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mercoledì 18 giugno 2014

Direttivo Cgil, 10 giugno

Pubblichiamo un breve report e la sintesi dell’intervento di Sergio Bellavita

Report
Il tema è stato l’avvio della discussione con Cisl e Uil per la costruzione di una vertenza unitaria e la presentazione della relativa piattaforma su cui la segretaria generale ha chiesto mandato al direttivo per il successivo incontro degli esecutivi unitari nel pomeriggio. Il testo della piattaforma è stato distribuito dopo l’introduzione della segretaria generale. Si può leggere qui.
Di fronte alle critiche avanzate da noi e dagli emendatari sul metodo di presentazione di una piattaforma senza alcuna discussione vera del direttivo, ha chiarito che non c’è stato un percorso di discussione, perché si è già discusso al Congresso e il direttivo non deve discutere ogni volta.
Sulla piattaforma unitaria noi e gli emendatari abbiamo votato contro. La conclusione è stata 87 voti a favore; 20 contro e un astenuto.
Prima di presentare la piattaforma, ha sottolineato il rischio del dibattito che è in corso nel paese e che sta esplicitando la cancellazione del ruolo del sindacato, a partire dal fatto che nelle prossime ore potrebbe uscire allo scoperto la questione del taglio del 50% degli oneri derivanti dalla contribuzione figurativa, cioè della legge 300, con decreto del governo, anche nel settore privato. Tutti, ha sostenuto, sono chiamati a ragionare sul cambio passo e sulle modalità con cui affrontiamo questa fase. Ha detto che il tema delle riforme è agitato per colpire il sindacato. La partita è quella della messa in discussione del sindacato confederale. Ha detto che i temi che per la Cgil sono centrali sono derubricati dal governo e saremo misurati sulla distanza tra quello che diciamo e quello che facciamo. Per questo, sostiene, c’è bisogno di unificare e dare valore generale alle nostre richieste, quelle appunto della piattaforma unitaria che ha presentato.
La piattaforma si articola su due punti: fisco e previdenza. Sinteticamente…
Fisco: riduzione strutturale della tassazione sul lavoro e estensione a incapienti; rimettere al centro il tema dell’evasione fiscale.
Previdenza: riaprire il tema delle pensioni, ma soltanto sugli elementi di maggiore ingiustizia che ha prodotto la legge Fornero; problema degli esodati; questione dei giovani e dei lavoratori discontinui; intervento sui coefficienti; unificazione della gestione separata; uscite flessibili senza penalizzazioni ulteriori a quelle già previste; riaprire la questione delle attività più faticose in rapporto alle aspettativa di vita; rilancio della previdenza complementare, con la reintroduzione di un meccanismo di silenzio assenso; tema della governance dell’Inps; questione della rivalutazione pensioni.
Ha sostenuto che questa piattaforma non deve procedere per slogan. La scommessa sul cambio di passo è riuscire a costruire rapporto con pensionati e lavoratori e ricostruire il ruolo confederale, passando, dice, dai luoghi di lavoro. Cioè bisogna “tornare a fare le assemblee”! Ha lanciato la proposta di una campagna di assemblee da qui fino alle ferie in cui si “verbalizzi” quanto emerge. Poi a settembre attivi dei delegati nei territori e assemblea conclusiva unitaria per poi tornare agli esecutivi unitari e infine presentare la piattaforma definitiva. Il dibattito ha chiarito anche meglio che non è previsto alcun voto dei lavoratori e delle lavoratrici.
Questi sono gli unici due temi della piattaforma. Tutti gli altri – politica salariale, ammortizzatori sociali, salario minimo, disoccupazione, articolo 18, precarietà e jobs act solo per dirne alcuni – restano fuori. Peraltro, come è evidente, la legge Fornero non viene abrogata, ma soltanto “emendata” su alcuni punti.
Sulla piattaforma di Confindustria nelle conclusione ha detto che ne discuteremo.
Di fronte alle critiche nostre e di alcuni degli emendatari sul percorso unitario con Cisl e Uil, nelle conclusioni ha detto su questo vale l’accordo del 10 gennaio, ribadendo che tutti devono applicarlo, anche chi ha condizioni più difficili (meccanici). Ha anche affermato che tutto quello su cui in questi anni siamo riusciti a contare lo abbiamo ottenuto unitariamente!
Ha difeso l’accordo Expo, affermando che permette di introdurre regole rispetto a quanto poteva accadere senza alcun intervento.
Infine, ha annunciato che nei prossimi giorni l’area economica ci informerà dell’iniziativa refendaria che è partita sulla questione del pareggio di bilancio, proponendo una partecipazione su modello del referendum sull’acqua, cioè non come partecipazione diretta della Cgil, ma come sostegno concreto dei compagni e delle compagne delle strutture.
Infine, ha dato avvio alla elezione della segreteria, facendo eleggere i saggi. Anche su questo, noi e altri abbiamo votato contro, essendo stato escluso il rispetto del pluralismo. Al prossimo direttivo del 23 giugno è rimandata l’elezione della segreteria. Intanto, la commissione dei saggi è stata eletta con 15 voti contro.
La proposta dei criteri è: parità di genere; rinnovamento; uniformità al primo documento. Su questo, ha chiarito che anche gli emendatari sono fuori, perchè, dice, il documento conclusivo di Landini al congresso esprime un giudizio di sfiducia del gruppo dirigente di maggioranza che esclude una diversa soluzione nella composizione della segreteria. La proposta  di segreteria è Barbi, Baseotto, Fracassi, Martini, Solari, Sorrentino, Lamonica.
Nelle dichiarazioni di voto, Landini ha denunciato che il documento di maggioranza è anche il suo e ha contestato la proposta di Baseotto per la pagina pagata sull’ Unità durante il congresso. Ha definito questo un fatto di degenerazione.

Segue la sintesi dell’intervento di Sergio Bellavita
Voglio subito dire che condivido la motivazione di fondo, la capisco, che qui Susanna Camusso ci ha spiegato essere dietro la scelta di questa piattaforma unitaria. La crisi del sindacato e il tentativo di uscire dall'angolo. Capisco che l’attacco di Renzi e il risultato delle elezioni non fanno dormire sonni tranquilli. Si dice che bisogna battere un colpo e tentare di bloccare l’attacco al ruolo del sindacato confederale. Mi chiedo e vi chiedo se questa è la strada per farlo. In primo luogo nel merito si costruiscono richieste compatibili, che non mettono in discussione le controriforme di questi anni, non sono unificanti, non parlano alla condizione di lavoratori e pensionati. I lavoratori vogliono la cancellazione della legge fornero e il ritorno al sistema precedente. Non prevedono il ricorso al conflitto. La verità è che siamo davanti al tentativo disperato di ricostruire un senso ed un ruolo del sindacato semplicemente chiedendo la legittimazione al governo non a lavoratori e pensionati. Un tentativo destinato a fallire sotto i colpi del governo Renzi. In più si tace sul nuovo attacco di Confindustria ai contratti nazionali, non si cita il jobs act, la liberalizzazione dei contratti a termine. Non si affronta la condizione dei disoccupati mette do in campo una battaglia per il salario sociale o forme di sostegno al reddito. Anche rispetto alla legge Fornero, invece che chiederne la totale abrogazione, si chiedono soltanto parziali emendamenti, che lasciano aperti la maggior parte dei problemi. In più si ripropone l’inaccettabile meccanismo del silenzio assenso sulla previdenza complementare. Un nuovo scippo del tfr dei lavoratori, operazione tentata nel 2007, è oggi assurdamente proposta dal sindacato. Forse ci si prepara appunto ad accompagnare la demolizione delle pensioni pubbliche e dello stato sociale nel suo complesso. Anche la richiesta di ridurre il peso del fisco su stipendi e pensioni, di per se condivisibile, se non affronta il tema della lotta all’ingiustizia fiscale, la necessita cioè di colpire rendite e profitti rischia di accompagnare anche essa alla demolizione dello stato sociale. Ora bisogna dire con chiarezza o si è contro l’attacco di confindustria e ci si attrezza oppure si è d’accordo e si mette tutto nel calderone delle parti sociali. Nel silenzio non si sta. In secondo luogo c'è un problema di metodo. Se questa piattaforma è già unitaria a che serve questa discussione? Il ruolo del direttivo viene cosi cancellato da un accordo deciso in altre sedi. Inoltre, fatto grave, mentre si dice di voler ricostruire il rapporto con i lavoratori non si definisce alcun percorso di approvazione. I lavoratori non voteranno. L’ennesimo schiaffo alla minima democrazia.

fonte:
http://sindacatounaltracosa.org/2014/06/10/direttivo-cgil-10-giugno/

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