Nota sulla trattativa per il rinnovo del ccnl dei metalmeccanici
È ripartita oggi (28 settembre) la trattativa per il rinnovo del ccnl dei metalmeccanici, in stallo da mesi. Federmeccanica ha richiamato le parti al tavolo con una proposta nuova rispetto a quella presentata il 22 dicembre dell’anno scorso. Il nodo degli aumenti salariali soltanto per chi ha la paga base (cioè appena il 5% dell’intera platea) è stato superato, ma la proposta rischia di essere persino peggiore.
In dettaglio, Federmeccanica propone:
1. aumento salariale sull’inflazione IPCA (reale non programmata), riconosciuto l’anno successivo a quello di riferimento nel mese di giugno. Quindi ben 18 mesi dopo!
Prendere a riferimento l’inflazione in un periodo di deflazione equivale praticamente a dire che non ci sono gli aumenti contrattuali o comunque che sono irrisori. Peraltro, la proposta di Federmeccanica esclude il 2016 (per il quale non ci sarebbe nessun aumento contrattuale) e anche il recupero dell’inflazione sarebbe comunque a scalare:
– 100% dell’inflazione reale del 2016 pagata a giugno del 2017 (l’inflazione è stata lo 0,2%, quindi se fosse calcolata sul minimo salariale, come chiede Federmeccanica, sarebbe 3,5 euro per un 5° livello!);
– 75% dell’inflazione del 2017 a giugno del 2018;
– 50% dell’inflazione del 2018 a giugno del 2019.
Questi aumenti, pure irrisori, sarebbero assorbiti a partire dal 2017 dagli elementi fissi dei premi e addirittura dei futuri scatti di anzianità! Quindi non è vero che andrebbero comunque a tutti e soprattutto si determinerebbe per i nuovi assunti la fine progressiva degli scatti di anzianità.
Federmeccanica giustifica questa proposta continuando a sostenere l’alto costo del cuneo fiscale, ma soprattutto i 73 euro che gli scorsi aumenti contrattuali del ccnl separato del 2012 avrebbero dato in più rispetto all’inflazione.
2. A fronte di tutto ciò, l’elemento perequativo resterebbe come è oggi. Federmeccanica insiste però ancora sullo spostare gli aumenti sul secondo livello contrattuale (ma completamente variabile), su welfare, formazione e addirittura buono carrello/benzina, chiarendo in esplicito che questi sono strumenti che hanno chiesto i sindacati nelle piattaforme e che servono, dal loro punto di vista a fidelizzare i dipendenti. Da questo punto di vista, la proposta è:
– buono carrello annuale di 100 euro per il 2017, 150 per il 2018 e 200 per il 2019;
– assistenza sanitaria per tutti a carico solo dell’azienda (valore annuale: 156 euro; spesa massima annua 700 euro);
– passaggio della quota a carico dell’azienda per Cometa (previdenza integrativa) dall’1,6% attuale al 2%;
– 24 ore nel triennio per la formazione, di cui 8 ore tolte dai PAR (permessi annui retribuiti) a danno delle 150 ore che verrebbero cancellate in un solo colpo.
Quindi, di fatto aumenti salariali irrisori, non per tutti, a danno della contrattazione aziendale che diventerebbe tutta variabile e sostituiti da welfare e buoni carrello completamente detassati per le aziende e senza contributi pensionistici per i lavoratori e le lavoratrici.
E’ provocatorio da parte dei padroni metalmeccanici fare una proposta che prevede il recupero dell’inflazione reale (peraltro a scalare percentualmente negli anni) proprio in anni di deflazione o inflazione bassa. Bel coraggio dopo aver cancellato a suo tempo la scala mobile (in anni di inflazione alta) e averla sostituita con l’inflazione programmata!
In ogni modo, tutto ciò calcolto sui minimi contrattuali, quindi senza nessun riferimento a quello che una volta (fino all’ultimo ccnl unitario del 2008) era il cosiddetto “valore punto” (cioè un indicatore che comunque provava a correggere la sola inflazione).
La proposta è dunque solo apparentemente una novità e si continua a trattare sulle richieste di Federmeccanica. Fim Fiom Uilm hanno detto di dover verificare la proposta nei loro organismi (il Comitato Centrale della Fiom sarà domani), ma nessuno, pur evidenziando distanze, ha messo in discussione l’impianto complessivo proposto da Federmeccanica, la quale ha potuto chiudere l’incontro minacciando lei stessa di rompere il tavolo se il pacchetto non venisse accettato per intero.
Aspettiamo le decisioni del Comitato Centrale di domani, dove in ogni modo noi chiederemo di rispondere a questa proposta riprendendo seriamente la mobilitazione.
https://sindacatounaltracosa.org/2016/09/28/sul-tavolo-dei-metalmeccanici-poche-novita-e-pessime/
Pagine
▼
giovedì 29 settembre 2016
mercoledì 28 settembre 2016
lunedì 26 settembre 2016
BASTA INTIMIDAZIONI AI LAVORATORI DI PRODUZIONE
Riceviamo e pubblichiamo:
Nel giro di pochi mesi i lavoratori della Continental hanno subito numerose contestazioni disciplinari e un licenziamento su questioni legate alla organizzazione del lavoro.
La ragione è semplice: l'azienda sta forzando in tutti i modi sui carichi e le condizioni di lavoro; per ridurre i costi e aumentare i profitti aumenta i ritmi di lavoro, taglia le pause, riduce al minimo i controlli, la manutenzione delle macchine e la scorta dei materiali, mentre abolisce figure importanti per l'organizzazione del lavoro.
I risultati ricadono sui lavoratori: per produrre di più e in condizioni sempre peggiori è proibito parlare, sedersi, guardare il telefono...., e quando, nella fretta o per il malfunzionamento di qualche macchina, qualcosa va storto, la colpa è dei lavoratori e arrivano le contestazioni, le multe e anche i licenziamenti.
Di fronte a questa precisa politica aziendale, di pressione e di intimidazione nei confronti dei lavoratori, è necessario reagire subito e nel modo più netto.
La "Delegazione Trattante" NON PUÒ' CONTINUARE, come se niente fosse, a incontrare i rappresentanti di un'azienda che ha dichiarato guerra ai propri dipendenti. Deve subordinare la ripresa di qualsiasi rapporto alla fine di questa politica di arbitrio e di intimidazioni.
La ragione è semplice: l'azienda sta forzando in tutti i modi sui carichi e le condizioni di lavoro; per ridurre i costi e aumentare i profitti aumenta i ritmi di lavoro, taglia le pause, riduce al minimo i controlli, la manutenzione delle macchine e la scorta dei materiali, mentre abolisce figure importanti per l'organizzazione del lavoro.
I risultati ricadono sui lavoratori: per produrre di più e in condizioni sempre peggiori è proibito parlare, sedersi, guardare il telefono...., e quando, nella fretta o per il malfunzionamento di qualche macchina, qualcosa va storto, la colpa è dei lavoratori e arrivano le contestazioni, le multe e anche i licenziamenti.
Di fronte a questa precisa politica aziendale, di pressione e di intimidazione nei confronti dei lavoratori, è necessario reagire subito e nel modo più netto.
La "Delegazione Trattante" NON PUÒ' CONTINUARE, come se niente fosse, a incontrare i rappresentanti di un'azienda che ha dichiarato guerra ai propri dipendenti. Deve subordinare la ripresa di qualsiasi rapporto alla fine di questa politica di arbitrio e di intimidazioni.
Chiediamo inoltre la convocazione immediata della RSU con all'ordine del giorno la verifica di TUTTO il quadro delle contestazioni fatte dall'azienda, la difesa dei lavoratori che sono stati colpiti e le azioni di lotta necessarie per mettere fine a questa situazione.
26 settembre 2016
S. Cini, G. Garzella RSU
sabato 24 settembre 2016
La democrazia secondo il direttivo Provinciale FIOM
Il 14 settembre scorso si è riunito a Pisa il Comitato Direttivo Provinciale Fiom e all'ordine del giorno era la sostituzione di alcuni membri del Direttivo e del Collegio dei Sindaci Revisori.
Per continuare ad assicurare una certa rappresentatività, i membri appartenenti alla nostra area di opposizione, "Il Sindacato è un'altra cosa", dovevano essere sostituiti, come sempre è stato in questi casi, da altri della stessa area. Si trattava di due per il Direttivo e uno per il Collegio dei Sindaci revisori, tutti posti posti prima coperti da lavoratori Piaggio.
I compagni della Piaggio avevano deciso di lasciare alla Continental uno dei due posti nel Direttivo e come area di opposizione, a maggioranza, avevamo deciso di proporre come nuovo membro Federico Guelfi, per l'attività di supporto all'area svolta nell'ultimo periodo in Continental.
Contro ogni logica e negando il nostro diritto a indicare i nostri rappresentanti nel Direttivo, alla sua candidatura hanno messo il veto alcuni dei componenti della RSU Continental presenti, soprattutto
Daniele Caboni, Davide Rivelli e Fabio Fontanelli, che hanno dichiarato pubblicamente e accanitamente il loro NO a Guelfi, adducendo non precisati "problemi di natura politica".
Il SG Marco Comparini, che a quanto pare ha necessità di ridurre al minimo la presenza nel Direttivo di chi non è d'accordo con lui e con la maggioranza, approfittando della contrarietà di questi delegati e adducendo anche lui gli stessi non precisati "problemi", ci ha chiesto di ritirare la candidatura di Federico. Al nostro fermo e motivato rifiuto, ha deciso di procedere con una votazione separata, da parte dell'intero Direttivo e per alzata di mano, per ciascuna sostituzione, e Federico Guelfi è stato escluso per quei non precisati "problemi di natura politica".
E' evidente che quei "problemi" non sono altro che essere d'accordo o meno con il SG e con la maggioranza della RSU Continental. Ma allora, ci spiegate a che serve il Direttivo, di che cosa puo` mai discutere, se per entrarci bisogna essere gia` d'accordo?
A sostegno di Federico e del diritto di poter scegliere noi i rappresentanti della nostra area, chi di noi era presente ha abbandonato la riunione.
M. Cappellini, A. Tecce, G. Corrado, M. Ruffa, M. Malventi, S. Cini, A. Bellagamba, G. Guezze, G. Bedini, G. Garzella, E. Natali, S. Bonchio
Membri del Direttivo per Continental e Piaggio
Per continuare ad assicurare una certa rappresentatività, i membri appartenenti alla nostra area di opposizione, "Il Sindacato è un'altra cosa", dovevano essere sostituiti, come sempre è stato in questi casi, da altri della stessa area. Si trattava di due per il Direttivo e uno per il Collegio dei Sindaci revisori, tutti posti posti prima coperti da lavoratori Piaggio.
I compagni della Piaggio avevano deciso di lasciare alla Continental uno dei due posti nel Direttivo e come area di opposizione, a maggioranza, avevamo deciso di proporre come nuovo membro Federico Guelfi, per l'attività di supporto all'area svolta nell'ultimo periodo in Continental.
Contro ogni logica e negando il nostro diritto a indicare i nostri rappresentanti nel Direttivo, alla sua candidatura hanno messo il veto alcuni dei componenti della RSU Continental presenti, soprattutto
Daniele Caboni, Davide Rivelli e Fabio Fontanelli, che hanno dichiarato pubblicamente e accanitamente il loro NO a Guelfi, adducendo non precisati "problemi di natura politica".
Il SG Marco Comparini, che a quanto pare ha necessità di ridurre al minimo la presenza nel Direttivo di chi non è d'accordo con lui e con la maggioranza, approfittando della contrarietà di questi delegati e adducendo anche lui gli stessi non precisati "problemi", ci ha chiesto di ritirare la candidatura di Federico. Al nostro fermo e motivato rifiuto, ha deciso di procedere con una votazione separata, da parte dell'intero Direttivo e per alzata di mano, per ciascuna sostituzione, e Federico Guelfi è stato escluso per quei non precisati "problemi di natura politica".
E' evidente che quei "problemi" non sono altro che essere d'accordo o meno con il SG e con la maggioranza della RSU Continental. Ma allora, ci spiegate a che serve il Direttivo, di che cosa puo` mai discutere, se per entrarci bisogna essere gia` d'accordo?
A sostegno di Federico e del diritto di poter scegliere noi i rappresentanti della nostra area, chi di noi era presente ha abbandonato la riunione.
M. Cappellini, A. Tecce, G. Corrado, M. Ruffa, M. Malventi, S. Cini, A. Bellagamba, G. Guezze, G. Bedini, G. Garzella, E. Natali, S. Bonchio
Membri del Direttivo per Continental e Piaggio
giovedì 22 settembre 2016
Iscot. La lotta paga!
Dopo giorni di presidio permanente ai cancelli, la lotta alla Iscot (ditta di pulizie in appalto alla SOLE, fabbrica a pochi passi dalla Piaggio di Pontedera) si è chiusa con una vittoria. Stamattina tutti e sette i lavoratori sono stati assunti a tempo indeterminato!
https://sindacatounaltracosa.org/2016/09/22/iscot-la-lotta-paga/
https://sindacatounaltracosa.org/2016/09/22/iscot-la-lotta-paga/
lunedì 19 settembre 2016
Contratto: il rilancio di settembre
Il 28 settembre riprende la trattativa per il contratto nazionale. E' il risultato di un'estate di scioperi articolati, blocco degli straordinari e della flessibilità; quest'ultimi continuano, in attesa che si sblocchi il negoziato. Gli scioperi di luglio hanno avuto alte adesioni ovunque e in tutti i territori i lavoratori si sono fatti vedere e hanno fatto sentire la propria voce contro le rigidità di Federmeccanica su diversi punti rilevanti, a partire dalla questione salariale.
Fim, Fiom e Uilm hanno ribadito la volontà di giungere a un contratto in grado di rinnovare qualitativamente le relazioni industriali, migliorare le condizioni di lavoro, tutelare l'occupazione, far ripartire gli investimenti e avviare una nuova politica industriale.
La proposta originaria di Federmeccanica e Assistal sul salario non riconosceva al 95% dei lavoratori alcun aumento, rendendo così inutile e residuale il Contratto nazionale; ora l'associazione dei padroni meccanici annuncia che presentarà una nuova proposta su cui aprire un nogoziato. Per Fim, Fiom e UIlmva confermato il sistema su due livelli, con il ruolo generale del Ccnl sulle normative e sulla tutela del potere d'acquisto del salario, insieme alla qualificazione ed estensione della contrattazione di 2° livello aziendale e territoriale, per tutte le persone che lavorano nelle imprese metalmeccaniche.
giovedì 15 settembre 2016
Piacenza. Ucciso mentre scioperava!
Quanto è accaduto nella notte a Piacenza è un fatto gravissimo. Un lavoratore è stato ucciso da un camion ai picchetti durante un blocco. Ucciso mentre scioperava con USB per difendere il suo posto di lavoro! Questa è una ferita per tutti e tutte noi.
Pubblichiamo il comunicato dei compagni di USB, unendoci in tutto alla loro rabbia e al loro dolore.
sindacatoaltracosa – opposizione Cgil
Comunicato USB: ammazzateci tutti!
mercoledì 14 settembre 2016
SCHIAVISMO IN UNA IMPORTANTE FABBRICA DELL'INDOTTO PIAGGIO A PONTEDERA
Da lunedì scorso i lavoratori della ISCOT, ditta di pulizie e multiservizi dell'indotto Piaggio, sono in sciopero e intendono restarci fino a che non verranno ripristinate le regole per un lavoro dignitoso.
I lavoratori della PIAGGIO e della CEVA li sostengono:
I lavoratori in presidio fisso:
I lavoratori della PIAGGIO e della CEVA li sostengono:
I lavoratori in presidio fisso:
martedì 13 settembre 2016
#PrisonStrike: i senza riserve d'America incrociano le braccia
#PrisonStrike: i senza riserve d'America incrociano le braccia: L'America imprigiona più persone di qualsiasi altro paese sia in termini assoluti che relativi.
lunedì 12 settembre 2016
Accordo sulle crisi aziendali. La Cgil ritiri la firma.
01 settembre 2016 ore 19.06 - Sindacati e
Confindustria firmano la proposta comune. Due i modelli: ricollocazione in
presenza di esuberi e, nei casi in cui esistono possibilità di rilancio,
correttivi agli ammortizzatori sociali. Camusso: ora il governo metta a
disposizione le risorse.
Continua a leggere su:
Testo accordo: http://files.rassegna.it/userdata/sites/rassegnait/attach/2016/09/proposte-per-le-politiche-del-lavoro-roma-1-settembre-2016-2_4206.pdf
Il punto di vista dell'area "Il Sindacato è un'altra
cosa:
Il documento sottoscritto
l’1 settembre tra Confindustria, Cgil Cisl e Uil non ci pare affatto “un
modello innovativo di gestione delle crisi e delle ristrutturazioni aziendali”
come si presenta, quanto piuttosto la capitolazione del sindacato di fronte
alle crisi industriali e ai licenziamenti.
Consideriamo sbagliata la firma della Cgil su un accordo che si richiama alla “responsabilità”, che come spesso accade è sinonimo di accettazione delle esigenze delle aziende.La Cgil
non dovrebbe rivendicare una partecipazione alla gestione delle crisi aziendali
quanto piuttosto opporsi ad esse, mobilitando i lavoratori e le lavoratrici a
difesa dei posti di lavoro e dello stesso sistema industriale italiano.
La ricollocazione, la formazione e l’outplacement, in questi anni largamente inefficaci, rischiano di essere soltanto strumenti di accettazione dei licenziamenti e di depotenziamento del conflitto e delle vie legali. Ancora più pericoloso e sbagliato in questo senso, la definizione dell’offerta conciliativa e la sua relativa defiscalizzazione. Così come l’attribuzione agli Enti Bilaterali di funzioni sostitutive nel sistema degli ammortizzatori sociali.
Di fronte a una situazione di crisi prolungata come quella che stiamo attraversando, la cosa peggiore che può fare il sindacato è rassegnarsi a gestire il meno peggio.
Il documento peraltro è soltanto una proposta comune al Governo, il che lascia presagire scenari persino peggiori, soprattutto in tema di ammortizzatori sociali.
E’ grave in ogni modo che la posizione della Cgil non sia mai stata discussa nel direttivo nazionale.La Cgil
dovrebbe pertanto ritirare la firma dal documento e avviare una discussione al
proprio interno.
Consideriamo sbagliata la firma della Cgil su un accordo che si richiama alla “responsabilità”, che come spesso accade è sinonimo di accettazione delle esigenze delle aziende.
La ricollocazione, la formazione e l’outplacement, in questi anni largamente inefficaci, rischiano di essere soltanto strumenti di accettazione dei licenziamenti e di depotenziamento del conflitto e delle vie legali. Ancora più pericoloso e sbagliato in questo senso, la definizione dell’offerta conciliativa e la sua relativa defiscalizzazione. Così come l’attribuzione agli Enti Bilaterali di funzioni sostitutive nel sistema degli ammortizzatori sociali.
Di fronte a una situazione di crisi prolungata come quella che stiamo attraversando, la cosa peggiore che può fare il sindacato è rassegnarsi a gestire il meno peggio.
Il documento peraltro è soltanto una proposta comune al Governo, il che lascia presagire scenari persino peggiori, soprattutto in tema di ammortizzatori sociali.
E’ grave in ogni modo che la posizione della Cgil non sia mai stata discussa nel direttivo nazionale.
mercoledì 7 settembre 2016
ALLA RICERCA DEL CAPRO ESPIATORIO….
Riceviamo e pubblichiamo:
Da qualche anno a questa parte i carichi di lavoro sui lavoratori dei reparti produttivi non fanno che aumentare. Figure che in passato erano fondamentali e necessarie all'organizzazione della produzione sono state dichiarate inutili ed eliminate. Allo stesso modo, controlli qualitativi e interventi sulle macchine sono spariti e i materiali a scorta eliminati. L'obiettivo aziendale è lavorare con sempre meno personale e abbattere tutti i costi di produzione.
In tali condizioni è chiaro che prima o poi una macchina si ferma, nella fretta e nel marasma un operatore sbaglia e un lotto mal controllato arriva difettoso al cliente. Come lavoratori, dobbiamo avere chiaro che questo modo di lavorare viene da una scelta aziendale ben precisa e consapevole! Come chiara e consapevole è l'intenzione aziendale di far ricadere sugli operatori TUTTI I RISCHI e i costi che derivano dalla decisione di produrre in questo modo.
Ne abbiamo già esperienza con l'ESPROPRIO di ferie e PAR ogni volta che una linea si ferma per un guasto o perché manca il materiale.
Ed ora viviamo il risvolto peggiore di tale scelta aziendale:
scaricare le sue conseguenze sui lavoratori, cercare tra di loro un COLPEVOLE e punirlo in modo esemplare!
E` evidente che questo rischio, che tocca tutti i lavoratori, è il risultato del fatto che all'azienda in questi anni è stata lasciata mano libera su tutti i punti dell'organizzazione del lavoro, dai turni alle pause, alle ferie, ai PAR, all'uso degli interinali.
Per queste ragioni riteniamo inadeguata la risposta di un'ora di sciopero contro l'ultimo provvedimento disciplinare ed estremamente riduttiva la motivazione con cui è stato indetto lo sciopero. Il problema non è solo "che non diventi prassi far ricadere sui lavoratori il costo di eventuali errori commessi", ma FERMARE TUTTA questa politica dell'azienda. Allo stesso modo non accettiamo che la Rsu abbia trattato come un fatto riservato e del tutto privato il licenziamento di un lavoratore lo scorso luglio, perché è in questo quadro di forzature sull'organizzazione del lavoro che vanno inquadrate le eventuali responsabilità del lavoratore.
Abbiamo aderito allo sciopero indetto nei giorni scorsi portando QUESTI CONTENUTI e sulla base di questi contenuti bisogna portare avanti con decisione il contrasto alla politica dell'azienda.
7 settembre 2016
S. Cini, G. Garzella RSU
Da qualche anno a questa parte i carichi di lavoro sui lavoratori dei reparti produttivi non fanno che aumentare. Figure che in passato erano fondamentali e necessarie all'organizzazione della produzione sono state dichiarate inutili ed eliminate. Allo stesso modo, controlli qualitativi e interventi sulle macchine sono spariti e i materiali a scorta eliminati. L'obiettivo aziendale è lavorare con sempre meno personale e abbattere tutti i costi di produzione.
In tali condizioni è chiaro che prima o poi una macchina si ferma, nella fretta e nel marasma un operatore sbaglia e un lotto mal controllato arriva difettoso al cliente. Come lavoratori, dobbiamo avere chiaro che questo modo di lavorare viene da una scelta aziendale ben precisa e consapevole! Come chiara e consapevole è l'intenzione aziendale di far ricadere sugli operatori TUTTI I RISCHI e i costi che derivano dalla decisione di produrre in questo modo.
Ne abbiamo già esperienza con l'ESPROPRIO di ferie e PAR ogni volta che una linea si ferma per un guasto o perché manca il materiale.
Ed ora viviamo il risvolto peggiore di tale scelta aziendale:
scaricare le sue conseguenze sui lavoratori, cercare tra di loro un COLPEVOLE e punirlo in modo esemplare!
E` evidente che questo rischio, che tocca tutti i lavoratori, è il risultato del fatto che all'azienda in questi anni è stata lasciata mano libera su tutti i punti dell'organizzazione del lavoro, dai turni alle pause, alle ferie, ai PAR, all'uso degli interinali.
Per queste ragioni riteniamo inadeguata la risposta di un'ora di sciopero contro l'ultimo provvedimento disciplinare ed estremamente riduttiva la motivazione con cui è stato indetto lo sciopero. Il problema non è solo "che non diventi prassi far ricadere sui lavoratori il costo di eventuali errori commessi", ma FERMARE TUTTA questa politica dell'azienda. Allo stesso modo non accettiamo che la Rsu abbia trattato come un fatto riservato e del tutto privato il licenziamento di un lavoratore lo scorso luglio, perché è in questo quadro di forzature sull'organizzazione del lavoro che vanno inquadrate le eventuali responsabilità del lavoratore.
Abbiamo aderito allo sciopero indetto nei giorni scorsi portando QUESTI CONTENUTI e sulla base di questi contenuti bisogna portare avanti con decisione il contrasto alla politica dell'azienda.
7 settembre 2016
S. Cini, G. Garzella RSU
lunedì 5 settembre 2016
venerdì 2 settembre 2016
Pomigliano. NO ai licenziamenti di opinione!
Appello per la difesa della libertà di opinione dei lavoratori
Pubblichiamo questo appello in solidarietà ai cinque operai della FCA di Pomigliano licenziati per aver presentato durante un presidio di denuncia dopo il suicidio di 3 operai un manichino che rappresenta l’amministratore delegato della FIAT che si suicida mediante impiccagione e con una lettera chiede perdono agli operai per i danni che ha loro causato la sua politica aziendale.
Di seguito il testo dell’appello. Altre informazioni sul sito della campagna.
Il testo dell’appello
Nell’indifferenza del paese, in questi ultimi decenni, il diritto del lavoro italiano è radicalmente mutato. Si moltiplicano i casi di lavoratori licenziati per aver espresso pubblicamente opinioni critiche alle scelte delle proprie aziende, anche fuori dall’orario e dalle sedi di lavoro. Licenziamenti che sono confermati nei diversi gradi di giudizio con motivazioni riconducibili all’obbligo primario di fedeltà alla propria azienda.
Eppure l’articolo 2105 del codice civile dispone solo che il lavoratore non tratti affari in concorrenza con l’imprenditore, né divulghi notizie attinenti all’organizzazione e ai metodi di produzione dell’impresa, o ne faccia un uso che possa recargli danno. Quest’articolo è invece fatto valere estensivamente,rubricando anche la semplice espressione di una critica come atto illegittimo. Questo principio, insieme a quello della continenza nell’esercizio della critica, sono sempre più spesso usati per limitare il dissenso e come strumento di deterrenza all’iniziativa sindacale.
La vicenda dei lavoratori della FCA di Pomigliano, licenziati per aver inscenato al di fuori del luogo e dell’orario di lavoro il suicidio di un Marchionne angustiato per i lavoratori che si sono tolti la vita dopo il licenziamento, proprio per la crudezza dei toni, mette drammaticamente in chiaro quanto sta accadendo nel nostro paese. Le recenti riforme del mondo del lavoro hanno modificato le relazioni tra lavoratori e datori di lavoro, indebolendo le tutele dei primi a favore dei secondi. Allo stesso modo è cambiato radicalmente anche il diritto del lavoro. Con esiti che rischiano di incidere sul più generale godimento dei diritti di espressione e di critica sanciti dall’articolo 21 della Costituzione, e di annullare le tutele di quell’autonomia e libertà di critica che sono i prerequisiti di qualsiasi relazione sindacale.
Quanto sta accadendo non è solo il risultato di cambiamenti normativi, ma anche e forse soprattutto l’indice di una profonda involuzione culturale, se è vero che i giudici interpretano e adattano ai casi concreti i principi generali della fedeltà e della continenza. Interpretazioni sempre più ampie che stanno progressivamente cancellando ogni possibilità di dissenso da parte dei lavoratori, e delle organizzazioni sindacali, minacciando uno dei pilastri giuridici del sistema democratico del nostro paese.
A fronte di queste trasformazioni riteniamo sia urgente una presa di posizione di giuristi, professionisti del diritto, di sindacalisti e di lavoratori, di cittadini che inverta quella che ci sembra una regressione della cultura giuridica, politica e civile del nostro paese. Crediamo che non siano più rinviabili iniziative pubbliche a difesa dei diritti e del diritto dei lavoratori e intendiamo farci promotori, con tutti coloro che condividono il nostro allarme, a promuovere occasioni di confronto, dibattito e mobilitazione per promuovere più giusta ed equa cultura giuridica del lavoro a partire dalla revisione delle norme che regolano l’obbligo di fedeltà.
Nella seconda settimana di settembre si terrà a Napoli un incontro pubblico con giuristi, lavoratori, sindacalisti e semplici cittadini.
Primi firmatari: Alessandro Arienzo, Andrea Vitale, Franco Rossi, Giuseppe Allegri, Gianfranco Borrelli, Ascanio Celestini, Francesca Coin, Giorgio Cremaschi, Erri De Luca, Giuseppe Di Marco, Nicola Di Matteo, Roberto Esposito, Maurizio Ferraris, Ugo Maria Olivieri, Moni Ovadia, Daniela Padoan, Daniele Sepe.
http://www.radiofabbrica.it/index.php/72-materiali/809-pomigliano-no-ai-licenziamenti-di-opinione
Pubblichiamo questo appello in solidarietà ai cinque operai della FCA di Pomigliano licenziati per aver presentato durante un presidio di denuncia dopo il suicidio di 3 operai un manichino che rappresenta l’amministratore delegato della FIAT che si suicida mediante impiccagione e con una lettera chiede perdono agli operai per i danni che ha loro causato la sua politica aziendale.
Di seguito il testo dell’appello. Altre informazioni sul sito della campagna.
Il testo dell’appello
Nell’indifferenza del paese, in questi ultimi decenni, il diritto del lavoro italiano è radicalmente mutato. Si moltiplicano i casi di lavoratori licenziati per aver espresso pubblicamente opinioni critiche alle scelte delle proprie aziende, anche fuori dall’orario e dalle sedi di lavoro. Licenziamenti che sono confermati nei diversi gradi di giudizio con motivazioni riconducibili all’obbligo primario di fedeltà alla propria azienda.
Eppure l’articolo 2105 del codice civile dispone solo che il lavoratore non tratti affari in concorrenza con l’imprenditore, né divulghi notizie attinenti all’organizzazione e ai metodi di produzione dell’impresa, o ne faccia un uso che possa recargli danno. Quest’articolo è invece fatto valere estensivamente,rubricando anche la semplice espressione di una critica come atto illegittimo. Questo principio, insieme a quello della continenza nell’esercizio della critica, sono sempre più spesso usati per limitare il dissenso e come strumento di deterrenza all’iniziativa sindacale.
La vicenda dei lavoratori della FCA di Pomigliano, licenziati per aver inscenato al di fuori del luogo e dell’orario di lavoro il suicidio di un Marchionne angustiato per i lavoratori che si sono tolti la vita dopo il licenziamento, proprio per la crudezza dei toni, mette drammaticamente in chiaro quanto sta accadendo nel nostro paese. Le recenti riforme del mondo del lavoro hanno modificato le relazioni tra lavoratori e datori di lavoro, indebolendo le tutele dei primi a favore dei secondi. Allo stesso modo è cambiato radicalmente anche il diritto del lavoro. Con esiti che rischiano di incidere sul più generale godimento dei diritti di espressione e di critica sanciti dall’articolo 21 della Costituzione, e di annullare le tutele di quell’autonomia e libertà di critica che sono i prerequisiti di qualsiasi relazione sindacale.
Quanto sta accadendo non è solo il risultato di cambiamenti normativi, ma anche e forse soprattutto l’indice di una profonda involuzione culturale, se è vero che i giudici interpretano e adattano ai casi concreti i principi generali della fedeltà e della continenza. Interpretazioni sempre più ampie che stanno progressivamente cancellando ogni possibilità di dissenso da parte dei lavoratori, e delle organizzazioni sindacali, minacciando uno dei pilastri giuridici del sistema democratico del nostro paese.
A fronte di queste trasformazioni riteniamo sia urgente una presa di posizione di giuristi, professionisti del diritto, di sindacalisti e di lavoratori, di cittadini che inverta quella che ci sembra una regressione della cultura giuridica, politica e civile del nostro paese. Crediamo che non siano più rinviabili iniziative pubbliche a difesa dei diritti e del diritto dei lavoratori e intendiamo farci promotori, con tutti coloro che condividono il nostro allarme, a promuovere occasioni di confronto, dibattito e mobilitazione per promuovere più giusta ed equa cultura giuridica del lavoro a partire dalla revisione delle norme che regolano l’obbligo di fedeltà.
Nella seconda settimana di settembre si terrà a Napoli un incontro pubblico con giuristi, lavoratori, sindacalisti e semplici cittadini.
Primi firmatari: Alessandro Arienzo, Andrea Vitale, Franco Rossi, Giuseppe Allegri, Gianfranco Borrelli, Ascanio Celestini, Francesca Coin, Giorgio Cremaschi, Erri De Luca, Giuseppe Di Marco, Nicola Di Matteo, Roberto Esposito, Maurizio Ferraris, Ugo Maria Olivieri, Moni Ovadia, Daniela Padoan, Daniele Sepe.
http://www.radiofabbrica.it/index.php/72-materiali/809-pomigliano-no-ai-licenziamenti-di-opinione