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giovedì 30 novembre 2017
Ryanair, lettera all’assistente di volo: «Vendi più profumi e gratta e vinci o non farai più i riposi previsti»
Prima l’analisi. «Non hai mai venduto cosmetici. Nel 98% dei voli non hai piazzato profumi o regali. Nell’86% hai fatto guadagnare meno di 50 euro». Poi la valutazione. «Si tratta di prestazioni inaccettabili ed è chiaro che non stai facendo il tuo lavoro a bordo». Quindi la «punizione». «Dal 1° dicembre 2017 i tuoi turni non saranno più organizzati su 5 giorni di lavoro e 3 di riposo, ma sarai a disposizione della compagnia a coprire i buchi nella tua base di riferimento». Infine la prospettiva. «Se non ci saranno miglioramenti prenderemo ulteriori provvedimenti». Perché l’obiettivo è soltanto uno: vendere il più possibile. Dai profumi ai gratta e vinci fino ai cosmetici. (....)
mercoledì 29 novembre 2017
Ikea Milano, madre separata con figli piccoli licenziata perché non rispetta i turni. Colleghi in sciopero per solidarietà
Succede a Corsico. La donna ha due bambini di 10 e 5 anni. Il più piccolo disabile: "Per me arrivare alle 7 è impossibile". I sindacati: "Daremo battaglia. Alla faccia del welfare svedese". In serata l'azienda commenta: "Vogliamo approfondire meglio la vicenda" (...)
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http://milano.repubblica.it/cronaca/2017/11/28/news/ikea_corsico_lavoratori_sciopero_solidarieta_collega_licenziata-182396365/amp/
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Metasalute: anche la FIOM ora propaganda la sanità integrativa...
Nell'ottobre del 2012 la FIOM pubblicava il volantino che trovate sotto in cui esprimeva assoluta contrarietà alla polizza di sanità integrativa che Fim e Uilm avevano inserito sul contratto nazionale. Quel contratto nazionale non è stato firmato dalla FIOM per i peggioramenti normativi e salariali rispetto al precedente contratto del 2008.
A distanza di 4 anni, nel dicembre 2016, la FIOM con la firma sul nuovo contratto nazionale, recepisce in pieno tutto quanto previsto dal ccnl del 2012, compresa Metasalute, e accetta ulteriori peggioramenti sia normativi che salariali. E persino fa le assemblee per dire ai lavoratori che Metasalute ora è la soluzione allo smantellamento della sanità pubblica.....
DICONO DI VOLER TUTELARE LA SALUTE
poi non vogliono pagare i primi tre giorni di malattia,
propongono la sanità integrativa e non ne spiegano i rischi
In
queste settimane, mentre Fim e Uilm si presentano in alcune aziende per
propagandare Metasalute, molte
aziende si fanno carico di distribuire a tutti i lavoratori, con la busta paga
di ottobre, il foglio informativo
e i moduli di iscrizione: si tratta di un Fondo sanitario integrativo su base
nazionale a cui Fim,
Uilm e Federmeccanica chiamano a concorrere sia le imprese aderenti che i
singoli lavoratori.
I
propagandisti delle altre Organizzazioni sindacali, muniti di materiale
illustrativo patinato, presentano Metasalute
come una opportunità e nascondono le conseguenze e i pericoli che comporta
aderire a un Fondo
nazionale di categoria in assenza di una discussione trasparente e con quelle
caratteristiche.
Fim
e Uilm non spiegano ai lavoratori che:
· un fondo
sanitario di dimensione nazionale rende difficile, se non impossibile, forme di controllo dirette dei lavoratori
sulle finalità e sulle prestazioni; sarebbe invece necessario sostenere i fondi sanitari
territoriali e aziendali già attivi o che si potrebbero istituire;
· le imprese
hanno la possibilità di aderire anche in presenza di accordi per la sanità
integrativa già sottoscritti a livello
aziendale, con la conseguenza che le imprese chiederanno a sindacato e lavoratori di
rinunciare ai loro fondi aziendali, più trasparenti nella gestione della risorse e più
soddisfacenti per la qualità delle prestazioni sanitarie integrative garantite, con il rischio concreto
della loro cancellazione;
· oggi non
sono chiari né l'equilibrio fra contribuzione e prestazioni né, in caso di
squilibrio, se i maggiori costi si
scaricheranno sui lavoratori che aderiscono;
· Metasalute
è un costo contrattuale che pagano i lavoratori perché Federmeccanica e le aziende hanno già decurtato dagli
irrisori aumenti contrattuali del 2009 il costo dell'avvio del fondo e decurteranno i
prossimi costi dagli aumenti contrattuali futuri.
Fim
e Uilm, incentivando la tendenza in atto a smantellare il sistema sanitario
pubblico a favore della sanità
privata, si propongono di sostituire le prestazioni sanitarie pubbliche con una
prestazione privata tutta
da verificare e nello stesso tempo sono disponibili a mettere in discussione un
diritto contrattuale certo
e in vigore come il pagamento dei primi tre giorni di malattia, oltre ad
aumentare gli orari di
lavoro e a non erogare a tutti i lavoratori i minimi salariali definiti dal
Ccnl.
Tutto
questo avviene mentre assistiamo a un utilizzo e a uno spostamento di risorse
pubbliche a favore di
strutture sanitarie private e a un sistema di controllo pubblico che ha
mostrato inefficienza e complicità
diffuse.
La Fiom non accetterà l’applicazione di un Contratto svuotato di
ogni valore; invita le lavoratrici e i lavoratori a non aderire a Metasalute e a esigere, anche sul
tema, chiarezza, trasparenza e confronto in assemblee unitarie sui luoghi di lavoro.
La Fiom ritiene necessario aprire vertenze per raggiungere
intese aziendali e/o territoriali, sviluppando e generalizzando esperienze e accordi esistenti,
dove risultino evidenti:
- la difesa del sistema sanitario pubblico e la richiesta di
prestazioni sanitarie integrative,
- la definizione e l'integrazione delle prestazioni integrative
con i sistemi sanitari regionali che sono tra loro diversi,
- le forme di partecipazione e di controllo da parte delle
lavoratrici e dei lavoratori.
Roma, 31 ottobre 2012 www.fiom.cgil.it
martedì 28 novembre 2017
“Lavoro ad Amazon, vi dico tutto”
Estratto dell’intervista a Tommaso, operaio della Amazon di Castel San Giovanni vicino a Piacenza. Intervista pubblicata da Adnkronos il 24/11/2017 e riproposta da "Operai Contro".
“Lavoro ad Amazon, vi dico tutto”
“Per lavorare da Amazon? Bisogna avere un ‘fisico bestiale'”. Tommaso, 35 anni, nome e età di fantasia per garantirne l’anonimato. Nello stabilimento l’età media dei dipendenti è tra i 25 e i 30 anni. Il lavoro, spiega, è organizzato su tre turni di 24 ore su 24 per 7 giorni su 7 “con uno stacco di mezz’ora per non creare ingorghi di posteggio: sono geniali in questo, non c’è che dire”. A rendere particolarmente pesante le ore allo stabilimento il cosiddetto ‘passo Amazon’ ossia che “devi fare almeno 120 pezzi in un’ora” nel reparto, dove la merce viene confezionata e spedita. “Nei pacchi multipli, invece, devi raggiungere un altro target”, ma in generale diciamo che il calcolo è semplice: due pacchi al minuto. “Siamo tutti monitorati. Chi fa i pacchi è monitorato perché loggato a un computer, mentre chi va a prenderli usa uno scanner su cui si registra con il suo nome. E, quindi, se ti scolleghi per andare in bagno per 5 minuti, poi, è tutto tempo che devi recuperare. Non esagero, ma mi sento come se avessi un braccialetto elettronico”.
Nell’hub emiliano lavorano poco meno di 4mila persone, la metà con contratto a tempo indeterminato, “tutto in regola, stipendio sui 1450 lordi, nulla da dire su questo”, e altrettanti con contratti di somministrazione con un’agenzia interinale. “I cosiddetti ‘green badge’, sono loro i più sfruttati. Qualcuno si è lamentato – fa notare Tommaso con amara ironia -, ma il caso ha voluto che a fine contratto non sia stato richiamato”. “Conosco persone che prendono antidolorifici, fanno anche punture, per i dolori alle braccia, alla schiena e alle gambe – spiega il dipendente -. Ma è normale perché chi fa i pacchi e confeziona la merce prelevata, sollecita di più quelle zone del corpo”. “Fanno fatica a trovare personale qui in zona, chi ci è già finito, non ci torna anche se ricontattato – racconta -, tanto che ci sono pullman di gente che arriva da Varese e Alessandria, navette che passano e li portano allo stabilimento”.
Dopo un po’, spiega Tommaso, sembrano incentivare l’uscita. “La durata media di un dipendente da noi è di 3 anni, dopo rendi meno e, quindi, ti aiutano ad andare via. Chi va a prelevare la merce dagli scaffali deve fare 20 chilometri al giorno in giro per le Tower di 4 piani, sembrano un bunker con soffitti di oltre 2 metri, gli altri devono avere una bella schiena muscolosa per tenere il ritmo”.
mercoledì 22 novembre 2017
Sulle pensioni la solita vergognosa sceneggiata di Cgil Cisl Uil - Articolo di Contropiano
Certo, non si può non riconoscere a CISL e UIL un’incrollabile coerenza quando arrivano addirittura a rivendicare l’ “allargamento dell’Ape social”, cioè, l’estensione ad una maggiore platea di fortunatissimi lavoratori, dei fantastici benefici della più grande truffa messa in atto contro i lavoratori negli ultimi 150 anni.
E’ il loro modo di dire hic et nunc da che parte stanno: da sempre con il governo di turno, senza se e senza ma. E la #CGIL ? Tentenna, ma giusto per distinguersi quel tanto che basta per cercare di non perdere anche quel 30% di iscritti che ancora non è andato in pensione. Ormai siamo così abituati a vederla recitare quello stanco e ripetitivo copione che quasi non ci facciamo più caso, se non fosse che il tema delle pensioni è tema altamente sensibile perché in ballo ci sono i diritti calpestati di milioni si persone che hanno lavorato una vita. Tant’è, e tuttavia la CGIL proprio non ci riesce a non recitare una parte a cui, ormai, non crede quasi più nessuno ed è così che, riguardo le proposte ridicole del governo sulle pensioni, stavolta, s’inventa un vago ed indecifrabile “giudizio di insufficienza su donne e giovani”. (.....)
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http://contropiano.org/interventi/2017/11/22/sulle-pensioni-la-solita-vergognosa-sceneggiata-cgil-cisl-uil-097963
Leggi anche:
Lettera Ue: manovra a rischio, no a retromarce sulle pensioni. Giudizio finale in primavera
http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2017-11-22/lettera-ue-manovra-rischio-ma-giudizio-debito-primavera-113702.shtml?uuid=AE4i5BGD
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PENSIONI : LA FORNERO NON SI TOCCA LA FIOM “CHIAMA” LO SCIOPERO
Leggi l'articolo e ascolta l'intervista ad Eliana Como, Sindacatoaltracosa - area di opposizione in Cgil, su:
PENSIONI : LA FORNERO NON SI TOCCA LA FIOM “CHIAMA” LO SCIOPERO
PENSIONI : LA FORNERO NON SI TOCCA LA FIOM “CHIAMA” LO SCIOPERO
Contromanovra: il 2 dicembre mobilitazione nazionale - dal sito FIOM nazionale
IL GOVERNO VUOLE
- imporre una pessima manovra per il lavoro e i suoi diritti.
- una previdenza che continua sulla strada della riforma Fornero, concede solo qualche deroga ma insiste sull’aumento automatico dell’età pensionabile e non apre sulle pensioni di garanzia per i giovani e i discontinui, discontinui, non dà risposte ai lavoratori precoci.
- confermare che per le aziende è più conveniente licenziare che ricorrere alla cassa integrazione.
- non affrontare il problema dell'occupazione giovanile limitandosi a decontribuzioni e incentivi che producono al massimo occupazione sostitutiva.
- una previdenza che continua sulla strada della riforma Fornero, concede solo qualche deroga ma insiste sull’aumento automatico dell’età pensionabile e non apre sulle pensioni di garanzia per i giovani e i discontinui, discontinui, non dà risposte ai lavoratori precoci.
- confermare che per le aziende è più conveniente licenziare che ricorrere alla cassa integrazione.
- non affrontare il problema dell'occupazione giovanile limitandosi a decontribuzioni e incentivi che producono al massimo occupazione sostitutiva.
NOI CHIEDIAMO
- il rilancio delle politiche industriali;
- la modifica radicale della legge Fornero a partire dal blocco dell'età pensionabile;
- ammortizzatori sociali per tutti a partire dai contratti di solidarietà;
- incentivi per un'occupazione stabile e sostegno alla formazione.
- la modifica radicale della legge Fornero a partire dal blocco dell'età pensionabile;
- ammortizzatori sociali per tutti a partire dai contratti di solidarietà;
- incentivi per un'occupazione stabile e sostegno alla formazione.
Il 2 dicembre la Cgil ha indetto una giornata di mobilitazione nazionale con manifestazioni interregionali contro le decisioni del governo, a partire da quelle sulle pensioni e per premere sul Parlamento per cambiare la manovra economica.
QUESTO E SOLO L'INIZIO
INTENSIFICHIAMO GLI SCIOPERI A LIVELLO TERRITORIALE E AZIENDALE
IL 2 DICEMBRE SCIOPERO DEGLI STRAORDINARI,
DELLE FLESSIBILITÀ E DEI TURNI
a partire da venerdì notte
martedì 21 novembre 2017
Catene di montaggio, ecco gli esoscheletri potenziati. Operai come Iron man - Articolo suggerito da un lavoratore
Da Ford a Hyundai, passando per Audi e Bmw, sempre più costruttori cominciano a sperimentare con successo supporti meccanici in grado di alleviare lo sforzo fisico di chi è addetto alle linee di produzione e migliorarne il lavoro. Vi spieghiamo come funzionano (...)
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lunedì 20 novembre 2017
RIUNIONE CON PIAGGIO, DELEGATI USB NON AMMESSI
L'episodio è stato reso noto dai delegati Fiom che hanno ritenuto questa scelta inaccettabile e hanno abbandonato l'incontro (.....)
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giovedì 16 novembre 2017
Abroghiamo la Fornero! Scioperi e mobilitazioni nelle fabbriche
I delegati delle principali fabbriche che hanno partecipato all’assemblea nazionale dei metalmeccanici del sindacato è un’altra cosa, a Firenze il 13 novembre (Gkn, Same, Piaggio, Bonfiglioli, Fincantieri di Palermo, Aferpi di Piombino, Officine Vittorio Villa di Bergamo, Annovi&Reverberi di Modena, I.M.P. Pasotti di Brescia, IBM di Milano) condividono l’urgenza di mobilitarsi sul tema delle pensioni e invitano i delegati e le delegate di altre fabbriche e di altre categorie a partecipare a un percorso comune di mobilitazione. Non è accettabile proseguire un confronto unitario con il Governo su un binario morto.
La legge Fornero va abrogata! I lavoratori e le lavoratrici devono poter andare in pensione a 40 e con il vecchio sistema retributivo. Quello italiano è il peggior sistema pensionistico in Europa. Non basta bloccare lo scatto automatico previsto nel 2019, né esonerare soltanto le mansioni più gravose, né tanto meno favorire le pensioni integrative. Bisogna ripristinare il sistema delle pensioni di anzianità, rafforzare il sistema previdenziale pubblico e abbassare per tutte e tutti l’età pensionabile.
Nel 2011 sulla legge Fornero, Cgil Cisl Uil fecero soltanto tre ore di sciopero. Nel 2014, solo Cgil e Uil scioperarono contro il Jobs act ma quando ormai il Parlamento lo aveva approvato. Ora, soltanto la Cgil ha un giudizio negativo sulla Legge di stabilità, in particolare sugli interventi in tema di pensioni, ma ad oggi non ha convocato nessuno sciopero generale e l’autunno rischia di finire soltanto con una manifestazione, sabato 2 dicembre. E magari per decidere di nuovo lo sciopero in inverno, fuori tempo massimo, a futura memoria.
Nel 2011 sulla legge Fornero, Cgil Cisl Uil fecero soltanto tre ore di sciopero. Nel 2014, solo Cgil e Uil scioperarono contro il Jobs act ma quando ormai il Parlamento lo aveva approvato. Ora, soltanto la Cgil ha un giudizio negativo sulla Legge di stabilità, in particolare sugli interventi in tema di pensioni, ma ad oggi non ha convocato nessuno sciopero generale e l’autunno rischia di finire soltanto con una manifestazione, sabato 2 dicembre. E magari per decidere di nuovo lo sciopero in inverno, fuori tempo massimo, a futura memoria.
Questo non serve. Serve oggi una grande mobilitazione per riaprire la vertenza sulle pensioni e chiedere l’abrogazione della Fornero. Anche la Fiom, oltre a annunciare che lo sciopero sarebbe necessario, finora non ha fatto altro che dare indicazione ai territori e alle Rsu di convocare scioperi sul posto di lavoro, senza una precisa piattaforma e senza prendere in prima persona la responsabilità di proclamarli come organizzazione.
Le organizzazioni sindacali hanno una responsabilità molto forte a non organizzare la mobilitazione e a non dichiarare lo sciopero generale. Denunceremo questa mancanza di coraggio in ogni sede e modo possibile.
E non resteremo con le mani in mano. Nei prossimi giorni concorderemo iniziative di mobilitazione e sciopero comuni nelle fabbriche in cui lavoriamo, per chiedere l’abrogazione della legge Fornero, il ritorno al sistema retributivo e ai 40 anni di anzianità.
E non resteremo con le mani in mano. Nei prossimi giorni concorderemo iniziative di mobilitazione e sciopero comuni nelle fabbriche in cui lavoriamo, per chiedere l’abrogazione della legge Fornero, il ritorno al sistema retributivo e ai 40 anni di anzianità.
L’assemblea nazionale dei metalmeccanici del sindacatoaltracosa – opposizione cgil
martedì 14 novembre 2017
Direttivo Cgil. E.Como: sciopero generale, subito!
13 novembre, direttivo nazionale CGIL. Intervento di Eliana Como
Il direttivo di ieri notte ha poi approvato con il nostro solo voto contrario un documento che a breve pubblicheremo, che dà il mandato alla segreteria di decidere la manifestazione nazionale o cortei interregionali il 2 dicembre, senza lo sciopero generale. Segue l’intervento di Eliana Como al direttivo.
Sarò veloce, perché non credo che oggi ci sia bisogno di tanti giri di parole. Questo direttivo è chiamato stanotte a prendere una decisione. Le posizioni devono essere chiare e non occorre girarci intorno.
Il direttivo deve rispondere alle due domande che la segretaria ha posto nella introduzione. Se il perimetro che ha disegnato il Governo sulla Legge di stabilità è accettabile così come si prospetta e, se non lo è come ritiene Susanna Camusso, cosa dobbiamo fare.
Certo, questo perimetro è inaccettabile. E non soltanto per le cose che sono state dette nell’introduzione. È inaccettabile perché, fin dall’inizio, almeno da settembre, la discussione avrebbe dovuto essere sulla riduzione dell’età pensionabile e sulla abrogazione della Fornero. Piccoli ritocchi qua e là, l’esclusione di alcune mansioni più usuranti o la sola sospensione degli scatti automatici non sarebbero comunque sufficenti a dare risposte ai lavoratori e alle lavoratrici.
Questo è quello che penso fin da settembre. Ma in ogni caso, anche accettando il quadro che qui è stato delineato, le proposte del Governo sono inaccettabili. E quindi anche sul secondo punto – cosa dobbiamo fare – non ho nessun dubbio e non ho bisogno di girarci intorno. La Cgil deve dichiarare lo sciopero generale, subito, anche da sola. Anzi, tanto più da sola, visto che, stando a quello che ci è stato riferito dalla segretaria, il rischio che Cisl e Uil si preparino a un accordo separato è tutt’altro che improbabile.
Abbiamo rimandato fin troppo, insistendo anche in queste settimane con la proposta delle assemblee unitarie. Il quadro è fin troppo chiaro. Il nostro giudizio sulla Legge di bilancio non è condiviso dalle altre organizzazioni.
E se è così, se il nostro giudizio è questo, come ho sentito anche oggi, la nostra risposta non può essere soltanto la manifestazione nazionale a Roma di sabato, o peggio ancora, le manifestazioni interregionali, come ha proposto l’introduzione. Ben venga il corteo a Roma, ma in quadro in cui, da subito, la segreteria della Cgil ha il mandato per decidere lo sciopero generale, all’interno di un percorso di mobilitazione.
Uscire da questo direttivo stanotte senza aver deciso lo sciopero e eventualmente, come ho sentito anche dalla segretaria della Fiom prima di me, rimandare la discussione a dopo la manifestazione, significa al meglio fare come nel 2014, quando arrivammo allo sciopero dopo che la legge sul Jobs act era già stata votata. Questo non serve a nessuno.
Non è vero, come ha detto Susanna Camusso nell’introduzione, che non ci sono le condizioni per lo sciopero generale. Se anche non ci fossero, starebbe a noi costruirle. Questa è la responsabilità di un gruppo dirigente. Ma il punto è che le condizioni ci sono, eccome! Non è che nel paese si è tornato a discutere di pensioni, come è stato detto prima. Nel paese non si è mai smesso di discutere di pensioni! Tanto è vero che Lega e M5S possono permettersi di inseguire questo clima nel paese e giocarlo anche contro di noi. Non c’è lavoratore e lavoratrice che non pensi che non abbiamo fatto niente nel 2011 contro la legge Fornero. Se oggi non decidiamo lo sciopero, stiamo facendo ancora meno che le 3 ore di allora. Significa che stiamo mettendo la pietra tombale sulle pensioni. Così sarà letto e così sarà anche strumentalizzato da soggetti politici come la Lega, che, nemmeno su questo tema, dovrebbero permettersi di avere più credibilità di noi. Siamo noi a non doverglielo permettere.
Per questo, come ho promesso, sono stata breve: uscire da qui stanotte con una manifestazione di piazza ma senza lo sciopero generale è una scelta sbagliata che io non condivido.
Il direttivo deve rispondere alle due domande che la segretaria ha posto nella introduzione. Se il perimetro che ha disegnato il Governo sulla Legge di stabilità è accettabile così come si prospetta e, se non lo è come ritiene Susanna Camusso, cosa dobbiamo fare.
Certo, questo perimetro è inaccettabile. E non soltanto per le cose che sono state dette nell’introduzione. È inaccettabile perché, fin dall’inizio, almeno da settembre, la discussione avrebbe dovuto essere sulla riduzione dell’età pensionabile e sulla abrogazione della Fornero. Piccoli ritocchi qua e là, l’esclusione di alcune mansioni più usuranti o la sola sospensione degli scatti automatici non sarebbero comunque sufficenti a dare risposte ai lavoratori e alle lavoratrici.
Questo è quello che penso fin da settembre. Ma in ogni caso, anche accettando il quadro che qui è stato delineato, le proposte del Governo sono inaccettabili. E quindi anche sul secondo punto – cosa dobbiamo fare – non ho nessun dubbio e non ho bisogno di girarci intorno. La Cgil deve dichiarare lo sciopero generale, subito, anche da sola. Anzi, tanto più da sola, visto che, stando a quello che ci è stato riferito dalla segretaria, il rischio che Cisl e Uil si preparino a un accordo separato è tutt’altro che improbabile.
Abbiamo rimandato fin troppo, insistendo anche in queste settimane con la proposta delle assemblee unitarie. Il quadro è fin troppo chiaro. Il nostro giudizio sulla Legge di bilancio non è condiviso dalle altre organizzazioni.
E se è così, se il nostro giudizio è questo, come ho sentito anche oggi, la nostra risposta non può essere soltanto la manifestazione nazionale a Roma di sabato, o peggio ancora, le manifestazioni interregionali, come ha proposto l’introduzione. Ben venga il corteo a Roma, ma in quadro in cui, da subito, la segreteria della Cgil ha il mandato per decidere lo sciopero generale, all’interno di un percorso di mobilitazione.
Uscire da questo direttivo stanotte senza aver deciso lo sciopero e eventualmente, come ho sentito anche dalla segretaria della Fiom prima di me, rimandare la discussione a dopo la manifestazione, significa al meglio fare come nel 2014, quando arrivammo allo sciopero dopo che la legge sul Jobs act era già stata votata. Questo non serve a nessuno.
Non è vero, come ha detto Susanna Camusso nell’introduzione, che non ci sono le condizioni per lo sciopero generale. Se anche non ci fossero, starebbe a noi costruirle. Questa è la responsabilità di un gruppo dirigente. Ma il punto è che le condizioni ci sono, eccome! Non è che nel paese si è tornato a discutere di pensioni, come è stato detto prima. Nel paese non si è mai smesso di discutere di pensioni! Tanto è vero che Lega e M5S possono permettersi di inseguire questo clima nel paese e giocarlo anche contro di noi. Non c’è lavoratore e lavoratrice che non pensi che non abbiamo fatto niente nel 2011 contro la legge Fornero. Se oggi non decidiamo lo sciopero, stiamo facendo ancora meno che le 3 ore di allora. Significa che stiamo mettendo la pietra tombale sulle pensioni. Così sarà letto e così sarà anche strumentalizzato da soggetti politici come la Lega, che, nemmeno su questo tema, dovrebbero permettersi di avere più credibilità di noi. Siamo noi a non doverglielo permettere.
Per questo, come ho promesso, sono stata breve: uscire da qui stanotte con una manifestazione di piazza ma senza lo sciopero generale è una scelta sbagliata che io non condivido.
lunedì 13 novembre 2017
Legge di bilancio , cosa fa il sindacato?
La legge di bilancio ha iniziato il suo iter parlamentare e ancora una volta mantiene un chiaro contenuto di classe così sintetizzabile: soldi ai padroni.
Nel triennio 2019/21 è previsto un innalzamento del 3% dell’Iva il cui impatto più grande ricadrebbe proprio nel 2019. Nel contempo si introduce una riduzione del 50% dei contributi per 3 anni per tutte le assunzioni fino ai 29 anni di età. Per il 2018 questo bel regalo riguarderà anche i neoassunti fino ai 35 anni di età. È previsto un nuovo credito d’imposta al 40% per le spese sulla formazione per l’Industria 4.0 oltre allo stanziamento di ulteriori fondi di circa 300 milioni. Sono 4 miliardi complessivi in forma di sconti e agevolazioni ad imprese e banche.
Per gli oltre 3 milioni di lavoratori pubblici e della scuola, invece, dopo 8 anni di blocco contrattuale sono stanziati 2,6 miliardi che non riusciranno nemmeno a garantire gli 85 euro previsti dall’intesa dello scorso novembre per il periodo contrattuale 2016/18. Una mancia dopo che i lavoratori hanno perso circa 2mila euro all’anno di potere d’acquisto a causa dei mancati rinnovi. Nessuna indicazione su percorsi di stabilizzazione dei circa 300mila precari nel pubblico e scuola.
Nulla, inoltre, sugli ammortizzatori sociali e il dramma dei tanti lavoratori che sono sottoposti a licenziamenti per crisi aziendali.
Nessuna modifica alla legge Fornero promessa un anno fa dal governo. L’anticipazione Pensionistica (APE Social), che tanto aveva entusiasmato i sindacati, rivolta ai lavoratori in difficoltà, ai disoccupati, alle mansioni usuranti, ai precoci, a chi ha problemi di salute e chi ha familiari disabili viene drasticamente ridotta. Su circa 66mila domande presentate ne sono state accolte meno di 21mila.
Nemmeno il bassissimo profilo della nuova piattaforma unitaria dei Sindacati Confederali ha convinto il governo a concedere qualcosa. Nessuno stop allo scatto automatico dell’aumento dell’età pensionabile previsto per il primo gennaio 2019, meccanismo infernale che la Fornero ha collegato all’aspettativa di vita. Per cui dall’inizio del 2019 si andrà in pensione a oltre 67 anni.
La Cgil ha dichiarato la propria contrarietà sulla legge di bilancio ma, in buona sostanza, decide di non fare nulla. Questa è, di fatto, la decisione dei vertici di Cgil Cisl Uil, con la Cisl che si ritiene soddisfatta, in particolare sui regali ai padroni con gli sgravi sulle assunzioni.
Tutto quello che “unitariamente” sono riusciti a concordare è una campagna di assemblee nei luoghi di lavoro da concludersi entro il 17 novembre per ascoltare i lavoratori. I lavoratori quel che pensano l’hanno detto e ridetto migliaia di volte, vogliono poter godersi gli ultimi anni di vita con una pensione dignitosa e non rischiare di morire sul lavoro perché non ce la fanno più. Vogliono vedere i propri figli avere un posto di lavoro dignitoso, sono stanchi di essere presi in giro. La favola che dobbiamo stare buoni perché finalmente l’economia sta crescendo non attacca, questo è il momento di pretendere il dovuto e oltre, i sacrifici li facciano loro. Il sindacato deve riprendere l’iniziativa, la pazienza è finita!
Per gli oltre 3 milioni di lavoratori pubblici e della scuola, invece, dopo 8 anni di blocco contrattuale sono stanziati 2,6 miliardi che non riusciranno nemmeno a garantire gli 85 euro previsti dall’intesa dello scorso novembre per il periodo contrattuale 2016/18. Una mancia dopo che i lavoratori hanno perso circa 2mila euro all’anno di potere d’acquisto a causa dei mancati rinnovi. Nessuna indicazione su percorsi di stabilizzazione dei circa 300mila precari nel pubblico e scuola.
Nulla, inoltre, sugli ammortizzatori sociali e il dramma dei tanti lavoratori che sono sottoposti a licenziamenti per crisi aziendali.
Nessuna modifica alla legge Fornero promessa un anno fa dal governo. L’anticipazione Pensionistica (APE Social), che tanto aveva entusiasmato i sindacati, rivolta ai lavoratori in difficoltà, ai disoccupati, alle mansioni usuranti, ai precoci, a chi ha problemi di salute e chi ha familiari disabili viene drasticamente ridotta. Su circa 66mila domande presentate ne sono state accolte meno di 21mila.
Nemmeno il bassissimo profilo della nuova piattaforma unitaria dei Sindacati Confederali ha convinto il governo a concedere qualcosa. Nessuno stop allo scatto automatico dell’aumento dell’età pensionabile previsto per il primo gennaio 2019, meccanismo infernale che la Fornero ha collegato all’aspettativa di vita. Per cui dall’inizio del 2019 si andrà in pensione a oltre 67 anni.
La Cgil ha dichiarato la propria contrarietà sulla legge di bilancio ma, in buona sostanza, decide di non fare nulla. Questa è, di fatto, la decisione dei vertici di Cgil Cisl Uil, con la Cisl che si ritiene soddisfatta, in particolare sui regali ai padroni con gli sgravi sulle assunzioni.
Tutto quello che “unitariamente” sono riusciti a concordare è una campagna di assemblee nei luoghi di lavoro da concludersi entro il 17 novembre per ascoltare i lavoratori. I lavoratori quel che pensano l’hanno detto e ridetto migliaia di volte, vogliono poter godersi gli ultimi anni di vita con una pensione dignitosa e non rischiare di morire sul lavoro perché non ce la fanno più. Vogliono vedere i propri figli avere un posto di lavoro dignitoso, sono stanchi di essere presi in giro. La favola che dobbiamo stare buoni perché finalmente l’economia sta crescendo non attacca, questo è il momento di pretendere il dovuto e oltre, i sacrifici li facciano loro. Il sindacato deve riprendere l’iniziativa, la pazienza è finita!
Mario Iavazzi
mercoledì 8 novembre 2017
SIETE RIDICOLI
Apprendiamo con piacere che I TRE DELEGATI abbiano deciso di ADERIRE allo sciopero indetto dall'USB per venerdì prossimo ma non possiamo far a meno di notare l'incongruenza rispetto a quello che dicono e fanno.
ADERIRE non significa INDIRE, infatti i tre delegati non REDIGONO un calendario per tutti i turni ma, limitandosi a dire che ritengono questo sciopero GIUSTO (condivisibili le ragioni), suggeriscono quanto sia utile partecipare alla manifestazione dei precari del CNR, rimandando al DIRITTO INDIVIDUALE di sciopero. Allo stesso tempo si auspicano che questo possa spingere la "nostra FIOM" a reagire di fronte agli arretramenti sui diritti dei lavoratori...
Ricordiamo che esattamente un anno fa, in occasione di un analogo sciopero generale indetto sempre dai sindacati di base, i tre delegati hanno sottoscritto e pubblicato il comunicato che vi riproponiamo e sono andati testa/testa dai lavoratori per cercare di convincere tutti che non si poteva aderire allo sciopero perché questo non era indetto dalla Rsu e nessuno aveva redatto i calendari.
Nel comunicato stesso si cercava di insinuare che lo sciopero, salvo il diritto individuale (?), non si può fare se non è indetto dalla RSU a livello aziendale:
Insomma ci dite se si può ADERIRE o meno ad uno sciopero se questo non è INDETTO dalla Rsu?
Chiaramente la risposta è sempre stata si ma, a questo punto, indipendentemente da quanto siano "condivisibili" o meno le ragioni di uno sciopero, dal punto di vista del "diritto allo sciopero" di cui i tre delegati si dichiarano paladini, non possiamo fare altro che prendere atto della GROSSA BALLA ci hanno raccontato lo scorso anno semplicemente per la necessità e la pura volontà di boicottare lo sciopero.
A questi delegati ricordiamo anche che non ha nessun senso tentare di spingere la "nostra FIOM" tramite l'adesione alle manifestazioni dei precari del CNR se poi non si contrasta coi fatti, a partire dalla propria realtà di fabbrica, la politica di cedimento che sta caratterizzando la "nostra FIOM". E in Continental i tre delegati durante tutto il precedente mandato hanno di fatto sempre condiviso, sostenuto e appoggiato le politiche di cedimento e tutte le scelte della Segreteria Provinciale FIOM sulle questioni aziendali.
Giusto per non dimenticare, riproponiamo anche ciò che ha pubblicato lo scorso anno questo blog per far fronte alle menzogne dette:
https://ilfoglio-bianco.blogspot.it/2016/10/chiarimenti-sugli-scioperi-del-21.html
https://ilfoglio-bianco.blogspot.it/2016/11/sullo-sciopero-generale-del-4-novembre.html
ADERIRE non significa INDIRE, infatti i tre delegati non REDIGONO un calendario per tutti i turni ma, limitandosi a dire che ritengono questo sciopero GIUSTO (condivisibili le ragioni), suggeriscono quanto sia utile partecipare alla manifestazione dei precari del CNR, rimandando al DIRITTO INDIVIDUALE di sciopero. Allo stesso tempo si auspicano che questo possa spingere la "nostra FIOM" a reagire di fronte agli arretramenti sui diritti dei lavoratori...
Ricordiamo che esattamente un anno fa, in occasione di un analogo sciopero generale indetto sempre dai sindacati di base, i tre delegati hanno sottoscritto e pubblicato il comunicato che vi riproponiamo e sono andati testa/testa dai lavoratori per cercare di convincere tutti che non si poteva aderire allo sciopero perché questo non era indetto dalla Rsu e nessuno aveva redatto i calendari.
Nel comunicato stesso si cercava di insinuare che lo sciopero, salvo il diritto individuale (?), non si può fare se non è indetto dalla RSU a livello aziendale:
Insomma ci dite se si può ADERIRE o meno ad uno sciopero se questo non è INDETTO dalla Rsu?
Chiaramente la risposta è sempre stata si ma, a questo punto, indipendentemente da quanto siano "condivisibili" o meno le ragioni di uno sciopero, dal punto di vista del "diritto allo sciopero" di cui i tre delegati si dichiarano paladini, non possiamo fare altro che prendere atto della GROSSA BALLA ci hanno raccontato lo scorso anno semplicemente per la necessità e la pura volontà di boicottare lo sciopero.
A questi delegati ricordiamo anche che non ha nessun senso tentare di spingere la "nostra FIOM" tramite l'adesione alle manifestazioni dei precari del CNR se poi non si contrasta coi fatti, a partire dalla propria realtà di fabbrica, la politica di cedimento che sta caratterizzando la "nostra FIOM". E in Continental i tre delegati durante tutto il precedente mandato hanno di fatto sempre condiviso, sostenuto e appoggiato le politiche di cedimento e tutte le scelte della Segreteria Provinciale FIOM sulle questioni aziendali.
Giusto per non dimenticare, riproponiamo anche ciò che ha pubblicato lo scorso anno questo blog per far fronte alle menzogne dette:
https://ilfoglio-bianco.blogspot.it/2016/10/chiarimenti-sugli-scioperi-del-21.html
https://ilfoglio-bianco.blogspot.it/2016/11/sullo-sciopero-generale-del-4-novembre.html
lunedì 6 novembre 2017
Ilva, scatta l'occupazione della fabbrica. Blocco stradale a Cornigliano e Sestri Ponente
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La battaglia è contro il piano industriale presentato dalla cordata AmInvestCo formata dal leader mondiale della siderurgia ArcelorMittal e dall'italiana Marcegaglia, che a livello nazionale taglia 4.000 posti di lavoro, dei quali 600 a Genova, ma soprattutto cancella l'accordo di programma e prevede che anche i salvati debbano passare dal licenziament e da una riassunzione senza le tutele degli accordi precedenti, con tutte le incognite del jobs act (....)
Leggi l'articolo completo su:
https://www.google.it/amp/genova.repubblica.it/cronaca/2017/11/06/news/ilva_cornigliano_occupazione_fabbrica-180374811/amp/#ampshare=http://genova.repubblica.it/cronaca/2017/11/06/news/ilva_cornigliano_occupazione_fabbrica-180374811/
La battaglia è contro il piano industriale presentato dalla cordata AmInvestCo formata dal leader mondiale della siderurgia ArcelorMittal e dall'italiana Marcegaglia, che a livello nazionale taglia 4.000 posti di lavoro, dei quali 600 a Genova, ma soprattutto cancella l'accordo di programma e prevede che anche i salvati debbano passare dal licenziament e da una riassunzione senza le tutele degli accordi precedenti, con tutte le incognite del jobs act (....)
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https://www.google.it/amp/genova.repubblica.it/cronaca/2017/11/06/news/ilva_cornigliano_occupazione_fabbrica-180374811/amp/#ampshare=http://genova.repubblica.it/cronaca/2017/11/06/news/ilva_cornigliano_occupazione_fabbrica-180374811/
mercoledì 1 novembre 2017
Piaggio e Tmm, Sgb contro i confederati
PONTEDERA — Tre i fatti su cui ruota la riflessione, che è anche una denuncia, fatta dal Sindacato generale di base di Pisa e Livorno: i profitti Piaggio, che nei primi nove mesi del 2017 hanno toccato i 25 milioni; l'accordo siglato con Piaggio da Fiom, Fim e Uim su pensionamenti anticipati e stabilizzazioni; la chiusura della Tmm, azienda dell'indotto Piaggio, che ha appena portato al licenziamento di tutti i lavoratori (....)
Continua a leggere su:
http://m.quinewsvaldera.it/pontedera-piaggio-e-tmm-sgb-contro-i-confederati-sindacati-lavoro-metalmeccanici.htm
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