venerdì 15 aprile 2016

FIAT Pomigliano: un esperimento pilota.

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Marchionne, di fronte alle prime grosse avvisaglie della crisi, nel 2007, sceglie lo stabilimento automobilistico più indisciplinato d’Europa, quello di Pomigliano e decide di farlo diventare un laboratorio sperimentale per capire fino a che punto è possibile, per i padroni, forzare la mano per piegare la resistenza operaia.

Il primo passaggio è quello di far sapere che non ci sono progetti di nuove auto per Pomigliano. La “149”, l’unico nuovo modello precedentemente programmato per Pomigliano, sarà fatto a Cassino.

Il secondo passaggio è far fuori il gruppo del “potere operaio”. E’ un gruppo di operai che viene dallo SLAI cobas ed è apertamente schierato, anche se in modo confuso, per una organizzazione operaia che metta in discussione l’intero sistema capitalistico e non più per una organizzazione chūe si batta solo per “una vite in più o in meno” da montare sulle postazioni delle catene di montaggio. E’ il primo, molto confuso per la verità, tentativo degli operai di quello stabilimento di costruire un’organizzazione politica degli operai fuori dal sindacalismo ufficiale o alternativo.
La liquidazione del gruppo del “potere operaio” avviene con la sinergia aziendale e sindacale. Lo SLAI espelle il capo degli operai “politicizzati” e lo delegittima come delegato sindacale. L’azienda immediatamente dopo lo licenzia. La FIOM e gli altri sindacati non assumono nessuna posizione di difesa. Solo solidarietà formale. Gli operai non si muovono.

Terzo passaggio. Si ferma la fabbrica e si fanno, fino alla primavera 2008, corsi di formazione per tutti gli operai. L’unico obiettivo che hanno è la formazione all’asservimento: massiccia presenza dei guardiani nei reparti, limitazione dei diritti elementari, costrizione alla pulizia dei reparti, veri e propri corsi ideologici per costruire una mentalità tra gli operai che sia aziendalista e ubbidiente.

E’ l’inizio del “piano Marchionne”, non ostacolato dalla FIOM e non antipatico fino a quel momento, nemmeno a qualche sindacato alternativo.

Alla fine dei corsi ci si aspetta la cassa integrazione. Gli operai sono fuori dalla produzione da tempo, non si aspettano niente di buono.

Marchionne si gioca l’asso dei 316. S’inventa di sana pianta l’organizzazione di una struttura logistica nuova, esterna e lontana dallo stabilimento e vi trasferisce inizialmente 316 operai. Sono i più politicizzati. Tutti gli operai dei sindacati alternativi, qualche iscritto FIOM meno controllabile, tutti gli RCL (ridotte capacità lavorative), operai “scoppiati” per il lavoro in fabbrica.
E’ qui che Marchionne misura tutta l’inconsistenza dei sindacalisti e l’estrema debolezza degli operai. In due giorni piega l’opposizione dei 316 (solo ottanta partecipano effettivamente alla lotta) davanti ai cancelli dove stavano attuando il blocco delle merci per protesta. I sindacati sono lì solo pro forma. Lo SLAI e la FIOM, prima che la lotta inizi, già cominciano a parlare di cause legali contro l’azienda per il “confino” dei 316 a Nola, e quella sarà la loro unica iniziativa contro Marchionne.

Dopo questa sconfitta, la FIAT capisce che gli operai sono in rotta. Se ha piegato Pomigliano sarà ancora più semplice negli altri stabilimenti.
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Gli operai devono cominciare a pensare alla loro condizione in funzione di quell’esperienza e ad organizzarsi di conseguenza. Tutte le organizzazioni precedenti hanno dimostrato la loro inconsistenza. Non è più tempo di scioperi per finta, di concertazione, di passeggiate con fischietti e tamburelli, o di “cause legali” contro il padrone. Bisogna trovare altre strade. “Quei” sindacati sono destinati a sparire, anche fisicamente. Dove andranno i sindacati alternativi senza iscritti, e dove andrà la stessa FIOM? A Pomigliano nella nuova fabbrica non hanno più nessuno e zero tessere.

Leggi l'articolo completo su:
http://operaieteoria.it/2012/08/fiat-pomigliano-un-esperimento-pilota/

Nota: l'articolo è antecedente al 2014, anno in cui è stato sancito che i 19 delegati Fiom dovevano rientrare in fabbrica, ma rimane sempre tutto molto attuale.

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