venerdì 26 febbraio 2016
Limitazione del diritto di sciopero nei musei.
articolo di Eliana Como
Il 23 febbraio le organizzazioni sindacali e i rappresentanti dello istituzioni hanno firmato presso l’ARAN un’intesa che ricomprende l’apertura al pubblico dei musei e degli altri luoghi della cultura nelle norme che regolamentano – cioè limitano – il diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali. Essenziali come gli ospedali e la fornitura di energia! La norma prevedeva già limitazioni per servizi che – pure importanti e vitali per una società – di essenziale tanto da dover venire prima del diritto di sciopero non hanno niente. Così come già prevedeva la limitazione nei servizi di tutela del patrimonio artistico. Da oggi, però, tra i servizi essenziali soggetti a restrizione del diritto di sciopero – durante tutto l’anno – ci sarà anche l’apertura al pubblico di musei, ville e siti archeologici. Speriamo che prima o poi non si consideri essenziale anche la grande distribuzione commerciale o la produzione di automobili!
Non c’è dubbio, sia chiaro, che nel paese di Leonardo, Michelangelo e Raffaello l’arte dovrebbe essere un bene da tutelare sopra ogni cosa. E dovrebbe essere insegnata nelle scuole di ogni ordine e grado (anche negli istituti professionali, certo). E i siti archelogici dovrebbero essere conservati più di pietre preziose, Pompei non dovrebbe cadere a pezzi, le metropolitane non dovrebbero passare sotto i Fori Imperiali e Santa Maria Antiqua, per dirne una, non dovrebbe essere chiusa per restauro da decenni. Altrettanto non dovrebbe mai essere possibile che quadri di Pisanello e Mantegna vengano rubati come se niente fosse e Caravaggio non dovrebbe essere impunemente trafugato dalla Mafia per regalarlo a qualche politico… ricordate la Natività rubata 40 anni fa dall’Oratorio della Compagnia di San Lorenzo a Palermo e solo da pochissime settimane sostituita da una copia alla presenza solenne del capo dello Stato? Ecco!
Ma posso continuare, perchè è altrettanto sacrosanto che nel paese di Roma, Venezia e Firenze i musei dovrebbero essere i primi al mondo per fruizione, servizi e allestimento. E invece no, nemmeno per sbaglio. Lasciando stare i Musei Vaticani, che sono al terzo posto ma che non sono certo dello stato italiano, il primo museo italiano al mondo per numero di visitatori – gli Uffizi – è soltanto al 20° posto della classifica. Seguito da Palazzo Ducale a Venezia addirittura al 36°. E Palazzo Massimo a Roma non rientra nemmeno nei primi 100, così che la Venere di Milo al Louvre è vista da circa 10 milioni di persone all’anno, il Discobolo di Mirone da meno di 300mila!
Insomma, sono i numeri a dare conto del disinvestimento totale dello stato italiano nei confronti del suo immenso patrimonio artistico. Un disvalore assoluto che grida vergogna!
Eppure, quando si tratta di diritti sindacali, improvvisamente l’arte e il patrimonio artistico del Bel Paese diventano addirittura “servizio pubblico essenziale”, come tale rigorosamente sottratti alla libertà di sciopero e la vergogna non è lo stato che non investe sull’arte e sul turismo in genere, ma i lavoratori che pretendono i loro diritti!
D’altra parte, non era difficile immaginarlo, vista la strumentalissima polemica fatta pochi mesi fa sulla chiusura del Colosseo per una assemblea sindacale. Assemblea che non era uno sciopero evidentemente e che era stata richiesta in anticipo e regolarmente autorizzata, ma che è servita a diffondere nella stampa e nelle televisioni l’allarme scioperi! E al grido di “licenziamoli tutti” far passare l’idea di un paese piegato dalle proteste dei lavoratori dell’arte e della cultura, in cui non soltanto fosse possibile ma addirittura necessario ridurre ancora il diritto di sciopero. La “misura è colma” dichiarò in quei giorni il ministro delle attività culturali e del turismo. E ci mancherebbe! Non vorremmo mica lasciare orde di turisti ad aspettare sotto il sole – senza niente altro da poter visitare, poveretti, nel cuore di Roma – perchè alcune lavoratrici e lavoratori si riuniscono in assemblea per parlare del loro contratto!
Insomma, era chiaro che la propaganda del governo su quella vicenda puntava dritto all’accordo firmato l’altro giorno, che limita appunto il diritto di sciopero nei musei.
Ma la domanda è un’altra. Ma perchè la Cgil ha firmato quell’accordo?
http://sindacatounaltracosa.org/2016/02/25/limitazione-del-diritto-di-sciopero-nei-musei/
In Piaggio la parola solidarietà si legge discriminazione
In Piaggio la parola solidarietà si legge discriminazione ecco come si negano i diritti con i soldi dell’INPS:
I contratti di solidarietà sono applicati in Piaggio da 3 anni, con la firma, sempre scontata, dei sindacati FIM e UILM. L’azienda li ha sempre usati non solo per ridurre i suoi costi a spese dell'INPS, ma soprattutto per riorganizzare la produzione e intensificare i ritmi di lavoro, approfittando della ridotta capacita` di resistenza dei lavoratori, presenti in fabbrica in minor numero e più ricattabili.
Quest'anno l'applicazione del contratto di solidarietà è diventata sempre più pesante e discriminatoria.
Con il pagamento delle ore non lavorate ridotto, a livello nazionale, di circa il 30%. la Piaggio tiene a casa le persone che non ritiene adeguate all'aumento degli standard produttivi e vorrebbe costringere a ritmi più alti e a peggiori condizioni di lavoro chi seleziona per il “privilegio” di lavorare. La stragrande maggioranza di quelli destinati ad essere “parcheggiati” a casa hanno problemi di salute, spesso causati dai ritmi di lavoro usuranti delle catene di montaggio. Sono spesso persone che, avendo avuto un contratto precario per 10 o 15 anni, hanno subito il ricatto di dover dimostrare di non essere meno produttivi degli altri. Una competizione che ha fatto ingrassare la Piaggio a spese della funzionalità degli arti superiori dei lavoratori, soprattutto di molte operaie.
Ma alla Piaggio con questo accordo viene anche consentito di colpire un lavoratore perché svolge attività sindacale in un modo non gradito all’azienda.
Nel reparto ACN, ad esempio, durante questa settimana sono rimasti a casa solamente 2 o 3 persone su 30, ma tra loro, guarda caso, il rappresentante dei lavoratori, mentre pochi giorni prima sono stati fatti arrivare da altri reparti diversi operai per sopperire alle necessita` produttive, e mentre continua ad essere effettuato il lavoro notturno.
A questi comportamenti i lavoratori hanno già risposto con uno sciopero di stabilimento di un’ora la scorsa settimana, e uno di mezz’ora lunedì 22 al reparto ACN.
Uno sciopero che non e` solo contro la Piaggio. E` anche di denuncia delle istituzioni pubbliche, evidentemente poco interessate a guardare oltre i muri della fabbrica più grande della regione, anche quando utilizza ingenti fondi pubblici e tanti soldi che vengono dai contributi dei lavoratori per discriminarli e mettere in discussione i loro diritti.
I contratti di solidarietà sono applicati in Piaggio da 3 anni, con la firma, sempre scontata, dei sindacati FIM e UILM. L’azienda li ha sempre usati non solo per ridurre i suoi costi a spese dell'INPS, ma soprattutto per riorganizzare la produzione e intensificare i ritmi di lavoro, approfittando della ridotta capacita` di resistenza dei lavoratori, presenti in fabbrica in minor numero e più ricattabili.
Quest'anno l'applicazione del contratto di solidarietà è diventata sempre più pesante e discriminatoria.
Con il pagamento delle ore non lavorate ridotto, a livello nazionale, di circa il 30%. la Piaggio tiene a casa le persone che non ritiene adeguate all'aumento degli standard produttivi e vorrebbe costringere a ritmi più alti e a peggiori condizioni di lavoro chi seleziona per il “privilegio” di lavorare. La stragrande maggioranza di quelli destinati ad essere “parcheggiati” a casa hanno problemi di salute, spesso causati dai ritmi di lavoro usuranti delle catene di montaggio. Sono spesso persone che, avendo avuto un contratto precario per 10 o 15 anni, hanno subito il ricatto di dover dimostrare di non essere meno produttivi degli altri. Una competizione che ha fatto ingrassare la Piaggio a spese della funzionalità degli arti superiori dei lavoratori, soprattutto di molte operaie.
Ma alla Piaggio con questo accordo viene anche consentito di colpire un lavoratore perché svolge attività sindacale in un modo non gradito all’azienda.
Nel reparto ACN, ad esempio, durante questa settimana sono rimasti a casa solamente 2 o 3 persone su 30, ma tra loro, guarda caso, il rappresentante dei lavoratori, mentre pochi giorni prima sono stati fatti arrivare da altri reparti diversi operai per sopperire alle necessita` produttive, e mentre continua ad essere effettuato il lavoro notturno.
A questi comportamenti i lavoratori hanno già risposto con uno sciopero di stabilimento di un’ora la scorsa settimana, e uno di mezz’ora lunedì 22 al reparto ACN.
Uno sciopero che non e` solo contro la Piaggio. E` anche di denuncia delle istituzioni pubbliche, evidentemente poco interessate a guardare oltre i muri della fabbrica più grande della regione, anche quando utilizza ingenti fondi pubblici e tanti soldi che vengono dai contributi dei lavoratori per discriminarli e mettere in discussione i loro diritti.
Delegati FIOM: Tecce,Malventi,Guezze,Cappellini
martedì 23 febbraio 2016
Sugli argomenti all'ordine del giorno delle assemblee in Continental
In merito agli argomenti trattati in assemblea riproponiamo il punto di vista dell'area di opposizione in CGIL.
Sulla carta dei diritti: http://ilfoglio-bianco.blogspot.it/2015/12/direttivo-cgil-dichiarazione-di-voto-di.html
Sulla trattativa per il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici: http://ilfoglio-bianco.blogspot.it/2016/02/contratto-metalmeccanici-va-avanti-la.html
lunedì 22 febbraio 2016
Sulle assemblee retribuite del 22 febbraio
Riceviamo e pubblichiamo:
Da: Giada Garzella
Date: 22 febbraio 2016 10:09
Oggetto: Assemblee del 22,24 e 25 febbraio
A: RSU Continental
Cc: MComparini
Da: Giada Garzella
Date: 22 febbraio 2016 10:09
Oggetto: Assemblee del 22,24 e 25 febbraio
A: RSU Continental
Cc: MComparini
Per motivi di salute io e Silvia non potremo essere presenti alle assemblee.
Vi chiediamo cortesemente di darne comunicazione in ogni assemblea informando i lavoratori che presto usciremo con un comunicato riportante la nostra posizione.
Grazie.
Saluti.
Giada Garzella RSU
venerdì 19 febbraio 2016
PIAGGIO: Per l’azienda ci sono ancora margini per peggiorare i tempi di lavoro, PER GLI OPERAI NO!
Per l’azienda ci sono ancora margini per peggiorare i tempi di lavoro,
PER GLI OPERAI NO!
La linea minivan in 3R porta avanti da due settimane uno sciopero di un quarto d'ora contro l'aumento di produzione, da 18 a 19 veicoli, (pari a 24 minuti di lavoro in più) , mentre la linea 2 in 2R ha scioperato ieri per mezz'ora dopo il rifiuto dell’azienda di abbassare i ritmi attraverso l’aggiunta di stazionamenti.
La Piaggio rifiuta trattative vere e ai delegati riconosce solo il diritto di dare piccoli suggerimenti su come organizzare meglio il lavoro, al solo scopo di collaborare cosi' all'obiettivo di spingere la produzione fino al limite di sopportazione dei lavoratori e fare uscire dalla linea la produzione prevista, senza possibilmente aumentare i costi per l’azienda.
Questi dirigenti, dopo aver tenuto a casa per mesi gli operai in solidarietà (la linea 2 è stata l’ultima linea a rientrare) adesso sono già li pronti come sanguisughe a succhiare minuti di respiro a chi lavora, con particolare accanimento a quelli che sono già nel luogo più duro della fabbrica, la catena.
Noi non ci stiamo a dare questa collaborazione alla Piaggio
Agli incontri con l'azienda bisogna pretendere risposte serie su richieste chiare che riguardino sempre l’interesse collettivo dei lavoratori.
La strada della collaborazione, dei piccoli aggiustamenti individuali, purtroppo seguita da molti delegati da 20 anni a questa parte, ci ha portato solamente a lavorare sempre di più fino ad incidere sulle nostre condizioni di salute.
Ma con questi scioperi i lavoratori hanno capito che bisogna seguire un'altra strada, di contrasto alle richieste aziendali e di affermazione delle proprie esigenze, e con questi scioperi dimostrano anche quale e' la vera unità che serve per ricostruire la forza necessaria ad affrontare i problemi reali che ci sono in fabbrica e far capire alla Piaggio che non le è permesso di continuare ad incrementare i suoi guadagni sulla pelle dei lavoratori.
Delegati FIOM: Cappellini, Malventi, Guezze, Tecce
giovedì 18 febbraio 2016
PROBLEMI CHE SI RISCONTRANO NEL REPARTO XL3
Riceviamo e pubblichiamo:
Da: Rsu
Per: Rsu
Cc: Rsu,
MComparini
Data: 18/02/2016
10:55
Oggetto: Rif:
Convocazione Delegazione Trattante
Quali sarebbero questi "problemi
che si riscontrano" nel reparto Xl3? Chi parteciperà in sostanza a questa
riunione? Per quale motivo non si è riunita la RSU prima che un gruppo
ristretto vada a conferire con l'azienda?
Vi ricordiamo che per "i problemi
che si riscontrano" nei reparti è la RSU l'unica titolata a valutare e a
decidere la linea da tenere di fronte all'azienda.
E' evidente che i delegati che
parteciperanno all' incontro si assumeranno la piena responsabilità delle
decisione prese.
Saluti.
G.Garzella RSU
S.Cini RSU
Da: Rsu
Per: Rsu,
MComparini
Data: 16/02/2016
17:17
Oggetto: Convocazione
Delegazione Trattante
Buongiorno,
la delegazione trattante è convocata
per venerdì 19/02 alle ore 15 a Fauglia per discutere con l'azienda dei
problemi che si riscontrano nel reparto XL3, per affrontare meglio le questioni
sono invitati anche i delegati della clean room di Fauglia.Si prega dare
conferma.
Saluti
Per la RSU
Fabio Fontanelli
mercoledì 17 febbraio 2016
SCARPE DA CLEAN ROOM
Riceviamo e pubblichiamo:
Da: Rsu
Per: Massimo Salamone
Data: 17/02/2016 10:48
Oggetto: Rif: Calzature per CR
Per
favore, mi fai sapere esattamente quando c'è stato questo incontro
6/7 mesi fa perchè non ne ho trovato traccia. Puoi mandarmi anche il
verbale dell'incontro?
Grazie.
G. Garzella RLS
Da: Massimo Salamone
Per: Rls
Cc: Rsu, Laura Lembi, Claudio Baccini,
Federico Taddei
Data: 16/02/2016 11:31
Oggetto: Rif: Calzature per CR
Buongiorno
Giada. Rispondo alle tue domande.
Quali
criteri hanno portato alla scelta di quelle calzature?
Ci
siamo conformati al resto degli stabilimenti della Continental dove
già da anni utilizzano scarpe da clean room piuttosto che i copri
scarpa.
Avete
coinvolto gli RLS?
Certo
, Altresì sono state fatte provare anche dei campioni di scarpe
nelle Cr.R.
e
il medico competente? ovviamente.
Ne
parliamo?
sicuramente,
magari però era meglio che ne discutevamo 6 o 7 mesi fa quando vi
avevamo coinvolto in tale scelta.
Rimango
a Vostra disposizione per ulteriori chiarimenti.
Cordiali saluti / Kind regards
Massimo Salamone
Massimo Salamone
Da: Rsu
Per: Massimo Salamone,
Cc: Rsu
Data: 16/02/2016 11:15
Oggetto: Calzature per CR
Buongiorno
Massimo,
ti
segnalo che ci sono problemi riguardanti le nuove calzature per CR.
Pertanto
ti chiedo:
Quali
criteri hanno portato alla scelta di quelle calzature?
Avete
coinvolto gli RLS? e il medico competente?
Ne
parliamo?
Rimango
in attesa di un tuo riscontro.
Saluti.
G.Garzella
RLS
INGRESSO DI NUOVI INTERINALI?
Voci di corridoio riferiscono che una ventina di lavoratori interinali entrerà in azienda la prossima settimana.
Se si tratta dei lavoratori che hanno già lavorato anni fa con noi siamo assolutamente favorevoli alla cosa. Constatiamo però che, come al solito, non è stata resa pubblica alcuna informazione che riporti i motivi di queste assunzioni e i dettagli di dove saranno collocati questi lavoratori.
E' evidente la volontà dell'azienda di non permettere di verificare la corrispondenza tra i volumi da produrre e l'organico necessario.
lunedì 15 febbraio 2016
CHIARIMENTI SUI PART TIME IN AZIENDA
Riceviamo e pubblichiamo:
Da qualche mese l'azienda fa
difficoltà al rinnovo dei part-time
richiesti per la cura dei familiari, sia proponendo soluzioni diverse, sia
accordando un periodo di part-time inferiore alla richiesta.
Il vigente Contratto
Nazionale dei Metalmeccanici all’art. 4, (Sez.4, Titolo 1), al capitolo
“Richiesta del Lavoratore di trasformazione del rapporto di lavoro da tempo
pieno a tempo parziale”, lettera a) sancisce l'obbligo in capo all’azienda di accogliere
le richieste, motivate e debitamente documentate,
sia quando si rende necessaria l'assistenza di familiari sia per la “necessità di accudire i figli fino al
compimento dei 13 anni”. Pertanto l’azienda è obbligata ad accogliere prima
la richiesta dei lavoratori che hanno i suddetti requisiti e solo dopo può
valutare le richieste di part time presentate con altre motivazioni (lettere b
e c) nell’ambito del 4 per cento calcolato sul totale dei full time (901 in azienda).
Dopo aver cercato di ottenere
dalla RSU il quadro della situazione dei part time, l'abbiamo richiesto
ripetutamente all'azienda che ha finalmente risposto:
"..con riferimento alla comunicazione fornita
alla RSU lo scorso Dicembre, si precisa che sono 32 i Dipendenti i cui requisiti
si riferiscono alla lettera a) di cui all'art.4 del paragrafo "Richiesta
del Lavoratore di trasformazione del rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo
parziale" del vigente CCNL applicato, 1 alla lettera b) e 13 alla lettera
c)".
Questi dati dimostrano
l'infondatezza di quanto sostenuto e praticato dall'azienda fino ad oggi e quindi
le richieste dei lavoratori motivate con l'assistenza a familiari e la cura dei
figli (lettera a) debbono essere accolte
così come sono.
Invitiamo quindi i
lavoratori in possesso di tali requisiti
1) a presentare domanda per il rinnovo del part time
secondo le proprie esigenze,
2) a riferirci ogni eventuale pressione venga fatta
loro per convincerli ad accettare modalità diverse di fruizione.
16 febbraio 2016
S. Cini,
G. Garzella RSU
venerdì 12 febbraio 2016
Fca Termoli: corteo interno! No al lavoro disumano
È’ accaduto un fatto del tutto straordinario oggi alla Fca di Termoli. L’assemblea dei lavoratori e delle lavoratrici convocata dalla RSA Fiom per discutere dell’ennesimo sabato comandato, dei ritmi e dei carichi sempre più pesanti si è trasformata in un corteo interno allo stabilimento che è giunto fino agli uffici della dirigenza aziendale. Nel modo più spontaneo, radicale ed inequivocabile centinaia di lavoratori e lavoratrici, a prescindere dall’appartenenza sindacale, hanno manifestato così la volontà di riprendersi la parola. Erano anni che non si facevano cortei interni in Fca a Termoli. Questo testimonia una domanda straordinaria di sindacato dei lavoratori. Nelle scorse settimane anche dalla Sevel di Atessa erano giunti segnali della ripresa di conflittualita’ negli stabilimenti Fca. Tutto grazie a quei delegati e a quelle delegate che continuano caparbiamente a tenere alta la bandiera della dignità del lavoro. Che sia solo l’inizio!
http://sindacatounaltracosa.org/2016/02/11/fca-termoli-corteo-interno-no-al-lavoro-disumano/
http://sindacatounaltracosa.org/2016/02/11/fca-termoli-corteo-interno-no-al-lavoro-disumano/
Concordato il premio di risultato alla SAME di Treviglio: massimale premio 6.416 euro, di cui 4.205 fissi e garantiti!!
Dopo le assemblee della settimana scorsa, il 25 e 26 gennaio si è svolto il referendum per l’approvazione dell’ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto aziendale della Same di Treviglio, presidio storico della Fiom più radicale e combattiva.
In un’epoca di crisi della partecipazione e di ritirata sindacale, i dati sul voto alla Same parlano meglio di tante parole. Su una media di 1.020 presenti, hanno votato 925 lavoratori (praticamente tutti!) e il 93% ha detto sì, approvando in massa l’accordo (865 sì e 53 no).La Same è una roccaforte della Fiom (meno di un mese fa, le elezioni per il rinnovo della Rsu hanno consegnato alla Fiom una maggioranza di quasi l’80%, con 17 delegati su 22), ma il punto non è soltanto questo. L’accordo è stato stravotato perchè è un buon accordo che aumenta di 820 euro – di cui 420 fissi – un premio di per sé già molto alto (stando a una analisi di qualche tempo fa del Sole24ore tra i primi cinque in Italia: oltre a vari elementi fissi in busta paga, il massimale del “premio di risultato” è di 6.416 euro, di cui 4.205 fissi e garantiti) e inoltre impegna l’azienda a investire sullo stabilimento di Treviglio, confermandone la centralità per l’intero gruppo.
Non c’è che dire, in un’epoca di disinvestimenti, delocalizzazioni e contrattazione di restituzione! Sì perchè negli ultimi anni, il quadro della contrattazione di secondo livello è stato assai complicato, per i metalmeccanici come per le altre categorie. Tante volte la contrattazione non è stata nemmeno possibile oppure è stata al ribasso (nella stessa Bergamo grandi aziende dove la Fim è maggioranza se la sono cavata con un “buono carrello” per fare spesa all’Auchan!) oppure molto spesso è stata di ricatto e restituzione dei diritti. La dice lunga questo sulla pretesa di Federmeccanica di svuotare quel che resta del contratto nazionale per demandare proprio alla contrattazione di secondo livello il salario e i diritti!
Certo, c’è la crisi e non è facile per nessuno migliorare il salario e le condizioni di lavoro in azienda. Ma non è soltanto questo, perchè la Same non è altrove. Anchè lì c’è la crisi e si è fatta cassa integrazione e anche lì la direzione avrebbe voluto il salario di ingresso per i neoassunti.
Il punto è la tenuta del sindacato e la consapevolezza che i risultati si portano a casa soltanto quando si mobilita la propria forza. Il contratto della Same non è stato regalato. Come è ovvio è frutto di un accordo e quindi di una trattativa in cui faticosamente si è cercata una mediazione.
Ma ci sono due aspetti da tenere bene presente. Primo, la Fiom ha portato avanti la trattativa fin dall’inizio da sola, in forza di quanto rappresenta in fabbrica. Alla faccia dell’unità sindacale, che, senza ipocrisia, in questi anni ha portato solo disastri. Secondo, l’accordo non sarebbe stato possibile senza la determinazione dei lavoratori che, quando tra giugno e luglio la trattativa è andata in stallo, hanno ripetutamente scioperato e partecipato ai cortei interni. Per giorni e giorni!
Questo rappresenta l’accordo Fiom alla Same. Non è l’unico buon contratto che si firma ovviamente – ci mancherebbe altro – ma di fatto è un vero e proprio modello sindacale al posto di un altro, che, ahimè, è quello dominante oggi. Il conflitto al posto della concertazione. La radicalità al posto della responsabilità. I propri bisogni al posto della compatibilità. Le proprie richieste al posto della riduzione del danno. I lavoratori e le lavoratrici al posto dell’impresa.
Insomma, non basta dire che la Fiom della Same ha firmato un buon accordo e complimentarsi con i delegati e con i lavoratori. Cosa che peraltro la maggioranza della Fiom si guarda bene dal fare, visto che considera la Rsu della Same un fastidio tra un congresso e l’altro, da sempre disobbediente alle gerarchie sindacali e nell’area di opposizione interna (non è un caso che la piattaforma di ritirata presentata dalla Fiom a fine novembre per il rinnovo del contratto nazionale alla Same sia stata sonoramente bocciata).
Eppure sarebbe utile a tutti prendere la loro idea di sindacato e farne un esempio, spronando tutti a pensare che – seppure è difficile – è ancora possibile opporsi allo strapotere della classe padronale. Non c’è soltanto la Same, certo. Altrettanto bisogna prendere a esempio i lavoratori dell’Ilva a Genova che bloccano la città per giorni o quelli della Piaggio che poche settimane fa, in epoca di cancellazione dell’articolo 18, hanno costretto a suon di picchetti un’azienda dell’indotto a ritirare cinque licenziamenti politici (a proposito: la solidarietà al posto dell’opportunismo…). E anche alla FCA, nonostante la gestione iperautoritaria di Marchionne, ci sono delegati che, anche in contrasto con le scelte dei loro vertici sindacali, continuano a dichiarare scioperi contro i turni di sabato e domenica e lavoratori che continuano ad aderirvi.
Non è mai facile, ma gli esempi dal basso non mancano. Quello che manca è la volontà da parte dei gruppi dirigenti. Se la stessa consapevolezza e lo stesso coraggio di questi lavoratori e delegati sindacali ce l’avessero i vertici delle burocrazie sindacali forse non saremmo messi come siamo. Tutti lì a spiegare che i lavoratori e le lavoratrici non scioperano più, eppure quando gli scioperi vanno bene – come tra gli alimentaristi che scorsa settimana hanno scioperato per il rinnovo del loro contratto nazionale – la prima cosa che si fa è, guarda un po’, ritirare le iniziative e tornare precipitosamente al tavolo!
Nessuno mi toglie dalla mente che, nonostante la crisi, avremmo potuto difendere le pensioni, lo Statuto dei lavoratori e persino molti posti di lavoro. La disillusione e la crisi della partecipazione non sono figlie dei tempi, ma effetto di scelte sbagliate dei gruppi dirigenti e delle sconfitte che loro hanno prodotto. Ne è prova che alla Same i lavoratori partecipano ancora. Eccome!
Eliana Como - Il Sindacato è un'altra cosa
mercoledì 10 febbraio 2016
Continental - Riunione RSU del 9 febbraio 2016
Riceviamo e pubblichiamo:
Ieri 9 febbraio 2016 è stata convocata
1. Informativa sull'incontro avuto con l'Azienda il 29/01 (carenza posti auto e pianificazione ferie XL3).
2. Permessi sindacali.
3. Tesseramento.
4. Varie ed eventuali
Ha partecipato alla riunione anche il Segretario provinciale intervenendo e condizionando la discussione anche su argomenti che non sono assolutamente di sua competenza quali il monte ore dei permessi sindacali della RSU. Sul dettaglio degli argomenti attendiamo la pubblicazione del verbale della riunione da parte della RSU.
S. Cini, G. Garzella RSU
martedì 9 febbraio 2016
Sui permessi sindacali in Continental
Riceviamo e pubblichiamo:
Da:
Rsu
Per: Rsu
Cc: MComparini
Data: 02/02/2016 10:42
Oggetto: Rif: Monte ore RSU
Per: Rsu
Cc: MComparini
Data: 02/02/2016 10:42
Oggetto: Rif: Monte ore RSU
Facciamo presente che non abbiamo ancora ricevuto
risposta in merito alle questioni sollevate nella mail sotto.
Saluti.
Giada Garzella RSU
Silvia Cini RSU
_________________________________________
Saluti.
Giada Garzella RSU
Silvia Cini RSU
_________________________________________
Da: Giada Garzella
Per: RSU Continental VDO
Cc: MComparini
Data: 22/01/2016 10:58
Oggetto: Monte ore RSU
In continuazione con quanto discusso nel corso della
riunione della RSU del 20 gennaio in merito al monte ore dei permessi sindacali
ci siamo chieste:
per quali ragioni si sta valutando di formalizzare una procedura per la richiesta dei permessi sindacali?
Ci sono situazioni anomale, grandi differenze nelle richieste di ore all'interno della RSU? Chi riguardano? Per quante ore?
Se SI, proponiamo di esaminarle insieme in modo da ricercare una soluzione.
per quali ragioni si sta valutando di formalizzare una procedura per la richiesta dei permessi sindacali?
Ci sono situazioni anomale, grandi differenze nelle richieste di ore all'interno della RSU? Chi riguardano? Per quante ore?
Se SI, proponiamo di esaminarle insieme in modo da ricercare una soluzione.
Nell'intento di andare avanti col discorso, diciamo anche
che nella procedura che decideremo di adottare, per noi, devono essere
rispettati soprattutto i principi di trasparenza verso i lavoratori e controllo
che non vi sia un uso eccessivo dei permessi da parte di qualcuno a danno degli
altri.
Saluti,
Giada Garzella RSU ;
Silvia Cini RSU
Dal sito FIOM Nazionale - Egitto, la seconda vita dei sindacati indipendenti
Quello che segue è l'ultimo articolo pubblicato in Italia da Giulio Regeni, il giovane ricercatore assassinato al Cairo. L'articolo è stato scritto più di un mese fa, è stato pubblicato con pseudonimo sul sito Nana news il 14 gennaio scorso e ripubblicato dal manifesto dopo la morte di Regeni. Che qui dà conto delle attività sindacali e delle lotte operaie represse dal governo egiziano; probabilmente Giulio Regeni è stato ucciso proprio per questo. In allegato un altro articolo sullo steso argomento pubblicato sotto pseudonimo sul manifesto del 3 luglio 2015.(ndr)
Al-Sisi ha ottenuto il controllo del parlamento con il più alto numero di poliziotti e militari della storia del paese mentre l’Egitto è in coda a tutta le classifiche mondiali per rispetto della libertà di stampa. Eppure i sindacati indipendenti non demordono. Si è appena svolto un vibrante incontro presso il Centro Servizi per i Lavoratori e i Sindacati (Ctuws), tra i punti di riferimento del sindacalismo indipendente egiziano.
Sebbene la sala più grande del Centro abbia un centinaio di posti a sedere, la sera dell’incontro non riusciva a contenere il numero di attiviste e attivisti sindacali giunti da tutto l’Egitto per un’assemblea che ha dello straordinario nel contesto attuale del paese. L’occasione è una circolare del consiglio dei ministri che raccomanda una stretta collaborazione tra il governo e il sindacato ufficiale Etuf (unica formazione ammessa fino al 2008), con il fine esplicito di contrastare il ruolo dei sindacati indipendenti e marginalizzarli tra i lavoratori.
Sebbene oggi Ctuws non sia rappresentativo della complessa costellazione del sindacalismo indipendente egiziano, il suo appello è stato raccolto, forse anche inaspettatamente, da un numero molto significativo di sindacati. Alla fine, saranno una cinquantina circa le sigle che sottoscriveranno la dichiarazione di chiusura, rappresentanti dei più svariati settori economici, e dalle più svariate regioni del paese: dai trasporti alla scuola, dall’agricoltura all’ampio settore informale, dal Sinai all’Alto Egitto, passando per il Delta, Alessandria e il Cairo.
La circolare del governo rappresenta un ulteriore attacco ai diritti dei lavoratori e alle libertà sindacali, fortemente ristrette dopo il colpo di stato militare del 3 luglio 2013, e ha così fatto da catalizzatore di un malcontento molto diffuso tra i lavoratori, ma che stentava fino ad oggi a prendere forma in iniziative concrete.
Dopo la rivoluzione del 2011 l’Egitto ha vissuto una sorprendente espansione dello spazio di libertà politiche. Si è assistito alla nascita di centinaia di nuovi sindacati, un vero e proprio movimento, di cui il Ctuws è stato tra i protagonisti, attraverso le sue attività di supporto e formazione. Tuttavia, negli ultimi due anni, repressione e cooptazione da parte del regime hanno seriamente indebolito queste iniziative, al punto che le due maggiori federazioni (la Edlc ed Efitu) non riuniscono la loro assemblea generale dal 2013. Di fatto ogni sindacato agisce ormai per conto proprio a livello locale o di settore. L’esigenza di unirsi e coordinare gli sforzi però è molto sentita, e lo testimonia la grande partecipazione all’assemblea, oltre ai tanti interventi che hanno puntato il dito contro la frammentazione del movimento, e invocato la necessità di lavorare insieme, al di là delle correnti di appartenenza. Gli interventi si sono succeduti a decine, concisi, spesso appassionati, e con un taglio molto operativo: si trattava di proporre e decidere insieme il «cosa fare da domani mattina», un appello ripetuto come un mantra durante l’incontro, data l’urgenza del momento e la necessità di delineare un piano d’azione a breve e medio termine. Da notare la presenza di una nutrita minoranza di donne, i cui interventi sono stati in alcuni casi tra i più apprezzati e applauditi dalla platea a maggioranza maschile. La grande assemblea si è poi conclusa con la decisione di formare un comitato il più possibile rappresentativo, che si incarichi di gettare le basi per una campagna nazionale sui temi del lavoro e delle libertà sindacali.
L’idea è quella di organizzare una serie di conferenze regionali che portino nel giro di pochi mesi a una grande assemblea nazionale e possibilmente ad una manifestazione unitaria di protesta («a Tahrir!» diceva anche qualcuno tra i presenti, invocando la piazza che è stata teatro della stagione rivoluzionaria del periodo 2011-2013, e che da più di due anni è vietata a qualsiasi forma di protesta).
L’agenda sembra decisamente ampia, e include tra gli obiettivi fondamentali quello di contrastare la legge 18 del 2015, che ha recentemente preso di mira i lavoratori del settore pubblico, ed è stata duramente contestata nei mesi passati. Nel frattempo, proprio in questi giorni, in diverse regioni del paese, da Assiut a Suez, al Delta, lavoratori di società nei settori del tessile, del cemento, delle costruzioni, sono entrati in sciopero a oltranza: per lo più le loro rivendicazioni riguardano l’estensione di diritti salariali e indennità riservate alle società pubbliche.
Si tratta di benefici di cui questi lavoratori hanno smesso di godere in seguito alla massiccia ondata di privatizzazioni dell’ultimo periodo dell’era Mubarak. Molte di queste privatizzazioni dopo la rivoluzione del 2011 sono state portate davanti ai giudici, i quali ne hanno spesso decretato la nullità, rilevando diversi casi di irregolarità e corruzione. Tali scioperi sono per lo più scollegati tra di loro, e in gran parte slegati dal mondo del sindacalismo indipendente che si è riunito al Cairo. Ma rappresentano comunque una realtà molto significativa, per almeno due motivi. Da un lato, pur se in maniera non del tutto esplicita, contestano il cuore della trasformazione neoliberista del paese, che ha subito una profonda accelerazione dal 2004 in poi, e che le rivolte popolari esplose nel gennaio 2011 con lo slogan «Pane, Libertà, Giustizia Sociale» non sono riuscite sostanzialmente a intaccare. L’altro aspetto è che in un contesto autoritario e repressivo come quello dell’Egitto dell’ex-generale al-Sisi, il semplice fatto che vi siano iniziative popolari e spontanee che rompono il muro della paura rappresenta di per sé una spinta importante per il cambiamento. Sfidare lo stato di emergenza e gli appelli alla stabilità e alla pace sociale giustificati dalla «guerra al terrorismo», significa oggi, pur se indirettamente, mettere in discussione alla base la retorica su cui il regime giustifica la sua stessa esistenza e la repressione della società civile.
venerdì 5 febbraio 2016
Electrolux Forlì, Rsu all'azienda: "Reintegrare subito l'operaio con limitazioni sospeso venerdì"
"Atto abominevole, vergognoso, discriminatorio, intimidatorio" per la rappresentanza sindacale, che chiede un incontro immediato con la direzione per il reintegro del dipendente che deve lavorare parzialmente da seduto
Reintegrare immediatamente il lavoratore con certificati limitatori (ha un obbligo di lavoro parziale da seduto) che è stato sospeso venerdì dall'azienda con la motivazione che in fabbrica non ci sono postazioni di quel tipo disponibili. E' quanto intimato dalla Rsu della Electrolux di Forlì al datore di lavoro, come informa l'agenzia Ansa.
........
PIAGGIO - sciopero di 1 ora contro la discriminazione della messa in solidarietà dei lavoratori con problemi di salute
Comunicato sull’incontro alla Dna indotto Piaggio
il manifestino: Comunicato sull’incontro alla Dna indotto Piaggio: In data odierna, (03 febbraio 2016), presso il Polo Logistico Piaggio di Pontedera, ha avuto luogo l’incontro tra sindacati e Lintel/DNA...
martedì 2 febbraio 2016
Tutto tace!
Venerdì 29/01 alle ore 14:00 a Fauglia alcuni membri della RSU si sono incontrati con l'azienda per discutere del problema "mancanza posti auto a Fauglia".
Nessuna informazione e nessun resoconto ufficiale dell'incontro sono stati resi noti ai lavoratori!
Nessuna informazione e nessun resoconto ufficiale dell'incontro sono stati resi noti ai lavoratori!
lunedì 1 febbraio 2016
Contratto metalmeccanici: va avanti la trattativa. In ristretta.
Vladimir: “Bene! E ora? Possiamo andare?”. Estragon: “Sì, andiamo!” Non si muovono.
Fiom, Fim, Uilm: “Siamo d’accordo?”. Federmeccanica: “No, non siamo d’accordo!” Contrattano.
di Eliana Como
Il tavolo per il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici sta diventando come il palcoscenico di una commedia dell’assurdo.
Negli ultimi due incontri del 21 e 28 gennaio, infatti, le parti al tavolo hanno ribadito le loro distanze sul merito, che non sono indifferenti, in particolare sul salario, che in definitiva, a quel tavolo, è il vero scoglio da superare con la pretesa di Federmeccanica che gli aumenti vadano soltanto a quella minima parte di metalmeccanici che hanno nient’altro che la paga minima in busta paga. Nessuna delle parti si è mossa dalla propria posizione, come era prevedibile d’altra parte. Eppure, nonostante quelle che all’apparenza sembrano distanze difficilmente recuperabili, si è definito un fitto calendario di incontri da qui al 15 marzo (tutti in ristretta!) per discutere nel merito di tutti i singoli aspetti previsti da tutte le piattaforme, compresa quella di Federmeccanica.
Di fatto siamo già dentro al tanto evocato nuovo modello contrattuale! Quello in cui sono i padroni a presentare le piattaforme per il rinnovo del contratto e i sindacati, seduti al tavolo, le discutono.
Guarda caso, si affronterà il punto più dolente, cioè il salario, alla fine, dopo che in qualche modo si sarà cercata una quadra sugli altri aspetti, sanità integrativa, formazione e organizzazione del lavoro, su cui per larga parte, le tre piattaforme si avvicinano clamorosamente.
Il punto rischia di non essere nemmeno il fatto che alla fine del percorso sia Federmeccanica a ritirare la sua richiesta sul salario o i sindacati a mandarla giù o il contratto nazionale a saltare per aria. Comunque sia, in questo quadro di immobilità, quello che ne uscirà rischia di essere un contratto nazionale – vecchio o nuovo – privo di sostanza, che demanda salario e diritti alla contrattazione aziendale, consegna le condizioni di lavoro al ricatto e trasferisce, in un modo o nell’altro, il salario al welfare. La rigidità di Federmeccanica potrà anche dipendere, come si dice in Fiom, dal fatto che il suo presidente Storchi si candidi o meno alla guida di Confindustria, cosa che sapremo nei prossimi giorni. Ma c’è da riflettere se peserà di più in questa ipotetica candidatura ottenere di avere aumenti salariali soltanto per chi ha la paga base (cosa che in effetti non ha chiesto nessuna delle altre categorie imprenditoriali) o piuttosto il fatto di aver fatto rientrare il sindacato comunque più combattivo degli ultimi decenni, la Fiom, in un contratto nazionale in piena linea con la nuova fase. D’altra parte, la Fiom non sta facendo mistero di volere un contratto nazionale, non proprio a tutti i costi, ma quasi, ne è prova la piattaforma con cui si è presentata al tavolo.
E infatti, sono tutti lì, a contrattare. Sul palcoscenico di questo rinnovo dell’assurdo, dove viene il dubbio che davvero si aspetti Godot.
http://sindacatounaltracosa.org/2016/01/30/contratto-metalmeccanici-va-avanti-la-trattativa-in-ristretta/
Leggi anche: http://www.fiom-cgil.it/web/contratti-nazionali/contratti-nazionali-ccnl/industria-privata-e-installazione-d-impianti/trattativa-ccnl/2413-il-contratto-e-tuo-costruiamolo-insieme
Fiom, Fim, Uilm: “Siamo d’accordo?”. Federmeccanica: “No, non siamo d’accordo!” Contrattano.
di Eliana Como
Il tavolo per il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici sta diventando come il palcoscenico di una commedia dell’assurdo.
Negli ultimi due incontri del 21 e 28 gennaio, infatti, le parti al tavolo hanno ribadito le loro distanze sul merito, che non sono indifferenti, in particolare sul salario, che in definitiva, a quel tavolo, è il vero scoglio da superare con la pretesa di Federmeccanica che gli aumenti vadano soltanto a quella minima parte di metalmeccanici che hanno nient’altro che la paga minima in busta paga. Nessuna delle parti si è mossa dalla propria posizione, come era prevedibile d’altra parte. Eppure, nonostante quelle che all’apparenza sembrano distanze difficilmente recuperabili, si è definito un fitto calendario di incontri da qui al 15 marzo (tutti in ristretta!) per discutere nel merito di tutti i singoli aspetti previsti da tutte le piattaforme, compresa quella di Federmeccanica.
Di fatto siamo già dentro al tanto evocato nuovo modello contrattuale! Quello in cui sono i padroni a presentare le piattaforme per il rinnovo del contratto e i sindacati, seduti al tavolo, le discutono.
Guarda caso, si affronterà il punto più dolente, cioè il salario, alla fine, dopo che in qualche modo si sarà cercata una quadra sugli altri aspetti, sanità integrativa, formazione e organizzazione del lavoro, su cui per larga parte, le tre piattaforme si avvicinano clamorosamente.
Il punto rischia di non essere nemmeno il fatto che alla fine del percorso sia Federmeccanica a ritirare la sua richiesta sul salario o i sindacati a mandarla giù o il contratto nazionale a saltare per aria. Comunque sia, in questo quadro di immobilità, quello che ne uscirà rischia di essere un contratto nazionale – vecchio o nuovo – privo di sostanza, che demanda salario e diritti alla contrattazione aziendale, consegna le condizioni di lavoro al ricatto e trasferisce, in un modo o nell’altro, il salario al welfare. La rigidità di Federmeccanica potrà anche dipendere, come si dice in Fiom, dal fatto che il suo presidente Storchi si candidi o meno alla guida di Confindustria, cosa che sapremo nei prossimi giorni. Ma c’è da riflettere se peserà di più in questa ipotetica candidatura ottenere di avere aumenti salariali soltanto per chi ha la paga base (cosa che in effetti non ha chiesto nessuna delle altre categorie imprenditoriali) o piuttosto il fatto di aver fatto rientrare il sindacato comunque più combattivo degli ultimi decenni, la Fiom, in un contratto nazionale in piena linea con la nuova fase. D’altra parte, la Fiom non sta facendo mistero di volere un contratto nazionale, non proprio a tutti i costi, ma quasi, ne è prova la piattaforma con cui si è presentata al tavolo.
E infatti, sono tutti lì, a contrattare. Sul palcoscenico di questo rinnovo dell’assurdo, dove viene il dubbio che davvero si aspetti Godot.
http://sindacatounaltracosa.org/2016/01/30/contratto-metalmeccanici-va-avanti-la-trattativa-in-ristretta/
Leggi anche: http://www.fiom-cgil.it/web/contratti-nazionali/contratti-nazionali-ccnl/industria-privata-e-installazione-d-impianti/trattativa-ccnl/2413-il-contratto-e-tuo-costruiamolo-insieme
Consultazione straordinaria Cgil: la nostra posizione
Il direttivo nazionale Cgil che ha varato la proposta di legge sul nuovo statuto dei diritti del lavoro e sulla consultazione straordinaria degli iscritti lo ha fatto con il nostro voto contrario.
La ragione è semplice ma va articolata bene.
In primo luogo abbiamo ritenuto drammaticamente sbagliato che tutta l’iniziativa di contrasto al Jobs Act ed alle profonde modifiche della legislazione Fornero-Renzi sulle tutele dal licenziamento si risolvesse con una semplice raccolta firme su una proposta di legge da consegnare al parlamento. Il primo compito del sindacato è dare gambe e forza alla propria iniziativa su tutti i terreni su cui è impegnata: sociale; contrattuale, politico.
Una proposta di legge di iniziativa popolare che affida al parlamento, a questo parlamento o, peggio ancora, a quello che avremo dopo la riforma istituzionale Renzi-Boschi, la ricostruzione di diritti perduti è chiaramente destinata ad essere sconfitta se non è parte di una straordinaria mobilitazione di resistenza e riconquista. Dalla contrattazione aziendale ai contratti nazionali si deve riaprire nel paese la partita della condizione del lavoro per imporre un cambio radicale dell’agenda alla politica ed alle imprese. Solo cosi è possibile riconquistare diritti.
LA CGIL CHIEDE DAVVERO DI RICONQUISTARE I DIRITTI PERDUTI?
No, ed è la seconda ragione che ci ha portato a votare contro questa scelta. Purtroppo la proposta della Cgil su un nuovo statuto dei diritti del lavoro rappresenta l’adeguamento del sindacato alla situazione esistente. Si accetta e si legittima l’esistenza di tipologie contrattuali precarie nate per consentire ai padroni di non applicare i contratti nazionali di lavoro e si accetta il mare di flessibilità che in questi decenni si è rovesciato sulla condizione dei lavoratori e delle lavoratrici. Si certifica così la fine della lotta alla precarietà per l’applicazione dei contratti collettivi.
Persino sulle tutele dal licenziamento la Cgil non si propone più il ritorno alla formula originaria dell’art.18 della legge 300 (statuto dei diritti dei lavoratori) la più tutelante in assoluto, prima delle manomissioni della Fornero e del Jobs Act di Renzi. In sostanza siamo davanti ad una proposta che si pone il tema di estendere alcuni diritti generali al mondo del lavoro subordinato e autonomo ma dentro il nuovo regime di ricattabilita’ e precarietà. Infine la proposta di legge e’ fondata sul Testo Unico sulla rappresentanza del 10 gennaio 2014 cioè sulla negazione della democrazia e delle libertà sindacali e sul modello della contrattazione di restituzione.
RISPETTO ALL’IPOTESI REFERENDARIA
La Cgil, con la consultazione straordinaria, chiede agli iscritti cosa pensano di un’eventuale referendum per l’abrogazione del Jobs Act ma senza che il risultato del voto sia davvero vincolante per le sue scelte. Come può un’organizzazione di 6 milioni di iscritti non riuscire ad avere una propria posizione su un tema così importante? Crediamo che la Cgil avrebbe dovuto assumersi la responsabilità di decidere insieme alle lavoratrici ed ai lavoratori la costruzione di quella necessaria battaglia generale contro la legislazione del governo Renzi che va dalla contrattazione al referendum. Questa consultazione appare invece come un sondaggio ad uso tutto interno a gruppi dirigenti che non sono d’accordo tra loro.
PER QUESTE RAGIONI LA CAMPAGNA REFERENDARIA E’ MOLTO RISCHIOSA
Non abbiamo contrarietà di principio sullo strumento referendum. La campagna referendaria per abrogare le leggi del governo Renzi contro il lavoro potrebbe essere un’occasione importante per riaprire la battaglia generale nel paese. Tuttavia ha bisogno di una nuova politica contrattuale della Cgil, ha bisogno di coerenza e radicalita’, di un cambiamento profondo della linea che in questi mesi ha abbandonato il conflitto e fatto accordi al ribasso sui contratti nazionali. I referendum, come ci insegna la storia, non possono sostituire l’iniziativa sociale.
OGNI LAVORATORE DECIDERÀ COME ESPRIMERSI SU QUESTA CONSULTAZIONE. NOI INTENDIAMO DENUNCIARE I RISCHI DI UNA CAMPAGNA REFERENDARIA AVVIATA SENZA CONVINZIONE E SENZA UNA COERENTE BATTAGLIA SOCIALE!!!
In primo luogo abbiamo ritenuto drammaticamente sbagliato che tutta l’iniziativa di contrasto al Jobs Act ed alle profonde modifiche della legislazione Fornero-Renzi sulle tutele dal licenziamento si risolvesse con una semplice raccolta firme su una proposta di legge da consegnare al parlamento. Il primo compito del sindacato è dare gambe e forza alla propria iniziativa su tutti i terreni su cui è impegnata: sociale; contrattuale, politico.
Una proposta di legge di iniziativa popolare che affida al parlamento, a questo parlamento o, peggio ancora, a quello che avremo dopo la riforma istituzionale Renzi-Boschi, la ricostruzione di diritti perduti è chiaramente destinata ad essere sconfitta se non è parte di una straordinaria mobilitazione di resistenza e riconquista. Dalla contrattazione aziendale ai contratti nazionali si deve riaprire nel paese la partita della condizione del lavoro per imporre un cambio radicale dell’agenda alla politica ed alle imprese. Solo cosi è possibile riconquistare diritti.
LA CGIL CHIEDE DAVVERO DI RICONQUISTARE I DIRITTI PERDUTI?
No, ed è la seconda ragione che ci ha portato a votare contro questa scelta. Purtroppo la proposta della Cgil su un nuovo statuto dei diritti del lavoro rappresenta l’adeguamento del sindacato alla situazione esistente. Si accetta e si legittima l’esistenza di tipologie contrattuali precarie nate per consentire ai padroni di non applicare i contratti nazionali di lavoro e si accetta il mare di flessibilità che in questi decenni si è rovesciato sulla condizione dei lavoratori e delle lavoratrici. Si certifica così la fine della lotta alla precarietà per l’applicazione dei contratti collettivi.
Persino sulle tutele dal licenziamento la Cgil non si propone più il ritorno alla formula originaria dell’art.18 della legge 300 (statuto dei diritti dei lavoratori) la più tutelante in assoluto, prima delle manomissioni della Fornero e del Jobs Act di Renzi. In sostanza siamo davanti ad una proposta che si pone il tema di estendere alcuni diritti generali al mondo del lavoro subordinato e autonomo ma dentro il nuovo regime di ricattabilita’ e precarietà. Infine la proposta di legge e’ fondata sul Testo Unico sulla rappresentanza del 10 gennaio 2014 cioè sulla negazione della democrazia e delle libertà sindacali e sul modello della contrattazione di restituzione.
RISPETTO ALL’IPOTESI REFERENDARIA
La Cgil, con la consultazione straordinaria, chiede agli iscritti cosa pensano di un’eventuale referendum per l’abrogazione del Jobs Act ma senza che il risultato del voto sia davvero vincolante per le sue scelte. Come può un’organizzazione di 6 milioni di iscritti non riuscire ad avere una propria posizione su un tema così importante? Crediamo che la Cgil avrebbe dovuto assumersi la responsabilità di decidere insieme alle lavoratrici ed ai lavoratori la costruzione di quella necessaria battaglia generale contro la legislazione del governo Renzi che va dalla contrattazione al referendum. Questa consultazione appare invece come un sondaggio ad uso tutto interno a gruppi dirigenti che non sono d’accordo tra loro.
PER QUESTE RAGIONI LA CAMPAGNA REFERENDARIA E’ MOLTO RISCHIOSA
Non abbiamo contrarietà di principio sullo strumento referendum. La campagna referendaria per abrogare le leggi del governo Renzi contro il lavoro potrebbe essere un’occasione importante per riaprire la battaglia generale nel paese. Tuttavia ha bisogno di una nuova politica contrattuale della Cgil, ha bisogno di coerenza e radicalita’, di un cambiamento profondo della linea che in questi mesi ha abbandonato il conflitto e fatto accordi al ribasso sui contratti nazionali. I referendum, come ci insegna la storia, non possono sostituire l’iniziativa sociale.
OGNI LAVORATORE DECIDERÀ COME ESPRIMERSI SU QUESTA CONSULTAZIONE. NOI INTENDIAMO DENUNCIARE I RISCHI DI UNA CAMPAGNA REFERENDARIA AVVIATA SENZA CONVINZIONE E SENZA UNA COERENTE BATTAGLIA SOCIALE!!!
Iscriviti a:
Post (Atom)