Pisa, 25/04/2020
La Commissione di Garanzia sull’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali – CGSSE - colpisce ancora. Con la seduta del 23 aprile, infatti, ha prescritto all’azienda per l’igiene ambientale Geofor di Pisa di procedere contro i lavoratori che si sono astenuti dal lavoro nei giorni 19, 20 e 21 marzo.
I lavoratori e i delegati USB in quei giorni, ricorrendo all’articolo 1460 del codice civile e all’articolo 44 della legge 81 del 2008, si erano rifiutati di esporsi al rischio del contagio di fronte alle inadempienze dell’azienda in materia di fornitura dei DPI e di adozione delle precauzioni minime essenziali. La quasi totalità dei dipendenti non prestò servizio per tutelare se stessi e le proprie famiglie, ricorrendo agli strumenti di autotutela che la normativa mette a disposizione dei lavoratori.
Ora la Commissione li vuole punire ed invita perentoriamente l’azienda a procedere contro di loro. In verità, nel farlo, la Commissione sembra a corto di argomenti e soprattutto si muove su un terreno manifestamente al di fuori della sua sfera di intervento. È la stessa Commissione infatti a prendere atto che non di sciopero si è trattato e che i lavoratori hanno agito “in autotela” con azioni individuali plurime. Ma se è così, cosa c’entra la CGSSE? Non siamo in presenza di un caso di applicazione, più o meno legittima, della legge 146, quella che regola il diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali. E la Commissione, istituita proprio per vigilare sulla sua corretta applicazione, ora avrebbe deciso di intervenire su un terreno che è abbondantemente fuori dalla sua giurisdizione.
Ma tant’è. Questa è l’Italia nell’era del coronavirus, sotto la pressione di Confindustria e della sua martellante campagna del “riapriamo tutto ad ogni costo”. Le aziende devono essere messe sempre e comunque al riparo da ogni responsabilità e i lavoratori continuamente sottoposti all’intimidazione, anche quando a rischio c’è la propria incolumità.
Non conta che proprio tra i lavoratori dell’igiene ambientale si contino diversi morti proprio per il contagio contratto lavorando. La protesta, individuale o collettiva, non è tollerabile, neanche quando manifestamente a rispetto delle leggi in vigore.
Il colpo sparato dalla Commissione, ancora una volta contro i lavoratori, non può passare inosservato. I responsabili della strage che si sta compiendo in questo paese non sono solo i dirigenti aziendali ed i vertici confindustriali. Non sono soltanto le organizzazioni sindacali che hanno firmato il protocollo del “via libera – tutti a lavorare” del 14 marzo. Ci sono anche i componenti di una Commissione sempre al lavoro per garantire che nessuno si metta di traverso.
La USB contrasterà questa ennesima azione repressiva contro i lavoratori e la libertà sindacale con tutti i mezzi a sua disposizione, sul piano legale, dell’iniziativa sindacale e della lotta sociale e democratica. No Pasaran.
I lavoratori e i delegati USB in quei giorni, ricorrendo all’articolo 1460 del codice civile e all’articolo 44 della legge 81 del 2008, si erano rifiutati di esporsi al rischio del contagio di fronte alle inadempienze dell’azienda in materia di fornitura dei DPI e di adozione delle precauzioni minime essenziali. La quasi totalità dei dipendenti non prestò servizio per tutelare se stessi e le proprie famiglie, ricorrendo agli strumenti di autotutela che la normativa mette a disposizione dei lavoratori.
Ora la Commissione li vuole punire ed invita perentoriamente l’azienda a procedere contro di loro. In verità, nel farlo, la Commissione sembra a corto di argomenti e soprattutto si muove su un terreno manifestamente al di fuori della sua sfera di intervento. È la stessa Commissione infatti a prendere atto che non di sciopero si è trattato e che i lavoratori hanno agito “in autotela” con azioni individuali plurime. Ma se è così, cosa c’entra la CGSSE? Non siamo in presenza di un caso di applicazione, più o meno legittima, della legge 146, quella che regola il diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali. E la Commissione, istituita proprio per vigilare sulla sua corretta applicazione, ora avrebbe deciso di intervenire su un terreno che è abbondantemente fuori dalla sua giurisdizione.
Ma tant’è. Questa è l’Italia nell’era del coronavirus, sotto la pressione di Confindustria e della sua martellante campagna del “riapriamo tutto ad ogni costo”. Le aziende devono essere messe sempre e comunque al riparo da ogni responsabilità e i lavoratori continuamente sottoposti all’intimidazione, anche quando a rischio c’è la propria incolumità.
Non conta che proprio tra i lavoratori dell’igiene ambientale si contino diversi morti proprio per il contagio contratto lavorando. La protesta, individuale o collettiva, non è tollerabile, neanche quando manifestamente a rispetto delle leggi in vigore.
Il colpo sparato dalla Commissione, ancora una volta contro i lavoratori, non può passare inosservato. I responsabili della strage che si sta compiendo in questo paese non sono solo i dirigenti aziendali ed i vertici confindustriali. Non sono soltanto le organizzazioni sindacali che hanno firmato il protocollo del “via libera – tutti a lavorare” del 14 marzo. Ci sono anche i componenti di una Commissione sempre al lavoro per garantire che nessuno si metta di traverso.
La USB contrasterà questa ennesima azione repressiva contro i lavoratori e la libertà sindacale con tutti i mezzi a sua disposizione, sul piano legale, dell’iniziativa sindacale e della lotta sociale e democratica. No Pasaran.
Unione Sindacale di Base
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