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domenica 1 marzo 2015

Assemblea nazionale Fiom-Cgil, Cervia 27-28 febbraio 2015

Al termine dei lavori dell’Assemblea nazionale sono stati presentati due documenti che sono stati votati in contrapposizione. Il documento presentato dalla Segreteria nazionale della Fiom, è stato approvato con 484 voti a favore, quello presentato da Sergio Bellavita primo firmatario è stato respinto con 38 voti a favore. Un delegato si è astenuto.

Documento presentato dalla segreteria FIOM:
http://www.fiom-cgil.it/web/assemblee-nazionali/1718-assemblea-nazionale-fiom-il-documento-conclusivo

Documento presentato da Sergio Bellavita (primo firmatario):

L'approvazione del Jobs Act apre uno scenario inedito e drammatico che è destinato ad avere conseguenze pesantissime sulla condizione delle lavoratrici e dei lavoratori, sull'effettivo esercizio delle libertà sindacali e politiche. Se nel 1970 con lo statuto la costituzione entrava nelle fabbriche oggi la stessa, dopo la prima pesante manomissione della Fornero nel 2012, è stata definitivamente cacciata con il Jobs act. Sul terreno contrattuale il modello Marchionne si è imposto come modello generale per tutto il mondo del lavoro. Per la Cgil tutto ciò rappresenta una dura sconfitta. Non era scontato finisse cosi. La maggioranza del gruppo dirigente della Cgil nazionale porta responsabilità enormi nel non aver dato la continuità necessaria alla lotta d'autunno che aveva incrociato una grande disponibilità di vasti settori di lavoratori e lavoratrici. Lo sciopero generale del 12 dicembre è stato costruito per chiudere la mobilitazione non per avviarla. Cosi il governo Renzi ha potuto emanare i primi due decreti attuativi sotto natale, peggiorandone persino i contenuti, e senza alcuna opposizione sociale. Il direttivo nazionale cgil del 18 febbraio ha certificato a la fine della mobilitazione generale. La consultazione dei lavoratori per decidere se sostenere o meno una campagna referendaria per l'abrogazione del jobs act, che scarica cosi sui lavoratori quelle responsabilità che il gruppo dirigente non ha voluto prendersi, e la raccolta firme per una legge su un nuovo statuto dei diritti dei lavoratori , da avanzare allo stesso parlamento che ha appena deciso di cancellarlo, non rappresentano la continuità delle lotte. La campagna referendaria puo' essere utile se si aggiunge il tema dell'abrogazione della legge Fornero sulle pensioni, ma senza un conflitto generale che ne sostanzi socialmente il valore e' destinata ad un pesante Federazione Impiegati Operai Metallurgici nazionale.
Questo gruppo dirigente ha pertanto dimostrato di non essere più adeguato. La crisi della Cgil appare profonda, difficilmente risolvibile senza una presa d'atto della realtà e scelte nette, radicali, coerenti. È necessaria una fase straordinaria nella vita dell'organizzazione. Ridefinire una nuova progettualità, nuove strategie contrattuali, nuove pratiche rivendicative. Non e' il tempo degli scioperi di testimonianza e delle manifestazioni rituali che non producono risultati concreti. Occorre una piattaforma generale del mondo del lavoro stabile e precario, unificante e mobilitante, che risponda alla necessità di ricostruire e riconquistare quel quadro di diritti e tutele che sono stati cancellati. Occorre definire una linea contrattuale che con rigore rifiuti di sottoscrivere le deroghe ai Ccnl, i licenziamenti e gli accordi che tagliano diritti, salari ed incrementano carichi e ritmi di lavoro, come troppo spesso avviene anche con la firma della Fiom. Cosi come rispetto al percorso per il rinnovo del Ccnl non si puo' costruire una piattaforma unitaria che accetti il sistema derogatorio introdotto dall'accordo separato del 2009. La costruzione di una coalizione di soggetti sociali non può cancellare o sostituire la necessità di agire in primo luogo il conflitto sia nei luoghi di lavoro che sul piano generale contro il governo Renzi. È un errore grave aver deciso di non proclamare più scioperi contro le comandate agli straordinari in alcuni stabilimenti ex Fiat lasciando cosi soli i lavoratori a contrastare il supersfruttamento del modello Marchionne. La bocciatura dei lavoratori della Sata di Melfi dell'accordo sui 20 turni firmato dai sindacati complici testimonia che coerenza e radicalità pagano. Nei grandi gruppi industriali Finmeccanica, Fincantieri siamo davanti a processi di pesante ristrutturazione e aggressione ai diritti dei lavoratori. Sono a rischio soprattutto gli insediamenti produttivi del mezzogiorno,i livelli occupazionali ed interi settori industriali del nostro paese. Serve una strategia per la difesa dell'occupazione, delle produzioni e insieme dell'ambiente e della salute delle popolazioni. Occorre che la Fiom promuova un vasto fronte sociale unitario per rilanciare l'opposizione alle politiche d'austerita' ed in solidarietà con il popolo greco, con il suo difficile tentativo di uscire dalla tenaglia delle politiche criminali della troika. Il prossimo 18 marzo ci sarà una giornata di mobilitazione europea contro l'austerita' e di contestazione del vertice della Bce a Francoforte, una giornata che la Fiom e tutto il mondo del lavoro dovrebbero assumere come una importante scadenza. I movimenti sociali, tante realtà di base e sindacali stanno costruendo una grande giornata di protesta per il primo maggio a Milano contro Expo 2015 il suo carico di sfruttamento del lavoro, di cementificazione e saccheggio del territorio. Una giornata a cui aderire. Per tutte queste ragioni l'assemblea nazionale dei delegati Fiom esprime la sua netta contrarietà alla linea approvata dalla Cgil nel direttivo nazionale dello scorso 18 febbraio.

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