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mercoledì 25 gennaio 2017

DOBBIAMO DIVENTARE UN SOGGETTO VISIBILE: intervento di Michela Ruffa all'assemblea dei metalmeccanici del sindacatoaltracosa a Firenze



Mi chiamo Michela Ruffa e vengo dalla Continental di Pisa, multinazionale tedesca di circa 1000 dipendenti.

Alla Continental abbiamo ottenuto il 72.4% di NO, una delle percentuali più alte a livello nazionale, con una affluenza pari al 65%.

E’ stato tutto merito nostro? Un referendum sul CCNL, non essendo una “questione di fabbrica”,  permette ai lavoratori di sentirsi più liberi di esprimersi ma sicuramente se oggi i lavoratori contestano la politica sindacale delle segreterie il merito è tutto nostro perché in questi anni abbiamo fatto vedere che un altro modo di far sindacato è possibile.


Stiamo parlando infatti di un'azienda in cui è presente solo la FIOM con 12 delegati su 12 e in cui i lavoratori fino a sei anni fa stendevano il tappeto rosso al passaggio del Segretario, oggi lo contestano in assemblea.

E' una fabbrica in cui la FIOM ha sempre dato ai lavoratori una sola versione, la sua! I lavoratori hanno sempre dato il proprio consenso alla FIOM anche quando sono stati siglati accordi per turnazioni sempre più alte, fino a concedere il sabato e la domenica col “ciclo continuo”. L'azienda ha sempre chiesto e la FIOM ha sempre fatto in modo di trovare una soluzione per l'azienda.

E dopo il ciclo continuo, nonostante l’azienda avesse già a disposizione tutti i tipi di turnazione, ha continuato a chiedere, sempre di più. Oltre ai sabati e alle domeniche e la riduzione di orario fatta tutta coi nostri PAR,  ha chiesto ancora più flessibilità, ha aumentato i carichi di lavoro sui reparti, ha cominciato a chiedere la riduzione delle pause, ha chiesto ed applicato CdS ad hoc per scaricare i costi sulle casse dell'INPS. Ha preteso PAR e ferie a sua completa discrezione. Ha tentato di instaurare un clima di intimidazione con provvedimenti a tappeto di fronte ad errori inevitabili dovuti all'aumento dei ritmi di lavoro. L'azienda ha sempre trovato una Segreteria ed una maggioranza RSU sempre disponibili ad assecondala e a  trattare scambiando qualcosa per qualcos'altro.


E' dal 2011 che in Continental abbiamo aperto gli occhi e abbiamo cominciato a costruire azioni di contrasto alle pretese dell'azienda e da allora abbiamo incontrato l'ostacolo forte non tanto dell’azienda quanto soprattutto della RSU di maggioranza e della Segreteria FIOM.
Siamo partite in poche, tre sole donne, e continuiamo ed essere in pochi, ma la nostra azione è costante e si fa sentire quotidianamente. 
Alle assemblee inizialmente era quasi impossibile dire la nostra, tra offese, interruzioni da parte della Segreteria e del resto della RSU che cercava di far passare il nostro punto di vista come vaneggiamento senza supporto sindacale, assurdo nel contesto di crisi in cui ci troviamo.


Il messaggio che voglio far passare oggi qui è che la nostra attività sarebbe andata a finire se ad un certo punto non avessimo incontrato i compagni della Piaggio. Abbiamo notato che i nostri problemi erano gli stessi che avevano nella loro fabbrica. Abbiamo quindi cominciato a denunciarli insieme e pian piano abbiamo costruito un fronte comune e visibile ai lavoratori.
Abbiamo volantinato e scritto documenti coi compagni dalla Piaggio facendo vedere ai lavoratori che il nostro non era solo il punto di vista di un paio di delegate ma quello di tanti altri e soprattutto era completamente alternativo rispetto a quello a cui erano abituati. Il nostro era ed è il punto di vista di chi crede che i diritti non si scambiano con altri diritti ma si difendono, se ne pretende il rispetto e si rivendica indipendentemente dal contesto. Abbiamo portato le questioni di fabbrica ai direttivi presentando Ordini del Giorno firmati da tutti. Ce li hanno bocciati e noi abbiamo fatto vedere questo ai lavoratori.

Non ci chiamano più alle riunioni ed hanno costruito una Delegazione Trattante scegliendo i suoi membri in modo da escluderci dalle informazioni, dalle discussioni.  Tentano di boicottarci gli scioperi, levano i nostri comunicati dalla bacheca sindacale, hanno provato ad isolarci ma siamo diventati più forti ed ora alle assemblee anche noi parliamo, non perché gli altri ce lo permettano ma perché sono i lavoratori che vogliono sentirci parlare!
La differenza fondamentale tra noi e loro è che noi non ci sentiamo rappresentativi perché ci sediamo ad un tavolo ma perché i lavoratori vogliono sentire la nostra opinione e questo è quello che conta perché i lavoratori possano decidere.


Siamo ancora in pochi e non riusciamo sicuramente a portare avanti rivendicazioni e piattaforme ma riusciamo ad impedire giornalmente alla maggioranza di stringere accordi al ribasso con l’azienda.


Oggi dobbiamo fare i conti col nuovo CCNL che ridà tutto in mano alle aziende. Noi però non possiamo permetterci di retrocedere. Quel 72.4% ci dice che dobbiamo andare avanti. Abbiamo tutti i problemi davanti a noi e tra questi nell'immediato:
  • la pretesa di maggior flessibilità.
  • un integrativo aziendale e un premio fermi al 2005
  • nuove elezioni RSU a giugno…..cosa vorrà farci firmare il Segretario Generale per assicurarsi che non faremo opposizione e nel caso contrario buttarci fuori?
Ben venga se ci butteranno fuori perché abbiamo cercato di restituire diritti ai lavoratori. Credo però che avranno dei grossi problemi se faranno questo.
In ogni caso qui dobbiamo decidere come intendiamo porci col nuovo Contratto Nazionale nelle nostre fabbriche e per permettere, ad esempio, che in Continental continui a vivere quel 72.4%: CHI SARA’ AL NOSTRO FIANCO OLTRE A PIAGGIO?


La situazione non è facile ma un clima di rassegnazione sarebbe sbagliato.

Mi convince molto ed intendo rilanciare la proposta di Massimo Cappellini della Piaggio di rivederci con cadenza fissa, ad esempio ogni due/tre mesi. Questa proposta, oltre al fatto di permetterci di continuare il lavoro iniziato e di scambiarci continuamente le esperienze, va proprio nella direzione che secondo me serve: diventare un SOGGETTO VISIBILE. 
Devono aver chiaro che dovranno fare i conti con tutti noi. Solo così il nostro punto di vista e le nostre rivendicazioni potranno avere forza soprattutto dove non siamo molto rappresentativi e dove stiamo ancora crescendo.

lunedì 23 gennaio 2017

CONTINENTAL: COSA BOLLE IN PENTOLA?

Riceviamo e pubblichiamo:

Da:        Rsu
Per:       
Rsu 
Cc:         Giusti, Fontanelli     
Data:        
18/01/2017 13:14 
Oggetto:        
Convocazione urgente RSU 


Chiediamo la convocazione urgente della RSU per discutere e affrontare la questione riguardante la bozza di accordo sulle telecamere e visionare tutta la documentazione relativa. 
G.Garzella e S.Cini RSU
 


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Le delegate hanno anche inviato all'azienda una richiesta urgente di chiarimenti e dettagli in merito alla questione relativa al trasferimento del Dk4 da Pisa agli Stati Uniti.

giovedì 19 gennaio 2017

CONTRIBUTO IN PREPARAZIONE ALLA RIUNIONE DEL 24 GENNAIO DELL’AREA METALMECCANICA DE “IL SINDACATO E’ UN’ALTRA COSA”



La conclusione e i contenuti del CCNL hanno posto con chiarezza e reso ineludibili i problemi, accumulati negli ultimi anni, di fronte a cui si trovano i delegati attivi nelle fabbriche. Come praticare un'azione sindacale coerente è la questione aperta e all'ordine del giorno: le sue possibilità e le sue prospettive devono essere al centro della nostra discussione.

Il Referendum sul CCNL ha già dimostrato che una gran parte  degli operai delle grandi e medie fabbriche ha coscienza della condizione in cui sono stati messi e del fatto che i dirigenti sindacali hanno abbandonato la difesa di loro interessi fondamentali.

Per di più, in diverse fabbriche, dove sono già attivi gruppi di delegati capaci di iniziativa indipendente, i lavoratori hanno dimostrato di saper sostenere, ora come negli ultimi anni, lo scontro con i padroni e le strutture sindacali territoriali.

I risultati del Referendum in tante grandi fabbriche e le posizioni assunte dalla FIOM su Contratto e Referendum non lasciano dubbi sulla durezza di questo scontro, che è solo cominciato, ma che sta prendendo forme più omogenee e riconoscibili a livello nazionale.

La battaglia, che si presenterà simile in tutte le medie e grandi fabbriche, sarà tra l'accettazione delle richieste e delle regole imposte dai padroni e dal nuovo Contratto e un'azione  sindacale che respinga il cedimento, combatta la frammentazione dei lavoratori e ne riaffermi l'identità sociale.

E' a questo compito che devono essere rivolte la nostra discussione e le nostre iniziative.

In questa prospettiva, i problemi che come delegati dovremo affrontare nelle fabbriche nei prossimi mesi sono a nostro avviso:

- Contrastare su tutti i punti l'applicazione del CCNL, soprattutto su orari, flessibilità, legge 104 e premi aziendali. Tutte cose che toccano direttamente e pesantemente i lavoratori, così come gli effetti di una scala mobile fasulla con il prevedibile rialzo dei prezzi energetici.

- Difenderci dalle sanzioni degli "accordi del 10 gennaio". Bisogna evitare di essere attaccati in ordine sparso mantenendo contatti stretti e organizzando in anticipo una reazione generale di difesa dei delegati che proclameranno gli scioperi.

- Confrontarci sulla costruzione di Piattaforme aziendali che superino i vincoli del CCNL e dare ampia diffusione, tra i lavoratori delle diverse fabbriche, delle esperienze e degli accordi favorevoli

- Sostenere con tutti i mezzi i compagni e i  gruppi operai che nelle fabbriche cercheranno di contrastare la politica di cedimento e di liquidazione degli interessi e dei diritti dei lavoratori

Il soggetto insostituibile della nostra iniziativa sono i lavoratori, soprattutto delle grandi fabbriche. Portare avanti le loro rivendicazioni e la loro organizzazione significa incominciare a scompaginare i progetti dei padroni, violando i vincoli che la FIOM ha fatto propri. Questo ci costringerà a scontrarci anche con le strutture FIOM  e  dovremo farlo senza esitazioni.

Quella che dobbiamo praticare è  un'attività indipendente su tutto, rivolta alle rivendicazioni e alla lotte  nelle fabbriche e quando possibile alla partecipazione sui nostri contenuti a iniziative nazionali, non indirizzata né vincolata alle scelte delle dirigenze della FIOM e della CGIL.

RSU FIOM  SAME, PIAGGIO, CONTINENTAL  ADERENTI ALL'INIZIATIVA

martedì 17 gennaio 2017

SULLE TELECAMERE NON SI TRATTA

Riceviamo e pubblichiamo:

Con il suo comunicato, la maggioranza della RSU intende minimizzare una cosa che è invece molto grave e pericolosa. Si capisce infatti benissimo:

- che l'azienda vuole installare NUOVE telecamere, anche all'interno degli ambienti di lavoro (dato che si parla esplicitamente della possibilità di riprendere i lavoratori),

- che lo vuole fare presto, al punto che ha predisposto una bozza di accordo e l'ha già consegnata, prima di Natale, a un "responsabile" della RSU,

- che, se qualcuno non avesse fatto girare in fabbrica quel testo, ancora oggi i lavoratori non ne saprebbero niente,

- che la maggioranza della RSU sembra considerare tutto questo "normale" e perfettamente accettabile, altrimenti avrebbe tempestivamente informato i lavoratori e convocato un'assemblea per discutere come reagire.

E' dal 1970 che i lavoratori hanno imposto in Italia IL PRINCIPIO che non si installano telecamere negli ambienti di lavoro. NON SI TRATTA PERCIO' DI UN FATTO BUROCRATICO O FORMALE, o di qualche multa, come vuol fare intendere il comunicato della maggioranza della RSU, ma di una vera forzatura dei rapporti in fabbrica.

Una forzatura che alla Continental si aggiungerebbe alla riduzione degli addetti alle produzioni, ai provvedimenti disciplinari arbitrari e al clima intimidatorio degli ultimi mesi, che abbiamo più volte denunciato, senza che la RSU prendesse nessuna iniziativa.

Alla Continental il Contratto Nazionale è stato respinto, come in tante altre grandi fabbriche. Il massiccio NO dimostra la nostra volontà di non continuare a subire, e di reagire contro regole e condizioni di lavoro imposte ad arbitrio dei padroni. Dobbiamo trovare il modo di organizzare e far valere questa volontà contro le pretese della Continental, contrapponendo punto su punto risposte che difendano gli interessi dei lavoratori e insieme discutere le proposte e le azioni da mettere in pratica. 


17 Gennaio 2017                                                     RSU Giada Garzella e Silvia Cini

lunedì 16 gennaio 2017

Rapporto Oxfam, otto uomini possiedono la stessa ricchezza di 3,6 miliardi di persone nel mondo

L’attuale sistema economico favorisce l’accumulo di risorse nelle mani di una élite super privilegiata ai danni dei più poveri (in maggioranza donne). E l’Italia non fa eccezione se, stando ai dati del 2016, l’1% più facoltoso della popolazione ha nelle mani il 25% della ricchezza nazionale netta. È l'analisi contenuta nel rapporto Un’economia per il 99% della ong britannica, diffuso alla vigilia del World Economic Forum di Davos, in Svizzera.


Leggi l'articolo completo su:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/01/16/rapporto-oxfam-otto-uomini-possiedono-la-stessa-ricchezza-di-36-miliardi-di-persone-nel-mondo/3319323/

venerdì 13 gennaio 2017

Landini ammonisce. Il ccnl va rispettato. Guai a chi contratta condizioni diverse!

comunicato sindacatoaltracosa in FIOM


Nelle conclusioni del Comitato Centrale dell’11 gennaio, il segretario generale della FIOM ha richiamato al rispetto del contratto nazionale approvato dalla consultazione di fine dicembre. Con molta chiarezza ha dichiarato che il contratto nazionale, una volta votato, è valido e va rispettato in ogni sua parte, da tutti. Ogni ipotesi di contrasto mancherebbe di rispetto al voto della maggioranza dei metalmeccanici e delle metalmeccaniche.
L’esempio che lui stesso ha portato non lascia dubbi: il contratto prescrive che d’ora in avanti tutti i premi di risultato siano variabili. Questo significa che così deve essere e che quindi anche la FIOM si impegna a non chiedere da nessuna parte premi fissi. Tutto ciò con buona pace di tutti quelli che nelle assemblee ci hanno attaccato dicendo che non era vero che d’ora in poi i premi sarebbero stati tutti variabili, perchè comunque nella contrattazione li avremmo riconquistati fissi. Quello dei premi variabili è soltanto un esempio. Landini stesso ha detto che è così per tutto il resto. Evidentemente quindi anche sulla flessibilità, sullo straordinario, sull’assorbibilità dei minimi. Landini ha anche sottolineato che chiunque si candiderà nelle liste della FIOM deve sapere che queste sono le regole, ammonendo senza mezzi termini chiunque pensi di seguire altre strade.
Davvero stentiamo a capire come si possa pensare una cosa simile. Saremmo arrivati al paradosso che un contratto nazionale può essere peggiorato attraverso le deroghe ma non migliorato attraverso la contrattazione di secondo livello. Se applicato, sarebbe la fine della contrattazione acquisitiva. Non capiamo nemmeno quali possano essere i fondamenti giuridici su cui si basa il ragionamento del segretario generale della FIOM e nemmeno come possa pensare di impedire, a norma di Statuto, a una RSU di provare a contrattare condizioni migliori.
Questo comportamento supera persino il Testo Unico sulla rappresentanza, a cui, paradossalmente, la FIOM dà applicazione prima di qualunque altra categoria e in modo più brutale, minacciando essa stessa conseguenze di tipo sanzionatorio per chi dovesse dissentire.
Pensiamo che non ci sia fondamento in questa logica, né giuridico né statutario, tanto meno sindacale. Non ci sono strumenti per impedire a una RSU nella sua autonomia di provare a chiedere condizioni migliori rispetto a quanto stabilito dal contratto nazionale. Il problema vero saranno i rapporti di forza. Ma il segretario generale della FIOM lasci che a dire di no siano i padroni.
Anche per queste ragioni diamo appuntamento a tutte e tutti il 24 gennaio a Firenze alla assemblea dei delegati e delle delegati.

lunedì 9 gennaio 2017

Almaviva, la verità dei lavoratori

"Siamo avviliti e schifati per il modo in cui giornali e telegiornali stanno vendendo la nostra storia all’opinione pubblica. Quasi non crediamo sia possibile che l’unica versione servita al popolo italiano sia quella dell’azienda, del Governo o al massimo delle dirigenze sindacali. 1666 lavoratori vanno a casa dopo anni di lavoro e mesi di battaglie e la loro voce non viene praticamente ascoltata. 

Perché non sono i mesi di sacrifici, di contratti di solidarietà, di salario perso a forza di scioperi, gli anni di lavoro che vanno in fumo con una semplice lettera di licenziamento. Non è questo il nostro principale dolore in questo momento. Sono queste inaccettabili menzogne a ferirci davvero, quelle che vorrebbero tramutare la vittima in colpevole.
Quelle che vorrebbero far ricadere la colpa di questo licenziamento di massa sugli stessi che lo subiscono e non su un’azienda che l’ha sempre voluto, che da anni usa questa minaccia per intascare soldi e commesse pubbliche, che da anni vessa i propri dipendenti e li mette gli uni contro gli altri. Un’azienda che mentre chiude le sedi di Roma e Napoli dove i lavoratori sono più anziani e le costano di più perché hanno ancora dei diritti, non si fa scrupolo di delocalizzare in Romania e chiedere ore di straordinario nelle sedi di Milano e Rende.

Perché la vera notizia di oggi doveva essere quella per cui in questo paese pieno di ricatti, di paura, di un servilismo alimentato da piccole promesse e illusioni, qualcuno, nonostante il prezzo, ha provato a dire NO: no a un accordo che altro non era che l’ennesimo attacco alla nostra dignità di lavoratori ed ai nostri diritti conquistati in anni di lavoro. Questa la proposta “indecente” avanzata da azienda e Governo, proposta che prevedeva la rinuncia agli scatti di anzianità maturati, controllo individuale e cassa integrazione. Tutte condizioni che se accettate avrebbero decurtato stipendi già miseri, reso ancora più insopportabile la nostra vita lavorativa e reso noi lavoratori ancora più vessati ed umiliati.Tutte proposte, guarda caso, avanzate dall’associazione padronale di categoria (ASSTELL) per il rinnovo del contratto nazionale dei dipendenti delle telecomunicazioni.

La pezza che ha provato a metterci il Governo consisteva soltanto in una proroga della trattativa di altri tre mesi. Uno stillicidio pagato con le tasche dei contribuenti in forma di cassa integrazione, per imporre poi lo stesso taglio del costo del lavoro e il controllo individuale che avevamo dichiarato inaccettabile e quindi concludere il tutto comunque con i licenziamenti. E per far passare questa schifezza, che nei titoli dei giornali era già “salvataggio” ancor prima che la trattativa si concludesse, hanno fatto una forzatura inaccettabile: quella di separare le vertenze di Napoli e Roma, che finora avevano corso insieme, per metterle l’una contro l’altra.
E ora vorrebbero mascherarsi dietro i formalismi procedurali e con questi assolvere ancora una volta dalle sue responsabilità un’azienda da sempre arrogante e spietata!

La verità è che Almaviva voleva il plebiscito e non l’ha ottenuto. Perché è vero che la paura si è fatta strada, assecondata dalle dirigenze sindacali che, anziché rafforzare quelli che resistevano, l’hanno pure alimentata con raccolte firme e un referendum che non aveva nulla di democratico, che chiamava libero un voto svolto sotto ricatto. Per una volta però questo non è bastato. Perché nonostante questo, in quel referendum, il 44% dei lavoratori ha comunque detto NO. Noi capiamo i nostri colleghi del SI, quelli disposti alla fine ad accettare e non gli facciamo una colpa delle loro decisioni. I colpevoli dei ricatti non solo quelli che cedono, ma quelli che li architettano. Capiamo adesso la loro delusione, molto di più quanto non lo facciano quelli che li hanno provati a sfruttare contro di noi, che si sono gettati come sciacalli sulle incertezze e difficoltà di noi tutti, le difficoltà che chiunque proverebbe di fronte a una lettera di licenziamento. Perché nonostante le nostre scelte diverse noi siamo e ci sentiamo nella stessa condizione.
Però nonostante gli enormi sacrifici che questa comporta, rivendichiamo con orgoglio di aver messo un punto, un freno all’arroganza di chi chiama “responsabilità” accettare di essere servi pur di lavorare. Perché a tutto c’è un limite, ancora siamo uomini e non ancora schiavi, nonostante le politiche di questi governanti che ora voglio apparire salvatori ci stiano portano in questa condizione.

Per questo hanno provato a infamarci, perché abbiamo dimostrato che la loro arroganza non può tutto. E questo non lo riescono proprio a tollerare. Perché ci tengono ad apparire più forti di quanto siano e hanno il terrore che anziché farci la guerra tra noi per le briciole che ci concedono potremmo cominciare a unirci e lottare.

Per noi, infatti, la lotta non si conclude qui.

Lavoratori e lavoratrici Almaviva contro lo sfruttamento"

Fonte: http://clashcityworkers.org/lotte/cosa-si-muove/2532-almaviva-verita.html