lunedì 27 febbraio 2017

Lotto marzo: per uno sciopero generale.



Non si migliorano le condizioni di lavoro di nessuno, se non si mette in discussione il più generale sfruttamento delle donne.

In queste settimane, dentro gli appuntamenti di movimento come in tutte le strutture CGIL, abbiamo sostenuto la mobilitazione per uno sciopero internazionale delle donne il prossimo 8 marzo. Lo abbiamo chiesto, insieme a altri compagni e compagne, anche all’ultimo Comitato Direttivo della CGIL (10 febbraio 2017).
Qui sotto, potete quindi trovare un intervista a Eliana Como, componente del Comitato direttivo CGIL per il Sindacatoaltracosa-OpposizioneCGIL, uscita proprio il 10 febbraio 2017 su corriere.it, nella ventisettesima ora (a cura di Barbara Bonomi Romagnoli).
 
8 MARZO – LO SCIOPERO DELLE DONNE «ECCO PERCHÉ FARLO ANCHE IN ITALIA»
Cosa significa sciopero globale? Significa che ovunque le donne si asterranno da ogni forma – garantita, precaria, sottopagata, non riconosciuta – di lavoro produttivo, riproduttivo e di cura, non solo per dare un segnale chiaro nella lotta alla violenza fisica e psicologia sulle donne, ma anche per far valere il proprio peso nella comunità umana.
 I movimenti si sono rivolti a tutti sindacati chiedendo di indire lo sciopero generale nella data dell’8 marzo. Le sigle autonome e di base lo hanno fatto. La Cgil invece sembrerebbe non aver preso in considerazione l’ipotesi. Eppure ci sono molte sindacaliste, anche della Cgil, che partecipano al percorso di Nudm e alcune caldeggiano vivamente la scelta dello sciopero. «Dopo tanti anni, l’8 marzo non sarà soltanto la giornata della retorica. Così come non lo è stato lo scorso 25 novembre, con le scarpette rosse sui profili di facebook o nei negozi in centro, ma sarà una eccezionale giornata di mobilitazione in cui le donne sono protagoniste – afferma Eliana Como, del comitato centrale della Fiom e del direttivo nazionale della Cgil, sindacalista dell’area “Il sindacato è un’altra cosa” .
«C’è un tempo per piangere e un tempo per indignarsi. C’è anche un tempo per denunciare. Ma poi deve esserci un tempo per provare a cambiare le cose e mettere in discussione alla radice un intero sistema. Abbiamo superato l’approccio vittimistico sul tema della violenza e lo abbiamo sostituito con l’autodeterminazione, la partecipazione, la rivendicazione, la lotta. Il rischio è che alla fine non cambi niente e che la violenza sia condannata a parole ma tollerata nei fatti. Per questo l’8 marzo sarà una giornata di sciopero. Ci provammo già nel 2013. Era giusto anche allora, ma forse i tempi non erano maturi. Ora lo sono, anche perché l’esperienza italiana non è isolata. Anche per questo, non possiamo permetterci di perdere questo appuntamento».
Scrivono le donne di Non Una Di Meno: «Scioperiamo per rivendicare un reddito di autodeterminazione, per uscire da relazioni violente, per resistere al ricatto della precarietà, perché non accettiamo che ogni momento della nostra vita sia messo al lavoro; un salario minimo europeo, perché non siamo più disposte ad accettare salari da fame, né che un’altra donna, spesso migrante, sia messa al lavoro nelle case e nella cura in cambio di sotto-salari e assenza di tutele; un welfare per tutte e tutti organizzato a partire dai bisogni delle donne, che ci liberi dall’obbligo di lavorare sempre di più e più intensamente per riprodurre le nostre vite».
Sei d’accordo?
«Sì, e credo che le discriminazioni delle donne sui posti di lavoro siano funzionali alla loro oppressione nella società: con questo non voglio dire che la violenza contro le donne appartenga soltanto a uno strato sociale, non è così e spesso la subiscono anche professioniste affermate. Il punto però è mettere in discussione l’intero sistema. Non basta dire che siamo contro la violenza, se poi accettiamo che le donne siano sempre pagate meno e più discriminate sui posti di lavoro. Senza considerare che per tante donne liberarsi da situazioni di violenza all’interno delle famiglie è difficile proprio perché non sono in condizione di rendersi autonome economicamente, perché hanno un salario basso, un lavoro precario e incerto, magari una pensione da fame anche se è tutta la vita che faticano».
Quali sono le vertenze aperte in questo momento in Italia che riguardano in particolare le donne?
«Nel settore in cui lavoro c’è un tema generale che riguarda la condizione delle donne, soprattutto delle operaie. Nelle fabbriche metalmeccaniche italiane, le donne sono circa il 20% della forza lavoro. Non ci sono donne nelle fonderie o nei cantieri navali, ma in tanti comparti manifatturieri sono la maggioranza. Basti pensare all’elettrodomestico, all’elettronica, al motociclo ma anche all’automobile. In particolare le operaie sono impiegate sulle linee di montaggio, dove, guarda caso, le operazioni sono meno qualificate e i livelli salariali più bassi. Un tema che si affronta pochissimo, in questo settore in particolare ma anche negli altri: la salute e la sicurezza delle donne nei posti di lavoro. Concetti che non sono affatto “neutri”, ma vengono perlopiù trattati come tali. C’è differenza tra i corpi degli uomini e delle donne. Eppure, i Dpi (dispositivi di protezione individuale: guanti, occhiali, cuffie etc) sono “neutri”, cioè pensati tutti, uomini e donne. E quando si dice che sono neutri, nelle fabbriche metalmeccaniche significa in realtà che sono pensati per gli uomini. Poi le donne si dovranno adattare. Non si parla mai nemmeno di salute riproduttiva. Aldilà di ogni altra considerazione, quando è uscita la campagna sul Fertility Day a nessuno è venuto in mente di parlare del rapporto tra condizioni di lavoro e fertilità/maternità (lavoro notturno, turni di sabato e domenica, catena di montaggio)».
Perché non fare anche solo 2 ore di sciopero?
«Sono settimane che Non Una Di Meno ha lanciato l’appello per lo sciopero generale. Se la Cgil non lo proclama è perché manca la volontà. Mi auguro che la segreteria cambi idea. Credo che si debbano proclamare 8 ore, fermare l’intera giornata di lavoro. Ma se fossero meno sarebbe comunque un segnale. A oggi però la Cgil non ha proclamato nemmeno un’ora».
E questo cosa significa?
«Un’occasione perduta. Tante sindacaliste della Cgil, delegate e iscritte hanno preso parte a tutto il percorso di mobilitazione di Non Una Di Meno. La stessa Cgil in quanto organizzazione lo ha fatto, pur tra qualche contraddizione. La copertura per lo sciopero generale l’abbiamo, comunque. Grazie a varie sigle di base: tutti l’8 marzo potranno scioperare, compresi gli uomini se lo vorranno».
In alternativa cosa farete?
«Ben vengano le assemblee nei posti di lavoro, gli incontri, gli spettacoli, le iniziative cittadine. Ma senza lo sciopero il segnale è tutt’altro. Non basta più appendere uno striscione fuori dalle camere del lavoro, né presenziare a qualche flashmob, tanto meno fare il tristissimo minuto di silenzio. Una grande organizzazione come la Cgil deve avere il coraggio di dichiarare sciopero. Sarebbe auspicabile lo facesse anche per tutte quelle lavoratrici precarie che lavorano con i voucher e che subiscono le leggi sui cambi appalto».
Si può essere femminista e sindacalista?
«Si deve. Chi fa la sindacalista è chiamata a difendere le condizioni di tutti, uomini e donne. Questo non è in discussione. Noi donne siamo le prime a capire che c’è una condizione di genere da combattere. I salari sono bassi per tutti, è vero, ma per le donne lo sono sempre di più. Le condizioni di lavoro sono pessime per tutti, ma per le donne è sempre peggio. La precarietà è un problema per tutti, ma le donne sono le più colpite. Non si migliorano le condizioni di lavoro di nessuno, se non si mette in discussione il più generale sfruttamento delle donne».

martedì 21 febbraio 2017

In evidenza il commento di Michela Ruffa al post "Dopo mesi la RSU Continental si riunisce..."

La RSU da più di un anno continua ad incontrarsi con l'azienda per una trattativa di cui non si conoscono i termini esatti e che ha la presunzione di portare avanti senza il coinvolgimento e il sostegno dei lavoratori. 
Il problema vero è la logica di questa trattativa: l'azienda chiede e la RSU si adopera per cercare una soluzione all'azienda. Il tutto fatto dietro le quinte, mediando tra le varie questioni e provando a scambiare qualcosa con qualcos'altro. E su tutte le questioni in ballo, perfino sulle telecamere, neanche esprime la sua posizione anzi si guarda bene dal raccontare ai lavoratori come intende porsi.

Questa logica non può portare a niente di buono per noi lavoratori se non la continua messa in discussione dei nostri diritti. Un qualsiasi accordo basato su questa logica sarà per forza di cose una rimessa ed il temporeggiare e la latitanza di questa delegazione sindacale ne sono la dimostrazione: fosse riuscita ad ottenere qualcosa di buono sarebbe già venuta a dircelo e a chiederci di approvare l'eventuale accordo! 

Bisogna invertire questa logica del perdere, ponendo innanzitutto un freno alle pretese dell'azienda e cominciando poi a rivendicare il miglioramento delle condizioni di lavoro a partire dalle nostre esigenze. Non sarà facile uscire dal torpore al quale ci hanno abituati e organizzarci ma credo che si possa partire dicendo noi con chiarezza quali sono le questioni a cui intendiamo opporci, ad esempio: 

- l'installazione delle telecamere;
- la riduzione delle pause;
- l'aumento continuo dei carichi di lavoro, ormai intollerabili su tutti i reparti;
- l'estremo disagio e i problemi di sicurezza e di igiene dovuti agli spazi ristretti a Fauglia, inadeguati ormai per accogliere più di 700 dipendenti; 
- il continuo sfruttamento del lavoro interinale, ritenendo semplicemente vergognoso il fatto che i circa 15 nostri colleghi rimasti al nostro fianco dal 2007, non siano stati ancora assunti. 

La RSU convochi quindi le assemblee dei lavoratori affinché si possa discutere e decidere le necessarie azioni di contrasto alle pretese dell'azienda.

Michela Ruffa

http://ilfoglio-bianco.blogspot.it/2017/02/dopo-mesi-la-rsu-continental-si-riunisce.html

domenica 19 febbraio 2017

Dopo mesi la RSU Continental si riunisce...

Rendiamo nota la e-mail inviata dalle delegate Cini e Garzella al Segretario provinciale FIOM:

"Siamo venute a conoscenza che per il giorno 16 febbraio 2017 era in programma l'ennesimo incontro tra Delegazione Trattante ed Azienda.
Ti facciamo presente che di nessuno degli incontri avvenuti negli ultimi mesi siamo state informate, ne' prima ne' dopo, e che  mai le nostre richieste di convocare la RSU per discutere i loro scopi, contenuti e risultati hanno avuto risposta.
Pertanto, dato che la RSU è interamente FIOM, riteniamo opportuno e necessario un tuo intervento per metter fine a un comportamento che reca un danno grave ed evidente alla funzionalità della RSU e impedisce ogni verifica da parte dei lavoratori sull'operato della DT."



Circa un'ora e mezza dopo l'invio della e-mail è stata convocata la RSU Continental per mercoledì 22 febbraio per parlare degli incontri con l'azienda del 31 gennaio e del 16 febbraio e delle telecamere di videosorveglianza....

giovedì 16 febbraio 2017

In evidenza un articolo suggerito da un lavoratore

In 10 anni anche in Italia più macchine in fabbrica e uffici. -ANSA - 14/02/2017

ROMA - Il prossimo decennio potrebbe essere interessato, anche in Italia, da una crisi occupazionale dovuta alla sempre maggiore diffusione delle macchine in tutti i settori lavorativi. E' la considerazione contenuta nella ricerca "Il futuro del lavoro nella società digitale" commissionata da Aica (l'Associazione Italiana per l'Informatica e il Calcolo Automatico) e condotta da SDA Bocconi, School of Management, che verrà presentata nel pomeriggio a Milano.

Un impatto più forte della sostituzione uomo-macchina si avrà a livello di attività operative fisiche (per l'87% degli intervistati) o intellettive (92%) ma subiranno un effetto sostituzione anche quelle concettuali di livello (51%). Dall'indagine, emerge che per il 60% degli intervistati le tecnologie che oggi sembrano più conosciute e promettenti per il business riguardano la stampa 3D, le architetture cloud, l'Internet delle cose e il machine learning. Le aziende cavalcheranno le opportunità della tecnologia, ma sentono anche la responsabilità di preoccuparsi dei livelli occupazionali in diminuzione (69%). Per la ricerca sono stati intervistati opinion leader, studenti di 15 atenei italiani, startupper di settori economici differenti, manager d'azienda, responsabili del personale.

"È complesso dire se il lavoro sarà distrutto o ricomposto su altre prospettive rispetto all'assetto attuale, anche se le rilevazioni tendono a dimostrare che anche il lavoro più intellettivo soffrirà della sostituzione uomo-macchina", affermano Alfredo Biffi e Pierfranco Camussone, docenti della SDA Bocconi e autori della ricerca. (ANSA)

http://ilfoglio-bianco.blogspot.it/p/scrivi-un-articolo.html?m=0

martedì 14 febbraio 2017

Comitato Direttivo Cgil. E.Como: Il ccnl FIOM è già un modello; l’8 marzo, sciopero.



L'intervento al Comitato Direttivo della CGIL del 10 febbraio 2017.

La relazione introduttiva ha sottolineato che il contratto nazionale dei metalmeccanici non può e non deve essere considerato il nuovo modello della contrattazione. Sono d’accordo! Ma temo che invece accadrà proprio questo nei fatti.
È vero che ogni negoziato è una partità a sé, come è stato detto nell’introduzione. Ed è anche vero che in quello dei metalmeccanici, Federmeccanica ha fatto fino in fondo il mestiere della controparte, impostando fin dall’inizio una trattativa difficile e ostile. É altrettanto vero che la FIOM ha deciso ogni passaggio di quella trattativa nella sua autonomia e che il contratto nazionale è stato votato dai lavoratori. Un dato di fatto che non può essere messo in discussione. Vero anche che la firma della FIOM chiude la stagione degli accordi separati, dopo oltre 7 anni.
Tutto vero, ma resto convinta che l’impianto contrattuale a cui si è arrivati è pericoloso per tutta la contrattazione e apre di fatto a un nuovo modello contrattuale per tutti. In fondo, i metalmeccanici e le metalmeccaniche hanno sempre avuto questo onere nella storia delle relazioni industriali. Nel bene e nel male.
Un modello contrattuale in cui per la prima volta i minimi salariali non sono certi ma soltanto stimati e calcolati sull’inflazione ex post, i premi di risultato sono completamente variabili, la legge 104 condizionata alla programmazione nel mese precedente l’utilizzo. Un modello in cui la sanità integrativa e il welfare aziendale sono centrali e di fatto sostituiscono parte degli aumenti salariali (senza peraltro aver nemmeno definito una regia nazionale sulla loro modalità di erogazione!). Un modello in cui si chiude è vero con la stagione degli accordi separati ma si apre alla flessibilità dell’orario di lavoro e alle deroghe, si modifica il pagamento della malattia e si raddoppiano le ore di straordinario obbligatorio, accettando quindi gran parte di quelle modifiche contrattuali che avevano giustamente suggerito alla FIOM di non firmare nel 2012.
Per queste ragioni credo che questo contratto nazionale rappresenti un elemento di arretramento, non un vittoria. Un modello che i padroni stanno già provando a esportare nelle altre categorie.
È un’altra però la considerazione che vorrei fare a questo direttivo. È possibile che di fronte a questo contratto nazionale passi ora l’interpretazione che ci è stata spiegata nel Comitato Centrale della FIOM rispetto alla quale, una volta approvato dalla maggioranza dei lavoratori, esso va applicato alla lettera, anche eventualmente dove le condizioni di forza suggerirebbero altre scelte?
Se il ccnl prevede che i premi siano completamente variabili, per esempio, è ancora possibile invece contrattarli fissi? Chiaro, so bene che il punto sono i rapporti di forza. E con questo ccnl non credo sarà facile per nessuno difendere parti fisse di salario aziendale, piuttosto che contrastare la flessibilità o imporre l’utilizzo della legge 104 senza programmazione.
Ma il tema è se questo è possibile oppure no, come appunto ci viene spiegato nel Comitato Centrale. Perchè se fosse così, se non fosse possibile provare nella contrattazione aziendale a limitare gli effetti più negativi del ccnl, saremmo arrivati a un paradosso a cui nemmeno le peggiori intenzioni del TU del 10 gennaio potevano arrivare. Ossia il fatto che il ccnl sarebbe eventualmente modificabile in peggio tramite le deroghe ma non in meglio con la contrattazione aziendale. Sarebbe la fine della contrattazione aziendale acquisitiva in nome di una interpretazione della esigibilità che francamente a me sembra esasperata e senza alcun fondamento, nemmeno normativo.
E credo che, se così fosse, sarebbe bene che questa discussione non restasse chiusa in FIOM.
Peraltro, se come ci viene detto in tema di salario, la strada potrebbe comunque essere quella di aggirare gli aumenti fissi e praticare una politica contrattuale che punti all’aumento delle maggiorazioni dei turni, degli straordinari, dei festivi o persino della qualità e della professionalità, sarei ancora più in disaccordo. Si avvierebbe così una stagione di contrattazione ancora più disarticolante, in cui verrebbero premiati solo alcuni e non altri e in cui aumenterebbero le differenze salariali. Primo tra tutti aumenterebbe il già altissimo differenziale salariale tra uomini e donne, che notorialmente sono quelle che fanno meno turni e meno straordinari e sono più discriminate sugli aspetti legati a professionalità e qualità.
Detto questo, passo facilmente al secondo punto del mio intervento. Lo sciopero internazionale delle donne l’8 marzo.
Come sapete, la bellissima manifestazione del 26 novembre ha lanciato la proposta di arrivare anche in Italia allo sciopero dell’8 marzo contro la violenza e contro le discriminazioni sul lavoro. Si sciopererà in altri 22 paesi nel mondo, come Argentina, Stati Uniti, Polonia, paesi diversi dal punto di vista sociale e economico ma simili quanto alle persistenti discriminazioni delel donne, dentro e fuori dai posti di lavoro.
Il movimento italiano protagonista di questo percorso, Non una di meno, ha chiesto già da tempo ai sindacati di prclamare sciopero l’8 marzo. Hanno aderito subito varie sigle di base. Ragione per cui la copertura per lo sciopero c’è già. Sarebbe però un segnale politico importante se la CGIL aderisse e proclamasse a sua volta sciopero. E’ una grande occasione e sarebbe un errore perderla.
Sarebbe del tutto coerente anche rispetto alla nostra campagna referendaria: scioperiamo contro la violenza, per i salari delle donne, per i loro diritti, contro le discriminazioni, ma anche per tutte quelle donne che lavorano nelle ditte in appalto e con i voucher.
Il movimento delle donne sta dando una straordinaria prova di partecipazione e mobilitazione. Non facciamo finta di niente. Tante lavoratrici, delegate e sindacaliste sono parte integrante di questo movimento e parteciperanno comunque alla costruzione dello sciopero. Non perda la CGIL questa grande occasione. Proclami lo sciopero generale l’8 marzo. Tante donne se lo aspettano, lo chiedono alla nostra segretaria perchè è una donna, ma soprattutto lo chiedono alla CGIL.
Eliana Como

lunedì 13 febbraio 2017

Welfare aziendale – La fine dello “Stato sociale” a danno del tuo salario !

Improvvisamente, nel bel mezzo della crisi, Governo, direzioni sindacali e aziende sembrano aver trovato la pentola magica: un modo per dare a tutti senza scontentare nessuno. E’ il welfare aziendale. Il Governo defiscalizza, il lavoratore incassa, l’azienda concede. E’ veramente così? Tutto il contrario. Il welfare aziendale è una tappa ulteriore nello smantellamento dello stato sociale. Non solo, è anche un attacco al tuo salario. Lentamente, ma inesorabilmente, le quote di welfare aziendale saranno considerate sostitutive degli aumenti salariali. Invece di soldi, riceverai fondi in “benefits”. Non solo si torna al pagamento in natura degli anni ’50, ma vieni legato a doppio filo all’azienda: se perdi il lavoro, perdi quote di servizi e assistenza.......


Continua a leggere su:
http://www.inventati.org/cortocircuito/2017/01/17/welfare-aziendale-la-fine-dello-stato-sociale-a-danno-del-tuo-salario/

mercoledì 8 febbraio 2017

Intervento di Michela Ruffa al Comitato Direttivo FIOM Pisa del 7 febbraio 2017

Riceviamo e pubblichiamo:



Credo che in questa sala ci sia anzitutto un problema di rispetto delle opinioni altrui. Ad ogni intervento di un membro dell'area Sindacatoaltracosa infatti il Segretario Generale Marco Comparini sghignazza e fa le risatine e la platea lo segue con risate, battute e musiche coi cellulari.


Credo che si reagisca così anche quando si ha paura di far emergere punti di vista diversi dal proprio ed è evidentemente un'espressione di insicurezza cercare di sminuire, ridicolizzare e limitare chi la pensa in modo diverso. La realtà però è questa: all'interno della CGIL esiste un'area congressuale con un punto di vista diverso dal vostro e, volenti o nolenti, lo dovete accettare, farci i conti e lasciare che i suoi membri esprimano la propria opinione, perché questo vuole la democrazia.


Il voler cercare a tutti i costi modi per limitare la nostra presenza e il nostro diritto di esprimere posizioni diverse è un atteggiamento sbagliato ed è quello che ha portato la Segreteria ad inventarsi regole che violano apertamente lo Statuto FIOM come nel caso del "regolamento" sull'espulsione dei membri dopo le tre assenze - e questo non lo diciamo noi ma lo dice il Collegio di Verifica FIOM - oppure di impedirci di fare le sostituzioni con membri scelti da noi perché ovviamente non piacciono al Segretario. Rispetto a quest'ultima cosa colgo l'occasione per chiedere alla Presidenza di mettere a verbale la nostra richiesta di inserire nell'ordine del giorno del prossimo direttivo la sostituzione dei membri dell'area per il Comitato Direttivo FIOM PISA e per l'Assemblea FIOM Pisa.

Per quanto riguarda il referendum per il rinnovo del Contratto Nazionale, anche se l'errore è insignificante, chiedo innanzitutto di correggere la percentuale di NO della Continental dalla tabella dei dati nazionali. I NO infatti non sono il 71% ma il 72% dei voti validi.

Sul risultato in se non ho invece molto da dire perché credo che il dato parli da solo e la dica lunga sul dissenso che c'è in Continental. Si pensi solo al fatto che Il Segretario Generale proviene da questa azienda e fino a qualche anno fa è riuscito a far passare ai referendum qualsiasi tipo di accordo. Anni fa un risultato del genere era impensabile in Continental. Oggi i due Segretari provinciale e regionale sono costantemente contestati alle assemblee in fabbrica e non solo sulle questioni nazionali. Quel 72% è espressione della contrarietà dei lavoratori Continental anche sulle questioni di fabbrica. I lavoratori infatti sanno benissimo che le politiche sindacali di fabbrica sono lo specchio di quelle nazionali e le contestano entrambe. Ed hanno ragione. In questa sala noi dell'area abbiamo sicuramente un punto di vista diverso dal vostro su come si fa sindacato ma su una cosa sicuramente siamo tutti d'accordo: le politiche sindacali della FIOM in tutte le fabbriche stanno portando al cedimento totale dei diritti dei lavoratori. Si fanno dappertutto accordi a perdere, si concede qualsiasi cosa alle aziende dando carta bianca su tutto e poi..... di fronte alle chiusure, stupiti, ci si chiede come mai?

Anche in Continental l'azienda sta pretendendo sempre di più, dall'aumento dei carichi di lavoro alla riduzione delle pause. Ora ha pure un contratto nazionale che concede tutto. E la RSU FIOM e la Segreteria cosa fanno? Invece di stoppare una volta per tutte questa deriva di pretese, si scervellano su come concedergli tutto anche arrivando a pensare di scambiare le pause con i lavoratori interinali.  

Siccome se guardo verso il tavolo della Presidenza vedo di nuovo il Segretario che sghignazza e fa le risatine, mi rendo conto che non ci sono margini di confronto e possibilità di trovare un punto comune per cui credo sia più utile provare a lanciare un messaggio chiaro:
SE PENSATE DI VENIRE IN CONTINENTAL A FIRMARE ACCORDI IN PERDITA PER I LAVORATI, VI SBAGLIATE PERCHÉ' VE LI FAREMO SALTARE TUTTI!

lunedì 6 febbraio 2017

PIAGGIO: sui permessi legge 104

Spett. Piaggio SpA, Via Rinaldo Piaggio, Pontedera
p.c. INPS sede di Pisa, DTL sede di Pisa

Lavoratori Piaggio Pontedera

Oggetto : permessi legge 104

In merito alle norme del recente CCNL sull’applicazione della legge 104 e alle richieste di codesta Azienda circa il preavviso, allo scopo di valutarne gli effetti sui lavoratori aventi diritto e sull’organizzazione del lavoro, chiediamo di conoscere il numero dei lavoratori che usufruiscono dei permessi in oggetto, ripartito per operai e impiegati.
Rileviamo comunque che, a norma di legge, il preavviso mensile non può avere carattere assoluto e prescrittivo e che non può essere messa in discussione la facoltà del lavoratore di modificare secondo le proprie necessità i giorni di permesso richiesti.
La recentissima pronuncia della Corte di Cassazione, Sezione Penale, con Sentenza 54712/16, pubblicata il 23/12/2016 e successiva alla firma del CCNL, chiarisce infatti la ratio della legge e i diritti che vengono tutelati:
Viene anzitutto richiamata la Sentenza 213/2016 della Corte Costituzionale secondo cui “il permesso mensile è espressione dello Stato Sociale, che eroga una provvidenza in forma indiretta…. trattasi di uno strumento di politica socio-assistenziale basato…sulla valorizzazione delle relazioni di solidarietà interpersonale e intergenerazionale.” La Cassazione continua: “la finalità della legge 104 è la tutela della salute psico-fisica del disabile e il ruolo delle famiglie resta fondamentale nella cura e nell’assistenza di tali soggetti”. Il diritto ai permessi mensili è diretto “ad assicurare in via prioritaria la continuità nelle cure e nell’assistenza del disabile che si realizzino in ambito familiare” ed è quindi “in rapporto di stretta e diretta correlazione con la finalità di tutela della persona portatrice di handicap”. La legge 104 “è tutta parametrata sugli interessi della persona handicappata e su una serie di benefici a favore delle persone che ad essa su dedicano”
La Corte chiarisce quindi che “i permessi lavorativi vengono concessi:
a) per consentire al lavoratore di prestare la propria assistenza con ancora maggiore continuità
b) per consentire al lavoratore che con abnegazione dedica tutto il suo tempo al familiare handicappato di ritagliarsi un breve spazio di tempo per provvedere ai propri bisogni ed esigenze personale”
Inoltre, “quello che è certo, da nessuna parte della legge si evince che nei casi di permesso l’assistenza deve essere prestata proprio nelle ore in cui il lavoratore avrebbe dovuto svolgere la propria attività lavorativa. Anzi, tale interpretazione si deve escludere….”
Dalla pronuncia della Corte è evidente che i diritti tutelati dalla legge, in particolare la tutela della continuità delle cure e delle esigenza del lavoratore, sono prioritari e prevalenti su qualsiasi altra considerazione, esigenze produttive comprese. La richiesta di preavviso non può perciò avere carattere prescrittivo ma deve restringersi ai casi in cui l’identificazione preventiva dei giorni di permesso sia possibile e avere comunque la natura di una indicazione di massima.
Diffidiamo pertanto l’Azienda da ogni interpretazione prescrittiva dei preavvisi e dall’esercizio di qualsiasi pressione in questo senso nei confronti dei lavoratori.
Per quanto riguarda invece il preavviso di 24 ore richieste dall’Azienda nei casi “urgenti”, si tratta di una richiesta arbitraria, incompatibile con i principi sopra ricordati e senza alcun fondamento né legislativo né contrattuale.
Diffidiamo pertanto codesta Azienda dal mantenere tale richiesta.
Rileviamo infine che, se lo scopo delle norme del CCNL in oggetto fosse quello di favorire la correttezza nell’applicazione della legge, il metodo dei preavvisi mensili andrebbe in direzione opposta, rendendo problematica la fruizione dei permessi proprio e solo nei casi in cui è più necessaria.
Pontedera, li 2 Febbraio 2017

RSU FIOM Piaggio: Massimo Cappellini, Adriana Tecce, Giorgio Guezze, Massimiliano Malventi, Francesco Giuntoli, Antonella Bellagamba, Simone Di Sacco

giovedì 2 febbraio 2017

Bozza accordo sulle telecamere in Continental

Su richiesta di alcuni lavoratori che ancora non hanno avuto modo di essere informati, pubblichiamo la bozza di accordo sulle telecamere consegnata dall'azienda alla Rsu nel mese di dicembre.
Le planimetrie allegate di cui parla il documento non sono mai state rese pubbliche.




mercoledì 1 febbraio 2017

RIVENDICARE GLI INTERESSI DEI LAVORATORI

Riceviamo e pubblichiamo:

Il tempo passa e la situazione dei lavoratori in Continental continua a peggiorare:
- i carichi di lavoro sono aumentati in tutti i reparti e le condizioni di sicurezza sono ormai al limite;
- l'eliminazione delle figure di riferimento lascia soli i lavoratori di fronte a ogni problema;
- i lavoratori interinali entrano ed escono continuamente. Non sono stati assunti stabilmente nemmeno quelli che lavorano dal 2007; 
- ferie e PAR sono a totale discrezione dell'azienda;
- il premio di risultato è ancora quello del 2005.

Negli ultimi mesi la maggioranza della RSU non ha fatto NIENTE su NESSUNO di questi problemi e non risponde a nessuno. Di fronte alle tante critiche e richieste che sono venute nelle assemblee dei lavoratori, e che si sono anche espresse  molto chiaramente con il massiccio NO al Contratto Nazionale, la RSU non fa che nascondersi.

Questo si è visto benissimo in occasione del recente tentativo dell'azienda di INSTALLARE TELECAMERE negli ambienti di lavoro: fingendo di non sapere che cosa questo significa, la maggioranza della RSU prima ha negato, poi ha minimizzato, senza prendere NESSUNA iniziativa di contrasto all'azienda e di difesa dei diritti.

Su tutto il resto, dopo le assemblee di giugno, quando si volevano convincere i lavoratori a "scambiare" le pause con l'assunzione degli interinali, nessuno ha più saputo niente.
Gli incontri con l'azienda sono sempre tenuti soltanto da una "Delegazione Trattante" che CONTINUA A ESCLUDERE CHI NON E` D'ACCORDO e che NON RAPPRESENTA ne' tutta la RSU ne' i lavoratori. 

Da tempo chiediamo che TUTTA la RSU almeno si riunisca prima e dopo gli incontri con l'azienda, che si facciano verbali e si affiggano in bacheca.
Non c'è verso: anche in questi giorni, la "Delegazione Trattante" si incontra con l'azienda per parlare di Dk4 e situazione organizzativa del reparto XL3 SENZA CHE SE NE SIA MINIMAMENTE DISCUSSO.

Questi metodi vanno messi da parte una volta per tutte.
Dobbiamo capire, insieme come lavoratori, come organizzare le proposte e le azioni da mettere in pratica su tutte le questioni aperte, contrastando le iniziative dell'azienda e rivendicando soluzioni che difendano i nostri interessi.

1 febbraio 2017 
G. Garzella, S. Cini RSU