.

Quello che ci chiediamo è quali siano questi "accordi intercorsi" visto che per quanto ci risulta non esiste nessun accordo scritto di cui si possa prendere visione.

Il nostro augurio è che il nuovo RLS non sia stato barattato con un imminente accordo sulle pause....

Leggi anche:
http://ilfoglio-bianco.blogspot.it/2015/07/incontro-rsu-azienda-per.html
http://ilfoglio-bianco.blogspot.it/2015/07/pause-continua-il-processo-di.html

domenica 22 novembre 2015

No alla loro guerra! Organizziamo la diserzione


Sergio Bellavita
I sanguinosi fatti di Parigi apparivano da subito destinati a produrre effetti su larga scala e di lungo periodo sul piano politico e sociale. Non è la prima volta che il terrore semina morte nel cuore della vecchia Europa. Nel marzo del 2004 fu colpita la Spagna con una serie di bombe su binari e su treni regionali che causarono 191 morti. Nel luglio 2005 toccò a Londra con 52 pendolari uccisi nella metropolitana da 4 attentati suicidi. Eppure i tentativi dei governi di sfruttare l’indignazione, la rabbia e l’onda emotiva popolare non si erano mai spinti fino a invocare ed ottenere, per la prima volta nella storia della NATO, l’applicazione dell’articolo 5 del trattato atlantico che prevede l’aiuto e l’assistenza ad un paese attaccato da parte degli altri paesi membri. Stato di eccezione anche per il consiglio di difesa della Ue che con la Mogherini annuncia l’attivazione, per la prima volta, dell’articolo 42.7 del Trattato di Lisbona, la cosiddetta “Clausola di difesa collettiva”. Clausola che prevede l’obbligo di assistenza degli altri paesi membri ad un paese che subisce un’aggressione armata sul suo territorio. Sul fronte interno il presidente socialista Hollande chiede che si adatti la costituzione allo stato di emergenza permanente in modo che sia possibile affidare prerogative eccezionali alle autorità amministrative in termini dipoteri di polizia riguardanti la circolazione di persone e di veicoli, il soggiorno di persone, la chiusura di luoghi pubblici, le perquisizioni a domicilio di giorno e di notte, il divieto di riunioni di natura tali da comportare disordini, nonché il sequestro di armi. Le ragioni che spingono le classi dominanti a questa drammatica escalation non sono quindi la conseguenza della particolare efferatezza dell’attacco quanto invece soprattutto segno della particolare fase storica che attraversiamo. In primo luogo la crisi sistemica di un capitalismo, soprattutto dentro l’area Euro, che non è più in grado di garantire una vita dignitosa a gran parte della popolazione. Ogni nuova generazione ha la certezza che sarà più precaria di quella che l’ha preceduta. I paesi dell’Europa decrescono in maniera infelice cancellando uno alla volta, in un processo che sembra inarrestabile, ogni elemento di quello che viene definito modello sociale europeo. Salari, pensioni, diritti sociali, tutto è compresso sull’altare della crisi, del debito pubblico, della competizione globale delle merci. In tal modo si genera e si alimenta un odio generalizzato e inconsapevole pronto a riversarsi sul diverso, sul migrante, sul sovversivo, su tutto ciò che appare portatore di bisogni, posti in competizione diretta per lo stesso piccolo e angusto spazio. La guerra militare è, da questo punto di vista, l’altro volto della guerra civile per la sopravvivenza a cui il capitalismo ha costretto un’umanità che ha smarrito la capacità di riconoscere il vero nemico nelle politiche di predominio dei pochi sui molti. Si è creato così il necessario consenso sociale alla guerra sul fronte interno ed esterno. Per lo discreditato ceto politico europeo che presiede alle politiche d’austerità, il terrore è anche il pretesto con il quale imporre la militarizzazione della società, la riduzione degli spazi di democrazia e partecipazione, la corporativizzazione totale delle relazioni tra capitale e lavoro in nome del presunto bene supremo della patria e dell’impresa. Ed è anche la possibilità di recuperare consenso elettorale e sociale dalle grinfie dell’estrema destra. Lo avevamo detto sin dal 2008 che la guerra su larga scala, in assenza di un nuovo profondo rivolgimento sociale, rischiava di divenire una possibile via d’uscita per il capitale. Fatto non nuovo, come ci insegna peraltro quanto successo con la grande crisi del 1929. Se tutto ciò può tuttavia accadere è anche perché la sinistra politica e sociale è lontanissima dal poter giocare un ruolo sulla scena politica ed anzi rischia di arruolarsi anch’essa in parte nella nuova guerra civile globale e locale. Lo testimoniano l’imbarazzante silenzio e la complicità delle principali centrali sindacali e il clima di grande coalizione che attraversa l’Unione Europea e non solo. Da tre giorni si è scatenata l’aviazione di Hollande con i bombardamenti sulla città di Raqqa, “autorizzati” ad una rappresaglia che ben pochi danni farà a Daesh, evidentemente attrezzata a subire la prevedibile reazione militare francese, e molti ne farà alla incolpevole popolazione di una città che i media mainstream hanno rimosso colpevolmente. Russia e Usa hanno ricomposto le loro apparentemente insanabili divergenze spartendosi per il momento sfere di influenze e interessi sostanziali , la guerra è pur sempre guerra per il predominio territoriale, per l’accaparramento delle risorse… Si prepara quindi una nuova pesantissima estensione di un conflitto con conseguenze imprevedibili. Il livello di ipocrisia che la propaganda di guerra ha messo in campo per arruolare tutti noi nello sforzo bellico è impressionante. Un’ipocrisia che diventa intollerabile quando soppesa i morti e li divide tra quelli di valore e quelli che non fanno né notizia né indignazione. Quanti palestinesi, siriani,afghani, nigeriani è necessario uccidere o semplicemente vedere morire affogati nel mediterraneo per suscitare la stessa commozione che suscita l’uccisione di un bianco occidentale? La verità è che i responsabili della barbarie che pretendono di imporci sono gli stessi che hanno disegnato confini di altri paesi con la forza dei loro eserciti, che hanno torturato i partigiani algerini che lottavano contro l’oppressione francese, sono gli stessi che hanno cercato di esportare la “democrazia” delle multinazionali in Iraq e Afghanistan, che hanno bombardato e smembrato la Jugoslavia. Daesh oggi, come Al Qaeda ieri, sono i figli delle loro folli avventure militari, della loro violenza. La verità è che la guerra è direttamente contro gli interessi delle classi popolari, contro cioè chi pagherà per intero il prezzo dello stato d’emergenza permanente e dello sforzo bellico. La guerra è la loro quindi, ma i morti sono solo nostri. Per queste ragioni non abbiamo alcuna intenzione di unirci al coro di coloro che invocano leggi speciali e che pretendono di mettere a ferro e fuoco intere regioni del pianeta. La folle violenza del terrore si combatte ripristinando la libertà e la sovranità dei popoli, anche quando è di un colore che non ci piace. E si combatte mettendo al centro delle politiche la giustizia, l’eguaglianza e la fraternità come fondamenti di una convivenza civile. Noi non ci arruoliamo e lavoreremo da subito a organizzare la diserzione di massa alla loro guerra.

sabato 21 novembre 2015

La lezione di un Referendum inaccettabile




La mancanza di informazione e di discussione sulla Piattaforma FIOM, la fretta di chiudere il Referendum  e il suo fallimento in termini di partecipazione al voto, alla Piaggio come in tante altre fabbriche, sollevano interrogativi pesanti  sulle iniziative e sul ruolo che i dirigenti della FIOM stanno assumendo. 
In una fase di attacco padronale, frontale e continuativo da diversi anni, a livello nazionale e di fabbrica, se si intendesse davvero dar vita a una iniziativa di difesa e di reale contrasto, la prima cosa da fare sarebbe coinvolgere e attivare il maggior numero possibile di lavoratori nella discussione e nella costruzione delle Piattaforme rivendicative e delle azioni di lotta. 


La Direzione FIOM ha deciso l'esatto contrario: chiudere in fretta il confronto con i lavoratori sulla Piattaforma, far conoscere il meno possibile i suoi contenuti, tanto meno discuterli, fino al punto di dare inizio alla trattativa sul Contratto Nazionale senza nemmeno aspettare la conclusione dei Referendum. 
Non è un caso, perché  i contenuti della Piattaforma FIOM non  sono altro che la rinuncia a quelle  battaglie che i lavoratori hanno fatto in questi anni e  l'accettazione di praticamente tutte le pretese della Confindustria, dalla limitazione al diritto di  sciopero alle deroghe ai CCNL, dall'aumento della produttività al lavoro festivo, dagli aumenti salariali minimi all'eliminazione della perequazione tra grandi e piccole fabbriche. 


Per questo abbiamo rifiutato di partecipare all'organizzazione del Referendum e abbiamo espresso la nostra totale contrarietà ai contenuti della Piattaforma. 


La nostra valutazione è  che il reale obiettivo della dirigenza FIOM era e rimane solo quello di essere riammessi alle trattative per il Contratto, sugli stessi contenuti dei Contratti separati di FIM e UILM che la FIOM ha giustamente respinto fino a ieri. 


In questo quadro, l'astensione dal Referendum dei 3/4 dei lavoratori Piaggio è chiaramente comprensibile. Per la maggior parte, è stata il risultato sia della difficoltà a esprimersi in mancanza di informazioni adeguate, sia della percezione della irrilevanza del proprio voto. Ma per tanti lavoratori l'astensione e` stata il modo di esprimere il rifiuto consapevole di un metodo che non ammette altro che un SI o un NO. 
Insieme al NO di 224 lavoratori, più di un terzo dei votanti, che sono andati a esprimere il loro rifiuto esplicito di questa Piattaforma, questi comportamenti e questa coscienza, che vengono dalle battaglie di questi anni,  indicano la determinazione a continuare a combattere, in Piaggio come in tante altre fabbriche, per respingere gli attacchi ai diritti e affermare i principi e gli interessi della classe lavoratrice. 

                            Delegati FIOM Piaggio aderenti a "il sindacato e` un'altra cosa"

giovedì 19 novembre 2015

Riunione urgente su "allocazione nuovi volumi FR"..

Siamo venuti a conoscenza di un incontro "urgente" avuto luogo alle ore 11.00 a Fauglia "per ricevere l'informativa richiesta da parte dell'Azienda sulle voci che negli ultimi giorni sono circolate rispetto all'allocazione dei nuovi volumi fuel rail":

1) Non si capisce bene cosa voglia dire "allocazione dei nuovi volumi dei fuel rail" con cui un membro della RSU liquida la questione e "avverte" gli altri dell'incontro. Si riferisce forse alla questione sollevata tempo fa da  Garzella e Cini richiedendo spiegazioni all'azienda?

2) Ancora una volta all'incontro non è stata permessa la partecipazione di tutta la RSU ed in particolare sono state escluse le uniche due rappresentanti portatrici di una posizione alternativa.

3) I delegati che si sono assunti la responsabilità di recarsi all'incontro riportino tempestivamente a tutti!

Leggi anche:
http://ilfoglio-bianco.blogspot.it/2015/09/in-evidenza-su-argomento-fr.html

http://ilfoglio-bianco.blogspot.it/2015/09/questione-fr-e-inadeguatezza-della.html

Prime macchine rimosse dalla sede di S. Piero

Riceviamo e pubblichiamo:

Da: Giada Garzella
Date: 18 novembre 2015 14:18
Oggetto: Spostamento EDM
A: RSU

Cc: MComparini
Cari colleghi,
giusto ieri mattina ho notato che un modulo EDM dell'XL2 era stato rimosso.
Stamani il responsabile di reparto mi ha confermato che l'intero EDM a breve verrà spostato a Fauglia nel reparto XL3.
Ne eravate a conoscenza anche voi?
Conoscete i dettagli della nuova allocazione e della nuova organizzazione del personale addetto a quelle macchine?
Saluti.
Giada Garzella RSU

mercoledì 18 novembre 2015

Landini (Fiom), trattativa per rinnovo parte in salita

16 novembre 2015 ore 12.16
“I primi ragionamenti fatti da Federmeccanica sul rinnovo del contratto fanno partire in salita la trattativa”. A dirlo è il segretario generale della Fiom Cgil Maurizio Landini, secondo quanto riportano le agenzie di stampa, parlando a margine dell'attivo della Fiom Lombardia a Milano: “C’è una novità, il tavolo è unitario. Siamo tutti presenti, e noi il 4 dicembre ci presentiamo con la volontà di cercare un accordo”. Landini ricorda che la Fiom ha avanzato anche “proposte innovative, come la contrattazione annua del salario, il diritto alla formazione, la riforma dell' inquadramento”.
La Fiom Cgil, inoltre, chiede che venga applicato l'accordo del 10 gennaio sulla rappresentanza. “Applicarlo significa impedire gli accordi separati” spiega Landini: “Le prime dichiarazioni fatte anche da Federmeccanica non rendono facile questa soluzione. Anche perché c’è un punto di fondo importante per noi: i due livelli di contratti, cioè il contratto nazionale e la contrattazione aziendale, devono rimanere e non possono essere uno sostitutivo dell'altro”. Secondo il segretario della Fiom “le assemblee fatte o che si stanno facendo in questi giorni, il voto nelle fabbriche sulla nostra piattaforma, rafforzano sia la nostra rappresentanza sia la nostra volontà di ricercare un'intesa”.

martedì 17 novembre 2015

Progetto di "accorpamento" delle due sedi Continental di Pisa?



Essendo venuta a conoscenza del progetto di riorganizzazione aziendale avente come presupposto fondamentale l'accorpamento dei due stabilimenti  Continental presenti sul territorio pisano, la segreteria FIOM di Pisa ha chiesto un incontro urgente per chiarimenti in merito.

Riceviamo e pubblichiamo anche la e-mail a firma Cini e Garzella con cui le delegate chiedono la presenza di tutta la RSU all’incontro con l’azienda:

Da: Rsu
Per: Rsu, MComparini
Data: 17/11/2015 12:43
Oggetto: Rif: Richiesta incontro urgente

Per conoscenza ai lavoratori,

Buongiorno,
data l'importanza dell'argomento riteniamo opportuno che all'incontro partecipi tutta la RSU.
Saluti.

Giada Garzella RSU
Silvia Cini RSU

lunedì 16 novembre 2015

La maschera democratica dell'oligarchia...



La scorsa settimana si sono svolte in Continental le assemblee per la discussione della piattaforma FIOM per il rinnovo del CCNL.

Hanno partecipato alle assemblee poco più di 300 operatori e solo alcuni impiegati su un totale di 950 dipendenti.
L'attuale mancanza di partecipazione obbliga inevitabilmente a riflettere sull'incapacità e/o mancanza di volontà della RSU di coinvolgere i lavoratori. Le assemblee non sono più luoghi "aperti" in cui poter davvero discutere, confrontarsi e decidere; il lavoratore non ha più voce in capitolo e al massimo viene chiamato a ratificare decisioni già prese dall'azienda o dai vertici sindacali. Questo ha come conseguenza l'allontanamento dei lavoratori dalla vita sindacale in azienda. Prova di ciò è anche la bassa partecipazione al referendum sulla piattaforma: poco più del 50% contro percentuali tra l'80 e il 90 degli anni passati!

Il metodo e l'atteggiamento di questa delegazione e dalle segreterie sindacali parla chiaro:
L'obiettivo non è quello del coinvolgimento e della partecipazione dei lavoratori ma solo quello di sentirsi legittimati "a procedere"!

L'aggressività della RSU di maggioranza nei confronti delle delegate dell'opposizione assume toni sempre più incivili. In diverse assemblee è stato impedito loro di esprimere la posizione dell'Area di Opposizione in merito alla piattaforma con strumentali polemiche e ignorando volutamente la richiesta di intervento.

Il concetto espresso sopra si ripropone nella gestione delle votazioni per alzata di mano sulla proposta di RLS aggiuntivo. Il rispetto delle regole e dei principi di trasparenza e democrazia per questa delegazione non sono importanti. Procede facendosi legittimare la decisione presa, in assenza di alcun accordo scritto con l'azienda, da appena 300 lavoratori a cui è stata posta scorrettamente la seguente domanda: "Volete o no un RLS aggiuntivo?". Chi direbbe di no?

I lavoratori che si sono permessi di sollevare altre questioni sindacali sono stati messi a tacere con la motivazione: "Questo non è all'ordine del giorno, se ne parla nella prossima assemblea" perchè anche cosa si dice tra le varie ed eventuali lo decide la RSU!

Riusciamo a comprendere che questi meccanismi allontanino i lavoratori dalla partecipazione alla vita sindacale ma allo stesso tempo invitiamo tutti a reagire con una rinnovata partecipazione che sia consapevole e critica al tempo stesso per evitare che i pochi continuino a decidere per conto di tutti il peggioramento delle nostre condizioni di lavoro!

  

giovedì 12 novembre 2015

Referendum piattaforma rinnovo CCNL metalmeccanici: urne elettorali ad esclusivo controllo della maggioranza FIOM



Durante la riunione RSU del 10 novembre la delegata Silvia Cini ha chiesto, come portavoce dell'area di opposizione, che i referendum per la piattaforma per il rinnovo del CCNL si svolgessero in Continental al termine delle assemblee in modo da favorire la presenza ai seggi anche delle delegate dell'area.
La RSU senza dare motivazioni ha bocciato la proposta ed ha redatto un calendario di apertura dei seggi assolutamente improponibile ai fini della partecipazione delle delegate di minoranza.
I delegati di maggioranza FIOM invece, avendo il vantaggio numerico, presiederanno molto agevolmente le ben otto sessioni di apertura dei seggi.

E' evidente da parte della maggioranza RSU la malafede e la volontà di tenere l'opposizione il più lontano possibile dal controllo delle urne elettorali!

mercoledì 11 novembre 2015

Dalla Continental il nuovo coordinatore dell'area di opposizione in CGIL per la FIOM di Pisa




Venerdì 6 si è svolta la riunione dei compagni della Fiom di Pisa  aderenti alla nostra area. Come da ordine del giorno inviato a tutti i componenti del direttivo  Fiom di Pisa , si é discusso della situazione sindacale nell'area e della opportunità di eleggere un coordinatore dell'area nella Fiom di Pisa.
Alla riunione era presente il coordinatore regionale dell' area Riccardo Antonini e 15 dei 18 convocati alla riunione . 
La riunione si è conclusa con la elezione del coordinatore della nostra area x la Fiom di Pisa ed é stata votata la compagna Michela Ruffa con 15 voti a favore.
Michela é nel direttivo della Cgil e della Fiom di Pisa e lavora alla Continental, seconda azienda x grandezza della provincia.

Corrado Giuseppe
Comitato centrale Fiom

martedì 10 novembre 2015

L'azienda REGALA un RLS in più senza niente in cambio....



A partire dalle assemblee di stasera la RSU proverà nuovamente a farsi "legittimare" dai lavoratori, con votazione per alzata di mano, l'aggiunta di un RLS che pare sia stato "concesso" dall'azienda.
Riteniamo assolutamente improbabile che l'azienda REGALI qualcosa senza pretendere niente in cambio.
In genere per un'azienda un RLS aggiuntivo dovrebbe significare un "rompiscatole" in più e 70 ore di permessi retribuiti annui in più ossia una spesa in più. Evidentemente in questo caso l'RLS aggiunto ne' sarà un rompiscatole, ne' sarà una rimessa per l'azienda che sicuramente riceverà qualcosa in cambio dalla RSU.

Ancora una volta diciamo che la nostra posizione è:
ben vengano RLS aggiuntivi che veramente lavorino per "rendere più sicura la fabbrica" ma, poiché siamo contrari a qualsiasi regalia da parte dell'azienda, vogliamo eventualmente averli da regolare ACCORDO SCRITTO fatto con l'azienda e sottoposto a regolare referendum tra i lavoratori. 
 
Leggi anche:
http://ilfoglio-bianco.blogspot.it/2014/10/riunione-rsu-del-30-settembre-2014.html

domenica 8 novembre 2015

Direttivo Cgil: autunno freddo


Sergio Bellavita.
Il direttivo nazionale Cgil di venerdì 6 novembre era chiamato a discutere della situazione generale, del giudizio sulla legge di stabilità e dell’attuazione delle decisioni assunte con il deliberato del 18 febbraio 2015, quello cioè che mise la parola fine alla mobilitazione contro il Jobs Act rimandando tutto al terreno di iniziativa referendaria, legislativa e contrattuale. Come spesso è accaduto negli ultimi anni la critica è tutta o quasi concentrata verso il governo Renzi, poco o nulla resta nei confronti del padronato, di Confindustria che pure intende liquidare ogni ruolo sostanziale del contratto nazionale. Tuttavia anche la denuncia delle malefatte del governo, delle risorse irriguardose che ha stanziato per il rinnovo del contratto dei pubblici e dei tagli alla sanità, la Cgil decide di non decidere nulla sul terreno della mobilitazione. Non c’è lo sciopero generale ma non c’è nemmeno una manifestazione del week end. La ragione è semplice: senza Cisl e UIL non si fa più nulla. Sull’altare dei rapporti unitari si sacrifica ogni autonomia della Cgil. Non a caso un emendamento che chiedeva, molto sommessamente peraltro, la mobilitazione da soli a fronte di una conclamata indisponibilità di Cisl e Uil è stato sonoramente bocciato dalla stragrande maggioranza del direttivo. D’altro canto era del tutto evidente che la Cgil non sarebbe andata oltre le iniziative di sabato delle diverse categorie. Eravamo cioè fuori tempo massimo per una lotta contro la legge di stabilità e grossa parte di quella discussione era per queste ragioni persino surreale…
Ci sono due questioni ulteriori su cui il direttivo si è cimentato: le politiche contrattuali e referendum. Il giudizio più che positivo sul contratto dei chimici, persino dettagliato, è stato inserito nell’odg finale. Un fatto non casuale considerata la quantità di tavoli aperti per il rinnovo dei contratti. Un esplicito manifesto di disponibilità alle imprese su quella linea. Ma un punto di sofferenza per l’area democrazia e lavoro che ha votato contro il contratto dei chimici, insieme a noi, nella Filctem. L’emendamento dell’area di Rinaldini e Nicolosi chiedeva di fermarsi al valore politico e sindacale dell’accordo togliendo però ogni altra considerazione sui singoli aspetti dello stesso. Bocciato. L’altro tema, ben più di difficile governo interno, è stato quello della legge di iniziativa popolare per un nuovo statuto dei lavoratori e i referendum. Nel febbraio 2015 quando Camusso Landini decisero di chiudere la parabola di mobilitazione della Cgil passando alla fase articolata di contrasto al Jobs Act concordarono la possibilità di arrivare, con un percorso tortuoso, ad una vera e propria campagna referendaria per l’abrogazione dello stesso. La segreteria nazionale Cgil sul tema si spaccò e la mediazione tra tutti fu appunto quella di affidare alla consultazione straordinaria degli iscritti la scelta se fare o meno referendum. Poi quel deliberato finì nel dimenticatoio. Nell’odg approvato si decide di avviare formalmente questo percorso, con la contrarietà di due categorie, edili e trasporti, e di un segretario nazionale Solari. Tuttavia, anche qui, questa discussione andrebbe valutata bene, fuori cioè da logiche di corridoio. Non siamo in presenza di una divaricazione strategica del gruppo dirigente, non a caso tutti, esclusa la nostra area, fanno del testo unico sulla rappresentanza un baluardo di democrazia (sigh). Landini compreso che ha recentemente chiesto a Federmeccanica di inserire il testo unico nel contratto dei metalmeccanici. Difficile sostenere che quell’accordo salvaguardi ruolo e funzioni del contratto nazionale… Inoltre la riflessione sulla reale portata di questa divaricazione andrebbe estesa ai contenuti, ancora semi sconosciuti, della proposta di nuovo statuto che la Cgil sta elaborando. La valutazione che facciamo noi, avendo visionato la bozza della prima parte, è che in realtà ci si posiziona nel mondo delle cose possibili, dentro e non contro la diversificazione contrattuale, salariale,normativa e giuridica che conosce il mondo del lavoro. La riunificazione viene proposta ma al ribasso, senza più nessuna linea di contrasto alla precarietà, ai contratti atipici. Si propone un quadro di diritti minimi del lavoro subordinato e non, lo statuto dei lavori in sostanza. Una prima bozza che pare avere consenso unanime nel direttivo nazionale. Gli iscritti della Cgil saranno quindi chiamati a firmare per la proposta di legge sul nuovo statuto e a votare sulla possibile via referendaria. Anche questa parte male, manca clamorosamente la volontà di fare il referendum per l’abrogazione della buona scuola di Renzi, forse il più mobilitante e unificante nel paese. Infine il percorso. Susanna Camusso ha presentato la possibile via referendaria solo ed esclusivamente a sostegno del nuovo statuto dei lavoratori, come estrema ratio, ed affidando ai lavoratori la decisione. Questa scelta rischia di compromettere una campagna referendaria che, se unita ad una reale iniziativa di contrasto ad ogni livello, poteva diventare davvero un terreno straordinario di ripresa della mobilitazione contro le politiche del governo.
Le conseguenze politiche e sociali di una sconfitta referendaria sarebbero durissime. Per questa ragione abbiamo votato contro i due ordini del giorno proposti. Il primo quello sulla legge di stabilità che non mette nulla in campo, il secondo quello che contiene valutazioni sui contratti, testo unico, referendum e nuovo statuto. La linea della Cgil non può essere emendata, occorrerebbe un congresso straordinario che affronti, senza reticenze e ipocrisie, la pesante crisi dell’organizzazione, il bilancio delle scelte fatte in rapporto al dramma della condizione di un mondo del lavoro senza più voce e rappresentanza. Landini ha dichiarato il suo voto a favore soprattutto per incassare il sì al referendum.  Nicolosi anche, nonostante fosse stato bocciato il suo emendamento sui chimici, ragioni che invece hanno indotto Rinaldini a confermare suo voto contrario anche a favore dei compagni che hanno sostenuto il no in categoria. Una libertà che Landini non ha se vuole, come è evidente dalla piattaforma elaborata, rientrare nel contratto nazionale. Come abbiamo potuto dire nella nostra dichiarazione di voto ha ragione Susanna Camusso, sono mesi che le discussioni si ripetono uguali. E’ il segno, secondo noi, di una crisi ben più profonda di quella che pure ormai tutti ammettono… nei corridoi.

mercoledì 4 novembre 2015

ASSEMBLEE AZIENDALI




"Chi non si assume le responsabilità non farà parte del futuro!"...
Questo è stato il messaggio con cui l'azienda ha voluto chiudere senza possibilità di replica i Townhall Meeting dei giorni scorsi; un messaggio chiaro, forte e minaccioso che racchiude tutto l'imperio padronale.
Sarebbe curioso conoscere in dettaglio quali sono per l'azienda le responsabilità che dovrebbero prendersi i lavoratori ma non è questo che intendiamo mettere a fuoco in questo momento.
Quel che vogliamo invece evidenziare sono gli aspetti che hanno dominato e caratterizzato queste “assemblee aziendali”, “assemblee” che hanno consegnato ai lavoratori solo informazioni generiche e al tempo stesso centellinate:

L'approccio nervoso e le dichiarazioni minacciose con cui l'azienda ha condotto tutti gli incontri denotano debolezza e difficoltà per un contesto che l'azienda non sa più “controllare” e sono un messaggio diretto a tutti i lavoratori.

Un direttore di stabilimento che all'interno di un meeting aziendale occupa gran parte del proprio intervento in questioni sindacali, tra l'altro alla presenza di delegati e dirigenti sindacali e senza aprire agli interventi, compie deliberatamente un gesto di invasione di campo nel tentativo di dimostrare a tutti chi è il Padrone.

Non c'è “..difficoltà a raccontare quel che succede nelle produzioni..” come si affanna a dichiarare l'azienda ma c'è la volontà precisa di spaventare i lavoratori quando si afferma che “..i clienti vogliono capire quali ambienti sono sani e quali no..” e quando si fa terrorismo paventando possibili trasferimenti delle Produzioni.

Tutto questo ha il preciso obbiettivo di scoraggiare qualsiasi tentativo di rivendicazione sindacale e di allineare e controllare i lavoratori sotto la continua minaccia del posto di lavoro!

Occorre quindi essere chiari. I nostri obiettivi non sono quelli di essere corporativi e “fare la guerra” che vorrebbe farci fare l’azienda. I nostri obiettivi sono quelli di costruire percorsi di solidarietà tra lavoratori per un mondo che non sia dominato dal diktat del profitto ad ogni costo. Per questo motivo continueremo a lavorare per un sindacato che non stia al guinzaglio delle aziende.

martedì 3 novembre 2015

RINNOVO CCNL METALMECCANICI: Una piattaforma pericolosa per le nostre lotte e i nostri obiettivi di lavoratori!


La piattaforma che la FIOM propone ai lavoratori non va a nostro avviso nella direzione giusta. Le sue motivazioni non sono per niente condivisibili e i suoi  effetti possono essere molto pericolosi. Pur di ritornare a firmare un Contratto Nazionale, la FIOM propone di accettare tutto quello che in questi anni ha giustamente combattuto:
- esigibilita` degli accordi”, che significa che contro un accordo firmato non si  può scioperare,
- “clausola di raffreddamento”, che significa obbligo di rimandare gli scioperi,
-  deroghe al CCNL.
Sull'orario, i ritmi e i turni di lavoro la Piattaforma apre a tutte le richieste della Confindustria:  sono previsti orari plurisettimanali, le 40 ore settimanali saranno quindi solo la media del periodo. Inoltre si favorisce l’istituzione di più turni, fino a 21, con conseguente lavoro di sabato e domenica.

L’aumento salariale richiesto per il 2016 è del 3% (meno di 50 euro lordi), ma a chi non ha il contratto aziendale (80% delle aziende)  viene tolto l’elemento perequativo, e cosi`, nella maggior parte delle aziende, un 3° livello andrà a prendere circa 10 €.

A livello aziendale, si parla sempre solo di aumenti salariali  legati agli incrementi di produttivita`,  non è più vincolante fare il referendum per il contratto aziendale e niente viene detto su chi scriva e chi approvi le Piattaforme aziendali.

Inoltre si apre totalmente alla sanità integrativa, a discapito ovviamente della difesa della sanità pubblica. Invece di lottare per cambiare la legge Fornero, si propone di accumulare ore di straordinario e  permessi non usufruiti i per andare in pensione qualche mese prima.

Ma soprattutto nella Piattaforma non si fa parola della liberta` di licenziamento introdotta con lo scempio dell'art. 18, ne' dei diritti tolti ai lavoratori con le ultime leggi, limitando le rivendicazioni a una qualche applicazione ai nuovi assunti del poco che resta dell'art.18. A noi lavoratori serve un'azione sindacale ben diversa, che respinga senza compromessi l'attacco ai nostri diritti e ai nostri interessi. Questa azione i lavoratori la stanno gia` portando avanti in tante fabbriche, a partire dallo scontro quotidiano sulle condizioni di lavoro. La Piattaforma FIOM  non solo non riconosce questo conflitto , ma lo rende  piu` difficile, sia accettando diverse limitazioni al diritto di sciopero sia condividendo la logica per cui ogni briciola in più per i lavoratori è possibile solo se ci impegniamo   per far guadagnare molto di più i nostri padroni. Queste piattaforme a scatola chiusa in cui non ci e` dato ne' di discutere realmente ne' di modificare vanno solamente respinte per costruirne altre più vicine ai nostri interessi di lavoratori.
Delegati FIOM Piaggio e Continental aderenti all'area "Il Sindacato è un'altra cosa"