martedì 25 giugno 2019

Quali sono i problemi dei lavoratori CPT e come vanno affrontati


I problemi che quotidianamente hanno i lavoratori della CPT Continental sono questi:

- Riorganizzazione Continental con punto interrogativo sul futuro ed R&D ridotta ai minimi termini. Nel frattempo una sede affollatissima e una con le clean room quasi vuote che marciano a velocità diverse.

- Organizzazione del lavoro lasciata completamente in mano all'azienda. Confusione, massima flessibilità nella gestione del personale che viene fatto vagare da una linea all'altra spesso senza formazione,  ricorso strutturale e frequente allo straordinario, non rispetto dei tempi di preavviso, turni sotto organico.

- Percentuale di lavoratori precari prossima al 25% del totale della forza lavoro di produzione, usati con la massima flessibilità. Turn over continuo perché l'azienda, ostinandosi a non voler applicare le causali previste dal Decreto Dignità,  lascia a casa i lavoratori dopo al massimo un anno anziché due e nessuno gli impone il contrario. E questo porta inevitabili ripercussioni sulla qualità del lavoro (e di conseguenza sui premi ad essa legati), sulla sicurezza e sull'organizzazione del lavoro in generale. Staff leasing lasciato anche questo completamente in mano all'azienda.

- Gestione del personale sempre più dispotica con punizioni discriminatorie e una procedura per capo turno creata appositamente per premiare chi gli pare e continuare a sfruttare altri ben oltre il periodo di prova.

- Welfare gestito al di fuori della normativa prevista dal contratto nazionale.

- Buste paga spesso errate e lavoratori lasciati soli e coi mezzi propri non adeguati a dover gestire un software che ancora non funziona bene.

Questi problemi vanno affrontati e risolti e per farlo è innanzitutto necessario cambiare i rapporti di forza sindacato-azienda, sbilanciati ormai verso l'azienda a causa di una RSU arrendevole e disposta a troppi compromessi. D'altra parte non si può riacquistare credibilità e fiducia da parte dei lavoratori con scioperi spot, fine a se stessi e per far vedere che ogni tanto si fa qualcosa, bensì con il coinvolgimento costante e diretto su una piattaforma rivendicativa chiara che non può prescindere dal contenere tutti questi punti.

È su questi contenuti che come USB continueremo a chiamare i lavoratori alla lotta.

26 giugno 2019
USB CPT Continental

martedì 18 giugno 2019

USB CPT Continental: Ora più che mai è necessaria una linea sindacale determinata e coerente


Come USB siamo sempre stati contrari al trasferimento degli aumenti salariali su istituti quali il welfare aziendale ma, visto che ormai c’è, ci aspettiamo che l'erogazione avvenga entro i termini stabiliti dal contratto nazionale di categoria:

“Le parti precisano altresì che le date del 1° giugno di cui al primo comma della presente disciplina devono intendersi come termine entro il quale l'azienda deve mettere effettivamente a disposizione dei lavoratori gli strumenti di welfare….” (CCNL metalmeccanici industria, sez. Quarta, titolo IV, art. 17).

Invece anche su questo l'azienda fa come gli pare. E la RSU e le segreterie di FIOM e FIM, entrambe presenti in azienda, dimostrano ancora una volta la loro inutilità, inadeguatezza e pericolosità non essendo in grado neanche di far rispettare le schifezze che loro stessi hanno sottoscritto con confindustria.

Sia chiaro, non stiamo parlando di una vertenza complicata con rivendicazioni di  un certo peso. Stiamo parlando di far rispettare un semplice termine di erogazione, senza dover ricorrere a giudici e sindaci vari. Una questione semplice che una RSU che sia un minimo incisiva risolve in un istante ma questa, avendo lasciato carta bianca all'azienda ormai da troppo tempo, non è più in grado di affrontare nulla, figuriamoci se in una eventuale futura riorganizzazione aziendale potrà essere in grado di tutelarci e difendere il nostro posto di lavoro.

Invitiamo pertanto tutti i lavoratori a prendere coscienza di questo, a trarne le dovute conclusioni e a reagire. Ora più che mai è importante far vedere all'azienda che come lavoratori intendiamo sostenere una linea sindacale non più accondiscendente ma che sia determinata e coerente.

18 giugno 2019
USB CPT Continental

mercoledì 12 giugno 2019

Salario minimo, USB: al Ministero del Lavoro sindacati del patto sociale e Confindustria uniti contro gli aumenti salariali, vergogna

Roma - 
Ancora più esplicito è risultato oggi, al terzo tavolo tecnico convocato presso il Ministero del Lavoro, il no dei sindacati confederali, dell'UGL e degli autonomi CISAL e Confsal all'aumento dei minimi salariali a 9 euro orari che deriverebbe dall'approvazione del disegno di legge presentato in Parlamento dalla senatrice Catalfo.

Gli argomenti usati in precedenza e cioè, in particolare, che non fosse chiaro se la proposta si riferisse alla retribuzione complessiva o ai soli minimi orari, sono venuti meno. Il testo 658 parla chiaro, nella sua nuova versione diffusa da diverse settimane, e si riferisce ai minimi tabellari. Come è evidente, una larga fetta dei CCNL firmati da Cgil, Cisl e Uil in questi anni si colloca al di sotto dei minimi proposti, cioè della soglia di 9 euro l'ora.

La proposta, quindi, mira ad un rialzo dei salari per milioni di lavoratori, con un effetto a catena inevitabile anche su tutti i livelli salariali, non solo su chi sta al minimo.

Il re ora è nudo. Sindacati, quelli del patto sociale, e Confindustria, come titolava giustamente qualche quotidiano di ieri, sono d'accordo per contrastare il rialzo dei salari. Sono contrari sia i sindacati "maggiormente rappresentativi" che quelli che firmano i contratti pirata. L'importante per loro è che i salari restino bassi. E gli argomenti risuonati al tavolo rimandano a questa rinnovata unità di intenti: le imprese non possono sostenere questi rialzi.

E i lavoratori, invece? Possono continuare a vivere con questa miseria?

Per USB si apre ora una stagione di denuncia pubblica di massa di quali sono i responsabili delle condizioni salariali che subiamo: sindacati, Confindustria, centrosinistra e Lega, tutti uniti contro i lavoratori. Una battaglia difficile ma indispensabile, a fronte di una crescita clamorosa del lavoro povero e di una condizione generale di impoverimento che riguarda ormai una fetta larghissima di popolazione

https://lavoroprivato.usb.it/

mercoledì 5 giugno 2019

Cgil Cisl Uil e Confindustria firmano un patto per salvarsi a spese dei lavoratori: concordato il blocco salariale

Per cogliere meglio il significato della riluttanza di CGIL CISL e UIL  alla proposta di salario minimo, riproponiamo un vecchio articolo di USB e invitiamo i lavoratori a voler dare una lettura al famoso "Patto della fabbrica", stipulato dalle tre organizzazioni sindacali con confindustria nel
Marzo 2018:

Nazionale - 
Nel 2009 Cisl e Uil sottoscrissero un accordo sul modello contrattuale con Confindustria senza la firma della Cgil. Un accordo separato che sancì, per la prima volta nella storia del nostro paese, la derogabilità in peggio dei contratti nazionali e la cancellazione dell'autonomia rivendicativa del sindacato sul salario attraverso l'indicatore Ipca, inferiore al dato Istat, costruito a tavolino allo scopo di ridurre le retribuzioni. Lo sciopero di due categorie della Cgil, Fiom e Funzione Pubblica, impedì a Guglielmo Epifani, all'epoca segretario generale Cgil, di sottoscrivere un accordo che in realtà aveva condiviso nella trattativa. Dal 2009 in poi la Cgil anziché contrapporsi lo applicò in tutti i rinnovi del contratti nazionali, ad eccezione della Fiom che per queste ragioni subì due accordi separati. Con la firma di ieri la Cgil rientra anche formalmente nel nuovo modello, contribuendo così a renderlo ancora più corporativo e autoritario.
Lo scopo principale di Cgil Cisl Uil in una trattativa carbonara e slegata da qualsiasi rapporto con i lavoratori era essenzialmente difendere le proprie organizzazioni dalla loro crisi, incrociando così anche la Confindustria, non meno desiderosa di porre un argine alla continua emorragia di adesioni ed alla perdita di ruolo sul piano generale.

L'impianto del nuovo accordo, almeno per quanto riguarda il ruolo del contratto nazionale sul salario, è lo stesso del 2009. Si consolida così la cancellazione dell'autonomia del sindacato sul terreno salariale, destinando il contratto nazionale esclusivamente al mero e parziale recupero parziale del potere d'acquisto.
Tuttavia si introduce una distinzione sul salario. Nasce il Trattamento Economico Minimo (TEM, cioè i vecchi minimi tabellari) e il Trattamento Economico Complessivo (TEC) che oltre ai vecchi minimi conterrà altri elementi della retribuzione e anche il welfare. In sostanza i CCNL definiranno il TEC di ogni singola categoria allo scopo di eliminare ulteriormente il senso della contrattazione. Il TEC potrebbe infatti contenere le indennità, le maggiorazioni di paga oraria ecc con l'effetto che ciò che potenzialmente restava libero da vincoli  verrà assoggettato al mero recupero del dato Ipca.

Anche il cosiddetto welfare introdotto nel TEC è destinato a snaturare ulteriormente il ruolo del contratto nazionale e della contrattazione in generale. Lo stesso concetto di salario muta radicalmente con l'ingresso prepotente del welfare, cioè di risorse che ai lavoratori arriveranno solo come servizi direttamente dal contratto nazionale, in alternativa ovviamente agli aumenti salariali, a tutto vantaggio delle imprese che beneficeranno della  totale detassazione.

Si conferma e si rafforza il divieto a rivendicare e contrattare salario strutturale ad ogni livello, demandando alla contrattazione aziendale la definizione di salario legato a obbiettivi, cioè variabile ed a termine. In altre parole il solo spazio di contrattazione consentito è quello del ricatto sulla prestazione in riferimento ai risultati d'impresa. Nello spirito del Testo Unico del 10 gennaio 2014 si parla di certificazione della rappresentatività, anche per le associazioni padronali. L'obiettivo, peraltro esplicito, è quello di impedire che il fortino degli accordi Cgil Cisl Uil Confindustria sia messo in discussione da soggetti senza adeguata rappresentatività considerato il proliferare di contratti nazionali in continuo dumping su salari e normative.

Dietro il nobile obiettivo tuttavia si cela la difesa del proprio ruolo e degli interessi d'impresa considerato che in linea teorica potrebbero esserci accordi migliorativi di quelli sottoscritti dai sindacati più rappresentativi. Il tema dell'esigibilità dei contratti e delle sanzioni, tenuto nel cassetto in questi anni, tornerà di forza sui tavoli sindacali.

In questo senso il patto firmato mette insieme due esigenze corporative. Da una parte Cgil Cisl Uil, considerata la scelta di praticare il sindacalismo della miseria, agiscono per impedire la concorrenza del sindacalismo conflittuale nel rapporto con i lavoratori. Dall'altra parte le imprese pretendono che le buone condizioni che gli garantiscono Cgil Cisl Uil siano immodificabili e non possano essere cambiate con il conflitto. Un altro attacco violento al diritto di sciopero quindi che bisognerà vedere come verrà concretamente agito.


Così come si rafforza lo spirito derogatorio del CCNL in funzione dei cosiddetti bisogni d'impresa.  L'accordo in sostanza consegna  alle imprese mano libera su salari e condizioni di lavoro. Siamo davanti ad un vero e proprio blocco salariale senza nessuna contropartita, se non appunto per le organizzazioni firmatarie. Un patto neocorporativo quindi, svincolato da qualsivoglia riflessione sulla situazione materiale attuale del lavoro.

Cgil Cisl Uil Confindustria esprimono un unico punto di vista: quello delle imprese, a cui tutto è concesso e consentito. E' finita definitivamente la stagione delle piattaforme rivendicative costruite sui bisogni dei lavoratori. La contrattazione è svuotata di senso e valore, indifferente e contraria agli interessi dei lavoratori. Il rinnovo dei contratti nazionali diventa così un puro atto notarile, in cui il salario è predeterminato dall'Ipca. Tante ragioni in più per organizzarsi fuori dal sindacalismo complice, entro il cui perimetro per i lavoratori non c'è alcuna risposta. 
Unione Sindacale di Base Lavoro Privato 

Patto della Fabbrica, testo completo:

martedì 4 giugno 2019

CPT Continental: giusto per ricordare

Il 23 novembre 2018 il coordinatore della RSU scriveva:

"Oggi come sapete come previsto nella procedura di cui all’art. 47 comma 2 della legge n°428/1990, ci siamo incontrati con l’azienda alla UIP di Pisa per l’approfondimento sulla riorganizzazione di Continental e i cambiamenti che coinvolgeranno gli stabilimenti di Pisa . L’incontro che riteniamo sia stato positivo, si è svolto in un clima sereno ed oltre a essere stato soddisfacente ed esauriente, ha portato con se novità importanti. Ci sarà un ulteriore investimento di circa 700 mila euro per costruire a inizio anno e con operatività prevista a settembre 2019 una nuova struttura a San Piero dove saranno locati i moduli per i test di durata benzina (abbiamo vinto la sfida con Limbach stabilimento in ballo per questa attività), oltre a questo saranno ingressati in clean room zona xl2 linea 2 dei banchi per prova di vibrazione iniettori, attività che svolgeva esternamente Pointlab. Questo pensiamo sia la miglior risposta insieme alle assunzioni su chi ultimamente aveva lanciato grida di allarme sulla questione del cambio organizzativo. Ci sono anche novità importanti che arrivano da Amburgo dove il nostro compagno Daniele Caboni ha partecipato rappresentando la RSU di Pisa al forum del CAE. Considerando le molte informazioni da comunicare a tutti i lavoratori saranno quanto prima convocate le assemblee retribuite."

E il delegato Simone aggiungeva:

"Su pisatudei e livornopress avevo letto di un'altra situazione. Ma che informatori hanno?"

Ora, per favore, andare a rileggere l'ultimo comunicato della RSU.

Il Foglio Bianco