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martedì 19 maggio 2015

Come si difendono gli interessi dei lavoratori oggi in Piaggio

Sulla situazione produttiva alla Piaggio vengono fatte circolare informazioni parziali, strumentali per scoraggiare l’iniziativa sindacale. L’interesse dei lavoratori è di mettere in chiaro come stanno realmente le cose.

In cosa consiste la crisi della Piaggio?
Il fatturato totale è stato di circa 1200 milioni di euro nel 2014, ed è diminuito di 500 milioni dall’inizio della crisi nel 2008. La diminuzione è interamente dovuta al crollo del mercato in Europa e soprattutto in Italia, specialmente degli scooter. Solo in Italia, gli scooter venduti da tutte le marche sono stati 126.000 nel 2014, contro i 405.000 del 2007, e i ricavi Piaggio dalle vendite in Italia sono diminuiti, nello stesso periodo, di 415 milioni, corrispondenti quasi all’intero calo del fatturato.
Il parco circolante delle due ruote in Italia è di 8 milioni ed è costante da quindici anni. Questo dice che l’uso delle due ruote non è in discussione, e perciò prima o poi i mezzi dovranno essere rinnovati. D’altra parte, un simile calo delle immatricolazioni è avvenuto diverse volte in passato ed è sempre stato solo temporaneo. In più, il calo dell’euro sta rendendo più competitivi, rispetto ai concorrenti giapponesi, i prodotti Piaggio sul mercato europeo.

E’ vero che solo la produzione e le vendite in Estremo Oriente permettono alla Piaggio di mantenere la produzione in Italia?
NO: Nel 2014 le vendite in Europa e Nord Africa sono state di 700 milioni, contro 500 tra India ed Estremo Oriente. I dipendenti sono 3750 in Italia e 3500 in Asia. Anche considerando i semilavorati prodotti in Asia, la produttività del lavoro in Italia risulta non inferiore a quella in Asia.
I profitti, cioè la differenza tra ricavi e costi, sono circa 210 milioni in Europa e150 in Asia.

Quali sono le prospettive della produzione in Italia?
DI RIPRESA: L’andamento della produzione e delle vendite, della Piaggio come dei produttori asiatici, dimostra che il mercato europeo e quello dell’Asia sono sostanzialmente separati e diversi per dimensioni delle vendite e caratteristiche dei prodotti. Inoltre, negli ultimi quattro anni, sia i dipendenti che le vendite Piaggio in Asia sono rimasti pressoché costanti, nonostante l’incremento del mercato asiatico. Il mercato europeo, a cui è rivolta la produzione italiana, rimane perciò in prospettiva il più grosso per la Piaggio e non può essere coperto dalla produzione in Asia. Nei prossimi anni è prevedibile una sua forte espansione, a cui si aggiungeranno i mercati del Nord Africa e del Medio Oriente. La Piaggio lo sa bene e aspetta solo la ripresa del mercato; nel frattempo tiene i lavoratori in Cassa Integrazione e in Solidarietà e usa le attuali condizioni di ricattabilità per incassare il massimo su flessibilità, ritmi e orari di lavoro.

La Piaggio ha i margini per pagare il premio di produzione e per aumenti salariali?
AMPIAMENTE: Negli ultimi tre anni, nonostante la sua “crisi”, i profitti dichiarati in bilancio dalla Piaggio (Margine lordo) sono tra i 350 e i 400 milioni di euro.
Il premio annuale non pagato, 1200 euro, ammonta a 3,5 milioni annui per l’intero stabilimento di Pontedera. Negli ultimi tre anni, sono stati invece distribuiti agli azionisti dividendi per 60 milioni. E tra interessi bancari (sui soldi con cui Colaninno ha comprato la Piaggio), spese legali e pubblicità la Piaggio spende ogni anno tra gli 80 e i 90 milioni.

Quali sono stati in definitiva gli effetti della crisi e delle scelte della Piaggio?
- La quota del profitto rispetto al fatturato è rimasta sempre costante, intorno al 30 per cento
- Gli azionisti hanno continuato a ricevere i loro dividendi e i dirigenti i loro lauti compensi
- Le banche hanno avuto i loro interessi, anche crescenti
- I lavoratori Piaggio hanno subito la riduzione dei salari e dell’occupazione e l’aumento della ricattabilità, dei ritmi, della flessibilità, delle malattie professionali
- Per i lavoratori dell’indotto in Valdera solo licenziamenti
- Sull’INPS, e perciò su tutti i lavoratori, sono ricaduti i costi della CIG e della Solidarietà

Gli interessi dei lavoratori sono stati tutelati dalla politica sindacale?
Gli ultimi contratti aziendali sono stati firmati nel 2004 e nel 2009. Nel 2004 le vendite erano in aumento e la situazione favorevole ai lavoratori; ma, per compiacere il nuovo padrone Colaninno, il contratto prevedeva aumenti salariali ridicoli (a nove anni dal contratto precedente) e impegni sull’occupazione generici in cambio della mano libera all’azienda su ritmi di lavoro e flessibilità. Nel 2009, a crisi già iniziata, il premio di produzione è stato vincolato ad aumenti produttivi decisi dall’azienda e di fatto impossibili nella situazione di crisi. Risultato: premio dimezzato negli ultimi tre anni. Gli stessi che hanno firmato quei contratti hanno invece boicottato in tutti i modi la piattaforma approvata dai lavoratori nel Referendum del 2012, che finalmente “pretendeva” di aprire con l’azienda una vertenza a partire dagli interessi dei lavoratori.
Subordinare gli interessi dei lavoratori alle esigenze e alle scelte dell’azienda ha perciò poco a che vedere con la crisi, ed e` piuttosto una costante della politica della maggioranza sindacale in Piaggio. Sono anzi i risultati di questa politica che costringono oggi i lavoratori a scontrarsi da una parte con ritmi di lavoro insostenibili, dall’altra con lunghi periodi di CIG e di Solidarietà.

Che fare?
Prima di tutto aver chiaro che, anche per tutte le concessioni ottenute in passato, alla Piaggio restano ampi margini economici per ridurre i ritmi di lavoro, pagare l’intero premio di produzione e stabilizzare i PTV.
La seconda cosa da avere chiara è che per riprendere il terreno perduto, noi lavoratori dobbiamo scontrarci direttamente con la Piaggio e perciò colpire con gli scioperi la produzione.
Nell’immediato, occorre contrastare, linea per linea, ogni ulteriore arbitrio su ritmi di lavoro, straordinari, flessibilità e condizioni di sicurezza, come hanno fatto i lavoratori della linea 6 alla 2R, che sono stati capaci di scioperare per tre settimane.
Appena le condizioni saranno più favorevoli, bisogna aprire uno scontro in tutta la fabbrica sugli obiettivi generali della nostra Piattaforma.


RSU FIOM PIAGGIO

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