Pagine

lunedì 1 settembre 2014

Paolo riprende lo sciopero della fame alla Lucchini

Sabato 30 Agosto 2014

L’ estate è quasi terminata e la situazione dello stabilimento Lucchini di Piombino è sempre più drammatica.
Dopo lo spegnimento dell’ altoforno, avvenuto nell’ aprile scorso, adesso si è fermata anche la cokeria. In pratica migliaia di persone vivono tra contratti di solidarietà, pochissimi giorni di lavoro ed il buio davanti. Nessuna delle promesse del Governo è stata mantenuta: l’ impegno a non spegnere l’ altoforno, l’arrivo della Concordia a Piombino e lo stesso accordo di programma appare di difficile e lunga applicazione. Forse addirittura una grande scatola vuota. Fin troppo facile constatare che Piombino e i suoi lavoratori sono stati traditi e abbandonati, senza scrupoli. Anche la proposta di acquisto dello stabilimento da parte del gruppo indiano
(ammesso che vada in porto) non può essere la soluzione definitiva, in quanto assicurerebbe il rientro in fabbrica solo a 700 persone, riassunte probabilmente, dietro un rigida selezione che una volta si definiva padronale, con diritti e salari da terzo mondo. Adesso occorre affermare una sola cosa: ci possiamo salvare soltanto tutti insieme. Non è accettabile una soluzione per alcuni, mentre altri restano nell’ incertezza; così scateneremmo solo una guerra fra poveri. L’unico percorso condivisibile è quello che assicura lavoro stabile, con la salvaguardia dei diritti acquisiti per tutti, lavoratori diretti e dell’ indotto. Senza perdere neanche un posto di lavoro.
Questo si può ottenere in un solo modo: tornando a produrre acciaio allo stabilimento di Piombino. Se per questo occorre che lo Stato riacquisisca, anche solo in parte, la fabbrica, si pretenda che lo Stato lo faccia, con forte determinazione. Dopo promesse tradite e colossali prese in giro, è fin troppo chiaro che solo la mobilitazione e la lotta dei lavoratori di tutto il territorio, può servire a non far chiudere Piombino. Ecco perché da subito bisogna organizzare iniziative talmente forti e durature da far diventare il caso della siderurgia di Piombino un’emergenza nazionale. Io sono solo un lavoratore (iscritto alla FIOM) di 54 anni che dal 1980 lavora nella fabbrica di Piombino. Non ho altro modo di esprimere la necessità dei riprendere la lotta per i nostri diritti e per il lavoro, se non quello di mettermi in gioco personalmente. Per cui dalle ore 8.00 di sabato 30 agosto alle ore 8.00 di lunedì 1° settembre sarò all’ingresso della città di Piombino, nell’ aiuola pubblica  all’ ingresso della SOL, facendo lo sciopero della fame. Sarà banale,ma è vero: chi lotta può perdere, ma chi non lotta ha già perso!!  E se si perde questa  volta, lasceremo alle nuove generazioni un futuro di miseria e disperazione.


Castagneto C.cci 14 agosto 2014

Paolo Francini

4 commenti:

  1. Ci vuole coraggio a fare una cosa del genere... Altro che i discorsi da politicanti/sindacalisti amici di Renzi e compagnia varia!

    RispondiElimina
  2. Io proporrei di scendere in piazza tutti insieme per i colleghi della Lucchini. Potremmo metterci d accordo con i colleghi Piaggio...

    RispondiElimina
  3. Cari compagni,

    ci sembra che questo tipo di "lotta" non porti da nessuna parte.
    Siamo sempre più precari, poveri e sfruttati: dobbiamo pure privarci del cibo?
    Anche noi abbiamo lottato in situazione difficili quando c'erano in ballo licenziamenti e aumento dei carichi di lavoro, ma abbiamo sempre sottolineato che la terribile parola d'ordine con cui siamo chiamati a salire sui tetti oppure a fare scioperi della fame, quella del "diritto al lavoro", non è che la triste liturgia di una Religione del Lavoro, quindi del Capitale.
    Continuando a lottare ognuno nel proprio posto di lavoro non andremo da nessuna parte. Dobbiamo cominciare a mettere in campo la nostra forza, l'unico linguaggio che i nostri avversari capiscono. Serve lo sciopero generale!
    Se i sindacati non si muovono, allora autoconvochiamoci e organizziamoci dal basso.

    Saluti.
    I compagni di Chicago86

    RispondiElimina
  4. Sono decenni che i sindacati confederali lavorano per smontare ogni genere di lotta complessiva e potenzialmente generalizzabile. L'incontro di Landini con Renzi e' solo l'ultimo tassello di un'operazione di azzeramento totale della capacità conflittuale di quel poco di movimento operaio vivo che rimane in Italia.
    L'auto-organizzazione e' l'unica risposta possibile.

    Giacomo

    RispondiElimina