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mercoledì 20 dicembre 2017

Manifestazioni e scontri a Buenos Aires contro la riforma delle pensioni

Duri scontri ieri a Buenos Aires, in Argentina, tra la polizia e i manifestanti scesi in piazza per protestare contro la riforma pensionistica. Il disegno di legge proposto dal governo del presidente Mauricio Macri punta a tagliare le pensioni, modificandone l'aumento semestrale legato all'inflazione, al fine di ridurre il deficit fiscale. L'Osservatorio sul debito sociale dell'Università Cattolica di Buenos Aires ha diffuso nei giorni scorsi dati allarmanti: i poveri sono il 31,4% della popolazione e il 48,4% dei minori di 14 anni vive in famiglie povere. Praticamente un terzo della popolazione argentina si trova in condizione di povertà strutturale e l'ennesima misura di austerity non farà altro che peggiorarne la situazione.
Da giorni i principali sindacati del Paese avevano chiamato i lavoratori allo sciopero e alla mobilitazione contro il governo che, per la seconda volta, cercava di approvare il provvedimento sulle pensioni (il primo tentativo era stato interrotto a causa delle violente proteste del 14 dicembre). Nel primo pomeriggio di ieri, lunedì 18, i manifestanti hanno cominciato a radunarsi nella piazza del Congresso, vicino al Parlamento, lanciando pietre contro la polizia. Gli agenti hanno risposto con gas lacrimogeni, cannoni ad acqua e proiettili di gomma. A fine giornata i feriti erano più di 150 (80 tra le forze dell'ordine) e gli arrestati una sessantina; per le strade numerose le barricate, le auto bruciate e i vetri delle finestre infrante di diversi locali. Durante la notte le mobilitazioni sono continuate con marce di protesta durante le quali i manifestanti hanno battuto con forza i coperchi su pentole e casseruole. Le iniziative, molto rumorose, si sono svolte in diversi quartieri della capitale e sono state coordinate via social network con l'hashtag #Cacerolazo.
Dopo l'intervento della polizia la discussione della legge al Congresso è stata sospesa, ma questa mattina la Camera bassa ne ha approvato il testo (già passato al Senato) con 128 voti a favore, 116 contrari e 2 astenuti. I sindacati hanno organizzato nuove manifestazioni e assemblee.
Da notare la differenza con il principale sindacato nostrano, la Cgil, che alla riforma delle pensioni voluta dal governo Gentiloni ha risposto non andando oltre una serie di innocue manifestazioni "articolate sul territorio" (3-4 città) lo scorso sabato 2 dicembre.

Pubblicato da "Chicago86":
Manifestazioni e scontri a Buenos Aires contro la riforma delle pensioni

giovedì 14 dicembre 2017

Tmm, la trattativa è saltata: lacrime e rabbia al presidio

Pontedera, 12 dicembre 2017 - Quello di oggi è stato il giorno nero per Tmm dopo quattro mesi di presidio: la trattativa per salvare fabbrica di Pontedera e posti di lavoro è fallita. L'imprenditore si è torato indietro. Le speranze sono al lumincino. Rabbia e sgomento a Gello, durante l'assemblea improvvisata sotto lil tendone. (....)

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http://www.lanazione.it/pontedera/economia/tmm-rabbia-comparini-braccini-trattativa-slatata-1.3602199

lunedì 11 dicembre 2017

Grecia. Lavoratori sfondano porta Ministero. “Il diritto di sciopero non si tocca”

La notizia che il governo Syriza sta per varare delle leggi che attaccano il diritto di sciopero, ha ricevuto l’immediata risposta del movimento sindacale di classe greco. (...)

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http://contropiano.org/news/internazionale-news/2017/12/06/grecia-lavoratori-sfondano-porta-ministero-diritto-sciopero-non-si-tocca-098502

Solidarietà a Gianni. Fermiamoli subito!


Massima solidarietà al segretario della Fiom di Forlì aggredito da Forza Nuova.
È l’ennesimo grave episodio di una indisturbata violenza fascista.
Non basta però né l’indignazione né la solidarietà. Il fascismo va fermato prima! Combattendolo nelle strade, nei quartieri, nei posti di lavoro. A cominciare dal fatto che bisogna denunciare le responsabilità del governo, delle forze dell’ordine e dei mezzi di informazione nel dare agibilità e spazio a iniziative e organizzazioni neofasciste che andrebbero solo messe al bando. Subito!
Solidarietà quindi a Gianni, totale e indiscussa. Ma anche l’invito a tutta la Fiom e a tutt* i compagn* a rispondere subito e fermamente a questi episodi.
Fermiamoli prima! No pasaran!
sindacatoaltracosa – opposizione cgil

Sciopero generale: per saldare la lotta di tutti i lavoratori, più precari che mai

Di fronte alla situazione generale dei lavoratori, che vedono il loro posto di lavoro farsi sempre più precario, malpagato e insostenibile, alcune ricorrenti misure finanziarie o legislative rappresentano solo una parte del problema reale.
I proletari hanno sempre vissuto in una condizione precaria più o meno accentuata a seconda della situazione economica. Ma oggi, con la crescente automazione e razionalizzazione, con il risparmio di una quantità enorme di manodopera, il posto di lavoro diventa più aleatorio che mai, e una parte crescente della popolazione diventa semplicemente superflua. Inoltre i prezzi delle merci, compreso quello della forza-lavoro, si confrontano direttamente sul mercato globale. Così un salario occidentale non può certo competere con uno cinese o indiano. Quindi leggi apposite (Treu, Biagi) prendono atto del cambiamento cercando di istituzionalizzare le condizioni "asiatiche" venutesi a realizzare sul territorio nazionale. Le aziende possono in tal modo mantenere un nucleo di lavoratori "fidelizzati", accedere a una "riserva indiana" poco costosa e senza vincoli, e sfruttare al massimo la concorrenza fra lavoratori che ne deriva. Insomma possono disporre di una forza-lavoro-usa-e-getta.
L'avere o meno un posto di lavoro, e di che tipo, dipende dunque da parametri mondiali che nessun governo è in grado di dominare. La massa degli occupati è invariata da anni, quella dei salariati produttivi diminuisce e con essa quella del salario, ma il valore totale prodotto (PIL) cresce, seppure di poco; è evidente che questa crescita è dovuta al maggior plusvalore estratto dalla diminuita forza-lavoro produttiva. In tale contesto le leggi appositamente studiate non fanno che prendere atto di quanto è già successo. Non sono le leggi che hanno prodotto la precarizzazione, è la precarizzazione che ha prodotto le leggi.
È un processo irreversibile e ad esso non si può rispondere con la crescente, passiva divisione dei lavoratori in due mondi, fissi e precari. Certo, in situazioni locali, la lotta organizzata può strappare dei risultati parziali, ma non si può pensare che ciò risolva il problema generale. Se l’atipicità, la precarietà e il supersfruttamento sono - e lo saranno sempre di più - le condizioni normali di milioni di lavoratori, allora si impone un'organizzazione adatta a questo tipo di rapporto di lavoro e una lotta conseguente. Gli schemi sindacali corporativi sono ormai fagocitati dal sistema che li utilizza a sua esclusivo vantaggio. Anche l'organizzazione per posti di lavoro e per mestiere non ha più senso quando non ci sono più i posti di lavoro e i mestieri. Occorre pensare seriamente a un'organizzazione territoriale che abbracci tutti i lavoratori indipendentemente dal tipo di contratto e di mestiere. Tra l'altro il sindacato funzionava già così prima che negli anni '20 lo stalinismo lo stravolgesse.
Le discussioni sull'adesione a certe organizzazioni sindacali piuttosto che ad altre non hanno alcun senso: la difesa degli interessi proletari e delle condizioni di lavoro e di vita non è una questione di forme ma di forza, e la forza dipende anche da come ci si schiera in campo obbligando qualsiasi sindacato ad adeguarsi, come è sempre successo. Per lavoratori estremamente ricattabili, divisi, che lavorano insieme a quelli con posto fisso solo per periodi brevi, non ha senso l'organizzazione legata al posto di lavoro. Essi devono organizzarsi fuori, indipendentemente dal lavoro che fanno, dove e per conto di chi. Oggi come non mai questo vale per tutti i lavoratori, in una saldatura comune di interessi che impedisca la frammentazione della loro forza.
Qualche anno fa la lotta dei lavoratori ultra-precari americani della UPS, con i loro compagni assunti a tempo indeterminato, è stata un ottimo esempio, seguito da altri lavoratori in tutto il mondo. Essi per primi hanno dimostrato che la congiunzione tra coordinamento territoriale, strumenti moderni (cellulari, internet, navigatori Gps, ecc.) per i picchetti volanti e tanta solidarietà organizzata possono battere i più blindati padroni, i sindacati reazionari e persino gli Stati. Non si tratta di esaltare gli strumenti al posto della lotta, si tratta di capire che la lotta va condotta con gli strumenti e l'organizzazione adeguati sia allo scopo che alla situazione sul campo.
Novembre 2005

martedì 5 dicembre 2017

Joint venture Osram-Continental

La divisione Solid State Lighting di Osram e la divisione Body & Security di Continental che si occupa dei controlli dell'illuminazione si uniranno presto per dar vita alla joint venture Osram Continental GmbH.  
Previo via libera dell'antitrust e dei board delle due aziende, Osram Continental dovrebbe essere ufficialmente lanciata il prossimo anno ed è previsto che abbia un organico di 1.500 addetti in 17 siti.

A darne comunicazione è la stessa Continental:

https://www.continental-corporation.com/en/press/press-releases/2017-11-06-osram-102524

lunedì 4 dicembre 2017

Riposi giornalieri, ex allattamento

Ci è stato comunicato che in altre aziende metalmeccaniche si sta finalmente applicando la corretta interpretazione della normativa sui "riposi giornalieri" (ex allattamento) che prevede il riconoscimento del diritto all'utilizzo dei permessi di riposo giornaliero anche nelle giornate in cui il lavoratore si assenta per altri permessi chiesti per tutto il resto del turno ma non in coincidenza coi riposi, ad esempio il riconoscimento all’interno del turno di lavoro delle 2 ore di allattamento e 6 di PAR o di altro tipo di permesso fruibile ad ore.

Leggi anche:
https://ilfoglio-bianco.blogspot.it/2016/07/permessi-per-riposo-giornaliero-ex.html

venerdì 1 dicembre 2017

I fattorini non sono schiavi

Riportiamo dalla pagina Facebook di "Deliverance Milano":

I #7Pilastri dei "Delivery Rights" un nostro piccolo contributo politico alla lotta dei fattorini che sosteniamo e all'assemblea dei lavoratori Deliveroo Strike Raiders.

1) NON SIAMO SCHIAVI
  Ogni fattorino è un lavoratore. Un lavoratore senza diritti è uno schiavo. Uno schiavo è un lavoratore a cui non viene riconosciuto quanto gli spetta.

2) LAVORO NON SCHERZO
  I lavoretti non esistono, non importa quante ore fai. Il lavoro va garantito e tutelato. Il lavoro va pagato.

3) CONTRATTO PER CONTRATTARE
  I contratti a Deliveroo sono di Prestazione Occasionale. Sono contratti di collaborazione autonoma e poggiano sulla ritenuta d'acconto. Se sfori sopra i 5000 euro l'azienda ti costringe ad aprire la partita iva oppure ti trattiene il 30 % del guadagno mensile.
Tutti i contratti scadono il 31 dicembre.
  Noi vorremmo il riconoscimento della subordinazione del rapporto di lavoro, senza il ricatto della partita iva e la garanzia del rinnovo di tutti i contratti per l'anno prossimo.

4) MONTE ORE AKA MENO PRECARIETÀ
  E' difficile quantificare le ore totali di ognuno. La maggior parte dei corrieri fa anche altri lavori. O studia. Qualcuno però con questo lavoro ci campa.
  Dipende dalle ore che decidono di darti.E i turni che ti vengono assegnati non sono sempre gli stessi, anche se li chiedi. Cambiano di settimana in settimana o di mese in mese in base alle esigenze dell'azienda.
  Noi vorremmo almeno per ciascun lavoratore un monte ore garantito di 20 ore per avere un minimo di stabilità. Anche a livello organizzativo nelle nostre vite. Oltre che per la paga.

5) PAGA ORARIA VS COTTIMO
  Contro il cottimo l'unica alternativa è rivendicare la paga oraria. I lavoratori chiedono almeno 7,50 euro per tutti.
  Il pagamento a consegna è da escludere, perché è uno strumento che crea disparità tra i fattorini, mette i lavoratori in competizione, uno contro l'altro e li paga in base a quanto producono. Questo però non è un strumento che riconosce il merito, il pagamento a consegna è un mezzo attraverso il quale Deliveroo sfrutta sempre di più i corrieri.
  La soglia di 7,50 € è  del salario minimo europeo.

6) ASSICURAZIONE PER METTERCI AL SICURO
  Nessuno dei lavoratori è assicurato tramite l'azienda. Esiste soltanto un'assicurazione che copre i danni a terzi. Il lavoratore è scoperto. E se si fa male, affari suoi, nessuno lo ripaga!
  Non ha naturalmente nemmeno diritto a malattia o a ferie.

7) DISTANZE SENZA "ALI"
  I raggi di consegna vanno accorciati. Il sistema di assegnazione è settato in modo tale da far stare i lavoratori in movimento il più tempo possibile: con le distanze dilatate i lavoratori non hanno pausa durante il turno e quindi non tornano al punto di incontro come facevano fino a qualche mesa fa.
  I chilometri di consegna vengono conteggiati dal punto di ritiro al punto di consegna, senza considerare la distanza dal punto di partenza al ristorante. Il raggio di distanza ha come limite massimo quello dei 4 km in linea d'aria, come se i corrieri volassero. E non si tiene conto delle distanze stradali effettive, e nemmeno della segnaletica.
  In più le consegne non vengono assegnate a chi è più vicino al ristorante. Il che incide negativamente sia sulla qualità del servizio che sulla condizione di lavoro dei fattorini, che spesso sono costretti a coprire distanze siderali inutilmente.