Alla FIAT di Melfi i
sindacati ammessi al tavolo di Marchionne hanno firmato un accordo aziendale
che stabilisce l’orario di lavoro su 20 turni settimanali, cioè la turnazione a
ciclo continuo con esclusione della sola domenica mattina.Un accordo che ha ricevuto
e riceverà il sostegno generale di istituzioni, forze politiche e mezzi di
informazione.
Ma già nelle assemblee,
tenute per pura informazione, i lavoratori hanno contestato duramente i
contenuti dell’accordo e i rappresentanti sindacali che l’hanno firmato. Date
le condizioni molto difficili presenti in FIAT, questa prima reazione è stato
un chiaro segnale di resistenza, che è andato ben al di là delle previsioni di
FIAT e sindacati e ha aperto una situazione nuova nella fabbrica di
Melfi.
Una reazione certo
istintiva, di difesa da uno sfruttamento insensato, ma che si sta trasformando
in una spinta a scioperi in grado di contrastare l’applicazione dell’accordo.
Ancora una volta, per gli operai di una grande fabbrica, si pone l’alternativa
tra subire, aspettando aiuti e soluzioni che non verranno, o invece prendere in
mano una iniziativa di lotta che ha tutte le possibilità di riuscire, tanto più
in un momento di forti necessità produttive.
L’esperienza degli ultimi
anni, a Melfi come in tanti altri luoghi di lavoro, dice che gli operai di
Melfi dovranno fare i conti, sul piano locale, con l’isolamento sindacale,
politico e sociale. Ma l’obiettivo di impedire l’applicazione di un accordo
odioso, che tratta i lavoratori come schiavi, è comune all’intera classe
lavoratrice, che si trova tutta di fronte ad attacchi diversi ma tutti nella
stessa direzione.Solo questa consapevolezza, e il sostegno che potrà venire
dall’insieme dei lavoratori, potrà vincere l’isolamento e fornire la
determinazione che sarà necessaria.
La lotta dei lavoratori di
Melfi deve perciò trovare la solidarietà e il sostegno dell’intera classe
lavoratrice. Come prima cosa, compito dei gruppi di lavoratori e delegati
attivi nelle diverse realtà di fabbrica è di contrastare la disinformazione
nelle fabbriche e sui territori, organizzare assemblee pubbliche e scioperi di
appoggio e solidarietà.
Un insieme di rapporti e
iniziative che significano una pratica e un modello di azione sindacale ben
diverso da quello che negli ultimi anni ha lasciato, quasi senza combattere, i
lavoratori alla mercé dell’attacco padronale.
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