# 31MARZO LA TOSCANA BOCCIA
LA “BUONA SCUOLA” DI RENZI
PRESIDIO REGIONALE
dei PRECARI DELLA SCUOLA e degli STUDENTI
Martedi 31 Marzo a PISA dalle 16 alle 19.30
in PIAZZA XX Settembre (sotto il Comune di Pisa)
NON C’E’ PIU’ TEMPO DA PERDERE!!! Tutto il mondo della scuola deve scendere in piazza unito per farsi sentire: studenti, precari di ogni graduatoria, personale a tempo indeterminato (insegnanti e ATA). La “Buona Scuola” del Governo Renzi, è stata tradotta in un Disegno di Legge e se non ci mobiliteremo tutti insieme verrà imposto a tempo record al Parlamento col ricatto dell’assunzione di una parte dei precari.
No nostante le moltissime critiche ricevute da tutto il mondo della Scuola i contenuti sono addirittura peggiori rispetto al progetto originario . Il concetto di autonomia scolastica è stravolto : il PRESIDE-PADRONE controllerà gli insegnanti attraverso la chiamata diretta, la mobilità e gli aumenti di stipendio per i “meritevoli” . I precari stabilizzatiscendono a 100.000, e saranno asserviti al dirigente e sottoposti a mobilità coatta; LICENZIAMENTO DI MASSA per tutti gli altri 200.000 precari (PAS, TFA, 3a fascia, GAE non assunti , ATA) , con coloro che hanno più di 36 mesi di servizio esclusi dalle supplenze da settembre 2015: lo slogan di Renzi di eliminare il precariato si traduce nel licenziamento della maggior parte dei precari e nell’eliminazione di tutte le graduatorie (diritti, percorsi di formazione abilitazioni, servizi)! !!
Confermati massicci finanziamenti alle Scuole Private, mentre si tagliano altri 2.000 ATA e non si investe niente nella Scuola Pubblica. I privati potranno finanziare le scuole, controlleranno la didattica e potranno usufruire di sgravi fiscali e lavoro minorile gratuito (col tirocinio degli studenti) . Inoltre, non c’è nessuna chiarezza sulle modalità di abilitazione all’insegnamento: ancora una volta, il Governo dimostra una indifferenza completa nei confronti degli studenti universitari e degli aspiranti insegnanti, consegnando loro un domani che non esiste.
Per questo motivo i precari della scuola, di tutte le graduatorie, insieme agli studenti medi e universitari, durante l’assemblea autoconvocata del 23 marzo a Pisa, hanno deciso di lanciare un PRESIDIO REGIONALE dei Precari della Scuola e degli Studenti della Toscana, che si terrà a Pisa il 31 marzo dalle ore 16 sotto il comune, durante il quale si terrà un’assemblea pubblica. Al presidio sono chiamati a partecipare anche le lavoratrici e i lavoratori della scuola a tempo indeterminato (insegnanti ed ATA) , tutti i cittadini che hanno a cuore la scuola pubblica e tut ti i sindacati che vorranno sostenerci .
Scend iamo in piazza tutti uniti per opporci al Preside Padrone, alla chiamata diretta e alla Scuola-Azienda di Renzi.
Chiediamo una scuola pubblica di qualità : massicci finanziamenti per la scuola pubblica (e non per le scuole private), con cui finanziare l’edilizia scolastica, i laboratori e la didattica, l’allargamento dell’organico e la riduzione degli alunni per classe; l’assunzione per chi ha 36 mesi di servizio, ora e in seguito (qualunque sia la graduatoria e compresi gli ATA); lo slittamento del concorso fino a che non sarà assunto chi ha diritto; l’assunzione da graduatoria per gli abilitati e la possibilità di continuare a fare supplenze per i precari. I neoassunti dovranno poter svolgere il loro lavoro di insegnanti con dignità e libertà!
LA “BUONA SCUOLA” DI RENZI E’ IN PARLAMENTO
SE NON LA FERMEREMO AFFONDERA’ LA SCUOLA PUBBLICA
E IL MONDO DEL PRECARIATO
SCENDIAMO IN PIAZZA TUTTI UNITI
FACCIAMO SENTIRE LA NOSTRA VOCE!!
Assemblea Precari della Scuola 18 Febbraio
Officina – Unione degli Studenti Pisa
Sinistra Per..
AssembleaPrecari18febbraio@yahoo.it
fonte:
http://sindacatounaltracosa.org/2015/03/26/31-marzo-pisa-presidio-contro-la-buona-scuola-di-renzi/#prettyPhoto
martedì 31 marzo 2015
People Care e Ipercoop: esempi di come governo e sindacati propongono una spirale infinita verso il basso
Circa 10 anni fa a Livorno sbarcarono per la prima volta due tipologie di aziende le quali indicavano chiaramente che i vecchi sistemi produttivi e di consumo stavano cambiando e con essi il mondo del lavoro. Stiamo parlando del call center Telegate (ora People Care) e dell'Ipercoop "Fonti del Corallo". Migliaia di giovani inviarono curriculum e le istituzioni brindarono al grande successo del territorio livornese, sia come innovazione che come attrattività per gli investimenti............
continua a leggere su:
http://www.senzasoste.it/locale/people-care-e-ipercoop-esempi-di-come-governo-e-sindacati-propongono-una-spirale-infinita-verso-il-basso
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http://www.senzasoste.it/locale/people-care-e-ipercoop-esempi-di-come-governo-e-sindacati-propongono-una-spirale-infinita-verso-il-basso
lunedì 30 marzo 2015
Sulla turnazione a 4 squadre riconfermiamo la nostra posizione
Ricordiamo l'attuale schema
di turnazione a quattro squadre:
lun
|
mar
|
mer
|
gio
|
ven
|
sab
|
dom
|
|
A
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M
|
M
|
N
|
N
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N
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||
B
|
P
|
M
|
M
|
M
|
M*
|
||
C
|
P
|
P
|
P
|
M
|
N
|
||
D
|
N
|
N
|
P
|
P
|
L'asterisco significa che la
prestazione della domenica mattina può essere richiesta al massimo per 3 volte
all'anno.
Ai diversi lavoratori che si
sono dati da fare proponendoci schemi di turnazione alternativi per provare a
risolvere il problema dalla settima giornata sul passaggio a tre squadre,
diciamo che con l'ATTUALE IMPOSTAZIONE del quarto turno è IMPOSSIBILE risolvere
il problema a meno che non si voglia spostare la domenica notte sul sabato
notte o accettare di sottoporsi a 6 notti consecutive.
Come abbiamo già avuto modo
di dire entrambe le ipotesi sono per noi inaccettabili, la prima perché
aprirebbe ad una pericolosa trattativa (la maggiorazione del 100% è prevista
solo nel caso della domenica notte), la seconda perché 6 notti consecutive sono
secondo noi troppo faticose.
Solo CAMBIANDO ANCHE
IMPOSTAZIONE all'attuale turnazione è possibile risolvere la
questione della settima giornata con una modifica dello schema un pò più accettabile. Cambiare
impostazione significa ad esempio spostare le tre prestazioni annuali
della domenica mattina sulla domenica notte, non in aggiunta a quelle già previste ma scambiandole tra
loro (asterisco sulla notte anziché sulla mattina) . A questo
punto uno schema possibile per evitare la settima giornata sarebbe questo:
lun
|
mar
|
mer
|
gio
|
ven
|
sab
|
dom
|
|
A
|
M
|
M
|
N
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N
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P
|
||
B
|
P
|
M
|
M
|
P
|
M
|
||
C
|
P
|
P
|
P
|
N
|
N*
|
||
D
|
N
|
N
|
M
|
M
|
Con questo schema, passando
dal quarto al terzo turno, non si avrebbe più il problema delle 6 notti
consecutive ma potremmo essere chiamati a fare 6 prestazioni consecutive
sicuramente più "leggere" tipo M, P, P, P, P, P.
Sia chiaro che per noi anche
una soluzione di questo tipo è IMPROPONIBILE perché:
1. siamo assolutamente
contrari a favorire il lavoro durante la domenica mattina;
2. in ogni caso 6
prestazioni consecutive, seppur più leggere rispetto alle notti, sono a nostro avviso eccessive soprattutto in un contesto di
continuo cambiamento dei turni di lavoro e carichi aumentati rispetto al passato.
3. siamo assolutamente contrari ad aprire la discussione della modifica dei turni se non per migliorarli.
3. siamo assolutamente contrari ad aprire la discussione della modifica dei turni se non per migliorarli.
Per noi UNICA PROPOSTA
VALIDA per risolvere il "problema" della settima giornata rimane
quella già esposta durante le assemblee e cioè che l'azienda usi sul primo
lunedì notte del cambio turno una delle 7 giornate di fermo che l'accordo a 3
squadre gli concede di fare coi PAR collettivi.
Il Foglio Bianco
Il Foglio Bianco
domenica 29 marzo 2015
venerdì 27 marzo 2015
in evidenza il commento di Michela Ruffa sulla riunione RSU del 20 marzo
Il regolamento proposto dal coordinatore unico della RSU
viola palesemente le regole dello Statuto della CGIL quindi per questo motivo
non è nemmeno proponibile.
Sulla questione dei turni è chiaro che modificare lo schema di turnazione non significa solo questo ma significa anche mettere mano all'accordo per modificarlo. Infatti, visto che è impensabile far lavorare per 6 notti consecutive i lavoratori, mi sembra che l'unica possibilità per risolvere la questione della settima giornata agendo sullo schema di turnazione, sia quella di spostare la prestazione dalla domenica notte al sabato notte. Indipendentemente dal condividere o no la modifica, questa possibilità automaticamente comporta il dover riaprire la discussione sull'accordo del 2010 perchè la maggiorazione del 100% è prevista solo per la domenica notte. Pensare che in automatico l'azienda riconosca la stessa maggiorazione anche sul sabato notte è da perfetti ingenui. Chiaramente in cambio vorrà qualcos’altro.
Quindi dire che si cambia semplicemente lo schema di turnazione è falso. Proporre poi ai lavoratori stessi di "giocare" sull'individuazione di schemi nuovi per eliminare "il problema dei 7 giorni" significherebbe tentare di scaricare la responsabilità dell'apertura di una nuova trattativa sugli orari di lavoro esclusivamente sulle spalle dei lavoratori. Ed un’eventuale trattativa sarebbe sicuramente un altro capitolo di cedimenti perchè l'azienda sta pretendendo altra flessibilità.
E’ chiaro a questo punto che il problema dei 7 giorni va risolto in altro modo. La proposta fatta da Giada e Silvia di utilizzare i PAR collettivi del 3° turno mi sembra ottima. Addirittura secondo me sarebbe più giusto che primi 2 cambi si coprissero coi PAR collettivi e oltre pagasse l'azienda.
Io credo che il regolamento per la costituzione del Comitato degli iscritti che viola palesemente lo statuto CGIL non sia un caso o una svista. Nessuno può entrare di diritto nel comitato. Cercare di legittimare il proprio ingresso “facile” e non dovuto con un regolamento costruito ad hoc, lascia forti dubbi sul ruolo che si voglia dare al comitato degli iscritti. E siccome già mesi fa era stato fatto il tentativo (sventato perché contro lo statuto) di “scegliere” chi metterci dentro con la “regola” che ciascun RSU portava 2 iscritti, il dubbio diventa ancora più forte.
I due argomenti, modifica dello schema di turnazione e istituzione del Comitato degli Iscritti, non a caso vanno di pari passo. Un Comitato degli Iscritti “costruito” come più ci piace può darci sicuramente una mano a far passare alcune modifiche degli accordi!
Michela Ruffa
Sulla questione dei turni è chiaro che modificare lo schema di turnazione non significa solo questo ma significa anche mettere mano all'accordo per modificarlo. Infatti, visto che è impensabile far lavorare per 6 notti consecutive i lavoratori, mi sembra che l'unica possibilità per risolvere la questione della settima giornata agendo sullo schema di turnazione, sia quella di spostare la prestazione dalla domenica notte al sabato notte. Indipendentemente dal condividere o no la modifica, questa possibilità automaticamente comporta il dover riaprire la discussione sull'accordo del 2010 perchè la maggiorazione del 100% è prevista solo per la domenica notte. Pensare che in automatico l'azienda riconosca la stessa maggiorazione anche sul sabato notte è da perfetti ingenui. Chiaramente in cambio vorrà qualcos’altro.
Quindi dire che si cambia semplicemente lo schema di turnazione è falso. Proporre poi ai lavoratori stessi di "giocare" sull'individuazione di schemi nuovi per eliminare "il problema dei 7 giorni" significherebbe tentare di scaricare la responsabilità dell'apertura di una nuova trattativa sugli orari di lavoro esclusivamente sulle spalle dei lavoratori. Ed un’eventuale trattativa sarebbe sicuramente un altro capitolo di cedimenti perchè l'azienda sta pretendendo altra flessibilità.
E’ chiaro a questo punto che il problema dei 7 giorni va risolto in altro modo. La proposta fatta da Giada e Silvia di utilizzare i PAR collettivi del 3° turno mi sembra ottima. Addirittura secondo me sarebbe più giusto che primi 2 cambi si coprissero coi PAR collettivi e oltre pagasse l'azienda.
Io credo che il regolamento per la costituzione del Comitato degli iscritti che viola palesemente lo statuto CGIL non sia un caso o una svista. Nessuno può entrare di diritto nel comitato. Cercare di legittimare il proprio ingresso “facile” e non dovuto con un regolamento costruito ad hoc, lascia forti dubbi sul ruolo che si voglia dare al comitato degli iscritti. E siccome già mesi fa era stato fatto il tentativo (sventato perché contro lo statuto) di “scegliere” chi metterci dentro con la “regola” che ciascun RSU portava 2 iscritti, il dubbio diventa ancora più forte.
I due argomenti, modifica dello schema di turnazione e istituzione del Comitato degli Iscritti, non a caso vanno di pari passo. Un Comitato degli Iscritti “costruito” come più ci piace può darci sicuramente una mano a far passare alcune modifiche degli accordi!
Michela Ruffa
mercoledì 25 marzo 2015
I lavoratori contestano il sindacato durante le assemblee in Continental
I lavoratori della sede di S. Piero della Continental oggi hanno fortemente contestato la RSU e la segreteria FIOM durante le assemblee indette col seguente ordine del giorno:
1) Settimana di Mobilitazione FIOM
2) Avvio delle procedure per l’elezione del Comitato degli iscritti FIOM
I lavoratori hanno manifestato sfiducia alla delegazione sindacale per come la FIOM si sta ponendo di fronte "all'esproprio" dei diritti messo in atto dal governo e anche per l'azione di lotta promossa per questa settimana a "giochi" ormai fatti.
Denunciando la totale assenza della RSU FIOM sui problemi vissuti in fabbrica e causati delle continue pretese aziendali, hanno detto che il contrasto allo smantellamento dei diritti deve partire dalle fabbriche. Non si può dire di voler riconquistare qualcosa con sporadiche manifestazioni e scioperi nazionali se sui posti di lavoro si adotta una politica di cedimenti continui.
Il messaggio dato dai lavoratori alla delegazione sindacale è stato molto chiaro: non ci si può presentare in assemblea quando chiamano i vertici sindacali e far sempre finta di niente sulle mille questioni interne.
1) Settimana di Mobilitazione FIOM
2) Avvio delle procedure per l’elezione del Comitato degli iscritti FIOM
I lavoratori hanno manifestato sfiducia alla delegazione sindacale per come la FIOM si sta ponendo di fronte "all'esproprio" dei diritti messo in atto dal governo e anche per l'azione di lotta promossa per questa settimana a "giochi" ormai fatti.
Denunciando la totale assenza della RSU FIOM sui problemi vissuti in fabbrica e causati delle continue pretese aziendali, hanno detto che il contrasto allo smantellamento dei diritti deve partire dalle fabbriche. Non si può dire di voler riconquistare qualcosa con sporadiche manifestazioni e scioperi nazionali se sui posti di lavoro si adotta una politica di cedimenti continui.
Il messaggio dato dai lavoratori alla delegazione sindacale è stato molto chiaro: non ci si può presentare in assemblea quando chiamano i vertici sindacali e far sempre finta di niente sulle mille questioni interne.
martedì 24 marzo 2015
Che cosa ci dicono le assemblee e gli scioperi di Melfi
Alla FIAT di Melfi i
sindacati ammessi al tavolo di Marchionne hanno firmato un accordo aziendale
che stabilisce l’orario di lavoro su 20 turni settimanali, cioè la turnazione a
ciclo continuo con esclusione della sola domenica mattina.Un accordo che ha ricevuto
e riceverà il sostegno generale di istituzioni, forze politiche e mezzi di
informazione.
Ma già nelle assemblee,
tenute per pura informazione, i lavoratori hanno contestato duramente i
contenuti dell’accordo e i rappresentanti sindacali che l’hanno firmato. Date
le condizioni molto difficili presenti in FIAT, questa prima reazione è stato
un chiaro segnale di resistenza, che è andato ben al di là delle previsioni di
FIAT e sindacati e ha aperto una situazione nuova nella fabbrica di
Melfi.
Una reazione certo
istintiva, di difesa da uno sfruttamento insensato, ma che si sta trasformando
in una spinta a scioperi in grado di contrastare l’applicazione dell’accordo.
Ancora una volta, per gli operai di una grande fabbrica, si pone l’alternativa
tra subire, aspettando aiuti e soluzioni che non verranno, o invece prendere in
mano una iniziativa di lotta che ha tutte le possibilità di riuscire, tanto più
in un momento di forti necessità produttive.
L’esperienza degli ultimi
anni, a Melfi come in tanti altri luoghi di lavoro, dice che gli operai di
Melfi dovranno fare i conti, sul piano locale, con l’isolamento sindacale,
politico e sociale. Ma l’obiettivo di impedire l’applicazione di un accordo
odioso, che tratta i lavoratori come schiavi, è comune all’intera classe
lavoratrice, che si trova tutta di fronte ad attacchi diversi ma tutti nella
stessa direzione.Solo questa consapevolezza, e il sostegno che potrà venire
dall’insieme dei lavoratori, potrà vincere l’isolamento e fornire la
determinazione che sarà necessaria.
La lotta dei lavoratori di
Melfi deve perciò trovare la solidarietà e il sostegno dell’intera classe
lavoratrice. Come prima cosa, compito dei gruppi di lavoratori e delegati
attivi nelle diverse realtà di fabbrica è di contrastare la disinformazione
nelle fabbriche e sui territori, organizzare assemblee pubbliche e scioperi di
appoggio e solidarietà.
Un insieme di rapporti e
iniziative che significano una pratica e un modello di azione sindacale ben
diverso da quello che negli ultimi anni ha lasciato, quasi senza combattere, i
lavoratori alla mercé dell’attacco padronale.
lunedì 23 marzo 2015
SULLA RIUNIONE RSU DI VENERDI' 20 MARZO
Riceviamo e pubblichiamo:
Esprimiamo la nostra posizione in merito
alle due questioni discusse durante la riunione RSU di venerdì scorso.
Comitato degli Iscritti
Il coordinatore unico ha presentato il
documento di regolamento delle elezioni del Comitato degli Iscritti FIOM che
rendiamo pubblico.
Per chiarezza riportiamo quanto dichiarato nella delibera n.7 del Comitato direttivo CGIL del 6-7 luglio 1999 che integra lo Statuto FIOM:
7.1. Il
comitato degli iscritti e la lega dei pensionati sono organi elettivi.
7.12…. Non
esiste incompatibilità alcuna tra componenti R.S.U. e comitato degli iscritti.
Questo significa che:
Il comitato è puramente
elettivo e che le RSU, se vogliono, possono candidarsi per farsi eleggere nel
Comitato.
Nessuno quindi può
"entrare di diritto" nel comitato, i membri del comitato devono
essere tutti eletti.
Può far parte della
commissione elettorale solo chi non è candidato.
Per questi motivi, in riunione, abbiamo
espresso la nostra forte contrarietà rispetto a quel regolamento.
Modifica 4° turno
Il problema della settima giornata si
verifica sulla squadra del 4° turno che conclude la settimana col sabato
mattina e poi la domenica notte (squadra C). Nel passaggio dal 4° al 3° turno
questa squadra riprende il lavoro il lunedì notte per altre 5 giornate
consecutive.
Dichiararsi disponibili alla modifica
dello schema del 4° turno significherà dover accettare le due uniche
possibilità seguenti che sono una alternativa all'altra:
1) eliminare la domenica notte spostando
la prestazione sul sabato notte;
2) oppure eliminare il sabato mattina
facendola fare ad un'altra squadra.
Siamo assolutamente contrarie ad agire
sullo schema di turnazione per risolvere il problema in quanto:
1) L'accordo del 2010 prevede una
maggiorazione del 100% SOLO per la prestazione della domenica notte. Eliminare
la domenica significa quindi anche rinunciare alla maggiorazione a meno che
l'azienda non decida di "regalarla" anche sul sabato notte. Questa
opzione porterebbe inevitabilmente ad aprire una trattativa sui turni in un
periodo in cui l'azienda chiede insistentemente maggior flessibilità e in
particolare un accordo per l'utilizzo dell'orario plurisettimanale.
2) Nel secondo caso le prestazioni
consecutive si ridurrebbero a 6 ma riteniamo improponibile chiamare il
lavoratore a fare 6 notti consecutive.
Per noi la questione è semplice.
Visto che il problema si presenta nel
passaggio al 3° turno, la nostra proposta è che l'azienda usi subito per il
lunedì notte una delle 7 giornate di fermo che l'accordo a 3 squadre gli
concede di fare coi PAR collettivi.
23 Marzo 2015
Giada Garzella RSU
Silvia Cini RSU
8. In caso di dimissioni di un componente
subentra il candidato escluso che ha ottenuto il maggior numero di preferenze.
Regolamento
per la costituzione del Comitato degli iscritti FIOM_CGIL Continental presentato dal coordinatore unico durante la riunione
1. Del
Comitato degli Iscritti fanno parte di diritto i delegati/e della Rsu eletti/e
nella lista della Fiom-Cgil e i componenti e i sindaci revisori dei direttivi territoriali, provinciali,
regionali e nazionali della Fiom e della CGIL.
2. Le
decisioni vengono assunte a maggioranza assoluta ( 50%+1) dei componenti del
Comitato.
3. Il
Comitato degli Iscritti elegge un Presidente con il compito di convocare le
riunioni e stabilire gli ordini del giorno. Le riunioni possono anche essere
convocate se c’è una richiesta di almeno il30% dei componenti il Comitato.
4. Il
Comitato degli iscritti rimane in carica fino al Congresso.
5. Ad ogni
rinnovo viene stabilito il numero dei componenti da eleggere.
6.
L’elezione dei componenti il Comitato degli iscritti avviene con votazione a
scrutinio segreto nella quale si possono esprimere 3 preferenze.
7.
Risultano eletti nel Comitato gli iscritti che ottengono il maggio numero di
preferenze fino al raggiungimento del numero dei componenti da eleggere
previsto.
9. Viene
stabilito che in occasione della prima costituzione del Comitato degli Iscritti
Fiom-CGIL della Continental il numero dei membri sara uguale a 40 di cui 19 dei
quali facenti parte di diritto ( 12 RSU + 7 membri dei vari direttivi Fiom e
CGIL) e i rimanenti 21 eletti.
10. Al fine
di procedere all’Elezione dei componenti eletti del Comitato viene costituita
una Commissione elettorale composta da membri della RSU e, in caso di
necessità, da singoli iscritti, che avrà il compito di organizzare e gestire
tutte le fasi delle elezioni stesse. La commissione sarà costituita da 3 membri
ciascuno dei due stabilimenti di Faugli e San Piero più un Presidente eletto dai membre della
Commissione. Al’interno della Commissione dovranno essere presenti membri delle
varie componenti congressuali in proporzione ai voti ottenuti al Congresso.
11.
L’elezione dei componenti il Comitato viene effettuata previa ricerca dei candidati
tra gli iscritti fatta mediante affissione nelle bacheche sindacali della
ricerca di candidati. Trascorsi 7 giorni dall’affissione la
lista dei
candidati rimarrà affissa per ulteriori 7 giorni dopo dei quali si procederà
alle votazioni.
12. Le
votazioni saranno valide al raggiungimento della maggioranza assoluta degli
iscritti.
domenica 22 marzo 2015
Landini, ritorno all’unità con Cisl e Uil
di Sergio Bellavita
Il manifesto di oggi dedica
ampio spazio alla possibile ricucitura del rapporto unitario della Fiom con Fim
e Uilm sul contratto nazionale. La partecipazione dei tre segretari generali
dei metalmeccanici alla presentazione di un libro ha dato loro l’occasione di
confrontarsi sul rinnovo del contratto nazionale, attualmente separato, in
scadenza il prossimo dicembre. Con grande enfasi mediatica viene posto
l’accento sul cambio di strategia della Uilm che avrebbe posto la necessità di
riportare la Fiom
dentro il contratto, con disappunto della Fim Cisl. Il riavvicinamento tra i
tre è talmente avanzato che si discute già della forma con cui si potrebbe
sancire la nuova unità. O con una piattaforma unitaria, ipotesi più difficile
per motivazioni di carattere formale, siglare un’unica piattaforma
significherebbe per la Fiom
riconoscere l’accordo in rinnovo che, in questo caso, è separato. Oppure su tre
piattaforme simili che poi, sotto il preannunciato attacco di Federmeccanica,
si ricongiungerebbero in un’unica vertenza. A significare la reale volontà
della Fiom a rientrare nel contratto si sottolinea, da parte di Landini, la
piena disponibilità a concedere il lavoro di sabato e domenica in cambio di una
riduzione dell’orario di lavoro. Plaude la platea Uilm ma si cancellano
quindici anni di contrasto all’aggressione al contratto da parte di padroni e
Federmeccanica in complicità con Fim e Uilm, proprio sugli orari di lavoro e
sulla flessibilità. Un altro segno di quanto sia profonda la crisi della Cgil e
della Fiom. Tra le nebbie mediatiche della coalizione sociale ormai si discute
di contrattazione come di qualcosa che riguarda solo la salvaguardia
dell’organizzazione, non certo dei bisogni dei lavoratori e delle lavoratrici.
Se così fosse non si aprirebbe al lavoro domenicale. Accettare il massimo
sfruttamento degli impianti significa accettare il massimo sfruttamento del
lavoro umano, riduzione d’orario di lavoro o meno. Le imprese hanno sempre
spinto per il lavoro sette giorni su sette, solo avevano un limite invalicabile,
se non in casi straordinari e comprovati, nella contrattazione. Oggi nel mondo
della ricattabilità del lavoro, ed in piena crisi, conviene far lavorare di più
che investire. Concedere il sabato e la domenica quali normali giorni
lavorativi significa condividere la guerra del capitale che si gioca sulla
condizione di chi lavora. Ciò spiega bene le ragioni per cui in Fiat la Fiom ha deciso di revocare
gli scioperi contro le comandate di sabato, ben consapevole di rischiare così
una rottura con i lavoratori e con buona parte dei delegati che hanno retto lo
scontro al modello Marchionne in questi anni. Non sbagliavamo a denunciare la
svolta contrattuale decisa dalla segreteria nazionale a Cervia. Se la
coalizione sociale si fonda sull’unità con Fim e Uilm, sulla flessibilità del
lavoro e sull’accettazione del sistema derogatorio del testo unico del 10
gennaio 2014 davvero ai lavoratori ed alle lavoratrici non serve a nulla.
sabato 21 marzo 2015
Lettera di Maurizio Landini alle lavoratrici e ai lavoratori metalmeccanici
Care lavoratrici e cari
lavoratori metalmeccanici, sabato 28 marzo ci ritroveremo a Roma per la dignità
e la libertà del lavoro.
Nei mesi scorsi, insieme, ci
siamo battuti contro il Jobs Act del governo che non crea nuovo lavoro né
affronta il dramma della precarietà e della disoccupazione giovanile.
Insieme abbiamo proposto
delle alternative e presentato le nostre idee frutto di tante assemblee e
discussioni con voi. Ma il governo non ha voluto ascoltarci, ha messo in
pratica le indicazioni di Confindustria, imboccato la strada della riduzione
dei diritti, sposato le ricette di chi pensa che licenziando si crei nuova
occupazione. Abusando della democrazia, il governo, a colpi di fiducia, ha
ridotto il Parlamento a mero esecutore della sua volontà.
La nostra lotta però non è
finita con il varo del Jobs Act. Come promesso durante lo sciopero generale del
12 dicembre di Cgil e Uil, continueremo a spendere le nostre idee e le nostre
energie per difendere il lavoro e i suoi diritti, cambiare il paese e renderlo
più giusto.
Questo è un momento
importante per il futuro di tutti noi, delle lavoratrici e dei lavoratori, del
nostro sindacato che esiste e ha un senso solo se riesce a rappresentare
democraticamente i vostri interessi e da voi riceve il sostegno, le idee e le
energie necessarie. Per migliorare le condizioni del lavoro dipendente. Per
rivendicare un sistema pensionistico più giusto con la riduzione dell’età
pensionabile. Per dare un’occupazione a chi non ce l’ha con nuovi investimenti
e con la riduzione dell'orario di lavoro. Per cancellare il precariato. Per
combattere l'evasione fiscale e la corruzione. Per garantire il diritto alla
salute e allo studio. Per istituire forme di reddito minimo. Per riconquistare
veri contratti nazionali che tutelino il salario e diano uguali diritti a tutte
le forme di lavoro.
Per questo, nel ringraziarvi
per quanto abbiamo fatto finora, vi invito a partecipare in massa alla
manifestazione del 28 marzo.
L'abbiamo chiamata
“Unions!”, usando una lingua che non è la nostra ma utilizzando una parola che
richiama le origini del movimento operaio e sindacale. Quando, tanti anni fa,
lavoratrici e lavoratori senza diritti scoprirono insieme che per migliorare la
propria condizione era necessario coalizzarsi e battersi per conquistare
libertà e diritti comuni.
Oggi milioni di lavoratrici
e lavoratori hanno visto cancellati i diritti frutto di lunghe battaglie; altri
milioni di lavoratrici e lavoratori quei diritti non li hanno neppure mai
avuti, dispersi nelle tante forme di lavoro saltuario e sottopagato. Per tutte
e tutti il lavoro sta diventando più povero e precario.
Oggi abbiamo bisogno di
riprendere il filo dell'impegno comune, delle lotte contro le politiche dei
governi che in Italia e in Europa hanno voluto far pagare al lavoro il costo di
una crisi prodotta dalla finanza e dalle speculazioni. Per dare rappresentanza
al lavoro. Per confrontarci con tutte quelle realtà, associazioni, gruppi e
movimenti che nella società affrontano e contrastano il degrado civile prodotto
dalla crisi economica e dalla sua gestione politica. Per affermare i principi
della nostra Costituzione.
Oggi abbiamo bisogno di
un'alleanza, di costruire una coalizione sociale che unisca ciò che il governo
e Confindustria vogliono separare, aggregando tutte le persone che per vivere
hanno bisogno di lavorare con le metalmeccaniche e i metalmeccanici, con le
delegate e i delegati, con le iscritte e gli iscritti alla Fiom. Per crescere e
cambiare abbiamo bisogno di voi, perché la vostra partecipazione e la vostra
intelligenza saranno la nostra comune forza.
Vi aspettiamo a Roma il 28
marzo. E da lì continueremo insieme.
Maurizio Landini
venerdì 20 marzo 2015
La coabitazione sindacale
di Giorgio Cremaschi –
Stando alle loro ultime note ufficiali, tra le due segreterie Cgil
e FIOM, non ci dovrebbero essere disaccordi di fondo. Entrambe sostengono la
linea uscita dall’ultimo direttivo nazionale della confederazione, la ricerca
dell’unità con Cisl e Uil e una politica di alleanze sociali e politiche per
contrastare il Jobact. La segreteria della FIOM rivendica con toni persino
polemici il suo accordo con tutte le scelte della confederazione. E in effetti
dalla conclusione del congresso nazionale del maggio scorso non c’è un solo
atto importante della Cgil che non sia stato votato assieme da Camusso e
Landini. Che per altro avevano iniziato il congresso con un documento comune
pomposamente dichiarato come unitario, in quanto la nostra piccola opposizione
non veniva neppure presa in considerazione. Poi con l’accordo del 10 gennaio
2014 tra Cgil Cisl Uil e Confindustria si determinava un’aspra rottura. Il
segretario della Fiom accusava, a ragione, la Cgil di aver sottoscritto il
sistema di relazioni sindacali voluto da Marchionne. Un sistema di diritti e
rappresentanza concesso solo ai firmatari dell’accordo, dunque in pieno
contrasto con la sentenza della Corte Costituzionale che aveva riammesso la FIOM in Fiat nonostante non
fosse firmataria degli ultimi accordi. Un sistema fondato sul principio della
cosiddetta esigibilità, cioè sul vincolo per i sindacati firmatari e per i
loro delegati, di non organizzare contrasto di alcun tipo verso gli
accordi non condivisi, pena sanzioni. Landini contestò duramente quell’intesa e
ruppe l’unità congressuale con Camusso. Che a sua volta accusò il segretario
della FIOM di incoerenza per aver condiviso gran parte del percorso che aveva
portato all’accordo. Dopo il congresso però i due si riappacificarono e
condussero assieme la campagna contro il Jobs act di Renzi. Ora il nuovo
contrasto, ma su cosa?
La coalizione sociale è una nuova formazione politica? Landini smentisce risentito, anzi scrive addirittura che essa non è contro nessun partito politico. Al sindacato serve una coalizione sociale? Camusso dice sì, ma poi nega che sia quella proposta da Landini, che viene accusato di ambiguità sulla politica. Onestamente non si capisce molto e se non ci fosse una colossale sovraesposizione mediatica di tutta questa vicenda, la sole cose evidenti sarebbero la crisi e la confusione del gruppo dirigente del maggiore sindacato italiano.
È la terza volta negli ultimi venti anni chela FIOM tenta una coalizione sociale. La prima fu
con i movimenti no global all’epoca del G8 di Genova. Il segretario della Fiom
Claudio Sabattini, con il gruppo dirigente di allora, decise di rompere con Fim
e Uilm sul contratto nazionale e di partecipare alle manifestazioni nel
capoluogo ligure nonostante che il segretario della Cgil Sergio Cofferati
avesse pubblicamente chiesto di non farlo. Nel 2006 la Fiom guidata da Rinaldini
manifestò contro il governo Prodi assieme a sindacati di base e centri sociali,
anche allora nonostante il pubblico veto della Cgil. Ma quel percorso si esaurì
proprio sul nodo e sui vincoli dei rapporti tra FIOM e Cgil. Quel nodo si
ripropose nel 2010, quando l’appena eletto Landini disse di no su Pomigliano a
Marchionne, a Cisl Uil, al PD e anche alla Cgil. Per alcuni mesi attorno
a quel no si costruì un vasta mobilitazione sociale, ché sfociò nella
manifestazione del 16 ottobre 2010
a Roma e ancor di più nello sciopero generale dei
metalmeccanici del gennaio 2011, che per la prima volta vide accanto alla FIOM
le sigle dei principali sindacati di base e gran parte dei movimenti sociali
più radicali. Fatto senza precedenti per un segretario della Cgil in quella
città, nella piazza Maggiore di Bologna Susanna Camusso fu pesantemente
contestata da gran parte dei manifestanti che chiedevano lo sciopero generale.
In una riunione in quei giorni sostenni che sela FIOM avesse davvero voluto
consolidare il movimento e la coalizione sociale che si era costruita con gli
operai della Fiat, avrebbe dovuto mettere in conto la rottura con la Cgil. Ma il segretario
della FIOM respinse nettamente questa mia proposta. Si tentò allora di
costruire un sostituto di un progetto più radicale, con la coalizione “Uniti
Contro la Crisi ”,
che alla FIOM univa una parte dei centri sociali e organizzazioni giovanili e
studentesche, riconducibili all’area politica di Sel. Quel tentativo fu
travolto dagli scontri della manifestazione del 15 ottobre 2011.
Ora il gruppo dirigente della FIOM ripropone ancora la formula della coalizione sociale. Ma gli interlocutori attuali non sono gli stessi delle passate esperienze. Mancano totalmente il sindacalismo di base e il dissenso Cgil, anche perchéla FIOM
ha deciso una svolta rispetto alle sue pratiche degli ultimi 20
anni, affidandosi all’accordo con Fim e Uilm per il rinnovo del contratto
nazionale. Mancano l’arcipelago dei centri sociali e i movimenti radicali come
i Notav e i Noexpo. Mancano molte forze con cui la FIOM ha dialogato e
manifestato assieme nel passato, mentre gli inviti selezionati sono stati
inviati ad associazioni che, pur di grande prestigio, non siano in totale
rottura con il PD ed il suo sistema di alleanze e potere. E infatti Libera ed
ARCI hanno subìto tenuto a precisare che possono sostenere singole campagne, ma
non potranno mai far parte di una coalizione formalmente organizzata.
La nuova coalizione lanciata dalla Fiom parte dunque su basi più incerte e sicuramente meno radicate che nel passato, eppure rispetto ad altre iniziative dell’organizzazione ha avuto una risonanza assai maggiore, perché?
La prima ragione sta nella portata stessa della sconfitta della Fiom, della Cgil, della sinistra e del mondo del lavoro di fronte alle politiche liberiste e di austerità. La distruzione dell’articolo 18, che nel passatola Cgil riuscì ad impedire, è lo
sfondamento formale e simbolico del fronte del lavoro dopo trenta anni di
ritirata più o meno organizzata e contrattata. Il lavoro è sottoposto al
massacro sociale ed il sindacato ex più forte d’Europa mostra tutta la sua
mastodontica fragilità. Il fatto che questa resa dei conti finali col lavoro
sia guidata dal leader del partito democratico ribalta poi tutti i punti
cardinali del tradizionale modo d’agire della Cgil. Che reagisce a questo
disastro oscillando tra l’identificazione con il dissenso politico verso Renzi
e la ricerca dell’autonomia corporativa con Cisl Uil e Confindustria, di cui
l’accordo del 10 gennaio è la formalizzazione. Nella linea e nei comportamenti
concreti della Cgil non c’è alcun progetto di riconquista, ma una sorta di
gestione della sconfitta che non può che provocare altre cadute. Su questa
debolezza prende vigore il ruolo di Landini, che in concreto non
propone nulla di diverso dalla CGIL, come egli stesso puntualmente precisa, ma
che raccoglie invece le speranze di chi, critico verso Cgil e PD, si augura che
le cose cambino. Landini incrocia le speranze di cambiamento giusto che
periodicamente si manifestano e per questo la domanda nei suoi confronti è
prima di tutto politica. D’altra parte è qui c’è la seconda ragione del suo
successo, Landini emerge come leader nell’attuale politica ultra personalizzata
e governata dai talk show. La coalizione sociale oggi proposta dalla FIOM è la
più verticistica e rarefatta tra quelle sperimentate in questi anni, in realtà
non ruota neppure attorno al sindacato, ma alla figura del suo leader.
La ragione del successo di Landini, il suo muoversi con grande amplificazione mediatica nel vuoto segnato dalla sconfitta della sinistra e del sindacato, è però anche causa del limite di fondo della sua iniziativa. La proposta attuale di coalizione sociale allude ad una forza politica, ma poi nega di volerla costruire. Si proclama la necessità di cambiare il sindacato, ma poi si afferma di volerlo fare con chi il sindacato ha condotto al punto attuale. Sul piano dei contenuti programmatici, Europa, euro e politiche di concertazione e compatibilità sono sostanzialmente ignorate, mentre PD, Confindustria e sistema di potere vengono sì criticati, ma non definiti come avversari.
Ci vorrebbe insomma una vera rottura per evitare strade già percorse senza risultati. Invece, pur polemizzando duramente tra loro, Camusso e Landini coabitano nella stessa crisi sindacale e alla fine offrono ad essa risposte concorrenziali, ma simili.
La coalizione sociale è una nuova formazione politica? Landini smentisce risentito, anzi scrive addirittura che essa non è contro nessun partito politico. Al sindacato serve una coalizione sociale? Camusso dice sì, ma poi nega che sia quella proposta da Landini, che viene accusato di ambiguità sulla politica. Onestamente non si capisce molto e se non ci fosse una colossale sovraesposizione mediatica di tutta questa vicenda, la sole cose evidenti sarebbero la crisi e la confusione del gruppo dirigente del maggiore sindacato italiano.
È la terza volta negli ultimi venti anni che
In una riunione in quei giorni sostenni che se
Ora il gruppo dirigente della FIOM ripropone ancora la formula della coalizione sociale. Ma gli interlocutori attuali non sono gli stessi delle passate esperienze. Mancano totalmente il sindacalismo di base e il dissenso Cgil, anche perché
La nuova coalizione lanciata dalla Fiom parte dunque su basi più incerte e sicuramente meno radicate che nel passato, eppure rispetto ad altre iniziative dell’organizzazione ha avuto una risonanza assai maggiore, perché?
La prima ragione sta nella portata stessa della sconfitta della Fiom, della Cgil, della sinistra e del mondo del lavoro di fronte alle politiche liberiste e di austerità. La distruzione dell’articolo 18, che nel passato
La ragione del successo di Landini, il suo muoversi con grande amplificazione mediatica nel vuoto segnato dalla sconfitta della sinistra e del sindacato, è però anche causa del limite di fondo della sua iniziativa. La proposta attuale di coalizione sociale allude ad una forza politica, ma poi nega di volerla costruire. Si proclama la necessità di cambiare il sindacato, ma poi si afferma di volerlo fare con chi il sindacato ha condotto al punto attuale. Sul piano dei contenuti programmatici, Europa, euro e politiche di concertazione e compatibilità sono sostanzialmente ignorate, mentre PD, Confindustria e sistema di potere vengono sì criticati, ma non definiti come avversari.
Ci vorrebbe insomma una vera rottura per evitare strade già percorse senza risultati. Invece, pur polemizzando duramente tra loro, Camusso e Landini coabitano nella stessa crisi sindacale e alla fine offrono ad essa risposte concorrenziali, ma simili.
giovedì 19 marzo 2015
Domani riunione RSU
E' prevista per domani alle ore 14 a S. Piero una riunione RSU col seguente Ordine del Giorno:
- Organizzazione della settimana di mobilitazione indetta dalla FIOM e assemblee retribuite
- Organizzazione delle elezioni del Comitato degli Iscritti
- Chiusura dell'iniziativa pro Ristori - TRW e eventuale apertura di nuove iniziative.
- Varie ed eventuali
mercoledì 18 marzo 2015
Qualche domanda ai seguaci di Landini
Propongo una lettura, già proposta su fb sulla pagina Rsu Fiom Continental. Buona riflessione.
http://www.senzasoste.it/ politica/qualche-domanda-ai- seguaci-di-landini
Giacomo
http://www.senzasoste.it/
Giacomo
martedì 17 marzo 2015
PIAGGIO: Sciopero dello straordinario
Nell'assemblea del 16/03/15 i lavoratori dei reparti off.8, emissioni, stile, acustica, lab. mat, lab. meccanico, lab. elettrico, prove strada sviluppo e affidabilità, sperimentale e prove strada vtl, hanno votato all’unanimità il blocco totale degli straordinari in questi reparti, rivendicando:
1. Il riconoscimento delle professionalità.
2. Il rientro delle lavorazioni esternalizzate a causa dell’organico ridotto.
3. Il blocco completo delle consulenze esterne, visto che i suddetti reparti sono interessati dal contratto di solidarietà e che e’ aperta la procedura di mobilità.
RSU FIOM, FIM, UILM : OFF.8
lunedì 16 marzo 2015
NO alla flessibilità col nostro monte ore di FERIE e PAR
Dalle ultime vicende Piezo, abbiamo imparato che se l'azienda ci chiama a casa per dirci di non recarci al lavoro per il turno successivo bisogna CHIEDERE SEMPRE A CHE TITOLO si deve rimanere a casa (PAR?, ferie?, solidarietà o altro ammortizzatore sociale?):
- se il motivo è la messa in solidarietà purtroppo non c'è niente da fare perchè gli accordi firmati non prevedono alcun preavviso;
- se non è espressamente per solidarietà o altro ammortizzatore sociale, unica risposta da dare è: "MI DISPIACE MA IO VENGO AL LAVORO".
- se il motivo è la messa in solidarietà purtroppo non c'è niente da fare perchè gli accordi firmati non prevedono alcun preavviso;
- se non è espressamente per solidarietà o altro ammortizzatore sociale, unica risposta da dare è: "MI DISPIACE MA IO VENGO AL LAVORO".
domenica 15 marzo 2015
In evidenza un commento di Michela Ruffa al post su PIEZO
I delegati sindacali ormai
si muovono come "paggetti" dell'azienda. A questo proposito è
significativo quello che è successo venerdì scorso in CR. Approfittando del
fatto che Giada, delegata di reparto si era allontanata dal posto di lavoro per
permesso sindacale (per parlare della questione coi colleghi in pausa), alcuni
altri RSU, qualcuno addirittura venuto da Fauglia, si sono precipitati in
reparto per conferire coi lavoratori e convincerli insieme al caporeparto di
recuperare "volontariamente" durante il sabato la produzione persa.
Fortunatamente i lavoratori, non sentendosi rappresentati da questi delegati, hanno avvertito e chiamato Giada. Arrivata al Piezo, il caporeparto ha tentato di allontanarla dicendole che la discussione non la riguardava.
Quanto accaduto secondo me non lascia dubbi su chi veramente tutela i lavoratori e chi invece si fa portavoce delle pretese aziendali. I lavoratori hanno capito bene queste cose infatti sono stati proprio loro ad esigere ed imporre che Giada partecipasse alla discussione.
Vorrei far notare anche che la presenza contemporanea di 5 delegati (esclusa Giada) in un reparto per due giorni consecutivi, a "conferire" coi lavoratori, non è una cosa scontata. La loro presenza in CR dimostra anche la loro totale disponibilità nei confronti delle pretese aziendali altrimenti l'azienda non avrebbe mai concesso di farli entrare, vedi ad esempio le difficoltà che si hanno per fare sopralluoghi di sicurezza....
Michela Ruffa
Fortunatamente i lavoratori, non sentendosi rappresentati da questi delegati, hanno avvertito e chiamato Giada. Arrivata al Piezo, il caporeparto ha tentato di allontanarla dicendole che la discussione non la riguardava.
Quanto accaduto secondo me non lascia dubbi su chi veramente tutela i lavoratori e chi invece si fa portavoce delle pretese aziendali. I lavoratori hanno capito bene queste cose infatti sono stati proprio loro ad esigere ed imporre che Giada partecipasse alla discussione.
Vorrei far notare anche che la presenza contemporanea di 5 delegati (esclusa Giada) in un reparto per due giorni consecutivi, a "conferire" coi lavoratori, non è una cosa scontata. La loro presenza in CR dimostra anche la loro totale disponibilità nei confronti delle pretese aziendali altrimenti l'azienda non avrebbe mai concesso di farli entrare, vedi ad esempio le difficoltà che si hanno per fare sopralluoghi di sicurezza....
Michela Ruffa
venerdì 13 marzo 2015
Mettiamo un limite alle pretese dell'azienda
Riceviamo e pubblichiamo:
Bisogna avere chiaro che i fermi
macchina che da un po' di tempo si verificano continuamente sulle linee sono
CHIARA RESPONSABILITA' DELL'AZIENDA, che ha ridotto le risorse sui turni ed ha
organizzato la manutenzione in modo inefficiente.
Per questo motivo il fermo sul Piezo NON
PUO' E NON DEVE ESSERE FATTO RICADERE SUI LAVORATORI, né con il recupero dei
turni produttivi persi, né attingendo ai loro contatori di par e ferie, né
recuperando la produzione con straordinari.
Le pressioni che oggi i lavoratori
subiscono sono solo l'ultima delle conseguenze di una politica della
maggioranza della RSU di totale disponibilità, che non fa che aumentare le
pretese dell'azienda.
La ambigua disponibilità che la RSU ha espresso rispetto al recupero della produzione con straordinari va perciò respinta e NON DEVE VINCOLARE I LAVORATORI.
La ambigua disponibilità che la RSU ha espresso rispetto al recupero della produzione con straordinari va perciò respinta e NON DEVE VINCOLARE I LAVORATORI.
Per questo confermiamo lo SCIOPERO DELLO STRAORDINARIO.
13 Marzo 2015
Giada
Garzella RSU
Silvia
Cini RSU
giovedì 12 marzo 2015
Ordine del giorno sul volantinaggio della RSU Piaggio davanti ai cancelli della Continental
Il Comitato Direttivo della FIOM CGIL di Pisa esprime
un netto dissenso verso il comportamento tenuto dalla RSU FIOM Piaggio che nei
giorni scorsi ha distribuito dei volantini davanti ai cancelli degli
stabilimenti della Continental di Fauglia e San Piero a Grado che esprimono
giudizi falsi ed infamanti sull’operato dalla FIOM e della RSU FIOM della
Continental, colpevoli, secondo quanto sostenuto in questi volantini, di aver
firmato un Accordo sulla Solidarietà siglato per “compiacere i Padroni” e per
“fare un favore all’Azienda pagato con i soldi dell’INPS”.
Va sottolineato che tali accuse, del tutto false, sono
rivolte ad una RSU della FIOM che nel recente rinnovo ha ottenuto il 100% dei
consensi, di fatto rappresentano un
attacco a tutta la nostra organizzazione in quanto è paradossale che in molte
aziende la FIOM
stia sostenendo battaglie per ottenere l’applicazione dei C.d.S. e laddove
questi accordi si riescono a firmare, c’è chi vorrebbe scioperare
considerandoli strumenti di malaffare e di creazione di esuberi.
Ma la cosa
ancor più grave, al di là del merito delle questioni, è che la RSU di un’Azienda delle
dimensioni e dell’importanza della Piaggio si permetta di intervenire nelle
dinamiche interne di un’altra Azienda di primo piano come la Continental con una
leggerezza ed una incompetenza strabilianti, mancando, in questo modo, di
rispetto non tanto e non solo verso i delegati della Fiom che quegli Accordi
hanno firmato, ma soprattutto, nei confronti della stragrande maggioranza
dei lavoratori che quegli accordi hanno sostenuto ed approvati a più riprese!
In
Continental il mandato per applicare i Contratti di Solidarietà deriva da un
Accordo approvato dal 96% dei lavoratori e che un Ordine del giorno presentato
da due delegati Fiom nel corso delle ultime Assemblee nel quale si chiedeva
alla RSU e alla FIOM di non firmare l’Accordo sui C.d.S. è stato respinto con
una votazione per alzata di mano con soli 26 favorevoli ed oltre 500 contrari,
con 6 delle 8 assemblee che hanno respinto l’O.d.g. all’unanimità!
Al fine di
rendere più evidente il tentativo di strumentalizzazione da parte della RSU
FIOM Piaggio va ricordato che:
1.
Nel volantino distribuito sono stati
manipolati dati e numeri al fine di poter sostenere la tesi, purtroppo per noi
falsa, che “lo stato di crisi non esiste” in Continental.
2.
Si è affermata la menzogna che con
l’uso della CIGO i lavoratori perderebbero soli 24 euro al mese mentre in
realtà si parla di diverse centinaia di euro di perdita salariale su base
mensile ( la RSU
a suo tempo ha elaborato delle tabelle).
3.
E’ stato sostenuto il ribaltamento
logico secondo il quale i C.d.S. non sarebbero uno strumento finalizzato al
tentativo di evitare i licenziamenti bensì, al contrario, rappresenterebbero
proprio la loro causa primaria. Un’assurdità questa del tutto incomprensibile
se non fosse chiaro il tentativo di scaricare preventivamente la responsabilità
di eventuali futuri licenziamenti sull’operato della RSU Continental.
Questi
comportamenti evidenziano una totale incomprensione delle finalità che sono
alla base della stipula di un Accordo sui Contratti di Solidarietà e delle
dinamiche che li regolano.
D’altronde,
siamo di fronte ad una RSU che non ha mai firmato nessun Accordo Sindacale di
nessun tipo e che in Piaggio ( unica grande Azienda del centro Italia) negli
ultimi anni, a seguito di una condotta massimalista e di
deresponsabilizzazione, è divenuta minoranza irrilevante rispetto alle altre
sigle sindacali.
Calcinaia,
lì 9 Marzo 2015
sottoposto a votazione:
31 favorevoli
13 contrari
4 astenuti
mercoledì 11 marzo 2015
LAVORO IN SETTIMA GIORNATA
Riceviamo e pubblichiamo:
Ci
risulta che l'azienda a Fauglia abbia fatto lavorare in settima
giornata in occasione dei cambi di turno. Siccome non ci risulta
alcun intervento di contrasto da parte della RSU, non vorremmo che si
stessero creando le condizioni per dover giustificare una
rivisitazione dell'accordo a quattro squadre.
Attualmente
siamo in regime di contratti di solidarietà per cui è evidente che
il passaggio dal 4°turno alle turnazioni inferiori rappresenta un
calo di volumi ed in quanto tale la giornata deve essere coperta con
l'assegno di solidarietà.
Per
queste ragioni crediamo sia opportuno prendere posizione chiara come
RSU.
Non
intervenire significherebbe accettare tacitamente la situazione.
11
marzo ’15
Giada
Garzella RSU
Silvia
Cini RSU
FERMO AL PIEZO
Riceviamo e pubblichiamo il contenuto della mail inviata stamani dalle due delegate all'azienda e alla RSU:
Per conoscenza ai lavoratori,
Stamattina ad inizio turno i lavoratori del reparto Piezo sono stati invitati dal caporeparto a tornare a casa attingendo dai propri contatori di ferie e permessi.
Abbiamo più volte denunciato i continui fermi macchina che da un po' di tempo a questa parte si verificano sulle linee come derivanti dalla nuova organizzazione delle figure manutentive e tecniche e dall'organico ridotto.
Per tali motivi riteniamo una forzatura rimandare a casa i lavoratori con i propri contatori seppur in forma volontaria.
Da parte nostra non c'è disponibilità ad accettare soluzioni di questo tipo.
Saluti.
Giada Garzella RSU
Silvia Cini RSU
Per conoscenza ai lavoratori,
Stamattina ad inizio turno i lavoratori del reparto Piezo sono stati invitati dal caporeparto a tornare a casa attingendo dai propri contatori di ferie e permessi.
Abbiamo più volte denunciato i continui fermi macchina che da un po' di tempo a questa parte si verificano sulle linee come derivanti dalla nuova organizzazione delle figure manutentive e tecniche e dall'organico ridotto.
Per tali motivi riteniamo una forzatura rimandare a casa i lavoratori con i propri contatori seppur in forma volontaria.
Da parte nostra non c'è disponibilità ad accettare soluzioni di questo tipo.
Saluti.
Giada Garzella RSU
Silvia Cini RSU
martedì 10 marzo 2015
Ordine del Giorno al direttivo provinciale FIOM Pisa: SCIOPERO DEGLI STRAORDINARI
Ordine
del Giorno presentato al Comitato Direttivo provinciale FIOM del 9/3/15 dai
membri dell’area di opposizione:
15 favorevoli
La difficile situazione
produttiva di varie realtà della provincia di Pisa, con particolare riferimento
alla progressiva deindustrializzazione dell'indotto piaggio;
L'attacco diretto ai diritti
dei lavoratori con l'introduzione del job's act;
impongono al movimento
sindacale l'adozione di una strategia ed una pratica sindacale conflittuale e
di contrasto a partire dal territorio e dalle fabbriche, oltre al sostegno
delle iniziative di lotta nazionali.
Per queste ragioni il
comitato direttivo di Pisa impegna le strutture FIOM provinciali ad indire
uno sciopero dello straordinario provinciale per:
- aprire una vertenza
generale sulla deindustrializzazione di Piaggio e indotto,
- contrastare l'applicazione
del job's act.
Sottoposto a votazione:
15 favorevoli
31 contrari
2 astenuti
lunedì 9 marzo 2015
Ordine del Giorno sull'utilizzo dei Contratti di Solidarietà
Ordine del Giorno presentato al direttivo provinciale FIOM dai componenti dell'area di opposizione "Il Sindacato è un'altra cosa":
Il direttivo provinciale
FIOM, riunito a Calcinaia il 9 marzo 2015, esaminati l'uso e gli effetti dei
Contratti di Solidarietà nelle aziende della provincia di Pisa, rileva che:
nel 2015 è previsto un aumento di
produzione del 15 per cento rispetto al 2014 e del 10 per cento rispetto al
2012 e al 2013. I 253 esuberi, pari a un dipendente su quattro, sono stati
quindi dichiarati nonostante non esista uno stato di crisi. In questa
situazione, la conseguenza principale dell'accordo è di permettere all'azienda
di diminuire le ore lavorate e quindi aumentare i carichi di lavoro. Inoltre,
accettare un numero di esuberi così alto significa solo dare all'azienda gli strumenti
per una flessibilità a piacimento e per una gestione a suo arbitrio dell’orario
di lavoro e dei lavoratori da impiegare. Gli esuberi, che non sono perciò il
reale motivo della Solidarietà, ne saranno piuttosto il risultato. Una volta
che avrà consolidato la nuova organizzazione del lavoro, l'azienda procederà,
allora e per questo motivo, a esuberi e licenziamenti.
Visto l'andamento della produzione e
dell'occupazione, la base reale delle richieste di Solidarietà sono solo il
progressivo trasferimento all'estero delle lavorazioni e l’aumento dei ritmi di
lavoro. I contratti di solidarietà favoriscono e coprono questa politica
aziendale e danno all'azienda gli strumenti per una flessibilità a suo
arbitrio, che porta all'asservimento dei lavoratori alle decisioni dell’azienda
in tutti gli aspetti del rapporto di lavoro.
Sottoposto a votazione:
13 favorevoli
31 contrari
4 astenuti
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